La responsabilità di abbassare il prezzo dell’energia elettrica in Italia, per famiglie e imprese, è in mano alle Regioni. E’ questo l’appello che lancia Elettricità Futura. Attraverso le deleghe ricevute dal decreto Aree idonee, possono accelerare lo sviluppo delle rinnovabili.
E’ una delle emergenze dell’autunno: il costo dell’energia elettrica in Italia, in questo momento, è il più alto in Europa tra i Paesi più industrializzati. Mediamente arriviamo a pagare il doppio rispetto alla Francia e oltre un terzo più della Germania.

Elettricità Futura: “Nell’abbassare il prezzo dell’energia, le Regioni hanno una grande responsabilità”
La ragione è molto semplice: usiamo troppo gas naturale nelle centrali. Una materia prima il cui costo è più che raddoppiato dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. Non abbiamo il nucleare (a cui abbiamo rinunciato con due referendum), ma soprattutto siamo in ritardo nello sviluppo delle rinnovabili, nonostante i record di giugno e luglio.
Su quest’ultimo punto si concentra l’appello lanciato da Elettricità Futura, la principale associazione della filiera elettrica che rappresenta oltre il 70% del mercato italiano.
Rinnovabili scese al 40% in agosto
In una nota, Elettricità futura ha ricordato come “per resistere alle alte temperature del mese di agosto, in Italia è aumentata la domanda di energia elettrica: abbiamo utilizzato più gas per produrla, e soltanto il 40% dell’elettricità che abbiamo consumato è stata prodotta con le energie rinnovabili”.
Il risultato? Un aumento del 15% del prezzo dell’energia elettrica rispetto al mese di luglio. Una delle punte più alte in assoluto di tutta Europa, trainato dall’aumento delle quotazioni del gas che ad agosto hanno superato i 40 euro al megawattora, livello massimo dell’anno.
E come intervenire? Per Elettricità Futura, una grande responsabilità in questo momento è in mano alle Regioni, a cui l’associazione ha lanciato un appello.
“Lavorate per ridurre i prezzi dell’energia elettrica; adesso dipende dalle leggi regionali sulle aree idonee la possibilità di installare impianti rinnovabili, le tecnologie che offrono a imprese e famiglie elettricità al minor costo“.
“L’Italia è il Paese europeo che più fa ricorso al gas per produrre energia elettrica”
L’appello ha una sua logica. “L’Italia è il paese europeo che più fa ricorso al gas per produrre energia elettrica, un combustibile che per il 96% importiamo dall’estero. Siamo quindi i più esposti in Europa alla volatilità del prezzo del gas che dipende da equilibri geopolitici fuori dal nostro controllo“.
Per avere energia a costi più bassi la strada delle rinnovabili è obbligata, si legge nel documento dell’associazione guidata da Agostino Re Rebaudengo.
“E’ urgente raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 e ridurre i prezzi dell’energia elettrica – una priorità irrimandabile per ridare competitività alle imprese italiane e tagliare la spesa per le famiglie“.
Più rinnovabili e più sistemi di accumulo
E come? Velocizzando le installazioni di impianti rinnovabili. “Aumentare la produzione nazionale di energia elettrica; accelerare l’installazione delle tecnologie che producono elettricità al minor costo, ovvero gli impianti rinnovabili che utilizzano risorse nazionali (acqua, sole, vento, biomasse), e la diffusione dei sistemi di accumulo“.
Le barriere normative frenano lo sviluppo delle rinnovabili e ne aumentano i costi di realizzazione
Ma soprattutto “eliminare le barriere normative che frenano lo sviluppo delle rinnovabili e ne fanno aumentare i costi di realizzazione, già adesso tra i più alti d’Europa a causa della burocrazia“.
Ed è qui che possono giocare un ruolo di primo piano le Regioni. “Possono farlo con il decreto Aree idonee, con cui il governo ha demandato a livello regionale la totale discrezionalità nell’individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile“, ha sottolineato Re Rebaudengo
“Le Regioni hanno una responsabilità enorme di fronte al paese” ha concluso. Utilizzino questa delega in bianco “per permettere di installare gli impianti rinnovabili necessari a ridurre i prezzi dell’elettricità, a rendere l’Italia più sicura e competitiva e a rispettare gli obiettivi al 2030 sottoscritti a livello nazionale, europeo e mondiale“.
Come si intuisce, quello del presidente di Elettricità Futura Re Rebaudengo è un esercizio retorico. Le imprese, in realtà, temono che le Regioni non solo prendano tempo ma si allineino – spesso per motivi elettorali – alle resistenze a livello locale contro gli impianti di dimensioni maggiori.

Due richieste alle Regioni: salvate gli impianti già in via di autorizzazione
Lo dimostrano le due richieste avanzate alle Regioni da Elettricità Futura. La prima richiesta: “E’ di fondamentale importanza che nella nuova definizione delle aree idonee di competenza delle Regioni siano fatti salvi i progetti che dal 2021 ad oggi sono stati localizzati nelle aree definite idonee“.
Seconda richiesta : “Prevedere che le nuove disposizioni non si applichino ai progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della legge regionale, sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie ad ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto“.
Se le leggi regionali non prevedessero almeno queste due misure “diventerebbe impossibile realizzare nuovi impianti” prosegue il documento. “E i costi dei pochissimi progetti rinnovabili che vedrebbero la luce salirebbero notevolmente, causando un aumento del prezzo dell’elettricità“.
Anche perché i divieti si inserirebbero in un contesto complicato: “Già adesso i costi in Italia sono più elevati a causa dei costi dei terreni e di sviluppo dei progetti (che incidono per oltre il 40% sul costo di realizzazione di un impianto fotovoltaico di grande taglia), dei maggiori oneri burocratici e della lunghezza degli iter autorizzativi“.
Burocrazia, tasse, prezzi effettivi
Conclusione: “Il peso della burocrazia e la forte dipendenza dal gas concorrono a fare aumentare i costi: questi fattori andrebbero considerati quando si mettono a paragone i prezzi dell’elettricità in Italia rispetto agli altri paesi europei“.
Ma ci sono altri fattori da tener presente quando si parla di costo eccessivo dell’energia. “Per esempio –si legge ancora nel documento di Elettricità futura –non bisogna confondere il prezzo spot dell’elettricità nei diversi paesi europei – quello che si raggiunge in certe ore del giorno – con il prezzo che viene effettivamente pagato da cittadini e imprese“.
A tutto ciò bisogna poi aggiungere le differenze da Paese a Paese in termini di sostegni pubblici alle imprese energivore, un fattore che incide sul costo dell’elettricità. “Andrebbero considerate anche le differenze fiscali: altrove c’è una tassazione più bassa rispetto all’Italia”.
Ma ce ancora chi scrive che il metano è raddoppiato dopo l’inizio della crisi Ucraina.. come si fa’? il metano nei mesi scorsi è sceso a prezzi prepandemia, per poi oscillare. il problema è smarcarsi dal metano e puntare dritto sulle rinnovabili e firme di accumulo. Basta metano, carbone e uranio. Basta, finiamola!
Prova a citofonare alla vecchia casa dei principi Chigi, in via del Corso, a Roma (non puoi sbagliare: l’ingresso è sul lato di piazza Colonna).
Lì, dal 1961, bussano spesso rappresentanti e piazzisti di metano, carbone, uranio e petrolio e li fanno entrare senza problemi.
la nostra quota di gas è ancora alta, 44% del mix, determina spesso un prezzo orario del PUN elevato; un effetto visibile di calo del prezzo si avrebbe aggiungendo i prossimi primi circa +15 GW o +20 GW di rinnovabili
=== agrivoltaico con pannelli bassi
>> l’unica rinnovabile che è installabile in queste quantità in modo rapidissimo, anche 12-18 mesi, era l’agrivoltaico Tipo2 (con panneli bassi interfilari), perchè:
– non prevede incentivi (meno burocrazia) e semplice da installare
– buona resa economica, richiesta dalle aziende agricole
– installazioni su aree agricole non sono bloccabili da provvedimenti locali contrari che si sovrappongano all’iter principale (meno burocrazia, evita tribunali e ricorsi al TAR )
questo era l’anno buono, decine di GW di progetti, ma il DL agricoltura è corso a vietarle (con motivazioni false); ora su aree agricole saranno possibili solo installazioni con pannelli alti, molto complesse, più costose e soggette all’iter burocratico lento con incentivi; il quantitativo di GW installabili all’anno è stato ridotto di un fattore 10 (!)
=== parchi fotovoltatici ( pannelli bassi ma su aree non agricole)
>> di veloce ed economico da installare in molti GW rimangono i parchi fotovoltaici su aree non agricole, ma questi sono anni che sono rallentati dalla burocrazia, dai cavilli e dai veti incrociati nazionali-locali (appunto con anni e soldi spesi in tribunali e ricorsi TAR); a forza di sentenze tribunali si stava formando una giurisprudenza favorevole, ma ora l’arrivo del decreto Aree idonee ha di nuovo rialzato il livello di difficoltà
>> il decrero Aree Idonee poi va a ostacolare anche:
– ripotenziamento parchi fotovoltaici già esistenti (il decreti richiede di ripetere l’iter, anche solo per aggiornare i pannelli, con il rischio di perdere l’autorizzazione)
– ripotenziamento degli impianti eolici su terra già esistenti ( ovvero togliere 6-9 turbine datate, per sostituirle con 2-3 più alte e moderne, ottenendo un migliore effetto estetico senza effetto “ammassamento di turbine” e quasi il doppio dell’energia di prima)
>> eolico off-shore porterà decine di GW ma è fuori dalla partita “veloce” perché non sarà pronto prima di 3-6 anni
=== interventi mirati (per nuocere)
DL agricoltura e il modo in cui è stato redatto il Decreto Aree idonee (che in teoria avrebbe dovuto semplificare gli iter, non ostacolarli) sono inteventi mirati che impediscono di far calare in fretta il nostro prezzo PUN nei prossimi anni, lasciando che la crescita dei GW installati sia molto più lenta (qualche parco utility e quanche GW all’anno sui tetti di case e aziende)
=== ruolo delle Regioni
il Decreto Aree Idonee pone una serie di vincoli, e altri li prevede ma come opzionali, a discrezione della Regione, e non doveva essere così; se venissero applicati tutti i vincoli previsti, e magari applicati anche ai progetti già in stato avanzato, le installazioni residue realizzabili velocemente sarebbero quantità ancora più ridotte, quindi gli orientamenti delle Regioni avranno una parte di peso nel quadro burocratico avverso
=== ostruzionismo limita i GW, e anche alza i costi
fotovoltaico con panneli bassi ( agrivoltaico tipo 2 o parchi utilty su aree non agricole) idealmente avrebbe un costo stracciato di installazione,
circa 0,6 miliardi per 1 GW
cioè 600 euro a KW di potenza (in Spagna anche qualcsoa meno)
di cui (circa) 100 su 600 sono il costo minimo possibile per il progetto, le autorizzazioni, l’affitto dei terreni; però se le aree non vietate vengono ridotte dai decreti a 1/20, l’affitto dei terreni residui usabili si impenna (e aumenta anche il numero di mediatori e distorsioni speculative)
stesso probleme con la burocrazia, superare i tanti cavilli comporta più costi, e rischi di ulteriori costi ( avvocati, tribunali, e soprattutto ritardi di anni, che incidono sulla parte finanziaria dei progetti)
se i costi totali salgono da 600 a 900 euro al KWh, il costo del kwh prodotto aumenta e anche i tempi di rientro di investimento, con maggiore esposizione ai rischi per ritardi di anni dovuto agli ostacoli autorizzativi, e meno impianti vengono realizzati; e il prezzo PUN continua ad essere contrattato a prezzi più alti
Elettricità Futura accenna a un +40% di costi per le rinnovabili per le distorsioni italiane, immagino riferendosi alla situazione attuale
personalmente a volte scrivevo +30% di costo per le rinnovabili installate in Italia rispetto a paesi più favorevoli, ma basandomi molto a spanne sulle tariffe di riferimento di ritiro del kwh nostre, troppo alte rispetto ad altri paesi,
es. impianti in regime di incentivazione pagati circa 8,5 cents al kwh, si è meno del PUN (10-11 censt), ma potrebbe essere meno, non ci fossero questi extracosti e rischi
sono extra-costi che erodono una parte del vantaggio di prezzo dlele rinnovabili, e fin qui pazienza, ma anche rallentano le installazioni (e come conseguenza anche dei sistemi di accumulo di rete
Ma di che cosa stiamo parlando ??
Prima del Covid , nella mia piccolissima azienda con un contratto da 11Kw in trifase a 220V , spesso pagavo più di oneri di sistema che di materia energia, il tutto condito dall’immancabile IVA al 22% ( per le abitazioni domestiche dove si ha la residenza è al 10% ) .
Ricordo benissimo che su bollette da 850 euro bimestrale, c’erano almeno 350 di oneri di sistema, poi l’arrivo della pandemia li ha azzerati per un certo periodo, ma in realtà quello non era un regalo, era un prestito a tassi da strozzini, è bastato attendere l’anno successivo con l’arrivo della guerra in Ucraina per vedersi triplicare le bollette, ce lo siamo dimenticati ?
È che in realtà c’è ben poco da fare . Viviamo in un paese che è morto ma ancora crede di essere vivo.
Dove gli stipendi sono fame , le partite IVA ( la rovina dell’Italia chiaramente !!! ) hanno una pressione fiscale enorme ( anche questa a macchia di leopardo, ma qui ci vorrebbero pagine e pagine per spiegare come lo Stato riesce a creare delle condizioni di estrema vessazione , unite a condizioni di maglie larghe e larghissime ) e tutele zero , tanto per mantenere una disuguaglianza che è frutto di una ideologia: Hai la partita IVA, allora sei ricco a prescindere, sei sicuramente evasore , hai due o tre conti nei paradisi fiscali e lo Yacht ormeggiato in Costa Smeralda, quindi io Stato non ti devo nulla, anzi devo solo rapinarti di tanto in tanto, poi se c’è un problema ( che ne so , si apre una voragine su una strada , una delle tante , e la tua azienda rimane fuori dal mondo, beh è un problema tuo , a me Stato dammi solo tanti soldi e per il resto attaccati !! ) mi volto dall’altro lato.
Scusate l’enorme divagazione , in sintesi in questo disgraziato paese – affamato di soldi come un tossico in astinenza – non potrà mai cambiare nulla e peggiorerà sempre più, la vera Grecia siamo noi.
Infatti molti aspettano il momento di andare off-grid e fare il segno dell’ombrello a Enel, ENI, Lollobrigida, Urso, Salvini e Meloni.
Io la crisi petrolifera del 1973 (dovuto agli scontri nel Kippur) l’ ho già vissuta..con le sue tremende conseguenze sociali ed economiche…ma all’ epoca eravamo comunque tra le 6 o 7 nazioni più potenti e produttive del pianeta…avevamo margini per recuperare….a parte il fatto che recuperammo gran parte della competitività ricorrendo continuamente negli anni successivi alla svalutazione della lira… diminuendo costantemente il potere di acquisto di gran parte della popolazione (a reddito fisso) ma lasciando possibilità di accumulare ricchezze (e case ..) a coloro che potevano eludere le tasse.. aumentando progressivamente il divario tra ricchi e poveri… ciò che vediamo estremizzato in questi ultimi anni.
Speriamo che le regioni…i comuni…i gruppi ambientalisti ed i sindacati, tutti gli Stakeholders possibili, trovino rapidamente accordi su dove, come e quanto installare impianti F.E.R. sufficienti a salvare l’ Italia e la sua sciagurata popolazione dai ricatti energetici delle altre potenze .. visto che coi tempi che corrono.. difficilmente potremo contare su una solida Unione europea.
Se la UE non diventa federale rapidamente, saremo polvere sotto le ruote dei carri(armati) stranieri.
Purtroppo… si stanno ripetendo situazioni simili a prima della Seconda Guerra Mondiale…
Ora occorre una forte Europa unita e possibilmente indipendente sua per la difesa che per la produzione autonoma di energia…
Altrimenti giustamente saremo prede di dominazioni militari e commerciali da parte di grandi potenze attuali e future
Chissà che goduria in Sardegna!
Come no, abbiamo il costo dell’ energia anche 3 volte quella degli altri paesi europei, e le regioni hanno la palla in mano per abbassare il prezzo. Basta Monate.
A proposito di quelli che “la produzione delle batterie inquina”:
“Da circa cinquant’anni le grandi aziende estraggono petrolio nella foresta amazzonica dell’Ecuador, emettendo sostanze tossiche e dannose per l’ambiente e per la salute, tanto che l’area è stata definita “la Černobyl dell’Amazzonia”.
Video visionabile qui:
https://www.internazionale.it/video/2024/07/17/resistenza-amazzonia-ecuador-petrolio
Devo ancora decidere se nei confronti della pericolosità degli idrocarburi è peggio:
1) l’ ignorqnza
2 )la malafede
3) il menefreghismo
4) tutte e 3 sommate…
Aprirei un sondaggio in merito…
Eh si, ci credo proprio.