La decisione di applicare dazi sulle importazioni di pannelli solari fabbricati da aziende cinesi e del sud est asiatico, ha favorito l’export dell’India. Secondo gli ultimi dati, le vendite negli States sono passate in un anno da 250 a 1,8 miliardi di euro. Mentre la produzione al di fuori dei Paesi che non sono colpiti dazi Usa è destinata a raddoppiare nei prossimi due anni.
Si chiude una finestra e si apre un portone. La politica di tariffe aggiuntive sulle importazioni di pannelli solari dalla Cina, non sta funzionando. Se non come ritorsione politica diretta al governo di Pechino.
Perché il “vuoto” che si è creato nell’ultimo anno ha “regalato” quote di mercato agli altri produttori asiatici. E se il Dipartimento al commercio di Washington ha annunciato che vuole estendere i dazi a tutti i principali Paesi del sud-est asiatico, più difficilmente potrà intervenire anche nei confronti delle esportazioni in arrivo dall’altro grande colosso economico.
Secondo i dati della società di consulenza Wood Mackanzie, citati in un recente servizio del Financial Times, le vendite negli Stati Uniti da parte dei produttori di pannelli made in India sono passati nell’ultimo anno da un valore di 250 milioni di dollari a 1,8 miliardi.
In due anni la produzione di pannelli solari al di fuori di Cina e sud est asiatico raddoppierà e l’india ne avrà il 40%
Mentre secondo BloombergNef, nei prossimi due anni la produzione di pannelli da parte del Paesi che al momento non sono colpiti da tariffe aggiuntive sulle esportazioni negli Usa, sono destinate a raddoppiare.
Tutto ciò porta a due considerazioni fondamentali. La prima: la politica dei dazi sulle importazioni potrebbe non previlegiare né proteggere l’industria americana dei pannelli solari.
L’amministrazione Biden lo ha fatto anche sulla spinta dell’industria locale: ad aprile, i maggiori produttori di energia solare, First Solar e Qcells, insieme ad altri, hanno presentato una petizione per l’applicazione di tariffe sulle celle a quattro paesi del sud-est asiatico.
La seconda: per gli Stati Uniti, in realtà , appare prioritario impedire la crescita principalmente ai colossi cinesi delle rinnovabili che negli ultimi anni hanno conquistato la leadership delle tecnologie green.
Anche perché un conto sono le strategie geopolitiche, un altro è la realtà commerciale. Come ha rimarcato il servizio del Financial Times “ I prezzi in rapido calo per i pannelli importati hanno contribuito a trasformare l’energia solare nella principale fonte di nuova energia sulla rete elettrica statunitense“.
In altre parole, una quota di importazioni a prezzi convenienti è necessaria anche ai produttori statunitensi. L’Energy Information Administration degli Usa ha comunicato che nel 2024 le installazioni di impianti fotovoltaici cresceranno del 42 percento, raggiungendo i 127 gigawatt”.
Che fine ha fatto il mega impianto enel per la produzione di pannelli solari in sicilia? Funziona o è una delle tante cattedrali nel deserto abbandonate che hanno pagato i contribuenti?
sarei curioso anche io, in teoria stavano ampliando le linee di produzione
comunque in italia ci cono aziende più piccole ma numerose, che realizzano pannelli solari (i moduli, le cellette di silicio le importano);
costano di più della produzione cinese perché il grado di automazione e i volumi di vendita sono inferiori, ma vendono ed esportano magari prodotti “premium”:
es. con vetro rinforzato da 4 mm (lo dichiarano resistente anche a grandine di dimensione eccezionale, cioè 45 mm), oppure pannello colorato di rosso-tegola, oppure pannelli per bandi che richiedono o incentivano una produzione fatta in Europa
questi sono bresciani: https://www.torrisolare.it/prodotto/half-cell/
@Giorgio
in questi giorni il MIMIT è impegnato a creare anche in Italia uno stabilimento per pannelli FV di FuturaSun (società di Cittadella, Padova), visto che attualmente produce in Cina
Secondo il min Urso: “Il progetto di reshoring proposto da FuturaSun è unico nel suo genere e contribuirà a consolidare una filiera industriale competitiva nel settore fotovoltaico, sia a livello nazionale che europeo. Questa azienda è in prima linea nel realizzare ciò che l’Europa intende fare nei prossimi anni: diventare leader nella duplice transizione green e digitale”.
Speriamo non faccia la fine delle bolle di sapone come le Gigafactory di Termoli
non si può più avere paura di adottare in massa i pannelli o le batterie “perché li fanno solo in Cina”, visto che la produzione di pannelli e batterie LFP è ben avviata anche in India e in tanti stati asiatici (e fanno anche discrete BEV, es. le Vinfast in Vietnam), e anche la filiera delle lavorazione dei materiali si sta differenziando
esempio diproduzione in Pakistan, pannelli bifacciali del tipo evoluto HJC, con resa 23,5% e garanzia 40 (!) anni, roba buona, da 730 watt l’uno, cioè tagli grandi per installazion utility:
https://solarasia.com.pk/solar-asia-panels/
ingegnerizzati in Germania (dove ci sono un pò di centri studio e brevetti di nuovi processi produttivi, non è tutto Cina) e prodotti in Pakistan
comunque i dazi in Amarica un po’ i prezzi li aumentano (relativamente, perché in questo ultimo anno la tendenza è stata a dimezzare i prezzi), limitando la concorrenza con i prodotti cinesi, mediamente più economici, pannelli e batterie in USA costano un po’ più che in Europa; buono per First Solar e Qcells produttori locali, che se la possono giocare, aiutati anche dai sussidi governativi dell I.R.A.
Concordo.
Stiamo raccogliendo i frutti di trent’anni di politiche economiche.
Nel mio settore (automotive) ho sentito un sacco di ‘esperti’ sostenere per anni che (i cinesi) non avrebbero mai imparato, mentre continuavamo ad andare a insegnargli come fare i nostri prodotti.
Sic transit gloria mundi.
Però Franzino
la storia motoristica degli ultimi 40 anni di motociclette ci insegna che non dobbiamo Mai arrenderci:
nel dopoguerra noi italiani ed europei eravamo i più forti costruttori di motociclette….
Poi sono arrivate le 4 grandi case giapponesi…e da fine anni ’70 hanno cominciato a prendersi grandi quote dei nostri mercati…con le loro potenti 4 cilindri .. (i giornalisti italiani provavano pateticamente a difendere le nostre motociclette scrivendo che “Guzzi e Ducati hanno telai migliori…” … Grazie! con bicilindrici con 40% di potenza in meno il telaio faceva miglior figura! Intanto che noi li costruivamo a “doppia culla” o “a traliccio” i giapponesi si sono inventati quello monoblocco “a diamante” ed hanno spopolato per decenni nei campionati MotoGP….
MA…. non ci siamo arresi !
C’è voluto tanto tempo, impegno, soldi, studio e collaudo di prototipi…
E adesso siamo tornati a dominare (con Ducati) sia in MotoGP che SBK, ed anche gli altri europei BMW e KTM ed Aprilia riescono ad arrivare davanti alle JAP !
Il campionato MotoE da anni è un monomarca con motocicli forniti da aziende italiane… vogliamo farci nuovamente scippare la leadership da indiani o cinesi?
Anche con le auto, i pannelli fotovoltaici, e qualunque altro prodotto…
bisogna continuare ad investire….studiare nuove tecnologie, magari partendo dalle basi create dai leaders di mercato…ma cercare di fare qualcosa di nuovo e migliore .. e tenere gelosamente la produzione!
(AiutiamoCi a Casa Nostra)
Grande damiano!
Questo è ciò che vorrei sentire anche dai “patrioti” oggi al potere, invece della fuffa che spacciano.
Magari ci vorrebbe un po’ più di dignità e coscienza nazionale vera anche da parte degli elettori… così la fuffa dei “sovranismi” fuori tempo massimo non ce la potrebbero più rifilare…
prima di capitolare negli anni 80 alla tecnologia delle moto giapp, tentativi ruspante di giocarsela, ricordo la Benelli Quattro, migliore di motore e di ciclistica della Honda Four CB500 a cui si era ispirata.. però era migliore solo quando funzionava senza rompersi 🙂
Vero… purtroppo un’ ottima programmazione deve essere seguita da una lunga fase di test ed una grande scala produttiva per il processo di messa a punto… e noi italiani abbiamo sempre coperto piccoli mercati…
C’è voluto Audi per mettere a posto Ducati…😉
Quando un’ azienda non difende costantemente la propria supremazia commerciale e tecnologica (anzi esportando siti produttivi ne esportata competenze e filiere produttive) puoi solo aspettarti di perdere quote di mercato…
Mettere i dazi dopo… inutile e controproducente…mai visti funzionare…anzi, hanno sempre creato più problemi di quelli che credevano di evitare..