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Pulsee Energy Index: al 58% degli italiani l’aria pulita piace più dell’auto

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economia green

Pur di respirare aria pulita, il 58% degli italiani dice no all’auto tradizionale. Lo sostiene Pulsee Energy Index, l’osservatorio realizzato da Pulsee con la società di ricerche di mercato NielsenIQ sugli usi e consumi degli italiani. Pulsee è il brand digitale e green di luce e gas di Axpo Italia. Il Pulsee Energy Index fotografa priorità, intenzioni e comportamenti in relazione alla sostenibilità ambientale.

La nuova indagine coinvolge un campione di uomini e donne sparsi in tutta Italia, fra i 18 e i 65 anni. E’ incentrata sull’analisi dell’inclinazione a scegliere la mobilità sostenibile:   bici, e mezzi elettrici a basso impatto quali scooter e monopattini.

Ma servirebbero infrastrutture migliori

aria pulita autoSecondo gli intervistati la mobilità sostenibile presenta innegabili vantaggi: l’83% la vede come strumento utile alla riduzione dell’inquinamento, così come del congestionamento stradale (62%). Più di metà di loro, il 58%, per respirare aria pulita sarebbe ben disponibile ad abbandonare l’auto tradizionale. E sarebbero disposti a sostituirla con bici, mezzi elettrici di proprietà o in sharing. Ad una condizione però: che le infrastrutture per la nuova mobilità (piste ciclabili e strutture di ricarica) fossero potenziate.

L’attuale contesto urbanistico e di offerta, divide gli italiani: il 46% del campione sostiene infatti che muoversi in modo sostenibile, in Italia, richieda più tempo ed energia, mentre valuta in maniera positiva i Paesi esteri, in cui la mobilità green vanta un percepito di maggiore facilità (57%).

Stop ai veicoli inquinanti in città? il 47% dice ok

Non solo: il 47% degli italiani sarebbe ben disposto a vivere e lavorare in città che vietano la circolazione di mezzi inquinanti, e dove a poter circolare siano solo mezzi elettrici, pubblici, bici e monopattini anche in sharing.

L’ambizione di vivere in città più pulite e meno congestionate, va in parallelo con le preferenze negli spostamenti. Per questi l’auto personale è ancora in cima alla lista (64%). Percentuali ancora basse per bici di proprietà (13%), autobus con l’8%, e metropolitana con il 4,5%.

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Gli intervistati dichiarano di fare circa 22 km al giorno per recarsi al lavoro, 5,6 km per la spesa, lo shopping o altre attività domestiche. Altri 12 circa per le attività legate ai figli tra scuola e impegni extrascolastici.

L’aria pulita vale più dell’auto: meglio e-bike e scooter

Il successo del bonus mobilità sembra aver accresciuto in qualche modo la conoscenza dei mezzi per la nuova mobilità: oltre il 70% degli intervistati dichiara di conoscere da abbastanza a molto bene bici elettriche e monopattini elettrici, riconoscendone valore ecologico (67%) e comodità per muoversi in città ma con ancora evidenziata l’esigenza di più corsie dedicate (75%).

Più di un intervistato su due (56%) non ha mai utilizzato mezzi di sharing mobility. Tra chi la utilizza è ancora l’auto a coinvolgere la maggioranza (31%). Seguono biciclette (17%), scooter e monopattini (7% ciascuno).

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Risparmiare CO2 all’ambiente è oggi possibile anche scegliendo un fornitore di energia per le utenze domestiche digitale, paperless e sostenibile. Pulsee, oltre a garantire una gestione al 100% digitale, mette a disposizione, per tutti i clienti, energia proveniente da fonti rinnovabili.

L’energia green? Una questione di scelta

Grazie al suo servizio My Green Energy – Adotta un Impianto si può scegliere la fonte di energia sostenibile desiderata. Energia eolica, solare, a biomassa o idroelettrica provenienti da una rete di partner selezionati. Tutte le proposte, attivabili dal cellulare, includono senza costi extra il servizio My Green Energy per l’energia da fonti rinnovabili.

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8 COMMENTI

  1. “il 58%, per respirare aria pulita sarebbe ben disponibile ad abbandonare l’auto tradizionale. E sarebbero disposti a sostituirla con bici, mezzi elettrici di proprietà o in sharing”
    mamma, mamma, guarda … un pollo!
    Il 58% degli italiani (non dei finlandesi, degli italiani) sarebbero disposti a sostituire l’auto (ripeto: l’auto) con bici, mezzi elettrici di proprietà o in sharing. Allora, intendiamoci: se per “mezzi elettrici di proprietà” si intende l’auto elettrica allora ok, diversamente se si intendono monopattini o trasporti pubblici elettrici corro ad affacciarmi alla finestra per vedere gli elefanti che volano.
    Che poi, anche credendo (e io ci credo) che il 58% degli italiani sarebbe disposto a passare all’auto elettrica, quando gli chiedi perché non lo fa ti dice per l’autonomia, i tempi di ricarica, il costo del veicolo, etc. etc. Niente di nuovo sotto il sole …

    In questi giorni in Cina stanno uscendo analisi allarmanti sul rischio di uno stop al successo dell’auto elettrica. Sta accadendo che l’attuale rete di colonnine si stia saturando troppo rapidamente e già il prossimo anno la situazione potrebbe diventare tragica. In Cina c’è anche un altro problema, in pratica sono centellinati i permessi per l’installazione di wallbox (probabilmente a causa dei problemi di black out cui la Cina è andata incontro di recente), quindi sono pochi gli utenti che possono ricaricare a casa ma soprattutto sono pochissimi gli utenti che, anche se avessero il permesso, potrebbero farlo perché pochi cinesi dispongono di box auto di proprietà. Infine sempre in Cina stanno uscendo delle analisi su quali sono le migliori tecnologie per risolvere il problema e secondo un primo studio firmato da 2 ricercatori sembrerebbe che numeri alla mano le swap station siano migliori delle colonnine supercharger, analisi che si basa anche sui dati raccolti sul campo in un paese che sta sperimentando entrambe le tecnologie. In pratica, secondo questo primo studio (ma potrebbero arrivare studi di segno opposto), un paese che vuole favorire la mobilità elettrica ma soprattutto vuole affrontare i temi della lotta al cambiamento climatico e dei picchi di corrente dovrebbe affidarsi alle swap station e non ai supercharger. Le swap station infatti offrono il vantaggio di poter dosare l’energia come preferiscono, senza essere obbligati a picchi, non necessitano di batterie di accumulo (soluzione in voga presso i megacharger), non danneggiano la batteria, consentono ricariche in pochi minuti sempre e a tutti, tecnicamente potrebbero funzionare anche in caso di brevi blackout.

    • Enzo magari non vivi in città ma io gli elefanti che volano li vedo quotidianamente. Infatti è tutto un proliferare di biciclette, muscolari e elettriche, monopattini e si iniziano a vedere i primi quadricicli elettrici, oltre alle auto elettriche.
      Per quanto riguarda lo swap delle batterie, prendiamo con le pinze certi studi, se non vogliamo ragionare di servizi orali tipo quello fatto da Biden alla GM.
      Di motivi per cui lo swap delle batterie non è una buona cosa a livello tecnico ce ne sono a iosa, alla fine risolvono molto di più gli accumulatori statici come quelli dei megacharger o gli accumuli privati che stanno finalmente arrivando anche da noi e che in caso di necessità dovrebbero (normative antiquate permettendo!!!???) anche essere utilizzati per stabilizzare le reti, invece di avere un’improponibile logistica di pesanti pacchi batterie standard da trasportare avanti e indietro da una stazione all’altra (i mezzi a batteria che trasportano batterie !!!???). In Cina oltretutto hanno dei problemi di generazione e di vastità di territorio che non si applicano all’Europa che è densamente popolata ma ben interconnessa (si possono fare ulteriori potenziamenti, certamente) e non ci sono città con la popolazione di Shanghai (30M abitanti, quando Londra circa 9M) o mega distretti industriali nel cuore del nulla che facevano fatica a gestire anche prima dell’arrivo delle auto elettriche, e ora che non sanno come fare hanno il colpo di genio di incasinare ulteriormente tutto con la proliferazione dei pacchi batterie).
      Ma la domanda principale è: avranno ragione i cinesi o avrà ragione Musk che sta andando in direzione opposta ovvero verso il pacco batterie sempre più strutturale e di fatto sempre più un tutt’uno con il veicolo?
      Visti i record storici, tenderei a puntare sul secondo caso, anche se personalmente storco il naso perché è un incubo a livello di manutenzione, anche se ne comprendo i vantaggi in termini di costi e di affidabilità.

      • Si son d’accordo, il battery swap oltre agli evidenti problemi di logistica che magari possono essere risolti con algoritmi predittivi migliori etc.. C’è comunque da contare che servono come minimo 2 batterie per ogni auto venduta, ma proprio per la logistica solo due sarebbe un problema per le disponibilità, quindi almeno 3 o addirittura 4..a livello ecologico boh mi vien da dire che sia meno impattante una batteria di accumulo nelle colonnine che quella anche se dopo anni scende al 70% può cmq fare ancora il suo lavoro senza impattare sulle auto

        Noi non siamo la Cina, soprattutto in Italia, se una cosa diventa bene comune sei matematicamente certo che verrà trattato come la M, basta vedere le metropolitane che seppur son migliorate tanto c’è un abisso rispetto all’estero nel non rovinare le cose di tutti, soprattutto siamo molto attaccati ai nostri mezzi, per molti sono il loro hobby, si è già visto lo scarso successo delle soluzioni con batteria a noleggio rispetto alla vendita totale malgrado i degradi etc

      • Leonardo il problema è che non ci sono risposte dei costruttori all’ansia da ricarica. Si spera che gli acquirenti accettino condizioni peggiorative rispetto alle attuale, il cambio di tecnologia – stando ai produttori – comporterà un riadattamento necessario: prima ricaricavi in 3 minuti, adesso sei obbligato a cercarti la colonnina, a mettere l’auto in ricarica, a correre a levarla per evitare la multa, a programmare viaggi e soste, etc. Le stesse Tesla soffrono le ricariche veloci, quindi anche una rete di supercharger capillare in tutte le città non sarebbe una soluzione concreta. Tesla e gli altri non stanno venendo in contro a chi non ha una wallbox a suo uso esclusivo (casa o lavoro): per Tesla questi dovranno arrangiarsi, modificare le loro abitudini e questo sicuramente creerà un popolo di serie A (col “benzinaio” di proprietà fisso in garage) e un popolo di serie B a caccia della colonnina perduta.

        La notizia di oggi è che in Cina anche GAC è partita col battery swap (coincidenza, la notizia è uscita dopo il mio post). GAC, che è un produttore che fa modelli premium e vende in Cina nel settore elettrico quanto VW, ha dichiarato che dal 2023 presenterà un range completo di modello col battery swap. GAC ha già costituito con NIO una partnership, GAC NIO. Tra l’altro sia GAC che NIO sono molto avanti con le batterie: se unissero le forze potrebbero puntare a conquistare il mercato delle batterie.

        Ti ricordo infine che il battery swap è una tecnologia di ricarica complementare rispetto alle colonnine: chi ha auto che adottano il battery swap, in pratica, ha 2 diverse tecnologie tra cui scegliere. E che oggi il battery swap è una tecnologia che adotta uno standard aperto e garantisce interoperabilità.

        • Tralascio le considerazioni su abitudini, ansie da ricarica e colonnine perdute, e popoli di serie A e B che non condivido, soprattutto perché fotografa uno stato delle cose diverso da quello che sarà in futuro. Dico solo che quando arrivarono le automobili i maniscalchi facevano proprio questo tipo di campagne legate ad abitudini e dubbi sulla reperibilità della benzina… sappiamo bene come è andata a finire.
          Una cosa a favore dello scambio delle batterie però c’è ed è la standardizzazione dei pacchi batterie e dell’inevitabile necessità di noleggiarle. Questo può essere un vantaggio per chi non vuole prendersi i rischi di perdita/guasto delle batterie. Al contrario il mercato andrà verso ottimizzazioni spinte tra telaio e batterie per cui qualunque tipo di problema al pacco batteria diventa un costo esorbitante.
          Tutto questo per dire che ben vengano GAC e NIO che sviluppano questo tipo di tecnologia perché evitano che il mercato si fossilizzi in un’unica direzione e chi ha preferenza a.noleggiare le batterie troverà un’offerta che lo soddisfi. Temo solo che tra canone di noleggio che include complessità tecnologica, rischi guasti, perdita, furto e logistica finiranno per essere meno competitive delle loro controparti non scambiabili.
          Sui telefonini ad esempio dopo un certo periodo di convivenza le batterie sostituibili senza manutenzione sono sparite, senza tirare in ballo i problemi di logistica, semplicemente le batterie sono migliorate al punto che gli svantaggi costruttivi hanno superato i vantaggi pratici.

          • Le batterie sugli smartphone han smesso di essere sostituibili senza svitare per via del design che si è evoluto verso il super sottile e super grosso, meno meccanismi = più spazio per altro, han tolto il Jack dalla stragrande maggioranza dei telefoni per lo stesso motivo.
            Con i telefoni puoi tranquillamente cambiarle svitando e poi richiudi, ma chiunque abbia mai fatto questo, sa quanto sia importante la data di produzione della batteria che si va ad acquistare in quanto anche se mai usata una batteria li da un anno ha comunque perso capacità e non durerà mai quanto una installata ma prodotta il mese precedente.
            Le case sembrano così sicure di garantire il 70% dopo 8 anni che onestamente mi preoccupa, la struttura è diversa ovviamente e aiuta tanto, ma salvo qualche nuova che uscirà l’anno prossimo la chimica interna non è così dissimile dalle 18650 che fin ora abbiamo usato nelle sigarette elettroniche o nei pack dei portatili, quando è richiesta un’alta capacità di scarica fin ora son sempre state l’unica soluzione.

            @enzo le case ci stanno lavorando, o meglio le tech che poi gliele rivendono, ma non possiamo pretendere lo facciano in 6 mesi, risolvere certi problemi richiede tempo, ricerca ed esperienza, come dice Leonardo anche i maniscalchi han avuto questo “problema”, ma è anche vero che l’auto si è diffusa in 70 anni da quando erano uscite le primissime a quando anche gli operai è impiegati ne avevano una personale, oggi si sta chiedendo di fare la stessa cosa in 5/10 anni massimo… I problemi sono qua, le plug in già uscite negli ultimi dieci anni contano veramente zero per infrastrutture, nessuno ha mai installato colonnine per loro ne gli ha mai sfiorato l’anticamera del cervello, le infrastrutture son nate da due anni in media, la sproporzione di tempo è enorme e persone e società non so adattano così alla svelta, guarda internet, esiste da almeno 40 anni, ma fino a 10 anni fa la maggior parte delle persone pensava fosse una cosa mistica quando ne aveva già sentito parlare, ora dopo 10 anni di smartphone diffusissimi, tv streaming, giornali online, email…. C’è comunque una buona fetta di persone totalmente refrattarie perché non riescono più a cambiare le loro abitudini, e normalmente è legato all’età… Ora si pretende di far la stessa cosa con le elettriche ma in 5 anni…
            Mi chiedo quanti siano nella condizione di pensare “ma quando i miei genitori pensionati dovranno prendersi una elettrica… Come faccio a insegnargli ad usare una app sullo smartphone per cercare e soprattutto per pagare i rifornimenti alle colonnine?” dopotutto parliamo degli stessi che non fanno mai benzina al self perché han paura di sbagliare o pensano direttamente di non essere in grado di pagare premendo dei tasti dopo aver inserito il 20 euro

          • Xardus i produttori si stanno muovendo e tutte le elettriche di nuova generazione consentono ricariche rapide ma mi preoccupa la rete di ricarica: lì si va a 2 velocitò, mentre gli USA hanno reti sempre più veloci nei europei siamo ancora in fissa con colonnine molto lente e quelle veloci rappresentano una percentuale ridicola nel nostro paese. Gli allarmi sui possibili black out stanno crescendo in tutti i paesi e la transizione energetica, che obbliga ad affidarsi a fonti rinnovabili, potrebbe peggiorare lo scenario. Ad oggi nessuno si sta ponendo il problema delle reti veloci: non a caso la sfiducia verso questa infrastruttura incoraggia i costruttori a pensare a soluzioni alternative (come idrogeno o e-fuel) che garantiscono rifornimenti veloci. Addirittura l’idrogeno lo stanno sperimentando sulle moto, mentre in Cina sono stati presentati motori ottimizzati per l’idrogeno con rendimenti del 44%.

            Tutti parlano di ansia da ricarica ma le soluzioni sono a zero. I costruttori possono mitigare il problema con percorrenze sempre maggiori ma prima o poi arriva il momento di dover ricaricare e nessuno ha voglia di andarsi a cercare una colonnina e poi andare a fare shopping nei paraggi. Tesla, il costruttore più avanti di tutti che pure vanta una rete enorme, si è “arreso” e ha allargato la sua rete con le colonnine lente: non riesce a riempire le città di quelle veloci.

            Ribadisco che ad oggi anche guardando lontano verso l’orizzonte non si vede alcun serio provvedimento per sconfiggere l’ “ansia dai tempi biblici di ricarica”, soprattutto per i pendolari casa – lavoro che non possono caricare né a casa né a lavoro.

          • Beh si, il problema blackout mi preoccupa eccome, ma più perché siamo impreparati con la produzione e vogliamo aggiungere tutto il consumo delle auto come se niente fosse, sicuramente avremo tot anni con più o meno frequenti blackout, penso e spero non a livelli Cina che ti vietano la ricarica domestica notturna, da noi i consumi notturni son molto più bassi che da loro rispetto a quelli diurni quindi sarà probabilmente mitigato (ma anche uno solo è una rottura e crea problemi)

            Le colonnine onestamente si sono un problema, ma semplicemente oggi comprare l’auto elettrica anche ad avere colonnine ogni 2 metri non soddisfa i requisiti che per me deve avere un’auto e quindi per quanto mi riguarda (è per te pure) si vedrà la situazione infrastrutture quando ci sarà un’auto che varrà la pena prendere, oggi si è tutti early adopters più vicino all alpha test che a una pre release, non ci vedo tutta sta ansia, si cambierà comunque quando sarà il caso di farlo, di sicuro non do dentro un’auto che mi può durare ancora comodo 3 o 4 anni per correre a fare da tester a pagamento (mi pagassero loro sarebbe già diverso hehe)

            L’idrogeno per le auto private è sostanzialmente una putt… Anata totale, al di là del fatto che oggi ancora produrre idrogeno costa più energia di quanta poi ne rilascia in combustione, è pericoloso molto più del gas, rilascia acqua dallo scarico.. Hai presente città da tot milioni di abitanti tutti che sputano vapore acqueo dagli scarichi? L’umidità fa male al pari dell’inquinamento, ha senso per il trasporto su gomma e navi, per caricare una batteria di camion da 4/500kw (per 4/500km di autonomia) di certo non puoi sperare di farlo in 8h durante la notte, non basta nemmeno con le fast migliori che trovi in strada.
            Le soluzioni per l’ansia da ricarica oggi non ci sono, stanno seguendo la scia del “il numero più grosso fa vendere” come han fatto per anni nei pc/smartphone, prima con le frequenze cpu, poi puntando sui giga di ram… Tralasciando spesso le cose che contano veramente, le soluzioni verranno fuori se va bene tra una decina di anni che si scoprirà qualche metodo geniale per fare qualcosa.. Ma c’è da contare anche che un’auto che va troppo bene e consuma poco nessuno ha convenienza a produrla e venderla, siamo tutti schiavi del “la tecnologia è rivoluzionaria solo se posso usarla per creare una continua dipendenza” vedi anche solo la corrente alternata che usiamo da sempre… Non è il modo migliore ma è quello che ti permette di contabilizzare tutto nel migliore dei modi possibili.
            Tra 10 anni saranno all’inizio della maturità, prima son tutti tentativi e test, a chi va meglio oggi è spesso per caso o culo do aver scelto la strada forse più corretta ma tutto cambia

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