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Quanto costa fare una EV in Cina e da noi

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Quanto costa fare un’auto elettrica in Cina? E in Europa? Il confronto è stato fatto, pezzo per pezzo, tra 2 modelli paragonabili: BYD Seal e Volkswagen ID.3.

Quanto costa fare
Prezzi in dollari, su modelli prodotti dal 2021. Fonte: UBS.

Quanto costa fare…/ Il confronto tra BYD Seal e VW ID.3

Diciamo subito che il confronto è impietoso. In Cina costa meno fare tutto, a partire dalla batteria, il 29% in meno. Per corpo vettura, telaio e ruote siamo al -38%, per l’elettronica e gli interni al -17%. Per la voce altri componenti al -23%, per la distribuzione a -63%, per i costi di fabbrica e del lavoro rispettivamente al 62% e al 77%. Tutti numeri alla luce dei quali capisci perché l’Europa ha deciso di porre dazi piuttosto pesanti sulle auto made in Cina di qualsiasi marca, anche di europei che producono laggiù. È vero che il confronto è stato fatto con un brand tedesco come Volkswagen, quindi con uno dei Paesi che hanno il costo del lavoro più alto in Europa. Ma la differenza è così ampia da rendere la partita ingiocabile comunque. Che cosa possono fare dunque i costruttori europei? Una risposta viene da un commento pubblicato su LinkedIn dal n.1 di Renault Italia, Raffaele Fusilli, secondo il quale è troppo comodo rifarsi solo al costo della manodopera cinese.

Quanto costa fare“Se non puoi batterli i cinesi, prova a collaborare e a imparare…”Quanto costa fare

È vero che il costo del lavoro è del 77% più caro in Germania, ma è anche il valore che impatta meno sul costo totale dell’auto“, scrive Fusilli.  “I numeri esprimono bene tutto il vantaggio competitivo per un player (BYD) che opera come un’azienda integrata verticalmente. Che produce la maggior parte dei componenti internamente. Mentre Volkswagen, come altri player europei, si affida molto a fornitori esterni di componentistica. Un modello completamente diverso dal nostro e non replicabile“.  Ed allora che cosa fare? “Armarsi di intelligente umiltà ed andare lì in Cina , dove le cose accadono, accedere a nuove tecnologie ed imparare come produrre più velocemente . Fare accordi, collaborare.  Per paradossale che possa sembrare , allargare il team anche a giocatori cinesi . E vincere la partita“. Se non puoi batterlo, prova ad allearti con il tuo nemico…

  • BYD Seal AWD: la VIDEO-PROVA di Paolo Mariano

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40 COMMENTI

  1. Recentemente in USA è stata pubblicata da parte di NHTSA la composizione in termini di Made in dei vari modelli di auto. Il marchio con la percentuale di componenti più alta made in USA è risultato…. Tesla. Ford e General Motors staccati.
    Giusto perché è impossibile essere competitivi facendosi le cose da soli.

    • Diciamo che la conclusione a cui arriva Fusilli nell’articolo non è propriamente sullo stile “America First” e “Made in” che ci si aspetterebbe, ma alla base c’è il concetto di competitività che non è proprio cristallino.
      Perché se l’aspetto di competitività si focalizza solo su ciò che esce dalla fabbrica, ed anche qui i dubbi ci sono visto che un operaio cinese mediamente guadagna sugli 800 euro, dobbiamo rivedere poi tutto il concetto di post assistenza perchè il “Giga”, il pluri, il multi, l’estrema ottimizzazione nella produzione può riservare poi qualche sorpresa quando va riparato.
      Non è che dobbiamo andare in Cina per imparare, dovremmo invece liberarci di pachidermi burocratici come l’UE che hanno dettato linee guida del tutto surreali.
      L’integrazione verticale cinese c’è perché c’è anche la materia prima, perché i primatisti al mondo nel fare le batterie sono loro.
      Noi in Europa abbiamo avuto la grande idea targata Ursola di andare a produrre auto elettriche senza avere la materia prima e senza investimenti, praticamente l’opposto della Cina e poi ci siamo meravigliati che non si vendono.
      Ma non finisce qui perché i cinesi prima stanno attaccando il mercato con ciò che al momento producono meglio ovvero le EV ma poichè hanno già capito l’impasse europeo, a differenza dell’UE, si stanno attrezzando con l’ibrido.
      E mentre noi siamo qui a menarla sulle date, le restrizioni, le normative, il green ad ogni costo e tutto il carrozzone europeo, piuttosto che parlare di piani industriali e di come puntare seriamente sull’ibrido avesse potuto rilanciare il nostro mercato a breve la Cina ci toglierà anche quello.
      Noi che con i termici avevamo esperienza da vendere, con un binomio sempre più ottimizzato termico/elettrico, potevamo tranquillamente rilanciare il mercato e ritagliarci la nostra fetta (con un buon ibrido puoi farci allegramente 1000 km senza ansie).
      Piccoli motori e piccoli pacchi batterie, massimizzazione del risultato sull’autonomia. Questo ci avrebbe consentito di affrontare con calma il processo di migrazione qualunque esso fosse ed invece per un ideale e la demonizzazione assoluta del termico stiamo buttando nel cesso l’automotive europeo e con esso migliaia di posti di lavoro.
      Andatevi a leggere qualcosa su Obrist, una casa austriaca che ha messo un piccolo termico ad una Tesla che consuma un’inezia (1,5 l/100 km) ed inquina zero con e-fuel, un range extender che porta la tesla a 1000 Km. Questo era da fare e promuovere invece di crocifiggere una tecnologia in cui siamo maestri.
      Ma se concentriamo tutta l’idiozia in un unico palazzo difficilmente può uscirne qualcosa di buono.

      • .. ma pensa.. c’è chi sta ancora a fare sparate antieuropiste (illogiche) a quasi un anno dopo le elezioni.. troppa esposizione a mala propaganda..

        intanto la realtà industriale ed economica non si cura di questi discorsi da vittimismo a dar colpe agli altri, cambia e procede lo stesso; chi nasconde la testa come lo struzzo (sovranisti e governicchi), o si attarda di proposito per voler favorire sino all’ultimo il socio petrolifero (brand auto europei), rischia di restare indietro

        • La realtà industriale ed economica si cura con le idee sensate non con le missioni ideologiche!
          Procede così bene che ad Ottobre circa il 64% del mercato europeo se lo spartiscono benzina ed ibrido, BEV fermo al 14% (Dati ACEA).
          Le teste da struzzo sono quelle che dal 14% vorrebbero arrivare a minimo 22-24% nel 2025 di BEV basandosi su calcoli di reportistiche riferite al 2016, aggiornatissime vero, e che provocherebbe un danno enorme ai costruttori europei.
          La stessa ACEA ha scritto all’Europa per evidenziare quanto questi obbiettivi siano utopistici a meno che non si voglia distruggere l’intero settore.
          Sempre la solita solfa, il socio petrolifero, il sovranismo e altre vaccate riportate in auge ogni qualvolta si va ad evidenziare che stiamo percorrendo la strada sbagliata per raggiungere l’obiettivo.
          Dove il principio di transizione sostenibile sta venendo a mancare perchè sta diventando “insostenibile” massacrando l’automotive europea a beneficio della Cina in primis.
          Invece di parlare di Gigafactory vista la vostra anima green parliamo di deforestazione.
          la CO2 totale emessa sarà circa 41,6 miliardi di tonnellate nel 2024 e udite udite il 41% di queste emissioni globali proviene dall’uso del carbone!
          Il 32% delle emissioni continua a farle la Cina che qui viene venerata come un esempio globale e che invece è un’affamata macchina industriale, il 13% gli USA, 8% India ma in aumento verso il 13% e indovinate l’UE, il 7% con diminuzione verso il 4%. E noi che siamo i meno inquinanti ci stiamo distruggendo.
          Lo struzzo è chi non vuole vedere e ammettere questo e continua con la foglia id fico delle BEV come panacea globale, altra grossa fuffa!

  2. Per chi non lo sapesse, la Fiat, fino agli anni 80 si faceva tutto in casa. Avevano anche le fonderie per i motori e i laminatoi per le lamiere. Avevano un grosso reparto di costruzione stampi interno e anche chi produceva fari,marmitte,specchietti,cerchioni e altri particolari, erano comunque aziende del Gruppo. Anche tantissime lavorazioni meccaniche sui basamenti, venivano fatte internamente. Poi hanno iniziato a esternalizzare il tutto dicendo che costava meno. A questo punto mi chiedo? dove sta la verita’ ? Non ho conoscenze per poter dare una risposta

    • Credo che la risposta sia tutto sommato semplice e legata alla progressiva “finanziarizzazione” dell’industria, sempre più interessata a generare profitti in modo opportunistico (acquisire e cedere aziende in base alla loro reddivitità a breve e brevissimo termine) piuttosto che lavoro.
      Se produco tutto in casa, mentre investo per creare il nuovo processo perdo in flessibilità (se un processo invecchia o perde competitività, devo investire ulteriormente per aggiornarlo) e tutti i costi associati sono totalmente a mio carico.
      Se esternalizzo, non investo un euro di mio e aumento in flessibilità (se un fornitore di processo perde competitività, cerco un fornitore diverso dello stesso processo; se voglio aumentare i margini di guadagno, cerco un fornitore più economico; se un processo invecchia, cerco un fornitore di un nuovo processo), tutti i costi relativi sono a carico dei fornitori, e chissene se i fornitori che “mollo” poi vanno a gambe all’aria, non è un mio problema.

      • Infatti la prova l’abbiamo in questi mesi ed in particolare oggi con i licenziamenti da parte di un fornitore di Stellantis

      • Anche io confermo la tua opinione, vedo ogni giorno enormi aziende SPA procedere in questo modo, e parlo anche di multinazionali con utili di miliardi di euro. Altra moda scoppiata da poco in Italia, sempre nelle grandi aziende – e presente purtroppo anche presso il mio datore dal 2022 – è la nuova figura di dipendente “somministrato a tempo indeterminato” dall’agenzia interinale: l’azienda chiede in affitto all’agenzia interinale un lavoratore (a questo punto secondo me considerato come semplice pacco postale) e pagare alla stessa agenzia la quota di affitto con altresì l’opzione “soddisfatto o rimborsato + diritto di recesso entro 14 giorni” e l’agenzia interniale fornirà la busta paga e pagherà i contributi malattia e pensione all’affittando che, in caso di insoddisfazione dell’acquirente (azienda) potrà essere sballottato di mese in mese presso altre aziende/città vita natural durante (da qui il mio appellativo di pacco postale). Non oso pensare a cosa andranno incontro i nostri figli sballottati da un’azienda a un’altra di mese in mese e sono molto sconcertato dal sapere che Governo e Fisco non abbiano previsto questo stratagemma, ma in futuro troveremo azienda con 10mila lavoratori in affitto che dichiareranno 1 milione di reddito annuo e agenzie interinali con 100mila dipendenti dati in affitto con 1 miliardo di reddito annuo. Povera Italia!

        • Dici che non fosse previsto?…. mmmmm….
          Fosse un qualcosa di non pensato sfuggito di mano porrebbero rimedio in 5 minuti, invece c’è dal 2003… e le coop non che siano meglio.

  3. Anche nella produzione industriale ci sono i corsi e ricorsi storici; per un periodo va “di moda” il farsi tutto in casa portando però ad avere strutture produttive mastodontiche e poi invece occorre esternalizzare tutto per essere più flessibili. E quindi dove sta la soluzione? I colossi cinesi come BYD potrebbero rivelarsi giganti dai piedi di argilla così ingombranti che in caso di calo delle vendite potrebbero entrare in crisi rapidamente? Forse è per questo che stanno facendo di tutto per sfondare e fare terra bruciata in occidente.

    • Tesla non produce solo in cina, ma applica gli stessi prezzi ( tasse escluse ) ovunque… non mi sembra un gigante argilloso…

  4. Il differenziale di costi proposto in questo articolo è sicuramente alto: è anche la ragione che indusse tutte le case occidentali (con alterne fortune) ad entrare nel mercato cinese, certe che lo scambio tra ns tecnologia e loro bassi costi produttivi avrebbe portato rapide espansioni nel mercato cinese ed asiatico circostante.
    I cinesi hanno (giustamente) imposto condizioni a loro favorevoli (la golden share esiste anche da noi, ma il governo italiano ritiene pochi settori “strategici” – energia, telecomunicazioni, difesa- e non interviene in altri per mancanza di fondi e di politica industriale da decenni).

    I costi produttivi bassi sono ovviamente adeguati anche ai redditi medi dei cinesi e delle condizioni cui devono sottostare per potersi permettere un veicolo, tra l’altro in contesti urbani da noi sconosciuti, visto che non abbiamo città da oltre 20milioni di cittadini in Europa.

    Sicuramente un governo fortemente dirigista ma anche molto più attento a governare tutti i parametri dello sviluppo interno crea molto più facilmente condizioni per supportare (a loro scelta) interi settori produttivi (ne hanno anche diritto, visto che noi occidentali abbiamo secoli di sviluppo ed accumulo capitali e tecnologie come vantaggio).

    Va anche considerato il “fattore scala” tutto a loro favore: un conto è avere aziende che si sviluppano per vendere in un mercato di 400 milioni di europei con tenore di vita sicuramente più alto (nella media si intende) ed esporta prevalentemente sul ben più performante mercato USA, tutt’altro è dover produrre in un mercato di 1480 milioni di utenti molto meno benestanti, ove è indispensabile predisporre catene che producano vetture a prezzi molto più “popolari” (in Cina ! ecco perché alcune BEV da loro costan solo 8000 euro..).

    Poi ovviamente va ricordato che nello specifico settore “elettronico” alla Cina negli anni è stata “delegata” la realizzazione del 100% dei prodotti di elettronica di consumo occidentale, creando specializzazioni a tutti i livelli: i famosi PC di IBM negli ultimi anni li produsse Lenovo, che ora distribuisce a proprio nome (e detiene anche il marchio Motorola), stessa cosa per Nokia, ossia HMD cinese.. per non dire poi di Apple, che soltanto recentemente ha dovuto trasferire buona parte della produzione in Vietnam e India per via delle politiche USA di non trasferire il top tecnologico in Cina (e la Foxxcon – S.Corea- a Shenzhen ha uno stabilimento da 300.000 dipendenti).
    nb adesso Foxxcon sta realizzando anche varie piattaforme BEV per altri marchi auto).

    E’ sempre difficile accettare i meriti degli altri…

  5. L’integrazione verticale la fa anche tesla. E forse da prima di byd. Di sicuro la facevano i nostri nonni nel secondo dopoguerra facendo tutto in casa, magari con costi non sostenibili nel lungo termine senza adeguata organizzazione manageriale.

  6. Il bello in tutto questo è che non ci piacciono i dazi che Trump vuol imporre alle auto europee, ma riteniamo giusto mettere i dazi alle auto cinesi.
    Proprio non riusciamo a capire che non è il libero mercato che può dettare sempre le leggi, ma è la politica europea che deve farlo e indirizzare i produttori. Gli industriali fanno solo i loro interessi.
    Come dice Cacciari noi in tutti questi decenni, con quel che abbiamo speso, avremmo potuto nazionalizzare la Fiat 10 volte! Ma non è stato fatto… Il clima è cambiato e cambierà sempre più rapidamente, chi pagherà per i disastri e per le persone morte che ci saranno? Mandiamo il conto agli industriali, ai produttori di combustibili o a chi? Per me stiamo ancora dormendo…

  7. Un bel regime dittatoriale e facciamo le cose coordinate a buon prezzo , non so voi ma io preferisco la libertà al partito comunista cinese

    • Prendiamo atto di quello che preferisci tu. L’argomento qui però è un altro. Come riuscire a competere industrialmente per tenere testa a chi è più avanti per non farsi schiacciare dalla concorrenza.

      • Non ci vuole competizione, noi europei siamo indietro di 20 anni in tutti i settori tecnologici, per questo consiglio a tutti gli europei di abbassare il proprio orgoglio, andare in Cina e dire “voglio imparare da te, mi insegni?”. Infliggendo dazi, guerre e ostacoli, si continuerà a perdere denaro tempo e prestigio.

    • Beh per quello che mi riguarda quello che piace a te ha la stessa importanza di quello che piace agli altri e forse piuttosto che dormire sotto un ponte qualcuno preferirebbe il regime dittatoriale come lo chiami tu ma con la sicurezza della ciotola di riso e delle gambe sotto al tavolo tutti i giorni.

    • guarda che in Cina c’è tutto tranne che un partito comunista dittatoriale… per quello devi andare in korea del nord e a CUba. In cina ci sono 2 miliardi di cristiani di 50 etnie diverse, se ci fosse un governo europeo si scannerebbero dopo 2 giorni…

  8. Qualche settimana fa, non ricordo dove, leggevo una statistica italiana che diceva che per le aziende il costo del lavoro vale incide meno del costo dell’energia.
    Fosse vero ci sarebbero un bel po’ di argomenti da affrontare, sia sindacali che imprenditoriali.

    Non c’entra niente con l’argomento dell’articolo, ma proprio pochi minuti fa ho letto di un imprenditore contento della sua attività e dei risultati economici ottenuti.
    Fino a qualche anno fa era un dipendente ma non riusciva più a mantenere la famiglia, così si è messo in proprio nella attività che ben conosceva.
    Ah, ho scordato di scrivere che questo imprenditore è straniero.
    Ora trovateli voi quelli italiani che ammettano la stessa cosa.

  9. Bene le cifre, ma in totale quanto costerebbe in percentuale nell’intero autoveicolo la differenza tra i costi europei e quelli cinesi?

    • pesando le varie voci sembrerebbe (?) 30-35%

      peccato questa analisi non cita la dimensione della batteria (per arrivare a 9000euro di costo grezzo batteria immagino sia da 77 kwh, oppure da 57 kwh se avessero usato dati vecchi dell’anno infausto 2022)

      in rete non si trova il documento completo, ma è una analisi del 2023, per la parte di batteria e motori iniziano ad essere dati di costo già obsoleti (oggi costano meno)

  10. Manca una voce: “Margini di guadagno” che alla fine fanno il prezzo finale del bene. Andiamo a vedere se in Cina quando un manager fa fallire una multinazionale viene mandato a casa con decine di milioni di buona uscita. Il nosrto mondo va a rovescio senza dubbio.

    • Secondo me Tavares ha fatto esattamente quello che gli è stato chiesto.
      Quando ci fu la fusione, la Fiat è stata sovraprezzata rispetto a PSA, perchè? Forse perchè gli accordi erano che il potere e la produzione sarebbero passati alla parte Francese (che include lo Stato)?
      Gli Elkann hanno preso 3,5 miliardi di dividendi, ora Stellantis può anche essere fatta a pezzi che loro quei soldi li hanno già avuti.
      Noi non sappiamo quali fossero gli accordi…

      • Gli accordi erano dare a Exor il maggior guadagno (immediato) possibile.
        Tutte le gemme industriali, da Marelli a Comau vendute a pezzetti al miglior offerente.
        Questa è la differenza tra finanzieri e industriali, che investono per avere ritorni dalle aziende che posseggono nel medio periodo.

        • I ritorni di medio periodo però li devi poter ragionevolmente prevedere … chi mai scommetterebbe su un futuro di successo dell’industria automotive in Europa? 99 di noi ogni 100 avrebbero fatto esattamente quel che hanno fatto gli Elkann

  11. Già altri avevano capito che le cose funzionano meglio così: nella mia Kia la maggior parte dei componenti è prodotta internamente, tutti a marchio Hyundai Mobis

  12. Batterie comprate da loro, mi pare che non possiamo sfuggire, Nothvolt insegna.
    Ma sulla produzione possiamo migliorare, e di molto, le gigapress sono di una azienda Bresciana. Teniamo conto anche che finora i modelli eureopei elettrici sono stati tutti pensati su una multipiattaforma, pochissimi modelli nativi.
    La multipiattaforma protegge dalle incertezze (ecco perché è importante mantenere punti fissi sulle normative e non rimandare assolutamente il Bab 2035), ma comporta un aumento di costi e non otttimizza le elettriche.
    Purtroppo la voce costo del lavoro verrà abbassata con la riduzione di personale.

    • E la riduzione del personale, che per forza di cosa, non potrà riguardare solo il comparto auto comporterà un ulteriore drastico calo della clientela, oltre che altri altissimi costi sociali.
      La forza del cosiddetto libero mercato si fondava sul fatto che moltissimi, se non tutti, potevano accedere a prodotti e servizi di massa.
      Se non è più così significa che questa ideologia economica ha fallito e va abbandonata.
      Con le probabili conseguenze del caso.

      • Il drastico calo della clientela lo si vedrà anche fra alcuni (pochi) anni come conseguenza del drammatico calo delle nascite nel nostro paese e , più in generale, nei paesi “ricchi”.

        • Poiché la ricchezza è in mano a pochissimi. Ho quasi 30 anni una laurea in giurisprudenza e sono disoccupato e come me tanti altri ragazzi anche un po’ più vecchi. Così da un lato non possiamo fare una famiglia dall’ altro lo stato ci perde sia in termini di tasse che di investimenti per farmi/farci studiare . Visto che il percorso di studi allo stato costa e se sono disoccupato o se mi metto a fare il barista perché non trovo altro lo stato perde produttività tornando ad una economia vecchia di un secolo. Già ora con gli u35 che sono la fascia più piccola e più povera d’Italia le previsioni su i traffici futuri non sono rosee.

          • -Ho quasi 30 anni una laurea in giurisprudenza e sono disoccupato-

            Non me ne voglia, e assicuro che non ce l’ho con lei in particolare, anzi mi è molto simpatico.
            Prendo solo a spunto

            A nessuno viene il dubbio che l’esercito di laureati in legge ed in “generica” economia e commercio sia parte del problema nel momento in cui si parla di trent’enni, laureati, magari anche con un buon voto e che sono disoccupati?

            In un mondo che invece ha fame-famissima di ingegneri e di laureati in materie STEM e che non trova tecnici diplomati nemmeno pagandoli oro?
            E, ancor peggio, che fa una fatica terrificante a trovar gente che abbia voglia e magari anche piacere di lavorare con le mani?

            Poi, per l’amor del cielo… parlo io che ho fatto lettere. Fate quel che dico e non quel che faccio.
            Torno nel mio angolino.

          • Non preoccuparti, non me la pretendo che non mi hai offeso e sono riflessioni lecite.
            Però restano 2 Fattori: a) non tutti sono portati per le materie scientifiche, ho fatto un liceo scientifico tecnologico e so di cosa parlo. Pur apprezzando diverse materie ero negato in matematica e piuttosto che uscire come pessimo ingegnere ho preferito fare altro. B) le scuole dell’ obbligo non hanno neanche lontanamente paventato al contempo che fosse un pessimo indirizzo giurisprudenza. Avevo già in mente di non fare l’avvocato che non è la mia e sono troppi ma in quelle poche esperienze lavorative che ho fatto per ora ho visto che un pack di conoscenza giuridiche a molte aziende farebbe comodo. Che non sanno leggere mezza norma o redigere mezzo contratto in maniera decente.
            Altra cosa dal 2006 in poi il numero di laureati in giurisprudenza è in calo ed è in linea con il resto d’Europa. Sono finiti gli anni dei miliardi di avvocati, anche perché si è visto che non è una laurea così semplice.
            Ah potrei aggiungere che conosco tanti, tantissimi laureati in ingegneria o fisica e sono tutto fuorché pagati a peso d’oro. La maggior parte dei miei amici ingegneri prendono dai 1200 ai 1400 e spesso usano solo una minima parte di ciò che hanno imparato all’ università con impieghi da perito più che da ingegnere. Per i fisici o o biologi che conosco? Beh c’è l’estero perché salvo casi fortunati qua la ricerca è pagata troppo poco e ho anche esperienze dirette da parenti o da amici che mi affermano ciò.
            Per concludere si è fatto un mazzo tanto ai bambini, poi ragazzi, per decenni di studiare. Se uno è portato a studiare che si fa? Gli si dice:” guarda invece che studiare vai a fare il piastrellista o l’idraulico”?.
            Si può dire, ma bisogna farlo e rendersi conto però che si paga un conto con i paesi più evoluti ove si laureano anche in materie umanistiche (la media di 500mila laureati in legge in Germania e sono in aumento) e riescono a trovare impiego . Anche perché non si vive solo di meccanica in quanto animali sociali evoluti.
            I miei c.d. 2 cents vanno nel fatto che abbiamo un tessuto formato perlopiù da PMI non più competitive perché non si aggiornano da decenni ed infatti siamo indietro pure nel diventare maggiormente ecosostenibili. E solitamente una piccola e vecchia PMI richiede competenze diverse e di livello inferiore alle grandi multinazionali.
            Ah e pur vivendo al nord non è poi nemmeno facile per gli operai, trovano più facilmente ma conosco tanti ragazzi stare fermi mesi o andar avanti per lunghissimi periodi con contratti da 1/2 mesi. Ahimè è proprio la situazione economica in Italia che tragica. Poi ovviamente per alcuni studi e professioni va meglio che per altre .

          • fai i conti che ti “consigli” da zio (ho quasi il doppio dei tuoi anni): anziché stare a casa disoccupato non sarebbe meglio intanto entrare nel mondo del lavoro?
            si può fare le 8 ore e comunque cercare nel proprio ambito di studi: se arriva un offerta la si può cogliere lo stesso.

            come dice alessandro, non è rivolto nello specifico ma è un discorso generale: se si rimane ad aspettare quella che si considera l’occasione perfetta gli anni passano.. e i soldi non entrano.

            poi non è detto che a fare un altro tipo di lavoro non ne esca una carriera più che soddisfacente: nulla è certo, tranne che non si comincia mai dall’alto.

          • Mica ho Gia ambizione di partire da chissà quale ruolo con chissà quale stipendio. Finito l’università ho fatto due lavori tra tirocinio extracurricolare e interinale t.d. ora è un annetto che sono a casa a cercare anche perché nel mentre ho provato anche a studiare per bandi pubblici ma in questo periodo è uscita poca roba e avrei voglia di lavorare. Per quanto riguarda il lavoro beh si parla di fare il cameriere, scaffalista al supermercato o se va bene l’operaio generico. Da lì non è che ci siano grandi possibilità di crescita. Tra l’altro di ragazzi da ipi e iti ne escono a iosa (solo nell’ istituto ove c’era anche il mio liceo c’erano pure 1000 studenti tra processionale e tecnico) e ovviamente e giustamente si predilige loro come operaio. Vuoi che sia un tornitore, un magazziniere ecc oltre ad avere 10 anni di meno. Pure per fare il barista dalle mie parti spesso, non dico sempre perché sarebbe esagerato, chiedono esperienza. Con Mie parti poi intendo tutta la provincia e parte delle 3 limitrofe, non cerco per forza dietro casa. Anzi subito cercai pure in tutto il nord Italia, feci un paio di colloqui e tutti mi dicevano che mancava esperienza o che fossi troppo lontano. Qui tra l’altro sorge l’altro problema. C’è un grosso scoglio per chi entra perché non si vuole fare formazione in azienda e i contratti da apprendistato per impiegati sono rari , me ne parlava anche mesi fa un ingegnere informatico in pensione da 5 anni nel bar ove davo una mano. A cui si aggiunge l’enorme fatica a trovare affitti per cui si rischia pure di rinunciare un lavoro perché non di trova casa, situazione che pure professori ha colpito.
            Dovesse andare tutto malissimo non resterò sicuramente a casa a vita, proverò a lavorare in qualche bar pur sapendo che a quel punto non userei per nulla il mio studio e avrei potuto iniziare a lavorare a 18 anni.
            Poi va beh speravo dopo due lavori, seppure per un totale di meno di 2 anni e relativa lettera di referenza, di trovare più facilmente visto che non cerco nemmeno un ruolo preciso ma mi adatto.

    • “…le gigapress sono di una azienda Bresciana.”

      IDRA nacque italiana nel 1946, ma nel 2008 venne ceduta a LK Technology Holding Ltd, una multinazionale cinese.

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