Si protesta a Venezia: traffico da limitare, stop ai motori inquinanti. Questo il tema. In piazza, metaforicamente visto che erano in barca, non sono scesi in No Vax ma i veneziani che chiedono aria e acqua pulite.
Al centro della Laguna le barche di 31 associazioni veliche e remiere per sollevare il problema del moto ondoso che sta minando i palazzi veneziani. Ma anche la totale assenza di regole per le barche con motori super inquinanti.

Venezia è in stato di totale e completa anarchia sul fronte dei controlli e della tutela ambientale nonostante i convegni internazionali del Comune dedicati alla sostenibilità e altri eventi colorati di greenwashing. Chi ha manifestato a San Marco oltre alla sicurezza personale nella navigazione – la creazione delle onde può far rovesciare le barche piccole – chiede una forte riduzione dell’inquinamento delle barche a motore.
Eppure la legge speciale per Venezia del 1973 prevedeva limiti ai fumi
Già nel 1973 – l’anno della prima grande crisi petrolifera che fermò le auto in gran parte del mondo – si pensò nella legge speciale per Venezia al controllo delle emissioni. Sono passati quasi 50 anni e nulla si è fatto. In tutte le città esistono limiti per le auto inquinanti _ saranno sempre più intensi e vincolanti nei prossimi anni _ meno che a Venezia sottolineano i manifestanti. Ma niente.
L’unica limitazione fu una sperimentazione nei canali più interni come Rio Novo. Ma solo perché il musicista Fabio Mozzato si presentò in procura e la Ulss 3 certificò la pericolosità dei veleni respirati dai residenti. Dati di fatto. Ciònonostante nessun limite è stato realmente introdotto per fermare le barche velenose che girano per la Laguna.
Rigon: “A Venezia fumi come negli anni cinquanta”

Il direttore d’orchestra e professore al conservatorio Giovanni Battista Rigon espone bene i problemi: “In teoria a Venezia non ci dovrebbe essere nessuna onda, come abbiamo visto nel lockdown, che sono formate da taxi, imbarcazioni da lavoro, lancioni turistici. Un fenomeno che crea molti danni ai palazzi. Noi ogni giorno vediamo passare barche con motori ultra inquinanti. E’ come vedere decine di camion passare davanti a Montecitorio con i loro fumi. Scene da film degli anni cinquanta; per noi la quotidianità“.
Visuale e puzza di petrolio che a Venezia persiste. “Un patrimonio dell’Umanità non può essere trattato in questo modo, anche il più piccolo paese ha le sue norme, limitazioni del traffico, isole pedonali. Qui il nulla“. Con il paradosso che il giorno dopo la protesta, a Mestre è prevista la giornata ecologica con il blocco del traffico.
Proposte: limite all’altezza d’onda e alle emissioni come su strada
Non solo la protesta. Un corposo pacchetto di proposte è stato costruito dalle 31 associazioni. A iniziare dal criterio “altezza d’onda” ovvero oltre i limiti di velocità – poco rispettati – è necessario regolamentare il tipo di onda sollevata da scafi e carene. Ci sono imbarcazioni non idonee per la laguna.

La seconda proposta prevede l’istituzione di un pubblico registro delle natanti come per le auto. Solo un parte hanno le targhe. Sul fronte delle emissioni le associazioni scrivono: “Stabilire che le emissioni dei mezzi circolanti stabilmente in Laguna debbano rispettare quanto definito dal codice della strada in materia di controllo delle emissioni (e non del carburante) e di revisioni dei motori“. C’è tanto da rottamare.
Gps per controllare i furbetti e zero sversamenti in acqua
In troppi non rispettano le regole; serve, chiedono le associazioni, un controllo satellitare necessario per individuare le imbarcazioni e soprattutto tracciare velocità e percorsi. Una stretta. Stupisce che si debba poi leggere la richiesta del “divieto di versare in acqua gli scarichi dei motori“. Eppure sì, un comportamento che dovrebbe essere normale e severamente sanzionato, viene ancora semplicemente rivendicato. Nel testo si cita la normativa e le regole di Singapore, uno dei porti a maggiore intensità di traffico.
La presa in giro degli incentivi a 500 euro
Come succede in tante nazioni, anche in Italia nonostante gli ultimi fatti (leggi qui), si è avviata una politica degli incentivi per convertire i motori. Tutti hanno promesso: dal Comune al Governo ma ben poco è stato fatto. Il Comune ha stanziato delle risorse per la conversione dei motori, ma per avere notizie ci si scontra contro un duro muro di gomma. Altro che svolta.
Ridicolo poi uno stanziamento del Governo che prevedeva 500 euro per cambiare i motori. E si è pure volatilizzato. E’ la stessa cifra concessa per bici e monopattini, anche se un motore nautico costa alcune migliaia di euro. Infine ci sono 130 milioni di euro per convertire con motori ibridi i vaporetti. Ibrido e neanche una linea in elettrico, nonostante alcune aziende si siano proposte. Eppure sono stati stanziati 80 milioni con il Pnrr per portare elettricità alla nautica veneziana.
Le foto della protesta sono di Gianni Darai che abbiamo intervistato tempo fa (leggi qui)
Vedo con piacere che hai utilizzato 3 delle mie foto.
Ciao Gianni, abbiamo aggiunto giustamente la tua paternità sul materiale fotografico e il link all’intervista concessa a Vaielettrico
Cosa ti aspettavi? In una nazione che continua a sfornare leggi, contributi, regolamenti, divieti, in cui si parla solo di sostenibilità, ecologia, compatibilità, economia circolare, cabina di regia, non poteva che finire così e siamo appena agli inizi. Vedrai quando ti tratterà di metter in pratica quello che dobbiamo fare per il PNRR! Mi sa che dovremo restituirne una parte e saranno dolori
Mi sembra solo una pletora di azzecca-garbugli.
Bisognerebbe iniziare a vedere chi consuma di più , penso i vaporetti diesel per cui subito kit poco invasivo e veloci da fare diesel GPL o diesel metano , funziona bene e costa poco , poi si penserà a elettrico .
Poi i Taxi e il resto delle barche
In tutto il mondo si punta sull’elettrico, sono stati stanziati un mese da 80 milioni di euro su 700 nazionali per elettrificare le banchine di Venezia, non capisco perchè bisogna andare con il diesel in una città così fragile. Poi il problema non è solo tecnico, ma politico visto che non si riesce neanche a controllare la velocità delle imbarcazioni. Si dovrebbe partire dalle richieste delle 31 associazioni e visto che a 4/5 nodi (questi sono i limiti in tante zone del centro) l’elettrico basta e avanza