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Octopus Energy porterà in Italia la ricarica flessibile

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La ricetta di Octopus Energy contro il caro bolletta prevede due ingredienti chiave: fonti rinnovabili e tecnologie innovative per la gestione intelligente dei carichi. Migliorando poi concorrenza, trasparenza e sistema tariffario anche l’Italia potrebbe allinearsi ai Paesi più virtuosi. Ce lo spiega Giorgio Tomassetti,  Amministratore Delegato di Octopus Energy Italia, in questa video intervista della serie “Fuoco amico”.

Octopus Energy è sbarcata in Italia forte dell’esperienza maturata nel Regno Unito, dove nacque solo sei anni fa ed è oggi il principale fornitore di energia elettrica da fonti rinnovabili. Conta oltre 9 milioni di clienti in 14 Paesi del mondo e in soli tre anni ha contrattualizzato 400 mila clienti domestici italiani.

Come funziona “Intelligent Octopus”

Octopus energy
Giorgio Tomassetti

Da quest’anno offrirà anche agli Ev driver italiani l’opzione “Intelligent Octopus“, un contratto di fornitura flessibile in grado di abbattere il  costo delle ricariche.

Sperimentata con grande successo in UK (150 mila contratti già attivi) garantisce il risultato richiesto dal cliente in termini di ricarica in un arco di tempo prefissato, modulando l’erogazione in base ai carichi e ai prezzi istantanei di rete.

E’ il primo passo, spiega Tomasetti, dell’integrazione intelligente tra auto elettriche e rete. In UK Octopus ha iniziato a sperimentare anche il passo successivo, la piena bidirezionalità. Permetterà al parco auto elettrico di operare come batteria virtuale diffusa a supporto della rete (V2G). Ma necessita che le vetture e i caricabatteria siano abilitati a rilasciare energia verso l’esterno, oltre che ad incamerarla. E oggi in Italia i tempi non sono ancora maturi.

Coinvolgere le comunità locali nei progetti green

Da noi Octopus Energy è invece molto attiva sul fronte delle comunità energetiche (ne ha creata una l’anno scorso, andata immediatamente in overbooking, altre due sono in programma per quest’anno) e nei progetti per nuovi impianti rinnovabili. E non è escluso che Octopus riproponga anche in Italia la formula Collective che nel Regno Unito ha coinvolto gli utenti privati nei grandi progetti eolici, diventandone finanziatori.

Purtroppo, lamenta Tomassetti, l’Italia non viaggia alla giusta velocità nella transizione energetica. E questo pesa sul costo dell’energia. In un Manifesto in dieci punti pubblicato sul sito italiano l’azienda cita, fra le cause, l’eccesso di burocrazia e gli scarsi investimenti sull’intelligenza di rete che frenano le nuove installazioni di impianti rinnovabili.

octopus energy

Lo strumento per vincere la sempre più diffusa ostilità delle comunità locali è invece l’abbandono del PUN (Prezzo Unico Nazionale) e l’adozione totale di un sistema tariffario basato sui prezzi zonali che «premia con tariffe energetiche più basse le comunità più virtuose nell’ospitare impianti di produzione puliti e a basso costo».  Troppo timida, insomma, la riforma entrata in vigore il 1° gennaio di quest’anno che ha introdotto i prezzi zonali solo per il mercato all’ingrosso, mentre il passaggio al nuovo sistema di calcolo PUN Index non ha avuto effetti apprezzabili in bolletta.

E il ritorno al nucleare, che tanto preme al governo, può dare un contributo nel lungo termine («non abbiamo nulla in contrario» precisa il manager), ma non è una soluzione praticabile nei tempi imposti dai target di riduzione delle emissioni e dalla sfida energetica globale.

Tariffe Electroverse: il meglio del possibile ma l’Italia sconta troppi problemi strutturali

Nella ricarica pubblica, che Octopus Energy presidia con il network Electroverse, l’Italia sconta inefficienze, scelte tariffarie discutibili, scarsa concorrenza, frammentazione degli operatori e ritardi nella diffusione della mobilità elettrica. Insomma, per Tomassetti c’è ancora molto da fare.

Electroverse per ora non dispone di impianti di di proprietà, ma ha scelto di offrire il massimo dell’interoperabilità (45 mila punti in roaming in Italia) praticando il miglior prezzo possibile.  «Applichiamo senza alcun ricarico le tariffe concordate con i singoli CPO, sfruttando la forza contrattuale del nostro network – spiega Tomassetti -. Purtroppo nell’ultimo anno abbiamo visto qualche esagerazione e siamo stati costretti ad adeguarci ad aumenti che noi stessi abbiamo subìto».

Tuttavia il manager è convinto che l’Italia debba superare una serie di problemi strutturali che impediscono di abbassare i costi base della ricarica. Da un lato investimenti in infrastrutture massicci ma non sempre azzeccati da parte di pochi grandi operatori,  che ora rischiano di non avere ritorno economico.

I grandi CPO devono assumersi qualche rischio

Dall’altro un regime tariffario di rete – i costi di approvvigionamento a carico dei CPO – che consente un’opzione risk-free senza costi fissi. Questo scoraggia la concorrenza e non premia gli operatori della ricarica più dinamici ed efficienti. «Mi auguro che l’Autorità intervenga, stimolando un pò più di partecipazione al rischio». Insomma, ragiona Tomassetti,  chi ci crede non può semplicemente aspettare che l’aumento fisiologico degli utenti e dei consumi ripaghi gli investimenti, ma deve metterci del suo perché tutto ciò avvenga più rapidamente possibile.

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5 COMMENTI

  1. Quoto:
    «Applichiamo senza alcun ricarico le tariffe concordate con i singoli CPO, sfruttando la forza contrattuale del nostro network – spiega Tomasetti -. Purtroppo nell’ultimo anno abbiamo visto qualche esagerazione e siamo stati costretti ad adeguarci ad **aumenti che noi stessi abbiamo subìto**».

    Servono ancora altre prove, dopo che già A2A aveva lamentato di aver subìto le stesse imposizioni (vedi https://www.vaielettrico.it/cade-lultimo-baluardo-anche-a2a-vola-a-053-e-a-kwh/)?
    Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato, dove sei??? 😴😴😴

    • Non hanno interesse e molto probabilmente le cariatidi che operano al suo interno non sanno neanche di cosa si sta parlando…

    • Purtroppo il carico fiscale sulle colonnine, pubbliche o private che siano, è altissimo, se lo paragono ai carburanti fossili.
      Sul fisco, il garante può fare nulla.

      • Si ma anche no… Il fisco è lo stesso di 2-3 anni fa quando caricava o tranquillamente a 35cent/kWh (con gli abbonamenti anche alle fast). Il punto è che i big han fatto cartello e si sono allineati verso l’alto. Il garante non può far finta di niente altrimenti cessa lo scopo della sua stessa esistenza.

        • È la prima cosa che mi è venuta in mente, tra le cose su cui un governo può mettere mano. Vista la scarsa diffusione dell’auto elettrica, un “riordino” delle accise sull’elettrico, sposterebbe poca cosa nelle casse dello stato, a vantaggio dell’utilizzatore finale e alla diffusione dell’auto elettrica. Il secondo “riordino” riguarda l’interoperabilità, la quale dovrebbe garantirti la tariffa del tuo operatore, a prescindere.

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