Wallbox: se ne parla tanto ma se ne sa poco; eppure ogni automobilista elettrico dovrebbe averne una in garage. Diego Trabucchi, country manager Italia della start up francese ChargeGuru ci spiega perchè. ChargeGuru offre un servizio di consulenza a 360 gradi all’automobilista elettrico che voglia installare un impianto di ricarica domestico: progettazione, autorizzazioni, acquisto e installazione. Insomma una wallbox in garage “chiavi in mano”.
Gli chiediamo perchè non basti il carichino in dotazione collegato a una banale presa shuko.  «Troppo spesso _ fa notare Trabucchi _ i concessionari consegnano l’auto al cliente lasciando intendere che per la ricarica basti collegare il caricatore di bordo a una normale presa. Ma l’auto elettrica non è una lavatrice o un trapano. E’ enormemente più energivora e va trattata con attenzione. Ricordiamoci che ad ogni ricarica preleva l’equivalente dei consumi domestici di 2 o 3 settimane». Dunque l’installazione di una wallbox in garage è indispensabile per almeno tre buone ragioni. Trabucchi elenca nell’ordine: rapidità di ricarica, sicurezza, rispetto delle norme.
Rapidità di ricarica, sicurezza e normativa

Rapidità - «La wallbok permette di ricaricare alla massima potenza disponibile al contatore, fino a 7 kW in monofase e fino a 22 kW in trifase. Con una presa shuko, o anche una presa industriale, non si va mai oltre i 2kW».
Sicurezza- «La ricarica sottopone la rete a uno stress non previsto al momento della realizzazione dell’impianto. Di solito i cavi sono sottodimensionati e con il tempo invecchiano. Le plastiche e le resine isolanti si irrigidiscono e formano porosità . Riscaldandosi per un forte passaggio di corrente che dura anche molte ore possono andare in cortocircuito e provocare un incendio. Inoltre cavi surriscaldati dissipano una quantità di energia che può arrivare al 15-20%, gonfiando i costi della ricarica. Installando un impianto di ricarica permanente il tecnico specializzato verifica l’intero sistema elettrico e l’adegua, se necessario. Al termine del lavoro rilascia un attestato di conformità che certifica la corretta installazione».
Normativa- «In base alle prescrizioni dei Vigili del Fuoco le auto elettriche non comportano rischi aggiuntivi rispetto alle termiche. A condizione però che la ricarica avvenga con impianti permanenti. Di fatto questo esclude, pur senza vietarla esplicitamente, la ricarica con dispositivi mobili come i normali carichini. I garages o box condominiali con più di 10 posti auto, poi, sono sottoposti alla normativa “Prevenzione incendi”. In questo caso gli impianti di ricarica devono essere progettati da un professionista accreditato. Il progetto deve essere depositato presso il comando dei Vigili del Fuoco e, se si rendono necessari lavori di adeguamento dell’impianto condominiale, deve essere depositata la Scia. Il rispetto rigoroso della normativa è fondamentale per godere della copertura assicurativa».
Wallbox nel garage condominiale: diritti e doveri
Nel caso di abitazione indipendente con garage di pertinenza, quindi, non serve altro che l’attestato di conformità . Ma in condominio inziano i guai. Da dove cominciamo?
«Faccio una premessa: l’installazione di un impianto di ricarica è un diritto. Se rispetta le prescrizioni tecniche, la normativa vigente ed è a carico dell’utente non può essere bloccata dall’assemblea condominiale. Se però presuppone lavori di adeguamento della rete elettrica comune è necessario sottoporre un progetto all’amministratore di condominio, che valuterà se ricorrere al voto dell’assemblea».
Cosa che accadrà nella stragrande maggioranza dei casi, non è così?
«Di solito i box e i garage condominiali sono alimentati da un impianto elettrico che fa capo a un contatore comune. E sono sempre impianti inadeguati a reggere lo stress di una ricarica. Quidi sì, il lavori interessano quasi sempre la rete condominiale; la wallbox in garage deve essere collegata al contatore dell’abitazione e i cavi devono essere potenziati. Pur se la spesa resta a carico di chi installa la wallbox, va garantita la possibilità a tutti gli altri condomini di fare altrettanto. Per esempio lasciando nelle canalizzazioni spazio sufficiente perchè possano passare i cavi di tutti, anche di chi non avrà mai un’auto elettrica e una wallbox da installare».
Non è soltanto un problema di costi
A quel punto iniziano i problemi…
«Non sempre. Capita anche che prevalga il buon senso. E capita perfino che amministratori lungimiranti propongano di adeguare le rete comune a spese del condominio, predisponendo così tutti i posti auto all’installazione di una wallbox. Se non oggi, di sicuro fra cinque o sei anni un investimento del genere valorizzerà tutto l’edificio».
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Ma alla fine i costi non sono trascurabili. Un ordine di grandezza?Â
«Semplificando al massimo: si va dai 1.000 euro per l’impianto in un’ abitazione indipendente, fino ai 4-5 mila euro per lavori particolarmente complessi, in condomini di grandi dimensioni che presuppongono collegamenti di alcune centinaia di metri. Mediamente direi che siamo attorno ai 2.000 euro. Ma a differenza dell’auto, che ha una vita di poco più di dieci anni, l’impianto di ricarica è parte integrante dell’immobile, come la caldaia, il condizionatore o i pannelli fotovoltaici e con lo stesso arco temporale di utilizzo superiore ai 20 anni».
Il balletto degli incentivi, un paradosso
C’erano una volta gli incentivi: sgravio fiscale del 50% in dieci anni, fino a 1.500 per il privato e fino a 8.000 euro per i condomini. Che fine hanno fatto?
«Oggi non ci sono più. O meglio: sono scaduti il 31 dicembre del 2021 e non sono stati rinnovati. E’ stato rifinanziato il fondo, ma mancano la pubblicazione in Gazzetta e i regolamenti attuativi. Ci dicono che arriveranno. Ma nel frattempo assistiamo a un paradosso: chi può accedere al Superbonus 110%, installa wallbox a man bassa anche senza averne alcun bisogno, mentre chi ha necessità di installarla senza ristrutturare tutta la casa, sta alla finestra aspettando che torni il vecchio incentivo. Intanto si arrangia con ricariche di fortuna».
Il neofita dell’auto elettrica sa poco del veicolo e nulla della ricarica. In particolare di quella domestica. Che consigli gli darebbe? E’ indispensabile, per esempio, alzare la potenza contrattuale?
«Non è indispensabile: con una wallbox in grado di bilanciare i carichi, 3 kW consentono una buona integrazione della carica nelle ore notturne, in mancanza di altri consumi. Noi consigliamo però di alzare la potenza fino a 6 kW. Non comporta fastidiose pratiche e ha un costo una tantum di meno di 200 euro. Ti consente però di aumentare la velocità e di ricaricare con flessibilità , anche in concomitanza con i normali consumi domestici».Â
Wallbox e installatori, istruzioni per l’uso
Come si sceglie una wallbox? Le proposte sono tante e la gamma dei prezzi molto ampia…
Il neofita dell’auto elettrica ha idee molto vaghe su quali siano i propri bisogni di ricarica. Però sa molto bene a cosa gli servirà l’automobile. Basta partire da lì: la scelta della wallbox è una conseguenza. Quanti km giornalieri? Quando e per quanto tempo l’auto sta in garage? Quanto dista il garage dall’abitazione? C’è un impianto fotovoltaico? C’è un accumulo domestico? Noi raccogliamo queste informazioni e scegliamo il dispositivo più adatto.
Quali altri servizi offre ChargeGuru?
ChargeGuru è lo specialista della ricarica privata. Interpreta i bisogni del cliente, dà una forma al suo progetto di ricarica, valuta preventivamente i costi, lo segue e l’accompagna passo passo nel dedalo delle pratiche burocratiche e nei rapporti con il condominio, identifica l’installatore qualificato e ne controlla il lavoro, fino alla certificazione e alla consegna chiavi in mano. Un iter complicato e ansiogeno diventa così un’esperienza normale.
Installatori qualificati, questi sconosciuti
In Italia sì. E’ facile trovare un elettricista, ma è difficile trovarne uno specilizzato in impianti di questo tipo. In Francia esistono corsi di formazione specifici che abilitano all’iscrizione nel registro degli IRVE (installatori ricariche veicoli elettrici). Qui in Italia la formazione stiamo facendola noi e abbiamo già creato una rete su tutto il territorio. L’installatore è una figura chiave: un attestato di conformità impreciso o sbagliato può scaricare sull’utente responsabilità che l’assicurazione non coprirà mai.
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Grazie Massimo per la risposta.
“La prevenzione incendi, obbligatoria dove ci siano più di 10 posti auto, prescrive che nelle autorimesse/box le auto elettriche siano ricaricate con impianti permanenti.”
Il mio amministratore, alla mia richiesta di fare un collegento diretto tra il mio box e il mio contatore “Enel” sostiene che non sia possibile fare questo lavoro perché c’è un pulsante di interruzione dell’energia ai box e quando i pompieri dovessero intervenire per togliere energia devono essere certi. Secondo me è solo questione di voler o meno fare le cose perché se l’obbiettivo è che il pulsante interrompa tutte le alimentazioni la cosa è fattibile in sicurezza. Costerà di più, ma sicuramente è fattibile… visto che è anche obbligatoria.
Saluti
Dove lavoravo ed in migliaia di aziende da 30 e più anni si ricaricano i muletti con prese industriali da 10, 16 o 32 ampere con adeguati cavi di collegamento al contatore.
Quello che conta è la conformità dell’impianto ad alimentare, alle correnti di carica, per in tempi richiesti e con le protezioni adeguate al carico, la batteria dell’auto.
La wall box non aggiunge più sicurezza di quello che può avere un impianto correttamente dimensionato, con magnetotermico e differenziale di tipo B come protezione.
Molte wall box hanno protezioni proprie, ma molte no, o meno performanti dei differenziale di tipo B.
Per quanto riguarda la comodità e le funzioni aggiuntive è un altro discorso.
“Con una presa shuko, o anche una presa industriale, non si va mai oltre i 2kW”
In che senso, scusate? Con una presa industriale da 16/32A e i cavi di sezione 6mm provenienti direttamente dal contatore (che dovrei avere COMUNQUE se installassi una wallbox) si ha la stessa identica sicurezza di una WallBox ma ad un costo irrisorio e posso caricare a 3,6/7kW anche un Hammer, le prese industriali sono fatte per sopportare il carico nominale ab libitum.
Poi, che sia più comoda la wallbox, soprattutto se la BEV non ha alcun controllo della carica oppure serva integrazione col fotovoltaico o comunque si cerchi una soluzione più comoda, è indubbio. Ma non è necessario.
ATTENZIONE: in Italia se l’autorimessa/box ricadono sotto la prevenzione incendi è OBBIGATORIO l’uso di una WallBox collegata direttamente: non sono ammessi carichini o simili .
In condominio sì. Ma la frase incriminata che io contesto si trova sotto la sezione “Rapidità ”, non “Sicurezza”.
E’ chiaro che il venditore di wallbox tiri acqua al suo mulino sostenendo che la wallbox sia “indispensabile” quando in realtà il caricatore di bordo è più che sufficiente per molte persone (con impianto elettrico moderno e adeguato ovviamente).
Sul serio? E perché?
Non riesco a capirne la ragione. Se ho un impianto a norma con una presa Schuko nel mio box, perché non potrei usare il carichino come qualsiasi altro attrezzo elettrico con la stessa potenza elettrica?
Grazie della spiegazione
Pietro, legga l’articolo che sta commentando, per favore. Gli impianti a norma e le prese schuko sono sicuri per l’utilizzo domestico. Lei mi dica se in casa ha un elettrodomestico che assorbe 2 kW di potenza anche per otto ore consecutive, per almeno 3-4 volte alla settimana. Capirà anche lei che lo stress è ben diverso. E l’invecchiamento molto accelerato. Diego Trabucchi nell’intervista lo spiega molto chiaramente.
Massimo, le confermo di averlo letto e non mi pare di trovare che per legge sia obbligatorio l’uso della wall box nei casi descritti da Paolo Perotti qui sopra.
Per questo ho chiesto di confermare se sia o meno obbligatorio per legge.
…”in Italia se l’autorimessa/box ricadono sotto la prevenzione incendi è OBBIGATORIO l’uso di una WallBox”… mi pare sia una frase perentoria.
Grazie
La prevenzione incendi, obbligatoria dove ci siano più di 10 posti auto, prescrive che nelle autorimesse/box le auto elettriche siano ricaricate con impianti permanenti. Il che esclude carichini e prese Schuko. Dove non è prevista la prevenzione incendi (abitazioni singole e piccoli condomini) l’impianto permanente non è necessario. Ma il buon senso sì.
Una presa Schuko ad uso civile usata per caricare un veicolo elettrico con amperaggi prossimi o uguali a 16 A sul lungo periodo è quasi certo che avrà dei problemi. Esistono delle Schuko specifiche per questo tipo di necessità , sono ottime ma conti alla mano costano più care di un interbloccata industriale . A prescindere da qualsiasi discorso, una wallbox sarà sempre di gran lunga la scelta migliore. Se però per mille motivazioni, e ognuno ha le sue, si desidera spendere meno, laddove è possibile l’installazione di una presa interbloccata industriale e l’acquisto ovviamente di un caricatore dotato della corretta spina rappresenta una soluzione valida e sicura.
Chiaramente anche l’impianto a monte deve essere fatto con tutti i sacri crismi.
Buona lettura….
https://www.vaielettrico.it/caricare-con-la-schuko-spedendo-poco-si-puo-fare-di-meglio/
Ok, grazie.
L’articolo linkato in sostanza chiarisce quale sia la connessione più adeguata (nell’ordine wallbox, presa industriale e Schuko) a parità di cablaggio.
L’articolo qui sopra invece pone anche attenzione ai cablaggi spiegando che, se sottodimensionati, rischiano di scaldarsi e quindi invecchiare precocemente.
Il mio è un caso un po’ particolare. Ho una C-zero con 14,5 kWh di batteria che non è mai scarica sotto il 20%. Carico a 8A con cavi da 2,5 mmq. Non vedo gravi problemi se non che sia vietato dalla legge per la “prevenzione incendi”.
La Prevenzione Incendi è una legge, una norma o una linea guida?
-Carico a 8A con cavi da 2,5 mmq.-
In linea di massima non dovrebbero esserci problemi nemmeno nel lungo periodo.
Nondimeno per quel tipo d’uso non mi farei problemi a procedere ogni tanto ad un controllo visivo della presa dall’esterno, e tipo una volta all’anno smontarla dal muro, controllare che non abbia iniziato a “bruciarsi” dall’interno e dare un’occhiata allo stato dei fili di rame nei morsetti, che non abbiano iniziato a “cuocersi” (diventano neri in prima istanza).
Troppa premura? può darsi.
ma per la fatica che costa non la tovo una brutta idea.
Grazie mille per i suggerimenti!
Esatto con il carichino si può pare. Lo sappiamo bene.
Va però detto, sul fronte sicurezza, che le wallbox hanno controlli maggiori rispetto al carichino.
Per fare l’esempio del Wall Connector Tesla (gen3), all’avvio e durante la carica:
– Verifica la dispersione a terra
– Monitora le temperature della wallbox stessa in vari punti
– Blocca la ricarica in caso di anomalie riscontrate.
Queste caratteristiche sono utili sempre ma soprattutto quando si superano i 20A.
L’interbloccata secondo me la dovrebbe avere chiunque carichi vicino (e ovviamente oltre) il limite schuko dei 16A.
Guido, ha ragione. Ho semplificato in modo frettoloso la dichiarazione di Diego Trabucchi. La frase incriminata in effetti andrebbe riformulata così: “Con una presa schuko non si va mai oltre i 2kW e anche con le prese industriali ci sono degli accorgimenti importanti da verificare sull’impianto prima di superare questa soglia”. Chiedo scusa
Premesso che apprezzo moltissimo chi ammette gli errori e si scusa, credevo steste riportando una frase di Trabucchi letterale, se è una vostra approssimazione le scuse sono tutte per lui (io infatti contestavo la frase credendola sua) per avergli fatto dire una inesattezza.
L’articolo sintetizza 35 minuti di intervista che si può visualizzare integralmente sul nostro canale youtube. Contiene tante informazioni in più.
Nota pignola, in realtà la presa Schuko arriva a 3.3KW (16A * 230V), è il carichino che arriva fino a 2.2 KW (10A). Ed è fatto apposta così per poter essere collegato alle prese Schuko senza portarle al limite, premesso che tutto l’impianto a monte sia dimensionato correttamente (prima che Alessandro mi sgridi nuovamente).