Le pompe di calore sono uno strumento disponibile solo per le famiglie con un reddito medio-alto? E’ il dibattito in corso in Gran Bretagna. Dove l’anno scorso sono state installate solo 100mila pompe di calore. A fronte di 1,5 milioni di nuove caldaie a gas.
I numeri spiegano molto bene come mai la Gran Bretagna è in fondo alle classifiche europee di settore. Numeri impietosi: il numero di caldaie a gas installate ha superato di 15 a 1 il numero di nuove pompe di calore. E solo una su otto nuove abitazioni (il 13%) le ha in dotazione.
“Le famiglie più povere limitate dai sussidi disponibili”
Ricordiamo che si tratta di macchine che prelevano energia termica da fonti rinnovabili. Come aria, acqua o sottosuolo, per riscaldare, raffrescare e produrre acqua calda. Con vantaggi evidenti per la lotta al cambiamento climatico. Mentre le caldaie a gas, anche le più efficienti, emettono CO2.
Ma quello che vale in Inghilterra, al di là dei numeri, vale come principio anche per il resto d’Europa. Un rapporto del think tank Resolution Foundation evidenzia come le famiglie più povere siano escluse a causa dell’inadeguatezza dei sussidi disponibili. Per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni nette, il governo dovrà promuovere l’adozione delle pompe di calore su larga scala. Circa 450.000 famiglie dovranno installarle ogni anno entro il 2030.
Pompe di calore, solo il 19% di quelle attualmente in uso si trova nel terzo più povero delle aree
Ma c’è un problema, come ha evidenziato il quotidiano Guardian. “Il sussidio disponibile tramite il programma di ammodernamento delle caldaie, pari a 7.500 sterline in Inghilterra e Galles, lascia comunque i proprietari di casa a pagare in media circa 5.400 sterline. Di fatto, questo costo esclude le famiglie più povere: solo il 19% delle pompe di calore attualmente in uso si trova nel terzo più povero delle aree, mentre circa il 45% è installato nel terzo più ricco dei quartieri”.
C’è poi un aspetto del problema tutto britannico. Al di là della Manica, le pompe di calore risultano anche più costose da gestire rispetto alle caldaie a gas. A causa delle distorsioni del mercato elettrico del Regno Unito. I prezzi dell’elettricità sono più alti di quelli del gas, per il meccanismo con cui vengono fissati i prezzi dell’energia.
E del fatto che le imposte “ambientali”, destinate a finanziare gli incentivi alle rinnovabili, vengono applicate alle bollette dell’elettricità. Anziché a quelle del gas. Morale: ai prezzi attuali dell’energia, le famiglie subirebbero in media un aumento della bolletta di 32 sterline.
In Italia, 63 milioni di pompe di calore entro il 2030
Un portavoce del Dipartimento per la Sicurezza Energetica – interpellato dal Guardian ha spiegato la posizione del governo. “Non costringeremo nessuno a smontare una caldaia funzionante. E stiamo aiutando più persone grazie al nostro sussidio di 7.500 sterline per le famiglie, con un raddoppio dei fondi“.
Una lezione da tener presente anche in Italia. Il mercato delle pompe di calore è stimato crescere in tutta Europa. Triplicando il numero di macchine installate rispetto al 2023. Fino a raggiungere 63 milioni di pompe di calore al 2030. A livello nazionale – secondo una stima di Assoclima a The European House Ambrosetti verranno installate 8,6 milioni di pompe di calore al 2030. Fino a raggiungere 11,6 milioni di unità installate (+287% a confronto con il 2023).
O compri l’auto o sistemi il riscaldamento. Le soluzioni economiche sono sparite. La spesa è forte. Il rumore esterno pure.
Purtroppo quello che è sparito è il potere d’acquisto degli italiani, dalla crisi bancaria del 2008 non ci siamo più ripresi, e ci hanno scavalcato anche paesi come la Spagna che abbiamo sempre considerato (ingiustamente) più indietro rispetto a noi.
Per chi volesse approfondire (e rattristarsi un pò…): https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/bookmark/f044d46e-1e4d-4c1f-bf65-84407b205c93?lang=en
Ovvio che poi, a cascata, qualsiasi soluzione/efficientamento/miglioria della propria vita, che sia la vacanza, l’auto o la pdc, risultano difficili da acquistare, anche quando i benefici sono perfettamente compresi.
No infatti, nelle case nuove non c’è storia. Sto monitorando casa nuova di un amica, con PDC e fotovoltaico e proprio non c’è storia sul risparmio.
Sto evidenziando il fatto che non è scontato il risultato finale. Un buon termotecnico deve fare una valutazione onesta ed accurata.
Non può essere solo il costo iniziale ad impedire la corretta diffusione, ma anche la fattibilità dell’opera in sé.
L’articolo omette questa parte ma è essenziale per una corretta informazione, e per poter farsi un idea precisa sull’ argomento.
io credo che il problema sia la complessità idraulica
fare Acqua Calda Sanitaria e Risaldamento/Rinfrescamento
con la pompa di calore richiede spazio e una certa complessità e quindi un costo
è anche vero che si fanno 3 impianti e non uno
riscaldamento
rinfrescamento
ACS
forse nei piccoli appartamenti conviene mettere degli splitter per i primi due
e un boiler con pompa di calore per l’ACS
Nei retrofit il raffrescamento è praticamente impossibile, pompare acqua fredda in tubazioni classiche e radiatori vuol dire avere problemi enormi di condensa e trasudazioni, non sono progettate per il freddo.
Resta ACS + riscaldamento, e una pdc moderna sa fare entrambe senza grossi problemi, le tubazioni sono esattamente le stesse di dove è connessa la caldaia.
Per gli spazi dipende dalle dimensioni della casa da scaldare, confermo. C’è intanto il compressore esterno, l’unità interna può essere piccola come una caldaia o anche inesistente (ma difficile se parliamo di retrofit con alta temperatura), mentre se è combi acs+riscaldamento lo spazio maggiore se lo prende il serbatoio dell’acs. Per ambienti ancora maggiori c’è da considerare anche il puffer (serbatoio di acqua che fa da volano termico per l’impianto) che serve a evitare gli spunti a tutta potenza tipici di una caldaia termica, praticamente è un’altro serbatoio da 100-200 lt, e richiede anch’esso spazio.
Dipende anche da che modelli e tecnologia parliamo. Quelle ad alta temperatura, necessarie per fare i retrofit nelle case esistenti con radiatori classici costano sicuramente più di una caldaia, hanno consumi molto inferiori (questo cambio a casa mia ha portato a -50% di consumi energetici per scaldare casa) ma un capex iniziale superiore che andrebbe quindi incentivato con dei sussidi.
Ma nelle case nuove, già coibentate e con riscaldamento a pavimento, le PDC a bassa temperatura non costano tanto più di un nuovo impianto classico, e 7500 sterline non sono poche e in molti casi sono sufficienti a comprare sistemi di ottimo livello.
Da un punto di vista di risparmio energetico nazionale e di inquinamento locale da polveri, il riscaldamento domestico andrebbe sicuramente incentivato più delle auto.
Le pdc alta temperatura sono marketing, nessuno si sognerebbe di usare una mandata di 60 gradi.. Il cop sarebbe pessimo, anche su radiatori si va a bassa temperatura, o cmq a meno di 50.
Non posso togliere la caldaia a gas e mettere una pompa di calore come se nulla fosse.
Superato lo scoglio economico iniziale, devono essere valutate le caratteristiche dell’impianto di casa. Se è progettato per riscaldare con acqua a 60/70 gradi, si dovrà verificare l’efficacia dell’impianto a temperature dell’acqua più basse. Altrimenti vanno messi in conto anche gli interventi lato radiatori. Far lavorare una pompa di calore a quelle temperature, vuol dire consumi elettrici molto alti. Va valutato anche l’isolamento termico della casa, pure la zona climatica. Potrei compensare in parte, mantenendo acceso l’impianto H24, con una curva di accensione più lineare possibile, ma i costi saranno alti in bolletta. Per contenere i costi in bolletta, dovrei affiancare un impianto fotovoltaico con accumulo, ma dimensionato per lo scopo a costi considerevoli. Vedere se ho lo spazio per installare tutte le apparecchiature, non c’è solo la pompa di calore.
Adeguare le costruzioni esistenti non è come dirlo.
Potete fare un test col vostro impianto a gas, abbassando la temperatura dell’acqua, per vedere cosa succede in casa, il prossimo inverno però.
per fugare ogni dubbio : https://youtu.be/C_4OTCCgM_4
Grazie Franco, me lo avevi già passato questo link e non ho avuto modo di ringraziarti.
Io il “test” l’ho fatto, è da due inverni che in casa abbiamo tolto il gas e usiamo pdc ad alta temperatura.
Intanto, non servono minimamente 70°, noi abbiamo mandate tra i 56 e i 61, autoregolati dalla pdc in base alla temperatura esterna (abito sul Lago Maggiore). E 61 si sono visti per poche ore con -4° esterni, la media credo sia stata in inverno sui 58-59. E ogni grado di temperatura in meno, per come funzionano le pdc, sono molti kwh in meno. Stesso discorso per l’acqua sanitaria, è impostata a 50°, basta e avanza. E contando che ahime si va verso un riscaldamento globale, gli inverni sono sempre meno rigidi, tra i due inverni abbiamo avuto un ulteriore calo del 2% circa.
Certo, non basta staccare la caldaia e metterci la pdc, bisogna fare conti accurati – possibilmente con un termotecnico – per avere un sistema finale coerente con le necessità. Ma non abbiamo messo il cappotto ad esempio, quindi il nostro paragone è alla pari, abbiamo però aggiunto (ma andavano già con la caldaia a metano) le valvole intelligenti su tutti i radiatori e programmato le temperature desiderate in ogni locale per ogni ora, e il sistema funziona poi in automatico. La PDC è assolutamente in grado di avere spunti importanti, quasi come quelli di una caldaia, non serve “lanciarla” per ore perchè metta in temperatura un locale. Ma non serve, sono molto più efficienti di quanto uno pensi.
Si alza la bolletta? Ovviamente si, stiamo togliendo parecchi mc di metano (e ognuno sono 10 kwh equivamenti, non dimentichiamolo) e li rimpiazziamo con kwh elettrici. Ma da me il risultato finale è stato -50% in media sull’energia necessaria a scaldare casa. E mentre non posso autoprodurmi il metano, posso produrmi circa il 20% di elettricità in inverno, questo è il mio valore attuale. L’autonomia completa con una pdc in alta temperatura è improbabile. Ma nel conto finale per onestà bisogna metterci anche il metano che non si è comprato, e non è una cifra proprio irrisoria. E se come nazione andiamo verso una elettrificazione spinta, ci sarà sempre più elettricità disponibile con cui togliere il metano.
Questo per dire, sì non è una cosa così immediata fare la sostituzione, ma non è nemmeno una cosa impossibile.
Ah il tutto ovviamente nei retrofit, sulle case nuove non c’è nemmeno da discutere se mettere una pdc, secondo me.
tutto ok . paradossalmente con una temperatura di mandata inferiore diciamo sui 40-50 ma anche meno e mantenedo l’accensione della pdc per periodi maggiori si ottiene lo stesso risultato , da provare . spiegazione : la pdc va in modulazione ovvero mantiene la temperatura col minimo lavoro del compressore , si guadagna in comfort e anche in kw spesi perche’ lavorando a circa il 30% della capacita’ termica della macchina non ha impennate di consumi e ha stress meccanici ridotti al minimo . certo dipende dalla marca ma a parte qualche ciofeca malriuscita quasi tutte le marche sono buone .
Confermo assolutamente. Ho provato la mandata sui 50, ma abbiamo un piano con ancora i radiatori in ghisa e muri vecchi, e l’inerzia termica faceva si che la casa si scaldasse troppo lentamente, anche lasciando andare la macchina per ore. Abbiamo preferito un pò di comfort maggiore a scapito di un pò di efficienza.
Poi ovviamente ognuno avrà un caso differente.
Ah noi abbiamo Hitachi Yutaki S80 da 4hp, ed è solidissima.
il problema è però anche la massa di termotecnici incapaci che non hanno la minima intenzione di aggiornarsi o di imparare qualcosa di nuovo.
15 anni fa ho ristrutturato casa, mea culpa all’epoca non conoscevo minimamente il connubbio fv + pdc perciò mi sono affidato al termo”””””tecnico”””””” che ha seguito la cosa.
risultato, ma no non conviene mettere riscaldamento a pavimento e pdc, mettiamo i radiatori in alluminio che vanno benissimo.
ancora oggi mi mangio le mani.
e la situazione non è che sia migliorata molto nel frattempo, ogni tanto mi viene l’idea di togliere del tutto il gas e mettere la pdc, ma la gente che trovo nella mia zona sembra allergica ai conti da fare..
se non hanno il progettino da fare copia incolla e riproporti vanno in crisi.
ad oggi ho tamponato con le pdc aria aria, bolletta del gas sensibilmente diminuita ma chiaramente il comfort che da un riscaldamento a pavimento non ha nulla a che vedere con gli split.
Purtroppo è vero, i “progettisti” (se così li possiamo definire) sono forse lo scoglio principale all’adozione di nuove tecnologie. gente che ha frequentato a volte il corso di formazione del produttore di caldaie di turno, e che continua a usare lo stesso progetto su ogni casa.
Io ne ho scartati due prima di fare il progetto, perchè per entrambi casa mia era troppo grande per pensare di poterla scaldae solo con la PDC, servica la mitologica “caldaia ibrida”, una ciofeca di prodotto pensato solo per rientrare negli incentivi, ma che continua a bruciare gas e gira con l’elettricità solo per una piccola percentuale del suo tempo. E anche col progettista finale mi son dovuto imporre, lui era “preoccupato dei consumi elettrici”…. numeri alla mano prima e dopo gli ho dovuto dimostrare io (che sono matematico, informatico e abituato a lavorare con dati e fatti, ma non sono un termotecnico) che energeticamente aveta totalmente senso, e non di poco.
Piccola soddisfazione finale, questo termotecnico dopo casa mia si è convinto che “solo PDC” funziona,e l’avrebbe proposto ai clienti futuri. Certo che convincerne uno alla volta è faticoso.