Home Nautica “Porti inquinati, pieni di idrocarburi”. Parla Daniela Ducato

“Porti inquinati, pieni di idrocarburi”. Parla Daniela Ducato

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Porti inquinati. I motori marini a combustione causano inquinamento atmosferico e acustico, (pensiamo ai canali di Venezia). Ma anche lo sversamento in mare degli idrocarburi. Di questo parliamo con Daniela Ducato, l’imprenditrice più innovativa d’Italia secondo Fortune. 

Parliamo di un inquinamento occultato, sicuramente poco narrato, perché si concentra soprattutto nelle aree portuali. Nell’immaginario collettivo  devono essere per forza sporche e la patina oleosa sulla superficie dell’acqua quasi un tassello imprescindibile della scenografia. Le acque dei porti, denuncia da anni l’associazione Legambiente  con la campagna estiva di Goletta Verde,  non vengono quasi mai analizzate.

Se ne parla solo dopo le catastrofi

Solo le catastrofi ambientali accendono i riflettori sul tema: pensiamo ai grandi sversamenti delle petroliere,  agli incidenti navali. Di quelle con minor impatto parlano solo i media locali. Pensiamo ai danni causati due mesi fa dal maltempo a Rapallo. Nel porto ligure su 335 yacht solo 124 sono rimasti a galla, gli altri sono andati a fondo o dispersi. Barche con i serbatoi pieni di carburante. Un chiaro danno ambientale.

Daniela, imprenditrice della Blue Economy

Il mangia petrolio

Daniela  Ducato è stata premiata da Fortune per il suo impegno imprenditoriale sull’economia circolare. Sul fronte marino ha creato la rete tra imprese e laboratori di ricerca da cui nel 2016 sono nati i geolana salvamare, sono oleo-assorbitori con autorizzazione ministeriale per la gestione dell’emergenza nei macro-sversamenti e della prevenzione quotidiana nei microsversamenti nei porti e porticcioli.

I geolana salvamare sono capaci di catturare fino a 17 kg di idrocarburi al kg sono realizzati con alta tecnologia industriale e materie rinnovabili di sotto lavorazione come lana sughero canapa. Tutti prodotti altrimenti destinati ad essere smaltiti come scarti.
Il Mediterraneo è un mare avvelenato dagli idrocarburi, dai derivati petrolchimici. I porti inquinati sono la regola. Un inquinamento che non sempre si vede, ma è grave e continuo – sottolinea Ducato -. Contribuiscono tutte le imbarcazioni di trasporto, della pesca, da lavoro e del turismo. Sono micro sversamenti giornalieri. Non si fermano mai”.

Non c’è grande evidenza anche per una questione culturale: “Non si pensa mai che i porti sono uno straordinario habitat naturale, li pensiamo naturalmente come aree sporche ed inquinate; ma il porto deve avere lo stesso valore di un’area verde e si deve curare come un giardino. E’ un’area blu”. Non è semplice tutelare zone occupate da imbarcazioni e relativi motori con decenni di vita. Barche che inquinano quanto decine di auto.

La transizione all’elettrico 

I pannelli in azione

La soluzione sarebbe convertire in elettrico la flotta, ma ci vorrà tempo, molto tempo. Bisogna esserne consapevoli. Rispetto all’automotive, si è indietro. “Siamo in una evidente fase di transizione, ma dobbiamo attuare delle strategie di prevenzione e contenimento”. La soluzione della Ducato, un interessante esperimento di green/blue economy e di economia circolare, sono stati i mangia petrolio a base di lana di pecora. “Si collocano a pelo d’acqua e catturano questi inquinanti. Poi inizia un processo di biodegradazione. Un kg  riesce a catturare fino ai 17 kg. Un indice di efficacia importante, che consente anche di monitorare la misura di questi micro sversamenti. Non li vediamo ma ci sono”.

In tre mesi questo sistema di pulizia si autodegrada. “Purtroppo ancora oggi per assorbire gli idrocarburi si utilizzano dei prodotti di derivazione petrolifera. Un cerchio che non si chiude”. E pulire il mare “porta benefici ambientalisanitari perché vicino alle aree portuali ci sono spiagge frequentate. E consente una percezione migliore dei luoghi e un loro migliore godimento”. La guerra ai porti inquinati si può fare, basta crederci.

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