Pala meccanica ed escavatore elettrici targati Volvo arrivano sul mercato. La campagna di comunicazione per questi due prodotti è partita in questi giorni ed i clienti possono inviare la richiesta di prenotazione. Peccato che tra i Paesi selezionati per le prime vendite manchi l’Italia.
L’escavatore è il modello ECR25 Electric mentre la pala meccanica è la Volvo L25 Electric. Pronte alla prenotazione, ci sarà però una selezione della Volvo, in quelli che vengono definiti “mercati chiave” ovvero Francia, Germania, Gran Bretagna, Paesi Bassi e Norvegia.
Via le vibrazioni per la salute dei lavoratori
Il mercato di riferimento di questi veicoli è soprattutto quello dell’edilizia urbana, dei cantieri metropolitani dove sono sempre meno tollerate emissioni e rumori (Leggi anche qui). La Volvo però punta anche su un aspetto di solito trascurato: la salute dei lavoratori. Vediamo cosa dice l’azienda: “Le vibrazioni sono scomode e potenzialmente dannose in quanto possono causare mal di testa, affaticamento e mal di schiena. Per questo era importante ridurre al minimo le vibrazioni delle nostre macchine“.
ECR25: l’escavatore a batteria

Il ECR25 Electric è il primo escavatore compatto elettrico lanciato da Volvo. Inizia così la transizione del marchio dal diesel alla batteria elettrica sui modelli da 1,5 a 3 tonnellate. Il modello è frutto dell’esperienza maturata sul prototipo EX02 e sulle funzioni del convenzionale ECR25D .
Autonomia: 4 ore, ma si ricarica al 80% in 1 ora
Come annuncia Volvo l’autonomia è “indicativamente fino a 4 ore“, ma è veloce il tempo di ricarica: con quella rapida arriviamo all’80% in 1 ora. Se si usa il caricabatterie di bordo laricarica dura 5 ore.

Pala L25 Electric: 8 ore di autonomia

La nuova pala gommata Volvo L25 Electric è la prima versione di una nuova linea elettrica assicurano da Volvo. Interessanti le prestazioni annunciate: autonomia da otto ore. Significa che si può coprire una giornata di lavoro e usare la pausa pranzo per ricaricare. Questi i tempi: con la carica veloce fino all’80% in meno di 1-2 ore; con il caricabatterie di bordo si arriva a 12 ore.

Puntare sul silenzio
Abbiamo parlato del tema vibrazioni e il manager Melker Jernberg sottolinea anche il problema dell’inquinamento acustico: “Quando si parla di emissioni nocive è facile concentrarsi solo sulla CO2. Ma il rumore è ugualmente importante. Dobbiamo compiere sforzi concertati per affrontare entrambe queste emissioni se vogliamo costruire un domani più sostenibile“.
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Sarei proprio curioso di vederli/sentirli.
Però il caricatore in questo caso a 380 trifase ci stava tutto!
Caro Massimo, purtroppo non siamo stati individuati come uno dei “mercati chiave”, anche in questo caso sembra un problema di sensibilità e di norme dedicate alla riduzione del rumore (in ogni caso resta sempre nei lavori edili), delle emissioni e delle vibrazioni.
Si, ho letto e purtroppo temo di essere d’accordo con la loro scelta visto l’andazzo del tessuto economico.
Però entro i prossimi 10 anni forse c’è la faremo. Ugh.
La prossima evoluzione sarà l’eliminazione della cabina di guida, dei sedili e dei comandi diretti.
Questi mezzi cambieranno design per essere pilotati in remoto, a distanza con telecamere a 360 gradi e sistema wireless come avviene per i droni volanti, gru e carriponte senza presenza dell’uomo in cantiere durante escavazioni e demolizioni.
Senza fare nomi, Komatsu ha un servizio Smart Construction con bulldozer robotizzati guidati da una flotta di droni costruiti da Skycatch, start up di San Francisco, che mappano la zona in tre dimensioni, aggiornano i dati in tempo reale e comandano come spostare terra e cemento nel cantiere.
https://www.youtube.com/watch?v=3A7pvw92Cj4
https://www.youtube.com/watch?v=SGeoMUk_wS4
Si Alberto dei trattori/robot e delle farm 4.0 abbiamo scritto. Sempre in prima linea i cinesi https://www.vaielettrico.it/i-contadini-cinesi-invecchiano-pechino-si-fa-il-trattore-elettrico-a-guida-autonoma/ ma soprattutto gli olandesi con l’11% di veicoli autonomi in campo e in serra https://www.vaielettrico.it/macchine-agricole-autonome-nei-paesi-bassi/