Questa foto conta più dei fiumi di parole della COP 26

crisi climatica

Questa foto conta più di tante parole della COP 26. Simon Kofe, Ministro degli Esteri di Tuvalu, si è collegato così con la Conferenza sul clima  di Glasgow.

Questa foto viene Tuvalu: l’acqua ci sta arrivando…

questa fotoTuvalu è un minuscolo arcipelago tra l’Australia e le Hawaii, nel cuore dell’Oceano Pacifico. Qui l’innalzamento del livello dei mari non è un tema futuribile tra scienziati, è una realtà alla quale già oggi ci prepara a fare i conti con terrore. E quando si è trattato di registrare un videomessaggio da trasmettere in un side event del gran consulto ONU in corso in Scozia, Kofe ha pensato di rendere visibile il problema. Impeccabile, come ci si aspetta da un ministro di rango,  completo blu, camicia bianca, cravatta, sorriso d’ordinanza e… acqua dell’Oceano fin sopra le ginocchia. L’ha fatto, chiaramente, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’innalzamento del livello del mare. E la foto, scattata dal giornalista di ‘Fiji Times’ Anish Chand, ha fatto subito il giro del mondo. Un cazzotto nello stomaco ai tanti che continuano a voltare la testa da un altra parte.

Voci drammatiche nel bla-bla-bla di Glasgow

Lo stato insulare di Tuvalu, sconosciuto ai più, conta su 11 mila abitanti nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico. E rischia drammaticamente di vedere scomparire alcune delle sue isole proprio a causa del riscaldamento globale. Forse la COP 26 si risolverà in un fallimento, come sostiene Greta Thunberg, un immenso bla-bla-bla che non poterà a nessun risultato concreto. Forse le resistenze di Russia, India e Cina faranno sì che anche gli sforzi promessi  per ridurre le emissioni di Co2 promessi dall’Occidente non basteranno. Ma un merito va ascritto alla Conferenza mondiale sul clima: avere dato voce ai tanti Tuvalu che condividono con noi questo pianeta. E che finora avevano avuto ben poche occasioni per chiedere che si faccia qualcosa, prima di scomparire come tanti Atlantide del nuovo Millennio.


Visualizza commenti (19)
  1. Meglio comprare casa al mare o in montagna?

    Fatemi pensare…

    P.S.: questo commento è tra il cinico e il sarcastico.

  2. Ok l’acqua sta per sommergere il mondo, siamo quasi alla catastrofe, ma io continuo a chiedere: chi deve pagare i costi enormi di questa transizione? I cittadini? È allora io credo che le persone scenderanno in strada e faranno la rivoluzione! La transizione deve pagarla innanzitutto chei ha fatto profitti enormi distruggendo e inquinando il pianeta! È questi signori sono le stesse persone che stanno cavalcando la transizione energetica avendo intravisto nuove occasioni di profitto! Rispondete per favore!

    1. Tutti dobbiamo fare qualcosa, se aspettiamo che qualcuno risolva il problema per noi siamo spacciati. È vero che big oil ha fatto profitti astronomici, ma li ha fatti perchè noi abbiamo bruciato il petrolio nelle nostre auto o comprato frutta fuori stagione che arriva dall’altra parte del mondo. La colpa è di tutti, anche nostra, quindi tutti dovranno pagare la propria quota, che poi non è detto che ci sia da pagare così tanto…. conti alla mano, per esempio, la mia EV mi costerà meno del diesel che avevo prima pur essendo molto, molto, molto meglio

    2. Nello Roscini

      in un modo e nell’altro pagheremo lo stesso ..
      la politica , è sopravvalutata
      quella italiana poi ..
      è fuori scala per immobilismo complice o stupido

      non ci resta che sperare nell’etica dei singoli cittadini

    3. È così. Le grandi compagnie hanno fiutato il business e si sono tuffati con l’appoggio degli stati e dell’UE. Avete mai considerato per quale motivo si impongono divieti perentori sui trasporti privati mentre per i consumi dell’industria, dei trasporti merci e degli allevvamenti si parla genericamente di obiettivi da raggiungere. Qualcuno sa dirmi cosa succede se questi obiettivi non vengono raggiunti? Io credo che non succeda assolutamente nulla. Sono tutti impegni che non hanno nessun valore perche non legati ad alcuna conseguenza. Tu privato “devi” sostituire la tua auto endotermica altrimenti giù divieti di circolazione, tasse e supertasse e non ultimo il divieto di vendita. L’industria che delocaluzza in Cina che brucia 12 milioni di tonnellate di carbone al giorno cosa impongono? Non contenti vogliono introdurre le quote personali di Co2 così se mangio una bistecca pago una quota salatissima, mentre i grandi allevamenti intensivi di bestiame nemmeno dotano le stalle di sistemi di recupero del metano(22volte peggio della Co2). Chiaramente è più facile colpevolizzare i singoli e il loro stile di vita(imposto dal sistema) piuttosto che colpire i grandi inquinatori. Questa storia che noi europei dobbiamo tirare la cinghia per il bene del pianeta mentre la Cina brucia 3 miliardi di tonnellate di carbone ogni anno per gonfiare il portafogli degli azionisti delle multinazionali(oltre che le sue) ricorda quella della famiglia che muore di fame per l’ambiente mentre i vicini si abbuffano, fanno grigliate ed invitano pure gli amici(Cina e tutte le imprese che hanno delocalizzato lì la produzione).

      1. L’industria ha ridotto le emissioni del 30% negli ultimi 20 anni. Da vent’anni deve sottostare a rigide quote sulle emissioni di Co2, compensando con l’acquisto dei certificati verdi quelle in eccesso. Si informi un po’ meglio per favore.

        1. Buongiorno sig. Massimo se mi dà i riferimenti della fonte mi informo. La riduzione del 30% dipende da come viene calcolata.
          Per quanto riguarda le rigide quote sulle emissioni, queste valgono solamente per L’UE.
          Il sistema si chiama Emissions Trading System (Ets), che dal 2005 fissa un tetto alla Co2 totale che può essere emessa e impone a chi lo fa di acquistare tante quote quante sono le tonnellate di Co2 che diffonde nell’atmosfera. Ancora oggi a pagare (quasi 14 miliardi nel 2019) sono quasi solo gli impianti di produzione di energia; non mi risultano quote compensative per i prodotti che vengono importati da paesi extra UE, la cosiddetta tassa sulla frontiera cosa che ha portato alla delocalizzazione in massa delle industrie pesanti che sono quelle notoriamente più energivore. Ai dati 2016 l’industria pesante è responsabile del 7.2% di emissioni di CO2 a livello globale come quota parte del settore energetico(che da solo rappresenta il 73.2% delle emissioni globali) più un 5.2% dovuto ai sottoprodotti delle industrie del cementificio e chimiche che porta ad un 12.4% a livello globale più dell’intero settore dei trasporti su gomma(11.9%) di cui quello privato è una quota parte. Su quest’ultimi a chi ha delocalizzato e ancora adesso delocalizza al di fuori della UE non viene applicata alcuna compensazione , non solo, si prendono anche le quote a titolo gratuito che la UE assegna ogni anno in deroga pure ai regolamenti del WTO che vietano espressamente la “doppia protezione”. Solamente a luglio di quest’anno Dombrovskis ha promesso l’eliminazione progressiva delle quote gratuite per l’industria in contemporanea con l’introduzione di una nuova tassa sui beni importati da Paesi con standard ambientali più permissivi, cosa che sicuramente non si farà per l’opposizione delle potentissime lobby del settore. Come vede tutto dipende da come vengono conteggiate le emissioni. Anche le auto eletrriche sono conteggiate a zero emissioni quando non lo sono perchè il legislatore ha deciso di scorporare dal computo la quota parte di emissioni dovuta alla produzione dell’energia elettrica che le alimenta.

          1. Di fonti ne trova quante ne vuole: rapporto IPCC, obiettivi europei 2020, Green Deal Europeo e via dicendo. I dazi compensativi non sono ancora stati introdotti dall’Ue, ma lo saranno. Servono esattamente ad impedire la delocalizzazione delle produzioni più inquinanti. Prendere i dati al 2016 è fuorviante. Da allora, per esempio, la generazione elettrica in Europa da fonti rinnovabili è cresciuta di quasi 10 punti percentuali. E la quota parte di emissioni dovute al trasporto su gomma è salita al 19 e rotti per cento, proprio perchè è stato l’unico settore ad averle aumentate.

        2. Dalle mie parti l’inquinamento è aumentato in quanto avranno avuto si l’obbligo di emettere meno co2 ma purtroppo dandogli il permesso di bruciare pet coke con una bassa quantità di ossigeno addizionato alla combustione della centrale termica, quello che viene emesso è malcombusto e assurdamente inquinante e cancerogeno.

          1. Tutto il mondo è paese, e nel mio caso chi controlla e certifica dipende direttamente (economicamente e gerarchicamente) da chi incassa le royalties.

            Praticamente il mercato delle deroghe ambientali.

        3. Negli ultimi 20 anni le auto le hanno azzerate.. Almeno come tecnologia… Lato industria.. Non esiste di certo solo la co2 che crea problemi… Quanti condizionatori e frigoriferi abbiamo dovuto cambiare perché si son accorti che erano la più grossa causa del buco nellozono? Lato privati il problema è azzerato, lato industria… Beh si pagate qualche euro di tassa co2(lasciando fuori tutti gli altri intossicati come lazoto nelle varie forme) e continua, anzi se non vuoi pagare fai così, fai qualche euro in meno a chi è già green come tesla così risparmi e inquini come prima…
          La differenza è che se tutti i cittadini vanno in piazza, i politici parlano e stan dalla loro parte in tv, ma poi quando c’è da lavorare fan comunque quello che avrebbero fatto..
          Se una azienda da mille dipendenti alza un attimo la testa e dice che se deve adeguarsi chiude e lascia tutti a casa “ah no beh dai aspetta parliamone, se anziché adeguarti è pagare la multa piena ci assicuri che non lasci a casa tutti siamo a posto così”….. Meno mazzette per concessioni e soldi per adeguare tutto con incentivi veri e strutturati, non a pioggia senza obblighi né doveri e con un bel meccanismo incentivante anziché punitivo

    4. I vantaggi del petrolio a volontà ce li siamo goduti tutti. Soprattutto noi cittadini privilegiati dei Paesi ricchi. Quindi tutti noi siamo responsabili dello scempio ambientale. O forse lei abita in una baita in cima a una montagna?

      1. Condivido in pieno. E poi incolpare la politica in un paese democratico significa incolpare se stessi, in ultima analisi.

    5. Concordo, i petrolieri devono pagare. Il modo migliore per farglielo capire è comprare auto elettriche anziché auto che necessitano di petrolio per muoversi.

      1. Ahimè le plastiche interne, le gomme, i rivestimenti dei cavi elettrici, arrivano comunque tutte da lì
        Si esiste la plastica riciclata, ma non viene mai usata pura, soprattutto non in ambiti tecnici così specifici (resistenza a calore, isolamento, resistenza alle sollecitazioni nel tempo etc etc) l’unico risultato che avremo è che tutto il resto diventerà più costoso per la scarsa produzione di petrolio (che comunque sta finendo e in ogni caso va preservato per poterlo usare in ambiti avanzati nella alta tech del futuro)
        I petrolieri e company han talmente tanti soldi e potere che adesso preferirebbero morire che cedere qualcosa, ma han cmq chiaro che nel giro di poco è finita… Non solo, spingiamo così tanto in Europa perché è l’unico modo per renderci meno dipendenti dalle materie prime che noi nn abbiamo, e l’energia sarà l’oro nero del futuro

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