Pannelli nei terreni agricoli? Il Comune non conta niente

Il Comune non ha competenza sull’installazione dei pannelli fotovoltaici in area privata. C’è già la legge nazionale che regolamenta ed autorizza. Lo ribadisce una sentenza del TAR Campania che annulla la previsione contenuta in un PUC (piano urbanistico comunale) che impone il divieto generalizzato agli impianti fotovoltaici a terra nelle aree agricole. Quelle salvate dal DL Agricoltura del ministro Lollobrigida ovvero adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri (Dl Agricoltura).

I pannelli nelle aree agricole vicino alle autostrade non si possono vietare

Non rientra nelle competenze del Comune stabilire limiti territoriali all’installazione degli impianti fotovoltaici.

La sentenza è la numero 881/2025 del Tar Campania e la spiega bene la rivista tecnica biblus.acca.it, dedicata all’edilizia, che sottolinea come le fonti legislative «non contemplano la possibilità da parte dei Comuni di individuare limitazioni territoriali all’installazione dei relativi impianti e considerando, peraltro, che nemmeno le Regioni potrebbero prevedere un divieto aprioristico di carattere generale alla realizzazione di impianti fotovoltaici con moduli a terra».

La legge promossa dal ministro Lollobrigida è chiara: stop ai pannelli fotovoltaici a terra nelle aree agricole, ma ammette limitatissime deroghe come quella dei terreni adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri. E se lo permette lo Stato, il Comune non ci può mettere mano.

In altri termini «non c’è margine per un intervento diretto e sostitutivo dell’ente locale. Del resto, ciò comporterebbe la creazione di una disciplina frammentaria adottata in assenza dei “principi e criteri omogenei” che il legislatore ha ritenuto necessario previamente stabilire con decretazione affidata ai Ministeri, al fine di garantire certezza della disciplina applicabile e adeguato sviluppo della rete di fonti energetiche rinnovabili sull’intero territorio nazionale». Il Tar dichiara, quindi, illegittima la norma comunale che va annullata.

sardegna anti rinnovabili
La protesta in Sardegna contro le rinnovabili

L’incerto destino delle norme regionali sulle aree idonee?

La sentenza è chiara nel suo principio: la diffusione delle fonti rinnovabili oltre che un impegno internazionale, è una scelta del Governo nazionale che non si può ostacolare. Una sentenza che va nella stessa direzione della norma che ha bocciato la moratoria della Regione Sardegna (leggi).

Ancora più importante la decisione del Tar del Lazio (leggi) che ha bocciato una parte del decreto Aree idonee. In particolare, nella parte che concede alle Regioni ampia discrezionalità nell’individuare i criteri per installare impianti rinnovabili. Ora il decreto andrà riscritto.

Quello che è chiaro e che iniziative come quella chiamata Pratobello, una proposta di legge firmata da 210mila sardi, è una chiara presa in giro verso i firmatari di chi propone soluzioni semplificate e fuori dal mondo. Il processo di decarbonizzazione è il frutto di impegni internazionali a livello europeo che non possono essere vanificati da norme regionali. Lo dimostrano e lo confermano queste ultime sentenze.

  • LEGGI anche “A Vaielettrico il sì e il no alle rinnovabili in Sardegna” (VIDEO) e guarda le due VIDEO interviste contrapposte

Visualizza commenti (5)
  1. Secondo me, e io non sono un esperto di niente, bisognerebbe che la cittadinanza cercasse di ragionare sul punto essenziale della disponibilità dell’energia rispetto alla sostenibilità ambientale.
    Il problema è che si vorrebbe energia infinita a un prezzo pari a zero, e che non ci fosse alcun impatto ambientale e nemmeno paesaggistico!
    Ovviamente questo non è un punto di vista realistico.
    Se dovessi scegliere, preferirei il fotovoltaico e l’eolico offshore rispetto al nucleare.

    1. anche ammettendo nuovamente il nucleare “sicuro” (con raffreddamento a piombo etc) a costi “accettabili” ( in questi tempi di grandi difficoltà a reperire materiali e tecnologie ??) bisogna pensare che occorreranno comunque anche >10~15 anni per la costruzione… E nel frattempo??
      Le F.E.R. sono molto più veloci da realizzare..ma occorre anche completare l’ammodernamento della rete distribuzione… l’ accumulo (BESS) e le direttrici e collegamenti sia tra regioni italiane che europee (sia per diminuire i costi complessivi che la resilienza di tutti i territori).

    2. il fotovoltaico tra l’altro viene spesso installato con siepi e alberi al contorno che in 3 anni crescono e nascondono

      e leggevo che al momento le autorizzazioni nazionali non vengono date se la siepe non è ben studiata, cioè deve essere possibilmente con un disegno “irregolare” che sembri naturale, e non una siepe lungo una linea dritta

      alla fine il FTv si vede giusto nelle fotografie aeree, nella percezione ceh ne abbiamo su internet, ma dal vivo e da terra risulta spesso nascosto alla vista

  2. è lo stesso problema che riguarda l’ installazione di torri per apparati radio …le “torri 4/5G” di INWIT…che spuntano come funghi 🍄🍄🍄📡📡📶📶 perché la normativa italiana ha mantenuto per anni potenze trasmissione molto più basse dei limiti minimi europei..e non ha obbligato a fare raggruppamento di operatori su impianti comuni.
    Ora generalmente nei campi e nelle città si vedono anche 3 o 4 torri dei vari operatori molto vicine tra loro ..

    Stesso problema sono le varie domande di impianti F.V. ed eolici sugli stessi territori… Purtroppo (e per fortuna) occorre molto tempo per selezionare i progetti migliori, scegliere le giuste allocazioni per creare meno impatti (alcuni ovviamente inevitabili) sui territori.

    In democrazia sarebbe bello che tutti avessero “voce” in capitolo (ed i comuni rappresentano i residenti locali) ma vengono sempre “scavalcati” da “interessi collettivi” (v. caso Italis NLG -ex. Golar Tundra) che , però, ” a mente fredda ” a volte sono anche realistici.

    Sicuramente ora ci sono persone “pentite” per gli esiti del referendum anti-nucleare ⚛️
    Forse ora eravamo più “simili” alla Francia come dotazione “base” di energia..ma con un ancora più spaventoso debito pubblico (per i costi reali di gestione e manutenzione straordinaria delle centrali di quella generazione…con enormi problemi di raffreddamento per altro nei sempre più frequenti periodi siccitosi ! ) grazie anche alla “tendenze italica” ad evitare di pagare e fare pagare le tasse (senza fattura..Senza IVA.. è meglio no ? -ironic mode ON)

    Lasciamo che nelle aree peri-autostradali e industriali si sviluppino campi FV e cerchiamo di preservare Tutte le (tante!) aree di pregio agricolo, paesaggistico e storico…che sicuramente non c’è ne pentiremo in futuro.

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