Primo miglio su strada per lo sharing a guida autonoma made in Italy

Un’automobile in sharing a guida autonoma che raggiunge il cliente e si parcheggia da sola. È il futuro della mobilità urbana? Al via a Brescia la sperimentazione su strada ad opera di A2A e Politecnico di Milano.

L’integrazione tra sharing e guida autonoma potrebbe rappresentare una svolta per la mobilità condivisa del futuro. Immaginate di stare sul divano, di prenotare un’auto in sharing, scendere in strada e trovarla in pochi minuti sotto casa. Vi mettete al volante, la guidate fino all’ufficio e scende davanti al portone, senza cercare parcheggio! L’auto prosegue la sua corsa pronta per raggiungere il cliente successivo o, se necessario, una stazione di ricarica wireless.

Quanto è lontano questo futuro? Tra quanto vedremo circolare per strada un’auto a guida autonoma? La risposta è: oggi! Infatti con il simbolico primo miglio, ha preso il via ieri a Brescia la sperimentazione di un veicolo a guida autonoma in grado di muoversi senza conducente nel traffico urbano.

Si tratta di un progetto che fa parte del programma di ricerca del MOST (Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile) e realizzato insieme ad A2A e al Politecnico di Milano.

L’obbiettivo è quello di sfruttare al massimo le potenzialità del car sharing. Le auto condivise sono un importante risparmio di risorse, sia materiali che economiche che di spazio (parcheggi). Inoltre, essendo per la maggiorare elettriche, contribuiscono a ridurre l’inquinamento. Stando ai numeri però non sono sfruttate al massimo del loro potenziale.

Si è calcolato che vengono utilizzate in media solo 70 minuti al giorno, restando inattive per il 95% del tempo. La percorrenza media annua, in Europa, è mediamente si soli 10mila chilometri. Per rendere più comodo e fruibile lo sharing si è pensato di andare incontro al cliente, idealmente e anche nei fatti. Il problema dello sharing è infatti la distanza tra l’utilizzatore e il veicolo. Oggi è il guidatore che deve colmarla, ma in un futuro piuttosto vicino potrebbe essere proprio l’auto a farsene carico.

La guida autonoma made in Italy a Brescia

Le strade di Brescia hanno ospitato il primo miglio percorso dalla 500 elettrica allestita dal team del Politecnico di Milano. Per la prima volta in Italia viene avviata una sperimentazione su strade aperte al traffico di un veicolo a guida autonoma. Fino alla fine di novembre verranno condotti un paio di test al mese per mettere alla prova il sistema nella traffico cittadino. All’interno dell’abitacolo ci sarà sempre un tecnico pronto a intervenire in caso di pericolo, come stabilito dal protocollo ministeriale per la sperimentazione dei veicoli a guida autonoma.

Il sistema è composto principalmente di tre parti. Una complessa sensoritica montata sul tetto che integra GPS, laser, radar e telecamere; un “cervello” elettronico che elabora i dati ed è sempre connesso a internet; e infine una serie di attuatori che fisicamente sterzano il volante e intervengono su acceleratore e freno.

Il futuro del car sharing

Con questa sperimentazione, A2A, Politecnico di Milano e MOST intendono sviluppare un modello di car sharing unico in Europa. Il progetto infatti può essere adattato a diversi modelli di auto e si è calcolato che allestire un veicolo con questa tecnologia costerebbe circa 15mila euro. Non sono pochi, ma si pensa che un’automobile in sharing dinamico possa essere utilizzata circa dieci volte di più rispetto a uno sharing tradizionale. L’auto andrà dove c’è bisogno di lei e quindi le flotte potranno essere notevolmente ridotte. Riassumendo: meno automobili, ma sfruttate meglio e molto di più.

Perché non fare un taxi a guida autonoma?

La domanda viene spontanea. Se la tecnologia per la guida autonoma è pronta, perché quando noleggio un’auto devo mettermi al volante invece che fami portare a destinazione dal “pilota automatico”?
Ci ha risposto il Sergio Matteo Savaresi, professore del Politecnico e responsabile del progetto.

“Questo è un primo passo più facile da accettare – spiega -, perché ci consente una movimentazione a bassa velocità che non sarebbe possibile (sufficiente, NDR) in una forma di vero robotaxi. Questo riduce il rischio e il chilometraggio fatto in guida autonoma. Negli Stati Uniti sono saltati direttamente al concetto di full-robotaxi, riteniamo che il contesto normativo, politico e culturale europeo si adatti di più a un’introduzione di un concetto diverso”.

“Crediamo che il progetto rappresenti un passo importante nella definizione della mobilità urbana del futuro – ha detto l’AD di A2A Renato Mazzoncini -. Le potenzialità della guida autonoma combinate a quelle del car sharing, possono favorire l’efficientamento degli spostamenti, la fluidità del traffico, un trasporto più sicuro e sostenibile e un progresso nella decarbonizzazione delle città. Per una Life Company come A2A è dunque importante studiare soluzioni innovative e sostenibili, per contribuire a raggiungere la neutralità climatica. La nostra adesione al partenariato MOST, uno dei 5 Centri Nazionali per la ricerca nato con fondi PNRR e dedicato alla mobilità sostenibile, è stata fondamentale per la nascita di questa iniziativa”.

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Visualizza commenti (9)
  1. C’è un passaggio fondamentale che manca a questo progetto… o almeno mi è sfuggito…

    La vettura a guida autonoma Deve partire da un Punto di Ricarica… e magari poter tornare Da sola al punto di ricarica ove rifornire la batteria in caso di necessità.

    Per farlo occorre che A2A (ed altri stakeholders) predispongano al più presto una modalità di ricarica Wireless … in modo che le vetture possano comportarsi come i vari lava-aspira pavimenti robotici: partire cariche e tornare anche da sole al punto di ricarica (che può essere nel garage di partenza/ritorno della flotta robotica).

    questo progetto potrebbe anche confluire nella sperimentazione sull’alimentazione wireless delle strade sull’ “anello di prova” presso la BreBeMi (progetto in corso con partecipazione Stellantis); potrebbe portare ad un futuro molto promettente, visto che se fossero le strade pricipali a trasmettere parte dell’energia necessaria ai veicoli verrebbe risolta la problematica delle autonomie in particolare su piccole vetture, sempre più necessarie sia per la congestione delle città … che per il piccolo budget degli europei….

    Sulle strade con alimentazione wireless ci sono anche studi in Israele… sarebbe bene non perdere anche questo nuovo “filone” nell’automotive europeo (tra l’altro si interfaccia pure meglio con la guida autonoma autostradale).

      1. grazie mille … purtroppo spesso non ho tempo per vedere i video… lo farò appena possibile.

        Francamente mi auguro che la ricarica wireless si imponga come futuro standard mondiale, così da facilitare qualunque utente (disabili in primis, ma anche tanti non proprio innamorati delle tecnologie).

      1. come costo iniziale direi che è pure promettente… una compagnia che volesse offrire un servizio pagherebbe costi molto più elevati anche per un semplice “valet” umano che si occupi di attaccare/staccare la presa per ricarica.. figuriamoci se la dovesse pure portare al cliente o recuperare.

  2. Finalmente, bellissima notizia! In Italia un taxi a guida autonoma è impensabile, primo perché i tassisti non lo permetterebbero mai, secondo perché il nostro governo anti- tecnologico non spianerà la strada tanto facilmente dal punto di vista normativo. Ma questo può veramente cambiare le sorti del car sharing: l’auto che ti trovi sotto casa all’ora che vuoi e che lasci dove vuoi senza doverla parcheggiare ha le potenzialità per spingere molta più gente a non aver bisogno di un’auto di proprietà. Speriamo nella riuscita del progetto, è un primo passo importante.

    1. per i capoluoghi ed altre locations presso centri affari, commerciali, fiere etc sarà sicuramente un’opportunità … ma mi sa che il rischio guerra feroce con i taxi / NCC sarà evidente sin dagli esordi…

      e poi arriverà il robo-taxi Tesla…..

  3. Ben venga questa sperimentazione!
    Purtroppo siamo in ritardo di almeno 5 anni rispetto ai nostri competitor americani e cinesi : meglio tardi che mai.

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