Crescita record (+41%) per le colonnine di ricarica in Italia. La rete a uso pubblico “batte” Francia, Germania e Regno Unito. Nel 2022 sono stati installati 10.748 punti di ricarica a uso pubblico, di cui il 27% ad alta potenza.
Raddoppiano le colonnine ad alta potenza
Emerge dalla quarta edizione del rapporto “Le infrastrutture di ricarica a uso pubblico in Italia”, presentato da Motus-E, che segnala nel 2022 l’installazione di 10.748 nuovi punti di ricarica, di cui 3.996 messi a terra solo nell’ultimo trimestre. Si tratta del miglior risultato mai registrato nella Penisola, che può contare così al 31 dicembre 2022 su una rete di 36.772 punti di ricarica, più densa in rapporto al parco elettrico circolante rispetto a molti Paesi considerati tra i più avanzati sulla e-mobility.
In termini percentuali, nel 2022 i punti di ricarica installati sul territorio nazionale sono
aumentati del 41%, dopo il +36% messo a segno nel 2021. Un’accelerazione costante, che rispetto alla prima rilevazione del settembre 2019 ha visto il numero dei punti di ricarica italiani salire del 245%.
Insieme al numero delle installazioni cresce anche il peso delle infrastrutture ad alta potenza sul totale. Oltre a essere raddoppiata la quota dei punti in corrente continua DC (nel 2021 erano circa il 6% a fronte del 12% del 2022), è triplicata quella dei punti ultraveloci con potenza oltre i 150 kW, passata dall’1% del 2021 al 3,1% del 2022. Nell’ultimo trimestre quelli fast in DC sono cresciuti del 34,3% e quelli
ultraveloci del 60% rispetto ai tre mesi precedenti. Nel totale l’incremento è stato del 27%.
Sono 496 in autostrada, ma i bandi latitano
Segno positivo anche per i punti di ricarica in autostrada, che al 31 dicembre 2022 raggiungono quota 496 (di cui l’85% in DC con potenza oltre i 43 kW) dai 118 di fine 2021. Un incremento, tuttavia, fortemente limitato dalla mancata pubblicazione dei bandi previsti per legge per consentire agli operatori l’installazione massiva delle colonnine sulla grande viabilità.
Il 58% circa delle colonnine è situato nel Nord Italia, il 22% al Centro e il 20% nel Sud e nelle Isole. Con 5.971 punti di ricarica, la Lombardia si conferma la Regione più virtuosa. Seguono nell’ordine Piemonte e Veneto (con l’11% del totale ciascuna), Lazio ed Emilia-Romagna (con il 10% a testa) e infine la Toscana (8%). Nelle 14 città metropolitane, in cui vive orientativamente il 36% della popolazione, si trova circa il 33% dei punti totali.
Roma è al primo posto per numero di punti di ricarica (2.751), seguita da Milano (1.927), Torino (1.641), Venezia (1.372) e Firenze (882). In rapporto agli abitanti, l’area con il più elevato numero di punti di ricarica è quella della provincia di Venezia (circa 16 punti ogni 10.000 abitanti), seguita da Firenze (quasi 9 punti ogni 10.000 abitanti) e Bologna (circa 8 punti ogni 10.000 abitanti).
Per la prima volta, grazie alla collaborazione con RSE, il report include anche un’analisi spaziale dei punti di ricarica geolocalizzati. Da questo approfondimento – estremamente conservativo visto che considera poco più dell’85% dei punti di ricarica a uso pubblico installati – emerge che nell’86% del territorio nazionale è presente almeno un punto di ricarica in un raggio di 10 km. In molte città si raggiungono i 600 punti di ricarica nel raggio di 10 km.
Ma il 19% delle colonnine è fuori servizio
Oggi però circa il 19% delle infrastrutture installate risulta infatti inutilizzabile dagli utenti finali, o perché non è stato finora possibile realizzare il collegamento alla rete da parte dei distributori di energia, o per altre ragioni di natura autorizzativa. Per questo motivo è più che mai indispensabile che tutti gli interventi normativi di semplificazione degli iter vengano pienamente attuati dalle amministrazioni locali. Ogni 100 veicoli elettrici circolanti in Italia si contano 21,5 punti di ricarica a uso pubblico, a fronte degli 11,5 della Francia, degli 8,2 della Germania e degli 8,9 del Regno Unito. Paesi, questi, in cui nell’ultimo anno le immatricolazioni di auto elettriche sono cresciute rispettivamente del 25,3%, del 32,3% e del 40,1%, a fronte dell’isolato passo indietro italiano (-27,1%).
Motus-E: “Il flop delle BEV in Italia non dipende dalle colonnine”
Le sole ricariche ad alta potenza nella Penisola sono 2,6 ogni 100 BEV circolanti, a fronte delle 1,5 di Francia, Germania e Regno Unito. Risulta evidente, quindi, che l’andamento anomalo delle vendite di BEV in Italia non dipenda da fattori infrastrutturali.
«Il report dimostra che nonostante la frenata del mercato auto BEV gli operatori della ricarica lavorano a pieno regime per far centrare all’Italia gli obiettivi di decarbonizzazione dei trasporti», commenta il segretario generale di Motus-E, Francesco Naso.
Ora le tre priorità, sostiene Naso, sono:
-Non sprecare gli oltre 700 milioni di euro del PNRR destinati all’installazione di più di 21.000 stazioni di ricarica ad alta potenza. Il primo bando scadrà a maggio ma non è ancora stato aperto. C’è quindi il rischio che vada perduto.
-Colmare il ritardo nell’infrastrutturazione delle autostrade: un unicum italiano, che rappresenta un incomprensibile e ingiustificabile collo di bottiglia per lo sviluppo della mobilità elettrica. «I concessionari autostradali che non hanno iniziato a installare i punti di ricarica per conto proprio sono obbligati per legge a pubblicare i bandi per l’installazione delle colonnine, ma ci risulta che nessuno finora abbia bandito delle gare per l’assegnazione della subconcessione per la ricarica dei veicoli elettrici», sottolinea Naso.
-Infine, c’è sempre l’annoso tema delle autorizzazioni delle nuove installazioni, che si scontra con lentezze burocratiche è scarsa sensibilizzazione soprattutto nei piccoli Comuni. A tal proposito Motua-E ha messo a disposizione un Vademecum per supportare le amministrazioni locali.
ma un link al report? se si parte da 1 e se ne mettono 3 si ha il 200% di incremento. Idem per le auto: 2.6 colonnine ogni X auto….si, ma in totale quante sono rispetto agli altri paesi? Se si danno i numeri a metà poi riesce difficile farsi un’idea
La seconda infografica dell’articolo. (infografica è l’immagine con i numeri)
Non era difficile.
Penso intendesse il numero totale di colonnine in confronto agli altri paesi, non il numero rispetto il circolante.
I numeri ci sono tutti, basta leggere l’articolo che compare sotto il titolo. Il report lo trova anche un bambino dal sito Motus-e: é la prima notizia che compare in home page.
Ecco Alessandro, vedi quando mi cirticavi perchè citavo l’arretratezza del sud nelle ricariche? 🙂 Non era pressapochismo, lo dicono i numeri. E a me dispiace molto tra l’altro.
Tornando all’articolo, bene così. Soprattutto sulle direttrici. Perchè quando gli automobilisti si abituano a vedere auto in carica nelle AdS a poco a poco le BEV diventeranno sempre più normali.
Qualche mese fa in Abruzzo un simpatico anziano signore mi ha riempito di domande ad una FTX. I dubbi sono sempre gli stessi.
Ogni tanto qualche buona notizia, ma credo che sia dovuto in parte al fatto che rispetto ad altri paesi noi abbiamo avuto un calo nella vendita delle auto elettriche, mentre paesi come Francia Germania e Inghilterra hanno avuto un incremento significativo delle vendite, inoltre come fa notare l’articolo ce il problema del colonnine fuori servizio che sono quasi il 20%. A questo poi si aggiunge la burocrazia, ma ce veramente poco di cui gioire, bisogna continuare su questa strada, Certo se i giornali, le televisioni, i politici eccetera smettessero di parlare male delle auto elettriche forse le cose cambierebbero un po’, basterebbe anche solo che dicessero le cose come stanno senza diffondere disinformazione, perché è chiaro che chi ne parla lo fa prevalentemente proprio per luoghi comuni, e quando i media parlano male
delle auto elettriche, i politici ne parlano male, i concessionari ne parlano sempre male è ovvio che il risultato non potrà che essere un calo delle vendite.
E poi ci sarebbero da rivedere in maniera seria, serena e costruttiva anche tutti i regolamenti relativi alla ricarica nei condomini.
Altrimenti il famoso “68% ISTAT” contiuerà a rimanere un bel numero sulla carta e la realtà ben diversa.
Bravissimo. Non solo va inviterei a stilare il dato di quanti di questi condomini sono privi di piano seminterrato e/o area cortilizia
No dai Vincenzo… Ne giro di case.
le pecentuali non sono buttate a caso.
però è necessario un buon lavoro, anche a livello di normative veramente attuabili, per renderle tutte “elettrificabili”.
Occhio e croce di quel 68% circa due terzi, alla peggio la metà, potrebbero già fare qualcosina in quella direzione.
Il che mi porta a dire che a buon senso almeno un terzo buono sul totale delle abitazioni italiane potrebbe già “ospitare” un veicolo elettrico senza eccessivi sbattimenti.
chiaro che nulla è gratis.