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Petrini contro Amazon: “Oggi è il vero nemico”

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Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, all'attacco del colosso Amazon.

Petrini contro Amazon: il fondatore di Slow Food va all’attacco del patron del colosso del delivery (e non solo) e Luca ci chiede che ne pensiamo. Vaielettrico risponde. Ricordiamo che i vostri quesiti vanno indirizzati a info@vaielettrico.it

Petrini contro amazonPetrini contro Amazon: è il simbolo di un’economia da combattere

Forse non c’entra con l’auto elettrica, ma c’entra sicuramente con il tema della sostenibilità, di cui vi occupate spesso. Mi ha colpito l’attacco di Carlo Petrini, ad Amazon. Parlando a un gruppo di ragazzi a Torino (leggo sulla Stampa) ha detto: “Se ripartissi da zero con Slow Food, ora combatterei Amazon. E voi, ragazzi, che comprate e alimentate Amazon, che non paga neppure le tasse in Italia, siete direttamente coinvolti, avete una grossa responsabilità”. Aggiungendo che una volta il suo nemico era McDonald’s, ma che ora combatte Amazon, definito “il simbolo di un’economia che taglia alla radice i piccoli. Quel mondo che Slow Food cerca di valorizzare quotidianamente, con i presìdi, con la filosofia dell’unirsi per essere più forti”. Ho molta stima di Petrini, ma temo che Amazon sia un nemico imbattibile, ben più agguerrito di McDonald’s. Che ne pensate? Luca Casadei

Petrini contro amazon
Jeff Bezos, fondatore di Amazon

Il coraggio di battersi contro lo strapotere delle multinazionali

Risposta. Amazon è una macchina da guerra, un capolavoro di organizzazione che riesce a consegnarti a casa nel gito di poche ore volumi introvabili in qualsiasi libreria. E tanto altro. È vero, però, che esercita una concorrenza sleale sul mondo del commercio, pagando tasse irrisorie sui suoi profitti, grazi a un regime fiscale iniquo. Sul piano della sostenibilità, poi, non è il massimo avere tutti questi furgoni (per ora a gasolio) che attraversano continuamente le nostre città. Jeff Bezos si è impegnato a sostituirli progressivamente con van elettrici e ha persino comprato una quota dell’azienda che li produrrà, Rivian. Staremo a vedere. Ed è comunque da ammirare la lotta che Petrini conduce contro lo strapotere delle multinazionali.Al mondo ci sono 500 milioni di piccole aziende che garantiscono l’alimentazione al 75% degli esseri viventi“, spiega. “Eppure sono niente rispetto alle multinazionali. E sapete qual è il paradosso? Che i prodotti realizzati dai contadini poveri danno l’eccellenza alle tavole dei ricchi e i prodotti iperprocessati delle industrie finiscono ai più poveri”.

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38 COMMENTI

  1. In Liechtenstein ci sono più Anstalten che residenti, a Londra ci sono studi che costituiscono ogni giorno centinaia (a star bassi) di trust con sede in Nuova Zelanda e regolati dalla legge del Delaware. Al largo dell’Irlanda c’è un bel paradiso fiscale e anche S. Marino, nel suo piccolo, si difende.

    C’è poco da competere al ribasso con chi offre scappatoie ai furbi. Fino al 2017 ci riuscivano con la worldwide taxation gli Usa, che obbligavano le società nazionali a dichiarare i profitti mondiali e riconoscevano in detrazione le tasse pagate all’estero. Con Trump si è adottata una diversa soluzione tesa direttamente ad evitare la migrazione all’estero dei profitti. Certo che la loro aliquota sui redditi d’impresa mi pare sia il 21%, perciò ben più appetibile (tollerabile?) della nostra.

    Forse dovremmo smettere di lamentarci e metterci in linea con le aliquote del resto del mondo, perché le furbate di Amazon, Google e compagnia bella sono possibili solo perché è facile fare lo shopping delle aliquote fiscali. Ci sarebbe da chiedersi perché nessun governo alzi la manina per lamentarsi (io lo so, ma non voglio beccarmi una querela).

  2. Ma siamo sicuri che l’e-commerce provochi più inquinamento rispetto al commercio tradizionale? O gli acquisti online su Amazon inquinano di più di altri negozi online? A questo punto togliamo il servizio postale e tutti portano le proprie lettere di persona: sai quanti furgoni in meno?
    Provocazioni a parte: quante volte mi succede di cercare prodotti che non so nemmeno se davvero esistono o in quali negozi cercarli, e grazie ad una breve ricerca in internet lo puoi trovare . Oppure nel caso se sei indeciso tra 2 o più prodotti, in confronto è più facile (e meno dispendioso e inquietante).

    P.S. Non sono cliente Amazon, ma faccio regolarmente acquisti online.

    • /// siamo sicuri che l’e-commerce provochi più inquinamento rispetto al commercio tradizionale? \\\ Credo che nessuno lo pensi, anche perché nel suo piccolo (per modo di dire..) l’e-commerce disincentiva l’uso delle auto private, peró non possiamo negare che – almeno nel caso dei giganti come A. – avrebbe bisogno di una maggiore regolamentazione in vari campi come evidenziato in altri commenti.

      /// gli acquisti online su Amazon inquinano di più di altri negozi online? \\\ Direi di sí vista la quantitá delle transazioni e soprattutto la politica dei resi (vedi link in un altro commento)

      Invece sono d’accordo per quanto riguarda gli articoli introvabili con i canali tradizionali.

  3. Forse sarò cinico ed egoista, però rilevo che i “piccoli” che ora si strappano le vesti, non sempre si comportavano correttamente quando prima che arrivasse Amazon potevano fare il “bello e il cattivo tempo”. Scuse su scuse per avere un rimborso o fare un reso. Con Amazon, da cliente, MAI un problema. Sapere che puoi acqistare in sicurezza perché vieni garantito, è tanta roba.

  4. Per quanto riguarda lo sfruttamento dei lavoratori non credo che Amazon sia più colpevole di altre realtà quali ad esempio supermercati o grandi catene commerciali.
    A suo favore resta il fatto di dare uno stipendio a migliaia di dipendenti e tra l’altro di riconoscere ai meritevoli una gratificazione economica.
    Certo non è tutto oro quello che luccica ma neanche mer…..
    E se proprio ci si vuole appellare al fattore fiscale,se altri paesi attuano regimi fiscali vantaggiosi, magari è ora di svegliarsi un po’ e farlo anche noi.
    In fondo l’Italia ha molto da offrire è basterebbe un po’ di lungimiranza per far si che qualche sacrificio Oggi diventi un beneficio costante in futuro.
    Ma purtroppo in Italia si pensa solo a magnare.

    • /// a suo favore resta il fatto di dare uno stipendio a migliaia di dipendenti e tra l’altro di riconoscere ai meritevoli una gratificazione economica \\\ Diciamo che con lo scadimento generale delle condizioni lavorative degli ultimi decenni non è difficile passare per “benefattori”.. Credo che sarebbe riduttivo puntare il dito sulla singola impresa senza rimettere in discussione l’intero sistema.

      /// se proprio ci si vuole appellare al fattore fiscale,se altri paesi attuano regimi fiscali vantaggiosi, magari è ora di svegliarsi un po’ e farlo anche noi \\\ Non è cosí facile anche volendo.. Inoltre un governo che attua un regime fiscale “vantaggioso” per le imprese rischia di penalizzare altre fasce di popolazione per compensare i mancati introiti (teoria della coperta corta)

      • Ma non solo quello.
        Intanto, la gara alla tassazione più bassa viene fatta da Paesi tipicamente piccoli (non si è mai visto un paradiso fiscale di 50-100 milioni di abitanti) perchè questi hanno spese correnti inferiori: meno ospedali, meno km di strade, e via dicendo. Olanda, Svizzera, o “Stati” ancora più piccoli come i vari principati…
        Secondo, la gara viene fatta a spese di altri Paesi: prendiamo l’esempio dell’Olanda. Ospita aziende estere con sede legale presso di loro, aziende che però hanno le loro attvitià all’estero, e in Olanda non consumano nessuna risorsa locale, ma portano denaro.
        A queste si può offrire tassazioni più basse perchè tanto sono tutti capitali extra che entrano. E fatto 100 la quantità di tasse che serve per mandare avanti lo Stato, se anche solo le aziende estere mi portano 20 perchè hanno una tassazione agevolata, ai miei cittadini posso chiedere 80 invece di 100. Furbo no? Tanto chi ci rimette sono i cittadini degli altri Paesi dove quella ricchezza è stata prodotta e venduta.

        Ho lavorato per dieci anni in Svizzera e ho visto le stesse identiche scene, aziende italianissime con la sede appena dopo il confine in condomini con 100 cassette postali in 5 appartamenti, e dove i comuni di frontiera (li la tassazione è anche comunale) facevano a gara ad accaparrarsi le aziende offrendo tassazioni sempre più basse, anche contrattate singolarmente.

        Fiscalmente funziona? Si.
        E’ corretto? No, è una vigliaccata.
        La tassazione dovrebbe avvenire dove la ricchezza viene prodotta, indipendentemente dalla sede legale dell’azienda.

  5. Esempio:
    Un tempo per acquistare qualcosa che non fosse di utilizzo quotidiano dovevo spostarmi e girare n° posti per trovare il prodotto che soddisfacesse le mie necessità.
    Oggi con Amazon o eBay posso confrontare prodotti con caratteristiche equivalenti, se voglio posso scegliere un produttore italiano se presente, contattare il venditore ed infine acquistare.
    Senza muovermi da casa.
    Direi che a sostenibilità ci siamo già ora.

    • /// posso confrontare prodotti con caratteristiche equivalenti, se voglio posso scegliere un produttore italiano se presente, contattare il venditore ed infine acquistare \\\ In questo caso è anche colpa del consumatore, spesso si impunta sulle 2/3 grandi piattaforme internazionali senza prendere in considerazione quelle su scala piú piccola come catene di supermercati o negozi specializzati.. E magari anche quando la differenza di prezzo del prodotto sarebbe accettabile.

  6. Non trovo più gli articoli originali, ma avevo letto di alcune proposte a livello europeo per tassare la globalizzazione dei prodotti in base all’impronta ecologica che il loro trasporto implicava. Forse questa potrebbe essere un’iniziativa da studiare, perchè se è vero che un prodotto cinese venduto su amazon o alibaba costa meno del prodotto locale, l’impronta di inquinamento che portare questo prodotto qui in Italia (o ovunque venga venduto) genera è tutt’altra cosa.
    In questo modo si inizierebbe anche ad apprezzare il fatto che il prodotto km0 alla fine non è così tanto più caro del prodotto industriale prodotto altrove. E’ solo che per anni abbiamo pagato pochissimo i carburanti.

    • la vedo tra l’improvabile e l’impossibile considerato che :
      elettronica microprocessori =Cina /Taiwan (che è sempre CIna) per oltre il 90%
      Cotone= Cina (maggiore produttore nell’area dello Xinjiang) India e Pakistan
      Vestiti in cotone= Pakistan/Cina/Tailandia/Vietnam (tutti i maggiori brand Diesel, Armani, H&M, Lacoste ecc.ecc.ecc.)
      Acciaio = India, Ucraina, Cina per la maggioranza
      Ghisa= Ucraina e Cina per la maggioranza
      Industria del bianco =Turchia e Cina in gran parte
      moltissimi dei televisori che abbiamo a casa=Cina e zona cusninetto tra Korea del Nord e Korea del Sud dove moltissime aziende (Samsung ecc) hanno aperto fabbriche con manodopera nord Koreana a costo vicino allo Zero
      stipendio mensile operaio Turchia sui 500 eur, 400-500 euro circa in Serbia e Bisnia Herzegovina, in Cina si parte dai 500 euro in su per l’operaio specializzato con aumento annuale programmato indicizzato, meno di 200 euro mese in India , Pakistan ecc si cala ancora.
      Quà abbiamo chiuso quasi tutto visto che costa troppo, costra troppo ed è penoso avere permessi per aprire un’azienda, costa troppo non inquinare.

      • Non costa “troppo”, è che ci riesce difficile accettare che dobbiamo (si, dobbiamo) pagare il prezzo giusto di un prodotto, e tornare indietro adesso a quei prezzi non ci va, perchè – esclusi i beni di prima necessità – la gente vuole possedere sempre di piu. Cento vestiti da 10€ invece di un paio di vestiti confezionati da 200€, scarpe in quantità, il televisore sempre più grande, e via dicendo.
        Fortunatamente, almeno per gli alimenti, la gente sta iniziando a ricordarsi dei negozi a km0 (km0 vero,non le cose di facciata della GDO) che vendono prodotti locali, ottimi, freschissimi, che ovviamente costano un pò di più ma neanche tanto, perchè essendo freschi non marciscono dopo due giorni e quindi si spreca meno. E dal macellaio di paese io trovo tutti, non solo il manager con la Porsche, segno che non è un prodotto accessibile solo “ai ricchi”.
        Per la parte burocratica invece sono perfettamente d’accordo, dovremmo agevolare le nuove iniziative, non intralciarle (al netto dei paletti giuridici e ambientali ovviamente).

        • /// dobbiamo (si, dobbiamo) pagare il prezzo giusto di un prodotto, e tornare indietro adesso a quei prezzi non ci va, perchè – esclusi i beni di prima necessità – la gente vuole possedere sempre di piu. Cento vestiti da 10€ invece di un paio di vestiti confezionati da 200€, scarpe in quantità, il televisore sempre più grande, e via dicendo \\\ xx minuti di applausi (xx = numero a scelta a seconda della propensione al “sacrificio” di chi legge 😉 ) Se non altro la consegna a domicilio dei beni di prima necessitá è ancora in mano ai supermercati “di prossimitá”…

          • Il panettiere che ti porta a casa il pane fresco ogni mattina esiste da sempre, molto prima che Amazon fosse anche solo nei sogni di Bezos! 😀

    • La norma è contenuta nel pacchetto “fit for 55”: una barriera doganale per i beni importati nella Ue proporzionale alle emissioni di CO2 in fase di produzione. Il pacchetto è in discussione fra Palramento europeo, commissione e governi

  7. Sinceramente sono in conflitto:

    Ci sono sicuramente problematiche di tutti i tipi, dal pagamento delle tasse allo sfruttamento dei lavoratori e dei venditori.

    Pero’ Amazon ha messo in grande difficoltà la grande distribuzione (quella con i supermercati), che ha messo in difficolta’ i piccoli commercianti. Non mi pare che Amazon (o le piattaforme di vendita online) facciano peggio per “la qualità” di quanto faccia la grande distribuzione organizzata. Già la GDO aveva il coltello dalla parte del manico nei confronti dei fornitori. Il problema semmai è che ha quasi il monopolio sulle vendite da remoto.

    E dal punto di vista ambientale, sarebbe interssante capire se Amazon è peggio della grande distribuzione:

    Se prendiamo in esame le consegne, ad esempio, mi piacerebbe capire se è meglio che migliaia di persone si spostino in macchina per fare gli acquisti, o che un furgone (o un postino) passi a fare le consegne per tutto un quartiere?

    Non sono sicuro, ovviamente, ma ho il sospetto che anche senza i furgoni elettrici, il sistema più ambientalmente sostenibile sia quello delle consegne.

    Se la flotta dei furgoni verrà elettrificata velocemente, la bilancia si sposta ancora di più sul modello di vendita per corrispondeenza.

    La spinta alle rinnovabili Di Amazon è dovuta al buon cuore? No, per carità! È dovuta al fatto che si saranno fatti due conti, e hanno visto che l’energia rinnovabile e la trazione elettrica ridurranno i loro costi.

    Ma non vedo questo come una cosa negativa, vuol dire che rinnovabili e motori elettrici sono ben posizionati per il futuro.

    • Ho trovato interessante il confronto fra societá internazionali di e-commerce e GDO / supermercati di quartiere ma non so se si possono paragonare le emissioni totali delle due categorie di “operatori” visto che i primi hanno una “filiera” molto piú lunga (senza contare che spesso si tratta di prodotti non di prima necessitá a differenza dei secondi..)

  8. Anche secondo me la presa di posizione di Petrini è ammirevole ma, visti i principi ispiratori di Slow Food, rischia di essere vista come un’opinione “radical chic” che non tiene conto delle esigenze dei “comuni mortali”. Esigenze che in alcuni casi potrebbero essere fondate ma in molti altri mi sembrano indotte – piú che da effettiva necessità – da pigrizia mentale e assuefazione alle sofisticate tecniche di vendita del “quasi monopolista”. Ne approfitto per linkare un articolo con le alternative al colosso dell’e-commerce https://www.lealternative.net/2020/10/12/alternative-ad-amazon/ (il sito piacerá soprattutto agli appassionati di informatica.. alternativa)

  9. Mai nessuno che ha il coraggio di combattere lo strapotere delle multinazionali del petrolio.

    Chissà perché?

    • tutti collusi e/o corrotti.. fin dalla fine dell’800!!🤦‍♂️🤦‍♂️
      ora si comincia anche a leggere commenti dove destra = fossili: non c’è fine alle stupiderie..

      • destra = fossili è una semplificazione da bar

        ma lei li ha letti i programmi elettorali?
        quale che sia la loro effettiva realizzazione e realizzabilità,
        raccontano di sicuro qualcpsa dle mpdo di vedere le cose di chi le propone.

        e allora destra = fossili è semplicistico ma non lontano dal vero

        • come dico da anni, in italia stiamo ancora troppo bene..
          ma sta sempre più velocemente arrivando il momento.

          • e cosa c’entra il discorso di “destra = fossili” ?

            e poi: auspicare e godere della distruzione
            è un po’ come il marito che si evira
            perchè la moglie non si concede più.

            la distruzione è distruzione per tutti
            nel migliore delle ipotesi è poter dire “ve lo avevo detto”…e patire la crisi economica/finziaria/sociale come tutti gli altri

    • Ci avvelenano da anni, stanno distruggendo il clima rendendo il pianeta inabitabile soprattutto per le persone più disagiate e nessuno fa nulla.

  10. Tutto quanto condivisibile ma la “guerra” contro questi colossi va condotta da entita’ di pari grandezza. Mi spiego: il singolo per quanto animato da ideali virtuosi si dovra’ scontrare con le esigenze del proprio portafoglio e, come singolo, sara’ inevitabilmente attratto da Amazon & Co che sono in grado di offrire prezzi e servizi che le piccole realta’ non possono offrire. Occorre quindi agire come Comunita’: siamo d’accordo che occorre e, su lungo termine, ci conviene (come collettivita’) difendere le realta’ locali? Bene, allora occorre mettere in atto una politica fiscale e/o di incentivi che siano in grado di sostenere i secondi e metterli in grado di gareggiare con i primi ad armi pari. Il singolo non puo’ svuotare il mare da solo… Poi un discorso a parte andrebbe fatto sui quei (alcuni) “piccoli” che, poco lungimiranti, invece ci “marciano” (e quindi spingono inevitabilmente il consumatore verso il Grande). Sul discorso delle tasse non pagate in Italia “sfondiamo una porta aperta”: e’ uno scandalo……..

    • /// il singolo per quanto animato da ideali virtuosi si dovra’ scontrare con le esigenze del proprio portafoglio \\\ Aggiungiamo pure la mancanza di tempo per completare il quadro… Tuttavia bisognerebbe distinguere fra acquisti di prima necessitá e non, e -potendo – fare lo sforzo di considerare alternative anche dello stesso tipo. Purtroppo puó essere anche un problema di pigrizia mentale che ci porta ad associare istintivamente una categoria di prodotti e/o servizi all’esponente dalla politica commerciale piú aggressiva.

      • La tematica si inserisce in un discorso piu’ ampio che non riguarda solo il fenomeno “Amazon”. Quando noi acquistiamo una Tshirt a 2 euro siamo chiaramente consapevoli che questo prezzo e’ cosi’ basso perche’ la manodopera usata e’ minorile e schiavizzata……
        Ma, nell’immediato, ci fa comodo cosi’ (il portafoglio ringrazia) o, per le categorie piu’ disagiate, e’ obbligatorio cosi’……… Ma nel lungo periodo ci stiamo “suicidando” (o ci siamo gia’ suicidati, per esempio il settore tessile italiano non esiste piu’…….). Aggiungiamo che gli “attori” di questo fenomeno sono spesso gli stessi imprenditori italiani che hanno spostato la produzione in Asia “per sopravvivere”. Il fenomeno e’ auto-alimentante perche’ ognuno “tiene famiglia” e quindi prima pensa a se’ e poi al resto…… E allora ci vuole uno sforzo collettivo, una Politica (P maiuscola) lungimirante e in grado di sopportare la pressione di chi, all’inizio viene eroso nei suoi privilegi e nella sua “comfort zone”. In tal senso ritengo l’azione diretta del singolo molto inefficace se non collettivamente sintonizzata……..

        • In effetti si potrebbe fare qualcosa di piú per ostacolare la delocalizzazione delle imprese e la concorrenza sleale.. Vedasi anche, per rimanere in linea con le tematiche affrontate da VE, le iniziative per creare un polo dell’elettrico in Europa (gigafactories e cosí via)

  11. Sicuramente ha ragione Petrini. Anche quando Bsoz avrà elettrificato tutti i suoi trasporti, e lo farà solo se ci guadagna, continuerà a sfruttare le persone e l’iniquo sistemo fiscale studiato per ricchi e furbi.

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