Ok la transizione elettrica. Ma senza un un piano al 2050…

transizione elettrica

Va bene la transizione elettrica, ma senza un piano al 2050 per risolvere i problemi della produzione elettrica da fonti rinnovabili, che è intermittente e non programmabile, come facciamo? Inviate quesiti e osservazioni a info@vaielettrico.it

Quanta energia per 40 milioni di auto elettriche?

punto interrogativoLeggendo il vostro articolo “Le bufale di Libero smontate pezzo per pezzo” mi sono venuti alla mente una serie di dubbi che esterno a voi nella speranza che possiate darmi delle risposte. Attualmente (Dati internet) in Italia circolano circa 39 milioni di auto e 5 milioni di mezzi pesanti.

Immaginando uno scenario tra 50 anni dove tutti i trasporti saranno elettrici, con i consumi da voi esposti e facendo un calcolo a spanne solo le ricariche dei veicoli andrebbero ad impegnare il 25% dei consumi elettrici nazionali.

transizione elettrica
La ricarica notturna: senza il fotovoltaico da dove arriva l’energia?

Se a questo aggiungiamo il passaggio obbligato ai sistemi di riscaldamento domestico solo elettrici (Pompe di calore e piani cottura induttivi) non si rischia la “tempesta perfetta” considerando l’impossibilità di costruire centrali nucleari in Italia (si fatica perfino ad impiantare i parchi eolici…) e che la fusione nucleare potrebbe non ancora essere consolidata ?

E come stocchiamo l’energia da fonti rinnovabili?

Certo esiste il solare ma se la maggior parte delle ricariche viene effettuata di notte, nei periodi “bui” dell’anno occorrerebbe sopperire con una capacità di stoccaggio energetico esagerata, oppure no?

 

Capisco che nessuno ha la sfera magica ma secondo me, se si decide oggi di imporre una svolta epocale, non ci si può esimere dal fare piani a lungo termine se non altro per non lasciare ad altri la “patata bollente”. Tiziano

Il piano c’è: ecco i numeri di Terna

Rpunto interrogativoisposta- I piani a lungo termine per la transizione elettrica, Tiziano, ci sono. Li ha fatti, e li sta continuamente aggiornando, Terna. Ne parlammo in questo articolo Terna guarda al 2050: ecco i conti dell’Italia green (e in auto elettrica) e nuovamente in questo Terna, 21 miliardi per una rete a misura di rinnovabili.

In estrema sintesi l’azienda pubblica che gestisce il trasporto e il dispacciamento tramite la rete ad alta tensione prevede che nel 2050, in uno scenario di transizione elettrica completa, il fabbisogno  annuo totale italiano salirà dai 317 TWh (anno 2022) a oltre 700 TWh. Di questi, circa 200 serviranno per produrre idrogeno verde dall’acqua, tramite elettrolisi.

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Andrà in parte ad alimentare mezzi di trasporto difficili da elettrificare con le batterie (aerei, navi, veicoli pesanti a lungo raggio) in parte per l’industria energivora (acciaio, cemento, alimentare). E sarà uno dei sistemi di stoccaggio dell’energia assieme ai pompaggi idroelettrici e alle batterie utility scale.

E le auto elettriche stoccheranno energia per la rete

Il numero di auto circolanti scenderà a 24 milioni, 19 dei quali 100% elettrici. Il fabbisogno aggiuntivo sarà di 38 TWh, corrispondenti a poco più del 5% dei consumi totali.

Le batterie delle auto elettriche saranno un sistema di stoccaggio diffuso

Ma le stesse batterie auto forniranno una scorta di energia preziosa, se collegate e abilitate per uno scambio bidirezionale con la rete (V2G). Ne bastano 4 milioni. calcola Terna, per garantire la potenza di accumulo installata indispensabile a stabilizzare la rete, che assomma a circa 200 GW.

Sul fronte della produzione, si stima ancora che 300 TWh arriveranno solo dal fotovoltaico, il resto dall’eolico, che è intermittente anch’esso, ma in un ciclo settimanale e dall’idroelettrico, a sua volta non programmabile, con un ciclo annuale.

Visualizza commenti (31)
  1. Sugli accumuli di energia, discorso lungo

    ci sono diversi parametri che favoriscono l’utilizzo di un tipo o dell’altro, e l’utilizzo per stoccaggio a breve o a lungo termine

    A) costo al KWh stoccato e restituito all rete
    B) tempo di reazione /modulazione della potenza immessa
    C) efficenza % tra energia stoccata e quella poi restituita
    D) efficenza % a lungo termine (es mesi)
    E) disponibilità della filiera a fornire grosse quantità di un tipo di accumulatore, cioè “capacità totale installabile” e secondariamente anche il dato della “potenza instantanea fornibile”

    si può anche schematizzare gli usi diversi:

    – stabilizzazione rete (tempi molto brevi)
    – accumulo giornaliero (spostare energia da un orario a un altro)
    – accumulo settimanale (spostare da un giorno all’altro)
    – accumulo stagionale (es. da energia FV estiva a inverno)

    Con un po’ di spiegazioni tecniche, si scopre che un mix energetico al 90% di rinnovabili, non necessita di accumuli stagionali o settimanali, solo di una funzione di back-up (da usare pochi giorni l’anno per irregolarità meteo eccezzionali) svolta dagli stoccaggi di metano oggi, e domani da quelli di idrogeno verde e batterie

    e se nel mix c’è un po di eolico off-shore a coprire il grosso del carico notturno, anche la necessità di stoccaggio giornaliero può essere limitato a 1-2 ore di carico notturno (25-50 GWh) invece di 16 ore di carico notturno (400 GWh), 1-2 ore è una quantità che abbiamo persino già oggi (buona parte sono i bacini idroelettrici di pompaggio) e che crescera velocemente visto che quest’anno è crollato il costo dello storage a LPF e al Sodio

    discorso un po’ tecnico questo sul falso mito della necessità di mega stoccaggi, su cui una volta si può approfondire, comunque ben noto nel settore

    il migliore back-up per le rinnovabili, flessibile ed economico, e con potenza modulabile in modo rapido, sono le 20 centrali turogas che già abbiamo

    il loro uso “quantitatativo” scenderà gradualmente anno per anno, ma resterà la funzione di back-up, cioè rimarrà instalata la stessa potenza di picco di adesso, ma verà usata solo per brevi periodi sempre meno giorni l’anno, e tra non troppi anni, l’alimentazione delle centrali turbogas, verrà convertita a idrogeno verde

  2. chi ha il fv consideri l’anno intero , se durante tutto l’anno o almeno per 8- 9 mesi l’anno vado alla grande col fv perche’ mi devo lamentare se per 3 mesi acquisto corrente ( poca ! ) io negli ultimi 10 gg di nuvole ho acquistato 20 kwh ma ho caricato l’auto tutto l’anno senza apporti dalla rete .

  3. Roberto Pallaoro

    Al di là del fatto che se le auto circolanti diminuiscano sia un auspicio a cui mi associo pienamente, Vorrei capire anch’io su cosa si basa la speranza di un numero più contenuto di auto private. Solo una società che si è data degli strumenti come un trasporto pubblico efficiente, meno strade carrabili e strade utilizzabili ad auto autonome, potrebbe raggiungere questo obiettivo, In Italia vista le paure (assurde) e un politica populista e conservativa credo sia un successo solo il mantenimento dell’attuale numero in proporzione alla popolazione. Ovvio che se passiamo da 60 a 50 milioni di persone ci sarà una contestuale diminuzione del trasporto privato, ma al contempo una insostenibilità economica di un certo tipo di servizio pubblico.
    Vorrei che mi chiariste questo punto, grazie.

    1. Non è ne una speranza ne un aspicio forzato (perchè ognuno la vede diversamente, un collezionista di auto per esempio non è a suo agio se non ne ha una dozzina), sono previsioni (neutrali nelle intenzioni) fatte da vari enti

      una parziale riduzione del parco auto un po’ è una tendenza generalizzata non solo italiana, per chi vive nelle città o nell’interland (sono migliorati i trasporti, ad es. la metropolitana leggera con treni ogni 30 minuti che collega milano al resto delle regione, è molto comoda) e si sono aggiunti i mezzi di micromobilità elettrici, e-bike e-scooter, in prospettiva se calano di prezzo anche quadricicli elettrici da città, oltre ai noleggi

      e un po’ in italia parliamo da un numero di auto pro-capite più elevato di altri paesi, lo si faceva finché costava poco avere tante auto (in parte anche non utilizzate, parcheggiate in strada o in garage) ma già da una decina di anni con i costi vari aumentati molti si interrogano sui costi e sulla reale necessità di avere i famiglia 2-3 auto (o talora in casi particolari dove non ci sono grosse esigenze familiari, anche sul possedere 1 auto, invece di noleggiarla per le vacanze per es.)

      di fatto, il TCO di un’auto termica recente, tra aquisto , manutenzione, carburante, assicurazione, tassazioni, ti costa al mese come l’affitto di un appartamento

      per dire, ho anche conoscenti più giovani che non hanno neanche interesse a prendere la patente e pare si gestiscano bene lo stesso

      detto da uno che dell’auto non potrebbe fare a meno, fosse anche per i pochi km annui residui che non posso elimanare

      1. Alessandro D.

        Tutto condivisibile, ma per quanto riguarda i conoscenti più giovani ne riparliamo quando hanno figli. 😉

        1. Penso sposeranno qualcuno con l’auto, oppure quando avranno figli useranno i genitori/nonni come autisti/servizio taxi 🙂

  4. L’uso dei pompaggi in italia attualmente e’ sotto il 20% della capacita’. Gli operatori preferiscono far camminare le Termiche (con costi maggiori) che pompare. Basta solo questo per capire alcune cose (e parliamo di TWh annui di stoccaggio).

  5. Iorio Cavallini

    Ho l’elettrica e non ho ansie!Se tornasse in vita qualcuno del primo novecento si stupirebbe ( come minimo) della rete di distributori di carburante e di energia elettrica…non serve aggiungere altro…

  6. poi se siamo tutti cosi’ davvero preoccupati mettiamoci il fotovoltaico in casa e relativo accumulo ,io ho fatto cosi’,ci carico auto e bolletta quasi a zero .

    1. Io ho un impianto da 6kW di potenza e 15 kWh di accumulo. Negli ultimi 10 giorni ha prodotto 65 kWh di energia, ma ne ho consumati 133, chiedendone 70 alla rete. Se dovessi anche caricare l’auto mi verrebbe da ridere.

        1. Ma certo Alessandro, ma vorrei far capire con la mia esperienza personale che credere di diventare autonomi con un impianto domestico è abbastanza irrealistico. Tutto qua, poi magari chi fa lo scambio sul posto (e non so se è ancora possibile farlo) è facilitato, senz’altro.

          1. Alessandro D.

            -diventare autonomi con un impianto domestico è abbastanza irrealistico.-

            Ah questo di sicuro. O quasi.

          2. In realtà, viste le centinaia di miliardi investiti in tutto il mondo in ricerca sulle batterie e fotovoltaico e USA e UE, tra gli altri, che si sono messe a costruire fabbriche di batterie e pannelli fotovoltaici, Enel, ENI, SNAM e compagni di merende sanno benissimo che è solo questione di tempo.

            Allora le batterie non ti consentiranno solo di portare l’energia generata di giorno per coprire i consumi della notte, ma anche quella generata d’estate per coprire quelli invernali.

            Ovviamente escludendo l’assist governativo pro metano/petrolio a mettere qualche divieto che renda l’autonomia energetica illegale o balzello che la renda entieconomica, cosa per cui l’Italia è tristemente nota (basta pensare al fatto che se metti più di 20 kW sul tetto diventi automaticamente una “centrale elettrica”, mentre in Germania, ad esempio, puoi metterne 30 kW).

          3. Questione di tempo.

            Gli operatori lo sanno benissimo e non hanno nessun interesse che si sappia.

      1. massimo granarolo

        ma 133 li hai messi tutti nella macchina o macchina+casa io in 25 gg nelle macchine ne ho messi 290 storicamente ad ottobre produco 250kWh ma questo ottobre mi sembra molto più bello dei precedenti

      2. Consumi 13,3 kwh al giorno (sono consumi già importanti)

        se avevi anche un’auto elettrica, avresti aggiunto altri 5,5 kwh

        ( calcolo 2000 kwh annui, per percorrenza media 11.000 km annui comprese dispersioni di ricarica )

        In ogni caso, idealmente gioveresti da avere 9-10 Kwh di pannelli, investimento e superficie disponibile permettendo

        pannelli eff. 22% su 45 metri quadri = 10 KWh nominali

  7. cominciare ora per avere meno problemi al 2050 ,sarebbe troppo bello ? mi spiego : da adesso in poi qualsiasi auto elettrica messa in circolazione contribuira’ anche se molto marginalmente ,a rendere meno pesante il carico di CO2 totale in atmosfera da qui al 2050 .

  8. Mi ripetete questi concetti non chiari? Il tutto si basa, anche su due fattori:
    1: il numero della auto scenderà (e chi ci rinuncia? A sorteggio? Per i prezzi (e dove sarebbe il vantaggio?)?
    2: le auto “daranno” la loro elettricità alla rete. Ok, ma se dai, prima o poi devi riprendere, altrimenti stai fermo. E’ vero che potresti dare quando serve e ricevere quando c’è eccesso ma da questa ipotesi/previsione farne una certezza dicendo che, grazie (anche) a questo, tutto andrà bene, mi sembra da ottimisti.
    p.s. ho una plug-in ma non significa che non possa avere ansie.

    1. Buon di Michele,
      vuoi o non vuoi i procumer dovranno aumentare per forza visto che già ad oggi c’è l’obbligo di efficientare la propria casa se si fanno lavori importanti. I primi lavori sono cambio infissi e coibentazione, i successivi cambio sistema di riscaldamento e produzione d’acqua sanitaria con pannelli solari termici e pompe di calore. Il passo finale sono i pannelli fotovoltaico per generare l’elettricità. Tutto questo vale anche per i condomini, anzi lì fare un impianto condominiale sarebbe meglio visto che i costi sarebbero più sostenibili se distribuiti tra i condòmini. A dir il vero in questo caso prevedere anche un impianto d’accumulo per l’energia prodotta ma non consumata immediatamente sarebbe come fare bingo.
      Tutto questo porterà ad una rete distribuita di produttori di energia elettrica che farà ridurre il numero dei grandi impianti di produzione elettrica. D’altro canto ci sono diversi modi per accumulare il surplus di energia elettrica non consumata prodotta dalle fonti rinnovabili. La prima che mi viene in mente è il pompaggio dell’acqua nelle dighe, i centri di stoccaggio con le batterie ma anche il sistema di accumulo con batterie alla CO2 della Energy Dome [https://www.vaielettrico.it/la-batteria-a-co2-di-energy-dome-un-polmone-di-energia/].
      Immagina se in ogni area servita da una cabina primaria fosse installata una batteria a CO2 della energy Dome (o comunque un sistema equivalente) per accumulare tutta l’energia prodotta in più dei procumer della stessa area, avremo che il sistema sarebbe già parzialmente autonomo e potrebbe cedere il surpluss alle aree vicine in caso di necessità.
      Tutto questo potrebbe essere fatto tranquillamente se i comuni (che normalmente sono servite da più di una cabina primaria [https://gse-sta.maps.arcgis.com/apps/webappviewer/index.html?id=ecd9746921164f03868b2c47a8d41235] condivisa anche da altri comuni) si consorziassero tra di loro e/o con i cittadini per creare delle comunità energetiche sfruttando il PNRR ed usando aree industriali dismesse per creare parchi fotovoltaici con accumuli (sarebbe una bella fonte di reddito per questi enti pubblici).
      Passando alla diminuzione del parco circolante a me sembra fisiologico e normale. Stiamo arrivando al periodo in cui le persone nate con il boom demografico nel dopo guerra ci lasceranno e pertanto (qui i numeri sono spietati) la popolazione residente italiana diminuirà (non basterà l’immigrazione a rimpiazzare chi ci lascerà visto che si parla di una popolazione inferiore ai 30 milioni contro gli attuali 60 milioni circa) e pertanto anche mantenendo il numero delle auto pro capite attuali per forza di cose il numero delle auto circolanti diminuirà (40 milioni di auto su 60 milioni di persone se la popolazione passa a 30 milioni avremo circa 20 milioni di auto). Aggiungo una cosa, con questa prospettiva non capisco perché i palazzinari (detto alla romana) si ostinano a costruire nuovi edifici in aree vergini se poi tra max 10 anni perderanno di valore (la cosa più furba sarebbe acquistare edifici fatiscenti, demolirli e ricostruirli mantenendo il numero di abitazioni invariato e quindi anche le case varrebbero di più anche tra 10 anni, ma sembra proprio che questo concetto non passi).
      Quindi, tenuto conto che la popolazione residente in Italia diminuirà e pertanto per l’intero sistema Italia servirà molto meno energia anche se dovessero aumentare i consumi pro capiti, tenuto conto che molti edifici saranno in grado di produrre gran parte dell’energia per l’auto consumo, tutti questi problemi da lei elencati sono falsi problemi e si può aggiungere che le centrali nucleari proprio per quest’andamento non ci serviranno.
      Faccio altresì notare che prima della seconda guerra mondiale gran parte del fabbisogno elettrico nazionale era garantito dalle centrali idroelettriche ed in quel periodo eravamo intorno ai 40 milioni. In più le centrali idroelettriche durante la notte possono funzionare e se si riuscisse a coprire il fabbisogno diurno con il fotovoltaico, di notte (quando i consumi scendono) molto probabilmente tra accumulo e idroelettrico l’energia elettrica ci sarebbe. Ma qui solo chi sta pianificando la rete elettrica dei prossimi 10-50 anni può essere più preciso.
      Quello che so è ad oggi anche un incremento che copra il 10% del parco auto attuale (ovvero 4 milioni ed ad oggi il parco circolante di auto elettriche è di cerica 210k) ridurrebbe il fabbisogno di petrolio in maniera significativa ma non incrementerebbe più di tanto i nostri consumi elettrici.
      Pertanto visto che molti di noi nel 2050 avremo fatto la nostra vita perché dovremmo ostinarci (continuando ad usare combustibili e a desiderare centrali nucleari) a lasciare a chi ci seguirà un modo peggiore di quello che abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto?
      Se l’auto ICE, le caldaie a metano, le centrali termo elettriche sono la causa di alcuni dei mali che affliggono il nostro sistema, non capisco perché non dovremmo ingegnarci per trovare delle soluzioni alternative che ci permettano di mantenere il nostro tenore di vita attuale! Per me è da sciocchi. L’alternativa è tornare ad un mondo preindustriale e questo porterebbe ad una riduzione drastica della popolazione mondiale attuale che dagli attuali 8 miliardi scenderebbe sicuramente sotto ai 2 miliardi con buona pace di tutti e del clima.

      1. /// non capisco perché i palazzinari (detto alla romana) si ostinano a costruire nuovi edifici in aree vergini se poi tra max 10 anni perderanno di valore (la cosa più furba sarebbe acquistare edifici fatiscenti, demolirli e ricostruirli mantenendo il numero di abitazioni invariato e quindi anche le case varrebbero di più anche tra 10 anni, ma sembra proprio che questo concetto non passi) \\\ Da quello che ho sempre sentito, costruire su terreno “nuovo” costa meno rispetto al recupero di aree giá edificate, quindi non prevedo cambiamenti di rotta nel settore salvo robusti interventi degli enti preposti (e/o esaurimento fisico delle aree edificabili..)

        1. Forse se i comuni smettessero di rendere edificabili terreni avremo meno problemi a seguito di fenomeni meteorologici sempre più violenti.
          È una necessità smettere di edificare su terreni vergini non un’opzione.

          1. Alessandro D.

            -costruire su terreno “nuovo” costa meno rispetto al recupero di aree giá edificate-

            Confermo. Purtroppo.

          2. Alessandro D., è normale che costi meno crea più problemi al nostro ambiente.
            L’articolo che riporti parla chiaro, l’ISPRA ha verificato che più si aumentano le zone edificabili più le temperature delle stesse aree aumentano. Quindi per me è ora di smettere di rilasciare concessioni edilizie in aree vergini.
            [https://www.agi.it/cronaca/news/2023-10-26/clima-consumo-suolo-rende-piu-calde-citta-23650121/]

        2. Luca Dell'Oca

          Ho fatto questa stessa domanda a un genitore di una compagna di mia figlia che lavora nel settore, la risposta secca è stata: “ma no a ristrutturare o demolire si guadagna meno, meglio costruire su terreno nuovo, si fan più soldi.”

          Anche io sono favorevolissimo a leggi che impediscano ulteriore consumo di suolo e che forzino l’uso di case esistenti. Noi stiamo fatto così per questo preciso motivo, e ci abbiamo guadagnato sia soldi (costo la mq molto inferiore) e qualità (le case vecchie tipicamente hanno più mq e più verde intorno). Adesso la stiamo ammodernando, entro anno diventerà nogas.

          Ma siamo in pochissimi a pensarla così, in una nazione che purtroppo ha enormi problemi di consumo di suolo (https://www.linkiesta.it/2023/10/consumo-suolo-cementificazione-depavimentazione-soluzioni-natura-italia/)

          1. /// meglio costruire su terreno nuovo, si fan più soldi.” \\\ Fra l’altro i soldi li fanno anche i Comuni con gli oneri di urbanizzazione.. Inoltre, stando all’articolo linkato, l’Italia ha l’aggravante di non essere uno Stato piccolo e densamente abitato come gli altri “campioni” europei di consumo di suolo, Germania esclusa. Forse l’aspetto peggiore di molte nuove edificazioni è la dispersione urbanistica (c.d. “sprawling” https://iari.site/2022/01/08/il-fenomeno-urban-sprawl-cause-e-conseguenze/) che aumenta la dipendenza dall’auto privata.

    2. Alessandro D.

      Condivido le sue perplessità benchè lo faccia con un fondo di ottimismo.
      Che nasce tutto sommato da una certa forma di realismo: “tornare indietro” nelle comodità/stile di vita/abitudini consolidate non piace a nessuno e di conseguenza confido che in sostanza, nella peggiore delle ipotesi, alla fine le cose rimaranno più o meno come siamo abituati adesso (fatta tara-merce di certi eccessi che forse è più facile ridimensionare).
      E questo perchè, molto banalmente, se viene meno il presupposto di cui sopra non è certo impossibile che prima o poi qualcuno presenti il conto anche solo da un punto di vista elettorale.

      Chiaro che una sterzata seria sul trasporto pubblico aiuterebbe non poco a diminuire il numero di veicoli circolanti (che però comunque servirebbero: mica viviamo tutti in città e mica facciamo tutti soltanto casa-lavoro).
      Ma già averne strutturalmente di meno che circolano quotidianamente non sarebbe malissimo.
      Quello che sfugge sempre un po’ al legislatore è che purtroppo prima bisogna predisporre l’alternativa e magari dopo mettere il “divieto”. Altrimenti sembra una presa in giro (si veda il rapporto tra Milano e l’hinterland) e le reazioni presto o tardi arrivano.

      Sul fatto che le vetture diano energia alla rete al momento credo sia difficile commentare. Non si conoscono ancora le entità di eventuali prelievi nè tantomeno se sono previsti limiti ai medesimi (chi decide quanta percentuale di batteria è “politicamente giusto” che io abbia la mattina quando mi sveglio?)

      Resta il dato tecnico che credo indubbio: la compresenza di tanti accumulatori collegati in rete (a mo di gigantesco vaso di espansione) è sicuramene utile a stabilizzare la rete evitando da un lato problemi e dall’altro la necessità di dover provvedere più o meno nella stessa maniera ma installando a terra batterie di “accumulo compensativo” praticamente ogni dove.

      Cosa che magari in futuro sarà anche necessario fare, non dico di no, ma utilizzando le automobili si può programmare con più calma.

      Come diceva Lucio Battisti: lo scopriremo solo vivendo.

      1. /// una sterzata seria sul trasporto pubblico aiuterebbe non poco a diminuire il numero di veicoli circolanti (che però comunque servirebbero: mica viviamo tutti in città e mica facciamo tutti soltanto casa-lavoro) \\\ Vero ma bisogna tenere conto che per il futuro si prevede (oltre a una piú che probabile contrazione del numero assoluto di abitanti) una maggiore percentuale di persone che abitano in cittá e un aumento del telelavoro + altre attivitá a distanza. Per non parlare, se tutto va bene, di un ulteriore sviluppo della mobilitá dolce e/o condivisa (evoluzione del concetto di taxi)

    3. Ciao, quello che potrebeb accadere, è che la corrente potrebbe costare meno in certe fascie orarie

      ad es diurne, se il mix fosse a netta prevalenza di fotovoltaico e privo di eolico off-shore e ancora privo di una importante filiera di stoccaggio energia

      su base volontaria, chi ne avrebbe la possibiltà, per risparmiare, caricherebbe l’auto nelle fasce in cui il costo energià fosse molto basso(es. il 60% della tariffa normale)

      questo è possibile che accada in futuro, immagina colonnine auto ( o contratti a casa già lo fanno) in grado di usare diverse tariffe in base alle fascie orarie

      ..poi volendo c’è un passettino ulteriore più complesso:

      magari un utente restituirebbe una piccola parte dell’energia stoccata nell’auto (facendosi pagare tramite un qualche applicativo) nelle fascie orarie in cui l’elettricità sarebbe più cara (e più ripagata), lasciando l’auto collegata al VTG di notte (o al picco serale) con impostata una percentuale di energie (es 10,20. 30%) che sarebbe disposto a rivendere ( energia presa in precedenza dalle colonnine o anche dal suo impianto FV di casa)

      questa seconda possibilità (la rivendità dell’energia) è una ipotesi futura concreta, perchè la macchina è uno storage di notevole capienza, ma siccome il prezzo degli accumulatori di energia sta scendendo rapidamente, l’ipotesi forse verrà superata dall’avere direttamente molti di questi accumulatori in forma statica ( a livello di rete e a livello domestico)

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