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Pininfarina farà un Suv e una berlina dopo l’hypercar

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La Pininfarina Battista

Pininfarina farà un Suv e una berlina, dopo la hypercar Battista svelata al Salone di Ginevra. Tutto elettrico, naturalmente. I piani sono stati svelati dal CEO Michael Parschke.

Prezzo tra i 200 e i 400 mila euro

La produzione di automobili fa capo a una società “sorella” della storica Pininfarina spa e ha sede non a Torino, ma a Monaco di Baviera. Entrambe fanno capo al gruppo indiano Mahindra & Mahindra. Non ci si ferma dunque all’hypercar a tiratura limitata e a prezzo astronomico, 2 milioni di euro.

Michael Parsckhe
Il Ceo di Automobili Pininfarina, Michael Parsckhe

Parschke parla di automobili comunque costosissime, tra i 200 e i 400 mila euro, ma con numeri decisamente superiori. In arrivo sul mercato entro la prima metà del 2022. “Il nostro intento strategico è molto chiaro“, ha detto il CEO in un’intervista telefonica al periodico specializzato Automotive News. “Vogliamo diventare un player significativo nel segmento delle hypercar, ma anche del super-lusso. E non intendiamo restare un’azienda mono-prodotto“.

Macchine con 600 km di autonomia

Presto ai potenziali clienti verranno mostrati dei bozzetti realizzati in passato dai designer di Pininfarina. Con una serie di incontri che si terranno a partire dal tradizionale appuntamento di Pebble Beach, dove sarà in mostra la versione ormai definitiva della Battista. In vista dell’inizio della produzione, previsto per il 2020. Per tagliare i costi, l’azienda sta cercando un partner con cui sviluppare una nuova piattaforma per i due nuovi modelli, condividendo i costi.

Battista dietro
La Pininfarina Battista vista nel tre-quarti posteriore

Partendo dal presupposto che il nuovo Suv e la berlina dovranno ospitare pacchi-batterie con una capacità compresa tra 100 e 125 kWh. Con un’autonomia su strada di almeno 600 km. Ci sono stati contatti con il Gruppo Volkswagen-Audi, ma non si è arrivati a un’intesa. Quanto al luogo di produzione, Parschke è rimasto sul vago: “Idealmente vorremmo farlo in Italia, ma abbiamo un sacco di proposte da altri Paesi“.

 

 

 

 

 

 

 

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