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Pianeta in esaurimento, la sfida delle materie prime: il 21 a Torino

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“Un pianeta in esaurimento” è il titolo dell’evento organizzato congiuntamente dalla piattaforma Prometeo Tech Cultures e dall’Associazione CAReGIVER. Si svolgerà il 21 gennaio a Torino presso il Fisu Village, in piazza Castello. Vuole illustrare la sfida dell’approvvigionamento delle materie prime strategiche sui principali assi di sviluppo tecnologico: energia, trasporti, rivoluzione digitale.

Mentre infatti l’umanità sta fronteggiando molteplici crisi legate al frenetico sviluppo delle tecnologie (climatica, economica, pandemica, geopolitica, bellica, ecc.), numerose materie prime cominciano a scarseggiare, mettendo a rischio la praticabilità stessa di alcune delle soluzioni tecnologiche avanzate che a tali crisi potrebbero dare una risposta.

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L’evento si articolerà in due sessioni (mattina e pomeriggio), entrambe con la moderazione di Raffaello Porro, Fondatore e CEO dello StudioRPR .

Mattina | dalle 11,00 alle 13,00, con i seguenti interventi:

  • Patrizia Lombardi, Vicerettrice per Campus sostenibile e Living Lab, Politecnico di Torino: “Le grandi sfide per la sostenibilità secondo l’Agenda 2030”
  • Giovanni De Santi, Direttore del Foresight e Strategic Planning Office al Politecnico di Torino, docente di Sostenibilità e Economia Circolare presso l’Università di Pisa: “Cosa sono i Critical Raw Materials?”

Pomeriggio | dalle 15,00 alle 18,00, con i seguenti interventi:

  • Guido Saracco, curatore di Prometeo Tech Cultures, già Rettore del Politecnico di Torino: “Quali energie per il 2050?”
  • Massimo Deandreis, Direttore Generale di SRM Centro Studi di Intesa San Paolo: “I materiali critici per l’energia”
  • Stefano Re Fiorentin, già Direttore del Centro Ricerche FIAT, responsabile della direzione tecnica di CAReGIVER: “I materiali critici per il settore dei trasporti”
  • Mario Petronio, già responsabile progettazione motori FIAT, Lancia e Alfa Romeo, membro del consiglio direttivo di CAReGIVER: “Sfide e materiali critici per la propulsione elettrica”
  • Fabio Mingrino, già a capo dello sviluppo di prodotto di IVECO e CNH, membro del consiglio direttivo di CAReGIVER: “Sfide e materiali critici per la filiera dell’idrogeno”
  • Fabrizio Pirri, Vicerettore per lo Sviluppo del modello e delle infrastrutture di ricerca, Politecnico di Torino: “Sfide e materiali critici per la rivoluzione digitale e l’intelligenza artificiale”

A partire dalle 18,00 la Camera di Commercio di Torino offrirà una degustazione di vini del canavese.

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3 COMMENTI

  1. già, il bisogno primario di 8 miliardi (a crescere velocemente) NON è la garanzia di cibo e acqua, ma che tutti abbiano congegni elettronici con cui distrarsi, la macchinina per muoversi e l’elettricità per la notte..

    finalmente ci estingueremo.

  2. Aurelio Peccei lo diceva già nel 1970.

    Fu fondato nell’aprile del 1968 dall’imprenditore italiano Aurelio Peccei e dallo scienziato scozzese Alexander King, insieme a premi Nobel e leader politici e intellettuali fra cui Elisabeth Mann Borgese ed Eric Jantsch. Il nome del gruppo nasce dal fatto che la prima riunione si svolse a Roma, presso la sede dell’Accademia dei Lincei alla Villa Farnesina.

    Conquistò l’attenzione dell’opinione pubblica con il suo Rapporto sui limiti dello sviluppo, meglio noto come Rapporto Meadows, pubblicato nel 1972, il quale prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, specialmente petrolio, e della limitata capacità di assorbimento degli inquinanti da parte del pianeta[1]. La crisi petrolifera del 1973 attirò ulteriormente l’attenzione dell’opinione pubblica su questo problema.

    In realtà le previsioni del rapporto riguardo al progressivo esaurimento delle risorse del pianeta erano tutte relative a momenti successivi al primo ventennio del XXI secolo, ma il superamento della crisi petrolifera degli anni settanta contribuì alla nascita dell’opinione secondo cui le previsioni del Club di Roma non si sarebbero avverate. Nella pratica, l’andamento dei principali indicatori ha sinora seguito piuttosto bene quanto previsto nel Rapporto sui limiti dello sviluppo, e l’umanità è destinata a confrontarsi nei prossimi decenni con le conseguenze del superamento dei limiti fisici del pianeta[2]. Un esempio di ciò è dato dal picco di Hubbert.

    Pubblicati negli anni della grande crisi petrolifera e dell’unica crisi dei mercati cerealicoli della seconda metà del secolo, i due rapporti realizzati dal MIT per il Club di Roma produssero immensa attenzione, ma l’essenza del messaggio, la previsione che dopo l’anno 2000 l’umanità si sarebbe scontrata con la rarefazione delle risorse naturali, fu sostanzialmente rigettata dalla cultura economica internazionale, compresi illustri economisti quali Julian Simon e premi Nobel come Amartya Sen, assolutamente convinti che lo sviluppo tecnologico avrebbe sopperito ad ogni rarefazione di risorse.

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