Per Paolo Silingardi bene l’ibrido come auto aziendale , ma molto meglio l’elettrico. Ex assessore comunale dei Verdi a Modena a metà degli anni ’90, poi una vita da imprenditore della green economy come presidente di Achab Group, dopo 11 anni alla guida di tre Toyota Prius è passato alla guida di una Tesla (leggi anche).
La parola a chi fa lunghi spostamenti per lavoro
Un cambio di motore, propulsione, stile di guida ed economia che ci viene spiegato con un’interessante analisi dove Paolo Silingardi fa emergere gli elementi poco convenienti dell’ibrido rispetto all’elettrico. La riflessione si basa sull’ esperienza ovvero l’utilizzo intenso dell’auto per esigenze professionali. E qui il confronto si fa interessante perchè Paolo Silingardi smentisce tutti coloro che riducono l’elettrico alla dimensione urbana. Quando l’auto è aziendale ovvero una sorta di ufficio viaggiante, l’elettrico diventa competitivo e più adeguato. Ma ora diamo parola al protagonista di questa storia.
di Paolo Silingardi

Come imprenditore con Achab Group da anni ci occupiamo di ambiente e sostenibilità, ma siamo pur sempre un’impresa e quando spendiamo dei soldi dobbiamo tenere conto anche dei parametri economici. E così dopo 11 anni di ibrido (3 Toyota Prius) e 500.000 km percorsi su e giù per l’Italia abbiamo deciso di passare ad un’auto aziendale completamente elettrica. Una scelta motivata anche dalla volontà di ridurre il nostro impatto sull’ambiente e dalla recente trasformazione in Società Benefit. Ho deciso di scrivere una serie di articoli sui motivi di questa scelta documentando passo a passo le conseguenze di questo cambiamento sulla mia mobilità.
L’obiettivo è condividere problemi, esperienze, limiti e potenzialità della mobilità elettrica, visti e vissuti dal lato di un “viaggiatore”, per parlare soprattutto a chi si muove per lavoro ed usa l’auto come uno strumento professionale per visitare colleghi, clienti, luoghi di lavoro.
In 11 anni di ibrido ho apprezzato i vantaggi di uno stile di guida rilassato, che sfrutta al meglio il recupero di energia dei lenti rallentamenti e nel traffico urbano, ma con un’auto che nelle lunghe percorrenze non dà il meglio di sé. La Prius è un’auto da città americana, perfetta nelle distanze dello sprawling urbano delle periferie made in U.S.A. ma meno adatta ai nostri centri storici (troppo grande) e alle tratte autostradali (rumorosa e inevitabilmente a trazione termica). Per carità, poco meno di 20 km al litro con velocità fissa ai 130 km/h da cruise control non sono male. Ma nulla a che vedere con un vera elettrica.
Fino a 50 mila km annui, con tratte da 200 a 800 km

Partiamo quindi dalla mia mobilità: faccio dai 35.000 ai 50.000 km anno, tratte da 200 a 800 km AR, in 1 o 2 giorni. Partenza da Modena. Due tipologie di spostamenti: verso le nostre sedi di Scorzè – in provincia di Venezia – e Torino, o per visitare clienti da Roma al Nord Italia. Credo sia una dinamica abbastanza comune a chi ha un ruolo dirigenziale in una azienda o a chi svolge attività commerciale. Io ho la fortuna di avere entrambi i ruoli essendo presidente di Achab Group e facendo, come capita spesso nelle PMI, anche attività commerciale di vendita diretta.
Metto subito in chiaro che uso parecchio il treno, comodo, ma in Italia funzionale solo per collegare le principali città. Se devo andare a Roma vince facile il treno. Se devo andare a Milano idem, già andare a Torino da Modena diventa più complicato, difficile da farlo in giornata, provare per credere. Ho fatto anche viaggi in treno tipo Modena-Roma- Latina-Grosseto-Pisa-Modena in 2 giorni o Modena-Roma-Pescara-Ascoli Piceno-Modena. Simpatico e divertente se fai il turista. Le tratte ferroviarie Pisa-Grosseto e Roma-Pescara, sono da intenditori, come vedere un film d’annata. Però impegnative se devi far fruttare la tua giornata e renderla economicamente efficace. I miei clienti sono Comuni o aziende di pubblici servizi, li devo andare a trovare a casa loro, uno per uno, e non è possibile senza un’auto aziendale.
Auto come ufficio, vince il comfort dell’elettrico
Altro aspetto da non sottovalutare: alla fine l’auto per me è una cabina telefonica con le ruote. Passo buona parte del tempo di guida al telefono con soci, colleghi, fornitori, clienti. Odio chi lo fa in treno. E odio perdere la linea quando sono in galleria. Odio disturbare chi mi siede a fianco. Un’auto elettrica, silenziosa, con dispositivi di supporto alla guida autonoma è l’ideale per guidare e parlare. Mi permette di telefonare con viva voce senza compromettere la sicurezza. Inoltre Il confort acustico è una priorità. Provate voi a fare tre ore al telefono dentro un’auto mediamente rumorosa come la Prius. Arrivi a casa e la prima cosa che ti chiede tua moglie è perché urli.
Quindi in sintesi i requisiti per la scelta della Tesla sono stati:
-autonomia di almeno 450 km reali in autostrada a 120 km/h
-stazioni di ricarica frequenti e veloci
-sicurezza e guida autonoma
-comfort e silenziosità in auto
-aggiornamenti nel tempo
Per noi l’auto che corrisponde a questi parametri è la Tesla Model 3 LR. Ordinata e arrivata l’altro giorno. Parcheggiata in cortile e pronta all’uso da maggio, quando potremo riprendere a circolare.
La Tesla è uno strumento di lavoro
La Model 3 con batteria da 75 Kw ha un’autonomia dichiarata di 530 km, mentre in autostrada ai 130 scende a 430. E’ dotata di strumenti di sicurezza attiva e passiva, telecamere su tutti i lati, radar, pilota automatico, è sufficientemente silenziosa e con un impianto audio di tutto rispetto. E’ anche bella, il che non guasta. Costa, ma per me è uno strumento di lavoro, e come tale lo devo valutare anche per quanto mi permette di essere efficiente. Inoltre l’abbiamo presa usata, e ne parlerò prossimamente. Nel frattempo statemi tutti in salute e rispettate le distanze di sicurezza, alla guida e anche nei rapporti sociali.
Mi scusi, ma da come ne parlava ero convinto che Lei fosse un veterano, quindi credibile, guidatore Tesla. E invece proprio sul finire scopriamo che la Tesla è arrivata l’altro giorno e quindi, causa coronavirus, ancora probabilmente non l’ha mai guidata……..
Ma scusi Andrea ma il suo commento è più che viziato. Visto che alla quarta riga si legge: “dopo 11 anni alla guida di tre Toyota Prius è passato alla guida di una Tesla”. Ma quando mai uno può capire che è un veterano se si scrive che dopo 11 amni è passato da un’auto all’altra.
Mi sembra chiaro, come può leggere, e non come insinua lei in modo evidentemente malevolo: “ancora probabilmente non l’ha mai guidata…….. E qui la chiudo visto il mero ed unico intento polemico del suo “commento”.
Mi stia bene
Ma vi rendete conto che, se continua così, dovremo andare a piedi per la mancanza di reddito dovuta alle disposizioni del governo. Ormai è chic che un verde vada in elettrico ( la moglie di Massimo Moratti si era presentata alle elezioni amministrative con i Verdi). Ora bisogna salvare questo paese dalla rovina economica rimettendo in moto l’economia
Non capisco Michele quale sia il problema se uno fa acquisti “verdi” ed investimenti “verdi”. Ben vengano coloro che spendono in auto elettriche, sistemi fotovoltaici, pannelli solari ma anche prodotti biologici. L’importante è spendere in questo momento per rianimare l’economia, non far perdere o creare nuovi lavori. Se poi sono più attenti all’ambiente ben vengano questi consumi a emissioni zero.
Di Prius non mi sono mai innamorato.
Ho preferito l’ibrido 4×4 diesel/elettrico di PSA.
La grinta non è quella di una Tesla, ma quando serve ha una bella spinta molto simile a quella di un 3000cc a gasolio.
Peccato che non è stato capito e il gruppo PSA lo ha abbandonato.
Mi piacerebbe Tesla, ma abitando in montagna, dove non ci sono dei charger e spesso in inverno fa molto freddo (l’autonomia cala molto), non ne sono ancora convinto.
Interessante che il dubbio sulla Tesla siano i charger e non il prezzo d’acquisto: mi chiedo dove tu sia in montagna per non avere colonnine nel range di una Tesla.
Mia riflessione: se togliessimo le pompe di benzina le auto a combustione sarebbero tutte ferme, senza colonnine le auto elettriche possono ancora essere utilizzate nel loro range di andata e ritorno rispetto a casa (vale ovviamente solo per chi ha possibilità di caricare l’auto nel box auto o nel cortile).
Ah, inoltre se puoi caricare la Tesla a casa c’è una simpatica funzione di precondizionamento che permette di riscaldare auto e batteria quando è ancora collegata alla presa elettrica, in questo modo la riduzione di range è molto meno marcata. Poi ovviamente tutto dipende dal singolo caso.
praticamente sta facendo la recensione di un auto che non ha ancora provato 😀 😀 un genio
Non per fare l’avvocato difensore di Paolo, che non ne ha bisogno. Però l’articolo non è una “recensione”, come dice lei. E’ piuttosto un’analisi dei motivi per i quali ha valutato più conveniente passare a un’auto elettrica.
Non leggo da nessuna parte che Paolo si definisca un genio, semplicemente ha spiegato molto bene come l ibrido non sia adatto a chi fa molto km per mestiere e li fa fuori dai centri urbani , mentre che invece l elettrico è una buona soluzione tutto qui.
Per le recensioni vai a vedere in altri posti.
Fioravante ha scritto la recensione dell’ibrido sottolineando quelli che sono per lui i problemi di questo tipo di propulsione ovvero per le lunghe distanze si viaggia con la propulsione tecnica. Ha naturalmente provato il full electric come è chiaro dallo scritto ed evidenziato i lati positivi di questa scelta.
Anche io voglio una elettrica 100% dopo anni di Toyota ibrida. Continuerei con la formula del noleggio a lungo termine, le elettriche sono ancora molto care. Comunque uso spesso la Peugeot elettrica della mia fidanzata e sono d’accordo con l’articolo, le ibride sono troppo rumorose quando si avvia il motore termico
Bene l’auto elettrica nelle varie configurazioni ma solo se la ricarica avviene con energia pulita. La sostenibilità deve essere il driver di tutte le nostre scelte. Le batterie vanno ulteriormente migliorate in termini di densità energetica, costi, materiali impiegati. Il litio è nelle mani di Cile, Argentina e Rep. del Congo. Quest” ultimo paese è sotto l’ influenza cinese per cui tutta la produzione finisce alle aziende cinesi che hanno investito grossi capitali in Africa. Il cobalto si trova nei fondali degli oceani e vale più dell’oro. Le altre terre rare impiegate sono anche esse limitate per cui la ricerca in questo settore dovrà portare a soluzioni migliori. Inoltre un passo avanti si farà con le vernici che hanno celle di silicio al loro interno. L’ energia fotovoltaica generata diminuirà i costi di esercizio e aumenterà l’ autonomia. Nel medio termine si affermeranno le celle a combustibile. Queste auto oggi costano molto perché prodotte in quantità limitate. Camion, autobus, auto, carrelli elevatori, mezzi industriali, treni per linee non elettrificate, trattori aeroportuali e altre applicazioni usano l’idrogeno in tanti paesi come Giappone, Cina, Korea del sud, Australia, California, Germania, Olanda, Danimarca, Svizzera ecc. In Italia l’unico progetto è stato realizzato a Bolzano, finanziato dalla comunità europea e” stato realizzato un un’impianto di produzione di idrogeno pulito per ricaricare la flotta di autobus e di Hundai Nexo. Altri 2 impianti sono in fase di realizzazione a Milano e Venezia. Non possiamo rimanere indietro in questo settore per cui la politica dovrebbe coordinare il progetto coinvolgendo tutti gli attori della filiera. Modena si è già proposta per guidare un progetto ipotizzando un distributore a Campogalliano sulla A22 e uno a spilamberto. L’ idrogeno può essere prodotto nel sud Italia a mezzo fotovoltaico e distribuito in tutto il paese a mezzo del gasdotto Snam. La crisi del petrolio sta’ portando aziende del settore a investire nelle rinnovabili e nell’ idrogeno, la stessa cosa stanno facendo i fondi pensione per cui i progetti validi non avrebbero difficoltà a reperire risorse economiche. Per ultimo dovremmo fare un grande piano di efficientamento energetico di tutti gli immobili pubblici e privati incluse scuole e ospedali. Quanto sopra creerebbe tanti nuovi posti di lavoro. Vorrei ricordare il relatore della tesi di laurea alla facoltà di ingegneria a Pisa il 1982, l’ esimio prof. Dino Dini che per tanti anni aveva lavorato al Jet Propultion Laboratory di Pasadena NASA dove di idrogeno e rinnovabili ne aveva visto tante. A Pisa aveva la cattedra di macchine e missilistica.
Saluti Antonio Saullo
Grazie Antonio per il suo intervento. Il suo intervento è denso, con diversi argomenti complessi.Speriamo che la quota di energia da rinnovabili nel mix energetico nazionale aumenti. E chiaro che auspichiamo sviluppi positivi per autonomia…
Su idrogeno per le auto la strada è in salita come dimostrano diverse case automobilistiche che hanno abbandonato questo filone. Si discute, invece, sull’idrogeno per mezzi “pesanti”. Vedremo.
Purtroppo idrogeno e efficienza energetica sono su due pianeti completamente diversi.
Inoltre non è possibile trasportare l’idrogeno attraverso la rete del gas attuale perché gli atomi di idrogeno sono gli atomi più piccoli esistenti e di conseguenza anche la molecola di H2, per cui tendono a sfuggire e a imbibire i materiali in cui viene confinato. La conseguenza è che tutti i tubi andrebbero sostituiti con altri più costosi e giunzioni idonee, oppure si dovrebbero accettare perdite che ne abbasserebbero ulteriormente l’efficienza. Sebbene ci siano delle applicazioni per le quali l’idrogeno potrebbe avere senso, ad esempio laddove l’efficienza non sia un fattore critico, non è corretto dipingerlo come la soluzione di tutti i problemi senza considerarne anche i lati negativi.
Anche io ho sostenuto l’ibrido da sempre, e possiedo una Toyota ibrida, ma penso che anche gli ibridisti più sfegatati ammetteranno che l’ibrido è sì bello, ma le gioie maggiori te le da quando stai viaggiando in elettrico e non certo quando usi l’endotermico, specialmente in accelerazione. E allora il passaggio all’elettrico è la conseguenza naturale: l’ibrido nella sua forma estrema è quello in cui il 100% della percorrenza è fatta, come si dice in gergo, “con ICE spento”.
Io ho usato Prius per 11 anni, è una macchina con cui mi sono trovato benissimo, però la considero un laboratorio per Toyota funzionale a sviluppare ibride più piccole da città. Con il paradosso che a breve dovranno competere con city car elettriche che daranno il meglio di sè per chi deve fare 30-40 km al giorno. Oggi gli utenti sono stati abituati a comprare un auto funzionale ad un utilizzo spesso sporadico. Quanti giorni in un anno l’automobilista “non professionale” compie tratte superiori ai 50 km? Basterebbero due conti su un foglio di carta per scoprire che converebbe una city car + un noleggio per le ferie. Io invece che un contributo all’acquisto darei per le city car elettriche 20 giorni di noleggio all’anno gratuiti.
Un ragionamento ci sta tutto, abbiamo recensito le city car oppure se preferiamo le “utilitarie” elettriche e hanno autonomie notevoli. Quando si hanno 260 km, ma scendiamo pure di 50 si riesce ad avere una usabilità senz’ansia da ricarica. Con il posto auto/garage oppure la possibilità di fare la ricarica al lavoro l’auto è sempre ben carica esenz ail disturbo di andare alla stazione di servizio.
Fantastico
Da fondatore di una start up http://www.rost.srl che si occupa di macchine agricole elettriche.
Spero che l’auto elettrica sia nel futuro non troppo futuro .
Benvenuto Stefano su Vaielettrico dove ospitiamo anche la sezione https://www.vaielettrico.it/category/e-agricoltura/ dedicato a tutto quello che si muove e lavora in elettrico nei campi.