Più potenza alla ricarica domestica: decolla l’offerta Arera

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Dopo un avvio al rallentatore, la sperimentazione Arera per l’aumento gratuito della potenza domestica nelle ore notturne e nei festivi comincia ad ingranare. Con una forte accelerazione sul finire dello scorso anno. Ce lo dice una nota della società ChargeGuru, sulla base dei dati GSE.

Richieste boom nell’ultimo trimestre 2024

La fotografia scattata dall’ultima Relazione annuale del GSE certifica che gradualmente gli elettromobilisti stanno scoprendo i benefici dell’iniziativa promozionale per la ricarica domestica dei veicoli  elettrici.  Dal 2021 a fine 2024 le richieste di adesione alla sperimentazione hanno toccato quota 5.427, quadruplicando in meno di quattro anni e segnando un picco proprio nell’ultimo trimestre dello scorso anno.

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Il Nord-Ovest resta l’area più dinamica con 1.777 domande, seguito da Nord-Est (1.460) e Centro (1.199), mentre Sud e Isole chiudono rispettivamente con 687 e 304 istanze.

Peccato, mancano all’appello i condomìni

Eppure c’è un dato che stona con questa corsa alla mobilità green: solo il 7% dei dispositivi oggetto della sperimentazione è installato in spazi condominiali. La quota dominante resta concentrata in villette unifamiliari, plurifamiliari o box indipendenti. Dando vita a una contraddizione tutta italiana, chiosa ChargeGuru, uno dei principali operatori europei specializzati nell’installazione di soluzioni di ricarica per veicoli elettrici, se si pensa che oltre il 60% della popolazione vive in condominio.

La ricarica in condominio? E’ meglio se condivisa

La Delibera 541/2020/R/EEL di ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) che ha avviato la sperimentazione, consente ai titolari di un contratto di fornitura in bassa tensione di aumentare gratuitamente la potenza durante le ore notturne o nei giorni festivi.

«Dalla Relazione emerge con chiarezza che la ricarica domestica è il vero motore della transizione elettrica: tempi più rapidi, dispositivi smart e integrazione col fotovoltaico. Ma il divario dei condomìni resta il collo di bottiglia» commenta Diego Trabucchi, Managing Director di ChargeGuru Italia.

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Diego Trabucchi, country manager Italia di ChargeGuru

«Se anche solo una parte di quel 93% di installazioni extra-condominiali confluisse in contesti condivisi – aggiunge Trabucchi -, si aprirebbe una nuova frontiera per l’auto elettrica nelle aree urbane a maggiore densità abitativa, riducendo la pressione sulle colonnine pubbliche e massimizzando l’uso di energia da fonti rinnovabili domestiche» .

Dalla Relazione del GSE, emerge anche un altro aspetto positivo e di buon auspicio per accelerare la transizione verde della mobilità in Italia: l’iter autorizzativo è sempre più snello.

Iter più veloce, ma passano solo 3 domande su 4

Nel 2024 il tempo medio di valutazione su una pratica si è ridotto a 4,3 giorni per il GSE e 8,8 giorni per i distributori, mentre le integrazioni documentali da parte dei clienti richiedono in media 6,7 giorni. Sebbene il tasso di accoglimento abbia raggiunto il 69%, in crescita di cinque punti percentuali sull’anno precedente, il “sistema” manca ancora di efficacia visto che il 25% viene respinto, per lo più a causa di dispositivi non idonei o documentazione incompleta.

Sul fronte tecnologico emergono due segnali incoraggianti: oggi il 92% delle wall-box installate integra la Gestione Dinamica del Carico e il 70% offre la programmazione oraria delle ricariche. Sono le funzionalità che permettono che di bilanciare la potenza impegnata e sfruttare le fasce orarie energetiche più convenienti. Inoltre, nel 37% dei casi l’infrastruttura è abbinata a un impianto fotovoltaico, segno che l’autoproduzione elettrica inizia a dialogare con la mobilità sostenibile .

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Wallbox sempre più intelligenti: flessibilità più vicina

La crescita osservata dal GSE non riguarda solo il numero di richieste ma anche la qualità delle installazioni: la prevalenza di wall-box “intelligenti” abilita servizi di demand-response e ottimizzazione dei carichi. Mentre l’accelerazione dei tempi autorizzativi dimostra che, quando l’iter è guidato da professionisti e dispositivi, il sistema funziona. Tuttavia, le oltre mille bocciature evidenziano che molti utenti si avventurano ancora senza il supporto tecnico necessario.

«Ora occorre estendere questi vantaggi anche ai condomìni, dove vive la maggioranza degli italiani: è lì che si vincerà – o si perderà – la partita della mobilità elettrica» conclude Trabucchi.

  • LEGGI anche “Il futuro della ricarica: Arera lo immagina così” e guarda la VIDEO intervista

Visualizza commenti (2)
  1. Per la ricarica in condominio è necessario che sia pensata una soluzione che vada oltre i servizi oggi proposti. Sì dovrebbe partire da una differente logica del POD per ogni utenza e fare una sorta di POD condiviso che abbia poi a valle dei contatori per la corretta ripartizione; un po’ come si fa per il riscaldamento centralizzato con contatori sui caloriferi. Ad esempio un POD da 22 kW poi suddiviso in più contatori che condividono la potenza. Personalmente poter caricare anche solo a 2 KW in 8-10 ore potrebbe garantirmi 100-130 km che è quasi il triplo di quanto uso al gg.

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