Nuovo record delle rinnovabili in Italia, azzerato il carbone

nuovo record rinnovabii

Produzione elettrica: nuovo record delle rinnovabili nel mese di maggio che hanno coperto il 52,5% della domanda. Ma non è dovuto solo all’idroelettrico (+34,7%). Bene anche il fotovoltaico (+36,3%), grazie alle nuove installazioni. In calo il gas (-14%) e il carbone copre solo l’1% della richiesta di energia.

nuovo record rinnovabii
Fonte: Terna

Un mese dopo l’altro, le rinnovabili battono ogni record precedente. Nel mese di maggio, le fonti “verdi” hanno coperto il 52,5% della domanda, superando il precedente limite del 51,2% stabilito nell’aprile scorso. E nettamente superiore al 42,3% del maggio 2023. Sono i dati appena comunicati da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale ad alta tensione.

Ma contrariamente a quanto affermano i “detrattori” della transizione energetica, non si tratta solo di record dovuto alle forte piogge dei primi mesi dell’anno che hanno riempito gli invasi delle dighe, spingendo così la produzione idroelettrica.

Il record delle rinnovabili dovuto all’idroelettrico ma soprattutto alle nuove installazioni di solare

 

E’ vero che l’idro contribuisce non poco (in aumento del 34,7% rispetto a un anno fa). Ma è notevole anche l’apporto del fotovoltaico (+1.062 GWh), dovuto al notevole aumento aumento di capacità in esercizio (+669 GWh) e al maggior irraggiamento (+393 GWh).

Bene anche la crescita dell’eolico (+10%), frenato però dalle minori installazioni aggiuntive. I siti migliori a terra sono già tutti occupati. E per l’off shore siamo in notevole ritardo con i permessi oltre al fatto che il decreto con gli incentivi è appena stato sbloccato.

Tutto questo influisce sull’utilizzo delle centrali elettriche alimentate da combustibili fossili (-14,6% rispetto a un anno fa), sempre più spesso ferma a causa della produzione record delle rinnovabili.

Da segnalare come, passata l’emergenza gas russo, l’utilizzo del carbone sia stato praticamente azzerato. A maggio, la produzione a carbone ha coperto circa l’1% della richiesta. Da inizio 2024, il contributo del carbone è inferiore al 2%.

Praticamente azzerato l’uso delle centrali a carbone. E anche gli impianti a gas sono stati meno utilizzati (-14%)

Il carbone era tornato ad essere utilizzato subito dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina, riaprendo anche qualche gruppo che era stata spento nelle sei centrali a carbone ancora attive.  Arrivando anche a coprire tra il 6 e l’7% della domanda.

Ma dopo l’avvio della nave-rigassificatrice nel porto di Livorno (che verrà doppiata a inizio 2025 con un’altra a Ravenna) e con nuovi contratti di fornitura di Gnl (Gas naturale liquefatto) l’emergenza è rientrata. E i gruppi a carbone sono tornati a spegnersi, anche con l’apporto fondamentale delle rinnovabili.

Visualizza commenti (12)
  1. le quote di rinnovabili anche in italia stanno già abbassando il Pun medio di un paio di cents al kwh (es. da 11 a 9 cents), anche se ancora l’effetto non è ampio (anche per il meccanismo del prezzo marginale)

    fanno eccezione le ore ore centrali del giorno, in cui a eolico e idroelettrico, si aggiunge il FT e la riduzione del pun è visibile anche a occhio:
    https://energy-charts.info/charts/price_spot_market/chart.htm?l=it&c=IT&week=24

    quando le quote di rinnovabili saliranno ancora, ad esempio a 60%, ci saranno i primi quantitativi importanti di energia in esubero a basso costo durante i picchi di generazione, inizierà ad essere commercialmente conveniente usare gli accumuli di energia di rete per stoccarla e rivenderla al picco dei consumi serale o di notte

    === accumuli di energia in italia nel 2024

    -> 60 Gwh di capacità giornaliera e 8 GW di potenza
    soprattutto accumuli a pompaggio idroelttrico, SISTEMI PI, realizzati due bacini idroelettrici ad altezze diverse (anche bacini per irrigazione); ricircolano l’acqua, non risentono della siccità; poi ci sono anche le prime batterie chimiche
    NB: al momento i PI sono sfruttati al 10%, attendono l’arrivo di più rinnovabili

    da tenere presente che per la notte non dovremmo stoccare tutta l’energia, perchè abbiamo anche l’idroelettrico (modulabile grazie agli invasi), oltre ad oggi il metano e alle importazioni (svizzera e francia)

    === scenario SNAM e TERNA per il 2030

    -> 18 GW potenza e 150 GWh capacità giornaliera,
    complessivi tra vecchi e nuovi accumuli PI e nuove installazioni a batterie

    150 GWh sono il 18% dei consumi nazionali su 24h, basterebbero per girare a 80% rinnovabili, ma ci vorranno più anni perchè sono le installazioni di rinnovabili che vanno più lente nelle previsioni, specie dopo il famigerato DL agricoltura del mese scorso

    === scenario 2035

    proiezione -> 300 GWh di capacità giornaliera -> possibile 100% rinnovabili

    === esempio Portogallo

    dato parziale del 2024, stanno girando a 78% rinnovabili e quindi necessitano già di sfruttare i loro sistemi di accumulo PI; in media accumulano e redistribuiscono il 16% della loro energia sulle 24ore (dati ricavabil dal sito Energy-charts)

    la parte notevole è che questo dispacciamento di energia fatto tramite banali ed economici accumuli PI, non gli ha aumentato il prezzo medio del PUN, molto basso grazie alle rinnovabili, visto che il Pun medio nel 2024 che hanno è a 3,7 cents per kwh (noi siamo a 9 cents)

    questo per far capire che per i paesi fortunati ( come l’italia) che hanno buone quote di idroelettrico e relativi bacini sarebbe facile e veloce arrivare a mix 100% rinnovabili con molto anticipo rispetto al 2050

    ==== costi di investimenti contenuti

    costruire sistemi PI costa di investimento tra 120 euro al kwh di capacità (se va costruito solo il bacino di stoccaggio acqua superiore) a 220 euro al kwh di capacità (se vengono creati entrambi i bacini), e sono sistemi quasi eterni, senza manutenzioni per 50 anni, e che anzi diventano attrazioni turistiche ben volute, piccoli laghi con altre attività (oltre a possibili utilizzi per irrigazione agricola), li chiamano “piccole svizzere”

    i sistemi a batteria sono a 300euro al kwh (dato bloomberg), ma in un paio di anni scenderanno a 200, iniziando a fare concorrenza ai sistemi PI

  2. Ottimi dati, sarebbe utile farli conoscere anche al Presidente della Regione Sardegna.

    Hanno da poco votato il blocco di tutte le rinnovabili, preferiscono il carbone e il Gasolio…

    La Sardegna per la sua geografia potrebbe essere il più grande produttore europeo di Fotovoltaioco e Eolico e anche Marino…
    Facendo soldi a pagare…

    Ma preferiscono per ideologia di partito bruciare combustibili fossili, nella dichiarazione votata compare la dicitura che per loro basta la produzione di rinnovabili che hanno.
    Del continente italiano se ne fregno, sarebbe bello che domani Terna scollegasse tutte le centrali…

    1. Ricordo male io…o tanti anni fa venne chiuso lo stabilimento sardo dell’ alluminio (con gravissimo danno occupazionale) proprio per difficoltà ad avere energie a basso costo ??

      Intanto mi attrezzerei su avere autoproduzione di energia pulita (F.E.R.) con tutte le tecnologie compatibili con ambiente e paesaggio….poi saranno le industrie (o i data-centers) a chiedere di potersi insediare…

  3. Andrea Bortolin

    Bene. Purtroppo continuo a leggere articoli in rete che il costo dell’energia in certi momenti è negativo. e questo è un problema… Ma un problema per chi? Per le big oil? per la russia? E poi la gente ci crede pure.

    1. Cristiano Gardoni

      il prezzo in negativo è male perchè non abbiamo abbastanza sistemi di accumulo… se la domanda dalle centrali convenzionali cala troppo, diventa insostenibile il costo di gestione. si ottengono quindi costi esorbitanti dell’energia per le poche ore in cui le centrali sono attive.

      1. Tutto vero, ma…minore è il tempo di accensione delle centrali termoelettriche, minori sono i consumi di idrocarburi, minori le emissioni, più pulito e autosufficiente il sistema energetico nazionale, più brevi i momenti con “costi esorbitanti dell’energia” quindi a costo medio più basso. Vero che non abbiamo abbastanza sistemi di accumulo. Installiamoli. Abbiamo un enorme potenziale inutilizzato di pompaggi idroelettrici, abbiamo le tecnologie di accumulo chimico, potremmo avere centinaia di migliaia di batterie auto connesse alla rete, avremo la possibilità di produrre idrogeno verde a basso costo.

        1. 100% d’accordo. Col prezzo delle batterie in picchiata, i sistemi di accumulo ci risolverebbero ogni problema. Non serve accumulare il 100% della produzione ovviamente, ma solo le eccedenze.

        2. In effetti basterebbe una lieve incentivazione su installazioni di F.V. & accumulo + la regolamentazione del V2H V2G per avere un sistema distribuito a livello nazionale…Senza grandi investimenti centralizzati ENEL Distribuzione avrebbe un capillare apparato di bilanciamento cui i privati potrebbero proficuamente partecipare con una modalità di compensazione nei momenti di eccedenza.

          Con la diffusione delle BEV europee avremo in futuro anche una prima quota di batterie riutilizzabili extra automotive..come nei Powerwall domestici ..

          Sulla futura continuità di invasi idroelettrici non scommetterei .. vista la crescente durata dei periodi siccitosi. Meglio forse i sistemi a sabbia o sale…o il famoso idrogeno verde.. eventualmente trasferibile tramite i gasdotti nazionali ed internazionali.

          Certo è che son bastati poco più di due anni per dimostrare quanto possono influire positivamente sull’andamento dei vari PUN in Europa…
          nel mentre che si discute del ritorno agli investimenti sul nucleare civile…quelli F.E.R. ne riducono parecchio gli spazi d uso… Che potrebbero essere affidati a pochi impianti di grandi capacità a bilanciamento delle necessità europee tramite reti ben interconnesse.. piuttosto che tanti piccoli inefficienti impianti distribuiti pure in zone non ottimali…(e sto parlando dell’ Italia ..se applicano le nuove regole del agrivoltaico..e delle distanze…apposto stiamo 😉)

      2. se la domanda dalle centrali convenzionali cala (ma in italia siamo ancora lontani), verranno retribuite di più ma per molte meno ore di funzionamento, il loro costo totale comunque diminuisce, e anche il costo medio del Pun e le emissioni

        un po’ alla volta le centrali verranno sostituite sia da rinnovabili che da accumuli a pompaggio idroelettrico (sistemi PI), batterie, e scambi tra nazioni (gli scambi già oggi)

        tra un bel po’ di anni quando le centrali a metano lavoreranno sempre meno, si passerà a retribuire un minimo anche il servizio di back-up che offrono, per non farle chiudere per mancanza di redditività

  4. Stefano Tetti

    Sono orgoglioso di aver compiuto sacrifici economici per poter partecipare alla transizione istallando un fotovoltaico che a pieno regime mi ricarica le 2 auto elettriche di famiglia e in più immette in rete centinaia di kWh puliti. Tutto questo dimostra che fare la transizione SI PUO’ . E aggiungerei si deve.

    1. Gianluca Parodi

      Bravo Stefano anch’io ho fatto così, purtroppo c’è un sacco di gente che potrebbe mettere un impianto fotovoltaico a casa sua ma non lo fa. La produzione di energia pulita è il primo fattore che aiuterà la transizione anche delle auto elettriche. Ma pochi lo capiscono.

  5. come intensità di emissioni carboniche per produrre l’energia elettrica, il sito energy-maps calcola per l’Italia (media su tutti i kwh consumati):

    Gennaio -> 314 gr Co2 /kwh
    Febbraio -> 304 (mese invernale)
    Marzo —> 266
    Aprile —-> 235
    Maggio –> 219 (mese estivo)

    a fine 2024, il valore medio dovrebbe essere circa 270 gr Co2 /kwh
    nel 2023 era circa 320-330 gr

    la velocità di decarbonizzazione anno su anno inizia ad essere rapida anche da noi

    sarebbe persino vertiginosa se potessimo installare più fotovoltaico a terra o agrivoltaico a terra, su una piccola parte dei terreni non coltivati, prati e pascoli, ma il ministro agricoltura è corso a vietarli, non sia mai che poi il prezzo del kwh italiano scendeva; vedremo se alcuni GW di installazioni hanno fatto a tempo ad essere approvati prima del divieto

    270 grCo2 /kwh, contando le dispersioni di rete e ricarica, in totale circa 20-22%, equivalgono a 330 grCo2 per ogni kwh che arriva nella batteria della BEV

    per una BEV che consuma 14 kwh per 100 km, sono 46 grCo2 al km
    (se ibrida toyota, dividere per 2 e dichiarare il valore risultante, politica aziendale)

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