Pizzuto ha un’altra idea: retrokit per 500, Panda e Lancia Y a costo quasi zero

pizzuto retrokit

Un applauso al nostro “Manifesto dell’e-driver”, completo e fin troppo dettagliato, e un appunto: manca un cenno alla conversione dei vecchi termici in elettrici; in una parola, al retrofit. Lo dice Gianfranco Pizzuto, rispondendo alle domande di Fuoco Amico. E ci anticipa i dettagli di un progetto  al quale sta lavorando da mesi: un retrokit industrializzato per tutte le storiche Fiat basate sulla piattaforma mini (500, Panda e Lancia Y).

Cofondatore nel 2008 di Fischer Automotive– si ricorderà l’ipercar Karma – Pizzuto ha creato Automobili Estrema con l’obiettivo di portare in produzione il concept Fulminea. Il prototipo marciante della luxury car non si è ancora visto (arriverà nel 2026, promette Pizzuto), ma il team internazionale che l’ha immaginata sta già lavorando dietro le quinte allo sviluppo di modelli elettrici di altri car maker, anche cinesi. Dei quali dice: «Hanno grandi mezzi, capacità  industriali e tecnologiche, ma hanno ancora bisogno dell’inventiva e del design italiano».

Il progetto Estrema Fulminea raccontato dal suo creatore

Milioni di utilitarie con altri 15 anni di vita in elettrico

Il progetto retrokit nasce dall’analisi dei numeri: su 40 milioni di auto circolanti in Italia, ragiona Pizzuto, circa un quarto è ancora Euro 0 e Euro 1. Auto super inquinanti sia come gas di scarico, sia come emissioni clima alteranti. Che farne? Si può immaginare di rottamarle tutte, sostituendole con veicoli nuovi che costano da 15.000 euro in su? Chi ancora le utilizza ha una capacità di spesa del genere?

Tre domande e un’unica risposta: no. «E’ il momento di pensare come permettere a questi automobilisti di tenerli in vita per altri 10-15 anni ancora – dice Pizzuto -, spendendo però una cifra alla loro portata». La cifra che ha in mente Pizzuto è «meno di 10.000 euro; meglio, meno di 8.000». Sono prezzi  irrealistici oggi, con conversioni artigianali e una insostenibile mole di burocrazia per l’omologazione veicolo per veicolo.

Ma li ritiene invece realistici, se il kit di conversione è prodotto industrialmente, la procedura di elettrificazione è standardizzata, l’omologazione è unica per almeno 1.000 esemplari nel primo caso e almeno 10.000 nel secondo.

Ecco come ti elettrifico la “piattaforma mini” di FIAT

Considerando che la “piattaforma mini” della FIAT accomunava la 500, la Panda e la Lancia Y «stiamo parlando di alcuni milioni di veicoli, gran parte dei quali ancora sulla strada. Immaginate cosa vorrebbe dire retrofittarne anche solo l’1, il 2 per cento all’anno».

A grandi linee Pizzuto immagina un kit così composto:
-una batteria da 30 kW con chimica Litio-ferro-fosfato (LFP) («Pù sicura e più gestibile, pur con un’autonomia cittadina di 300 km e 200 in extraurbano» dice);
-la ricarica AC da 7,4 kW e quella DC da 50kW per una ricarica veloce in 20-25 minuti
-un powertrain motore-inverter elettronicamente settato per riprodure la potenza, la velocità massima e la coppia dell’originale termico
-un display centrale di controllo, con software aggiornato agli standard attuali per la connettività, la navigazione e l’infotainment.

La 500e rivista da Pizzuto, con batteria maggiorata, e la nuova livrea dello sponsor tecnico IONITY.

Lo potrebbero installare anche officine indipendenti, dopo un breve corso di formazione. Infatti si tratterebbe semplicemente di effettuare un banale plug&paly. Basterebbe rimuovere tutti i  componenti termici (motore, cambio, scarichi, serbatoio) e sostituirli con quelli elettrici, progettati per sfruttare gli stessi spazi e gli stessi punti di ancoraggio «senza la necessità della minima modifica al telaio originale».

Si ripaga da solo con incentivi tipo ristrutturazioni edilizie

Anche centrando l’obiettivo di contenere i costi sotto gli 8 mila euro a conversione ultimata, nessuno può considerare “irrisoria” una cifra del genere. Servirebbero quindi incentivi pubblici. Pizzuto immagina qualcosa di molto simile agli incentivi per le ristrutturazioni edilizie. Cioè il rimborso con credito fiscale per il 50/60 per centro delle spese sostenute, da recuperare nei 5 anni di esenzione dal bollo.  «Così l’intervento si pagherebbe praticamente da solo» sottolinea.

Quanto all’omologazione, andrebbe semplificata e concessa in blocco sul kit. Cosa che già avviene in altri Paesi europei, per esempio la Germania, con una validità automaticamente estesa a tutti i Paesi dell’Unione. «Già oggi potremmo ricorrere a questo escamotage – aggiunge – che non è certo alla portata  di un singolo artigiano e di un semplice cittadino».

Tanto ci crede, Pizzuto, che nel breve lasso di tempo intercorso fra la nostra chiacchierata e oggi ha già registrato l’indirizzo email retrofit@automobiliestrema.com. Chi è interessato e vuole saperne di più non deve fare altro che scrivergli.

  • LEGGI anche “Se l’auto elettrica cambia marcia (anzi, tre)” e guarda il VIDEO

 

 

Visualizza commenti (10)
  1. sarebbe bello se questa opzione di retroift esistesse, forse non fitterebbe con le esigenze di tutti, ma almeno per qualcuno potrebbe fittare

    e magari 3000 euro di incentivi su un costo di 8000 li vedrei congrui, visto che sarebbe una attività che genera parecchio lavoro indotto sul territorio

    per me un altro retrofit interessante, potenzialmente forse sotto ai 5000 euro di costo se installato in grande serie, era quello per rendere ibride plug-in le utilitarie termiche già costruite e circolanti, installando due motori-ruota elettrici al posteriore delle utilitarie, e una batteria da 15-20 Kwh dietro al sedile posteriore, e all’anteriore conservare il motore termico per quando fosse proprio necessario usarlo

    se ricordo in italia per quasi 10 anni hanno tentato invano di ottenere l’omologazione, forse perchè avrebbe sottratto quote di vendita alle vetture nuove, e poi un brutto incidente con la strumentazione di misurazione relativa al motore termico su un’auto di prova chiuse il progetto

  2. tutto molto bello … peccato che la principale opposizione di chi ha queste vecchie auto (si.. inquinanti e logore) è che sono la loro unica auto con cui fare anche i famigerati viaggi lunghi e .. di corsa… pertanto non so quanti spenderebbero tempo e soldi per farsi convertire una vettura per fare i km WLTP promessi dal kit nonostante siano ben più che sufficienti per l’uso normale quotidiano della stra-maggioranza di queste vetture
    Se si comincia ad escludere coloro che magari potrebbero economicamente rifornire da casa (a tariffa domestica) o al lavoro (molti meno, purtroppo ) non so quanti kit riuscirebbero effettivamente a mettere in circolazione (sarebbe una nuova buona opportunità ovviamente per le autofficine che si qualificano per la trasformazione.. pure un primo passo per poi certificarsi anche per le successive vetture BEV/NEV che comunque nel medio periodo aumenteranno considerevolmente).

    Se poi arrivassero le Kei-car “all’europea” … quanto sarebbe concorrenziale il kit ?

      1. Quelli che hanno la sola vecchia panda elettrica ……..e puo’ capitare siano costretti a farli 500 km…

          1. Chi ha detto che la panda termica debba avere 300.000 KM?
            Comunque Punto NP di un collega motore 1200 a metano presente anche su panda, 430.000 km, andava ovunque e l’ha cambiata perchè ormai perdeva i pezzi.
            Ne ha presa un altra identica di 2 anni piu’ giovane a Reggio Emilia per 3500 euro con 130.000 KM….
            Si fermeranno 2 volte per caricare su un viaggio di 500 km…..

      2. il problema è che molte di queste ipotetiche vetture “adatte” sono pure in uso a persone ben lontane dalla conoscenza tecnologica per comprenderne i vantaggi e le diverse modalità d’uso

        nel reparto consegne si faceva molta, molta più fatica a far comprendere i semplici e basilari comandi presenti sulle utilitarie (luci, ventilazione e AC, radio, etc) quindi immagino lo smarrimento totale nei confronti di necessità completamente nuove e diverse come ricarica elettrica o diverso calcolo dell’energia necessaria negli spostamenti abituali e, soprattutto, quelli saltuari in montagna o autostrada (anche se teoricamente entro l’autonomia effettivamente disponibile).

          1. Si i pensionati di 60 anni forse……
            Non certo la maggioranza delle persone anziane……

  3. // permettere a questi automobilisti di tenerli in vita per altri 10-15 anni ancora \\
    Se hanno fatto relativamente pochi km prima del retrokitting, beninteso..

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