Phase Motion Control fa navigare i traghetti elettrici nei fiordi norvegesi mentre in Italia la Capitaneria blocca quelli ibridi finanziati con i soldi dei contribuenti. L’azienda genovese annuncia le sue novità tecnologiche. Vediamole.
Innovazione per Phase Motion Control
L’azienda di Genova collabora con i norvegesi di Brim Tech e questa è la filosofia di entrambe: «Non basta semplicemente montare un motore elettrico su un’imbarcazione tradizionale». C’è da ripensare il design «per ridurre i consumi e ottimizzare l’autonomia». In alcuni casi come tra gli svedesi di Candela si punta sui foil.
La soluzione italiana è basata oltre che sugli «studi avanzati condotti sull’idrodinamica» anche «sull’efficienza delle eliche». Più nel dettaglio e sulla base della ricerca le «eliche di grande diametro, a bassa velocità di rotazione, riducono l’attrito con l’acqua e aumentano la spinta».
Gli esiti hanno portato Phase a progettare «un motore a magnete permanente di nuova generazione, capace di trasmettere direttamente la coppia all’elica senza l’uso di riduttori. Questo rende il sistema più efficiente e silenzioso».
Un traghetto da 80 passeggeri, motore Phase da 1 MW, velocità da 32 nodi
Il nuovo motore elettrico incorpora il cuscinetto reggispinta, di solito integrato negli invertitori meccanici. «Questo design semplifica notevolmente l’installazione: il motore si collega direttamente all’asse dell’elica senza necessità di componenti aggiuntivi, riducendo peso e complessità ».
Il primo prototipo è attualmente in servizio nei fiordi di Oslo, dove trasporta fino a 80 persone. Varata anche una seconda imbarcazione più veloce, dotata di due motori da 1 MW, capace di raggiungere i 32 nodi «dimostrando che le imbarcazioni elettriche possono competere anche su prestazioni elevate».
Phase Motion Control e Brim Tech stanno sviluppando un trimarano con un design definito «ancora più efficiente». Grande innovazione per l’azienda con oltre trent’anni di esperienza nel settore.
Sostenibilità anche nella sede che può vantare un impianto fotovoltaico sulla copertura, le schermature solari si estendono dal tetto per ombreggiare la nuova facciata in vetro. Tutti i sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria sono gestiti da pompe di calore elettriche ad alta efficienza. Le pareti sono state rivestite con vernici fotocatalitiche che sfruttano l’energia della luce diurna per dissolvere i composti di NOx nell’aria.
Convengo in toto con quanto scritto nell’articolo, solo in Italia possono accadere queste cose, soldi pubblici sprecati come quelli che alimentano tutto il teatrino relativo alla realizzazione del ponte sullo Stretto. Indirizzare questi denari verso queste forme di navigazione a zero emissioni accompagnate da una normativa che ne permetta fattivamente l’operatività sarebbe la giusta via. Ma mi ripeto siamo in Italia e prima che ciò accada e si diffonda passeranno decenni e per il Sud Italia, lustri!!