Chissà se l’accordo firmato dal ministro Adolfo Urso con il produttore cinese di pale eoliche Ming Yang prevede la costruzione in Italia di qualcosa di simile alla Ocean X. E chissà cosa ne direbbero i “no eolico” sardi di vedersene un paio al largo di Cagliari. Eppure è il “gioiello” del nostro prossimo partner cinese.
Il colosso dell’eolico galleggiante
Ocean X è la più grande piattaforma eolica galleggiante a capacità singola del mondo ed è appena salpata dal cantiere di Guangzhou dove è stata realizzata da Ming Yang. Percorrerà 354 km nei prossimi tre giorni per raggiungere la sua destinazione finale, nel parco eolico offshore Qingzhou IV a Yangjiang, Gangdong.
Pesa 15 mila tonnellate, resiste agli uragani, supera i 16 MW di potenza
Secondo l’azienda, è in grado di resistere a venti fino a 260 km/h, cioè a un uragano di categoria 5. Anche se la massima produttività si raggiunge con venti di 36 kmh, molto più frequenti nel Mediterraneo.
Esattamente quello che non ci serve. Una tecnologia che richiede 15000 tonnellate di ferro. In un paese, l’Italia, che ha serie difficoltà nella siderurgia. Dobbiamo puntare a sviluppare tecnologie adatte alle nostre esigenze. Le turbine ad asse verticale possono rappresentare una via da esplorare, il peso del rotore è alla base e richiedono molto meno materiale e manutenzione.
15.000 tonn è il peso totale dell Ocean-X, alto perché ha una piattaforma in cemento (riduzione costi e più massa a fare da inerzia) invece che in acciao, e perché costruito “robusto” per aree con tempeste tropicali
le piattaforme in acciao (ci sono anche progetti italiani con elementi prefabbricati trasportabili su camion e assemblabili sul posto) pesano meno; le torri per l’eolico galleggiante le fanno anche in alluminio
in Italia di acciaio leggo ne produciamo tanto, 20 milioni di tonnellate all’anno;
eolico marino fa uso di cantieristica navale, componenti elettriche e meccaniche, acciao, sembra una industria adatta per l’italia
turbine verticali il confronto va fatto a parità di potenza (perchè in generale rendono meno), poi se sono rose fioriranno 🙂
Sono tutti d’accordo quando si tratta del giardino altrui. Faccio presente che i Sardi non sono contrari all’eolico e al fotovoltaico. Ma deve essere proporzionato alle necessità energetica della Regione. Ci sono richieste per 800 progetti con aziende che sono sorte con 10000 euro di capitale. Purtroppo si tratta di una grande speculazione ai danni dei sardi ma anche di tutti i cittadini italiani che con i loro soldi finanziano inconsapevolmente una grande truffa che meriterebbe l’attenzione della magistratura.
Se la produzione di farmaci in Lombardia fosse “proporzionale alle necessità sanitarie lombarde”, quella automobilistica alle necessità piemontesi, quella alimentare alle necessità emiliano-romagnole, non credo che i sardi se la passerebbero benissimo.
Ma che interesse avrebbero queste regioni della sovraproduzione di energia in Sardegna? Mica la possono fruttare. Comunque noi faremo volentieri cambio del fotovoltaico o solare con l’industria farmaceutica o automobilistica sproporzionata in quelle regioni. 😂
Lei dimentica tre cose:
a) esistono gli elettrodotti
b) La Sardegna è un’isola, non uno stato indipendente
c) E’ disposto ad accettare inquinamento e cementificazione delle regioni con cui vorrebbe far cambio?
Abbiamo provato ad avere la medesima industria sproporzionata del Nord. È stato un fallimento per l’isola, sia economicamente che ambientale. Arbatax, Portoscuso, Portovesme, Capoterra etc. Non fa. Molte hanno chiuso perché i costi di trasporto per portare le materie per la rielaborazione sull’isola e poi esportarle.
l’isola è lontana dalla sovraproduzione con rinnovabili
per ora lei sta “facendo a cambio” con carbone e gasolio, bruciati nelle centrali,
e a breve, se andranno avanti iprogetti dei metanodotti, con lo sventramento dell’isola per fare 440 KM di metanodotti, sempre per tenere alti i prezzi dell’energia
a quel punto se la sogna anche l’industria o il lavoro sull’isola in generale, ma pure i desalinizzatori per fare tanta acqua dolce e/o potabile, come fanno in Spagna per contrastare la desertificazione
a livello di sviluppo economico, sta facendo a cambio tra lavori qualificati, minore prezzo energia (e affitti dei diritti di superfice per le poche aree con installazioni)
con il continuare invece uno sviluppo economico basato sulle colate di cemento di nuovi centri commerciali e residenziali, costose oasi speculative per pochi, con intorno terreni che si desertificano come siccità e tessuto lavorativo
il giornale regionale, che furescamente a sfogare gli abitanti contro i mulini a vento, è di proprietà di un noto immobiliarista che sull’isola fa queste colate di cemento, quasi indisturbato, mentre il caporedattore è un noto politico con interessi a sponsorizzare gli inutili e costosi lavori per la metanizzaione fuori tempo massimo
PS: lamentarsi poi anche di fotovoltaico o l’eolico off-shore, con impatto visivo cosi basso se non nullo, secondo me denota mancanza di senso critico nel ragionare sui temi, o in certi casi malafede
E tra un po’ di anni col metanodotto li troveremo a lamentarsi di privatizzazione degli utili e di socializzazione delle perdite.
C’è un eccesso di domande – ma la gran parte non arrivano in porto perchè non basta un terreno e un progetto per avviare l’attività e sappiamo tutti che ci sono diversi procacciatori d’affari che hanno inquinato il settore. Ma sono cose presenti in tutti i settori. Non può essere la scusa per inquinare il dibattito con la demonizzazione delle rinnovabili e seminando veleno. Il problema dei comitati – oltre ad ospitare nei loro spazi falsità – sono i numeri. Completamente lontani dalla realtà perché non considerano l’intero processo di decarbonizzazione dell’isola e solo per il suo fabbisogno sono necessari molti più GW di quelli che loro chiedono. Colonizzazione energetica? Io abito a 4/5 km dal deposito di gas più grande d’Europa, a 40 km dal parco eolico offshore più grande del Mediterraneo – e tutti brindano alla notizia – senza considerare parchi eolici, industrie chimica… che producono beni indispensabili anche per la mia isola.
Che ragionamento egoista e senza alcun senso dell’entità del problema.
Basta guardare le mappe del vento e capire che la Sardegna è favorita, insieme a Puglia e Sicilia e qualche altra regione, per l’installazione di impianti eolici.
Sul fotovoltaico ho anche io le mie riserve a causa delle difficoltà nel riciclare i pannelli di silicio ma in alternativa si potrebbero fare impianti termodinamici a sale liquido che funzionerebbero anche di notte.
Tutta questa campagna anti-eolico che viene promossa da un singolo gruppo editoriale è solo la manipolazione mirata dell’opinione pubblica sarda per conservare gli affari di chi ha interesse nei carbonfossili.
La dimostrazione la si trova in un recente editoriale in cui il proprietario di questo gruppo editoriale ha esplicitamente promosso il gas come la fonte su cui l’isola deve puntare in futuro.
Gli antieolico sardi dicono che non vogliono l’invasione ma la verità è che sono già servi e non sappiamo neanche fare i conti, ne gestire l’ambiente che stiamo inquinando ogni giorno con discariche abusive, raffinerie, impianti dismessi e non bonificati.
Direi all’editorialista pro gas: ok, ma fatelo con il gas sardo.
Buongiorno
– un pannello da circa 440 watt pesa 22 kg
– in 29 anni di vita produce 15.700 KWh, cioè il “carburante” per un’auto elettrica per 8 anni
questi 22 kg si riciclano già oggi; lo smaltimento avviene soprattutto con procedimenti meccanici, si recupera:
– 15 kg vetro
– 3 kg cornice alluminio
– cablaggi rame + 0,1 kg scheda elettrica + 0,2 kg di metalli vari
– 1 kg polvere di silicio
– 2 kg su 3 di plastica
– non è ambientalmente/economicamente conveniente riciclare un ultimo sfriso di 0,5 kg di plastica mista a tracce degli altri componenti, che viene bruciata o va in discarica
0,5 kg di materiale plastico da smaltire o bruciare in impianti banali;
è il quantitativo di plastica che buttiamo ogni 3-4 giorni a persona in imballaggi
Salve,
Non mi riferisco al telaio ma proprio alle celle fotovoltaiche in se.
Il problema di fondo è che una cella, per funzionare, va drogata, per fare questo si inseriscono impirità tra cui phosforo, boro o arsenico. Nel corso della vita operativa, la cella perde in efficienza perche lentamente la struttura della giunzione viene eliminata dal danno della radiazione e calore esterno.
Questo silicio al momento non può più essere riutilizzato perché necessita di una rimozione di queste sostanze, peocedure che andrebbero fatte o elettrochimicamente oppure mediante altre tecnologie estremamente dispendiose.
Io come scienziato che mi occupo di dispositivi in silicio per esperimenti di fisica delle alte energie so del problema dei rivelatori a fine vita ma li semplicemente vengono dati in donazione a musei o centri di ricerca perché pochi. Il resto che non viene preso perché esteticamente brutto o di poco valore didattico viene buttato nelle discariche.
Colleghi di struttura della materia provano da anni a trovare un metodo di ri-purificazione efficiente, ad alta resa e basso consumo ma è veramente difficile.
La nostra fortuna è che il pianeta praticamente ha una buona percentuale di silice, quindi possiamo letteralmente fregarcene. Ma ambientalmente sarebbe meglio trovare una soluzione o ci troveremo con un problema irrisolvibile.
Certo che sarebbe meglio, ma per fortuna i pannelli durano qualche decennio e il materiale non riciclabile può essere disposto in modo da arrecare il minimo impatto ambientale possibile, al contrario del petrolio e dei combustibili derivati che vengono bruciati giorno dopo giorno utilizzando l’atmosfera che come discarica.
Non una differenza da poco, direi.
il fatto che ci sia una esagerata richiesta di installazioni in Sardegna non vuol dire che saranno tutte effettuate, e che dopo 30 anni e più vadano tutti sostituiti e riciclati in Sardena; tra l’altro, con la rapidità dei progressi in tanti campi tra cui anche la chimica dei materiali (di cui anche lei si occupa sig. Angeleddu giusto? ) si può ipotizzare che ci saranno migliori metodi di riciclaggio.. magari proprio in Sardegna .. con maestranze locali…
Nel frattempo avrete evitato 30 anni di inquinanti idorcarburi, avrete contribuito a produrre energia pulita e molto più economica per tutta l’Italia, senza danneggiare il vostro meraviglioso ambiente, tanto prezioso per i famosi prodotti alimentari e gli scenari da sogno.
Non crede che sarebbe molto, molto meglio tifare per le maggiori quote di rinnovabili in Sardegna, visto che altrimenti l’inquinamento sarebbe Vostro ed i profitti altrove?
Ai danni dei sardi ahahahahahahahah e come farebbero a danneggiare la Sardegna?
Li montano in aria pale eoliche e pannelli FV o HANNO COMPRATO/AFFITTATO i terreni per farlo?
Perché nel secondo caso stiamo parlando di un investimento su terreno privato che qualcuno ha venduto (incassando) o affittato (incassando).
Se compravano un albergo che cambiava? Sempre un business era. Solo che ad alcuni stava più simpatico.
Ora bisogna capire se chi ha investito, andrà nelle opportune sedi a difendere i propri legittimi interessi in cui ha investito i suoi soldi.
Tutti bravi coi sghei degli altri. Vediamo cosa ne esce alla fine.
E comunque l’offshore è fuori giurisdizione della regione Sardegna che non è un impero ma una regione.
per la Sardegna sarebbe banale andare tutta a rinnovabili,
volendo anche senza eolico su terra, mi spiego:
>> Regione consumo annuo elettrico di meno di 9.000 GigaWh ( 9 TeraWh)
>> se aggiungiamo elettrificazione dell’energia primaria (petrolio e metano usati come combustibili e carburanti nei trasporti) il conto circa RADDOPPIA
quindi si arriva a 18.000 GWh annui totali,
cioè 18 TWh ( TeraWatt-ora) annui, ottenibili ad esempio con:
> 2 TWh idroelettico e biomassa (già presenti)
> 8 TWh con fotovoltaico
(4.000 ettari agrivoltaico + 3.000 ett. sui tetti + 1000 ett. nei parcheggi)
> 8 TWh eolico off-shore posto a 25-40 km dalle coste
con capacity factor 35%
significa 2,6 GW di potenza nominale di eolico marino
sono 145 pale galleggianti da 18 MW (i progetti li stanno aggiornando a questa taglia, l’Ocean X dell’articolo è “solo” 16 MW perchè pensato per le tempeste tropicali), raggruppate in alto mare a gruppi di 35-50,
in pratica 3-4 parchi eolico marini di taglia media al largo della Sardegna
oppure 1 solo parco eolico marino di taglia “grande”, come il “MedWind” che sarà 80 km dalle coste della Sicilia, con potenza installata 2,8 GW (!) e capacity factor 36-37%
> equivale a 1 GW di potenza “media effettiva”
> equivale a centrale nucliare da 1.3 GW nominali e capacity factor 80%
== se poi nella ricetta entra anche un po’ di eolico su terra, magari nei Comuni in cui è apprezzato, i prezzi del kwh si abbassano di più e più rapidamente
Secondo i dati ISTAT, la città di Cagliari ha consumanto 551 GWh nel 2022. Considerando un Capacity Factor del 30%, la produzione annua di un singolo (non so se chiamarlo singolo o coppia) aerogeneratore sarà di 42 GWh circa. Per la sola città di Cagliari ne servirebbero 13. Se poi consideriamo che il 75% dell’energia primaria consumata dall’isola proviene da fonti fossili, 13 aerogeneratori sembrano comunque noccioline, ma meglio di niente. I Sardi li chiamano “pugnali nel cuore della nostra terra”, perché “rovinano il paesaggio”. È soggettivo e sono certo che non solo a me piacciono questi moderni mulini a vento. Inoltre non creano nessun danno ambientale a lungo termine, neppure locale
energia primaria se viene elettrificata servono molti meno kwh, perchè 4 kwh misurati come potere calorifico grezzo, li sostituisci con 1 kwh elettrico netto
per la Sardegna sarebbe banale 100% rinnovabili, ho postato un conto sopra
PS: i parchi eolici marini ( galleggianti off-shore) sono molti più potenti di quanto si pensi:
i primi 22 progetti italiani di eolico marino nell’iter di valutazione, sommano 21,3 GW di potenza nominale, circa 1 GW nominale per ogni parco marino
intorno a Sicilia, Puglia, Sardegna e con le turbine di grande taglia credo il capacity factor sia circa 35%; qualcosa meno davanti alle altre regioni
Peccato che non si possano fare referendum propositivi .. sarebbe interessante scoprire cosa ne pensa l’ elettorato italiano sul posizionamento di eolico off-shore (invisibile o quasi dalla costa) visto che con 8000km di coste ne potremmo sfruttare di zone ventose al punto giusto.
Se poi si volessero sfruttare gli ancoraggi delle piattaforme e gli elettrodotti per posizionare anche le turbine sottomarine per intercettare pure le correnti..
Oltretutto, come mostrato in un altro articolo qui su VaiElettrico ( https://www.vaielettrico.it/navi-elettriche-ricarica-in-mare-aperto-nel-parco-eolico-offshore/ ) si potrebbero persino usare per pit-stop per navi elettrificate…
Tanta “fantascienza” che vedevo da giovane me la sono ritrovata nella quotidianità.. mi aspetto di vedere grandi cose anche nel futuro prossimo 😁👍
Vorrei avanzare una proposta seria alla redazione di Vaielettrico. Partendo da una posizione del tutto neutrale e di massimo rispetto nei confronti di una regione che paesaggisticamente e culturalmente tutto il mondo ci invidia, sarebbe interessante un confronto aperto in diretta YouTube tra Vaielettrico e un rappresentante dei comitati anti eolico della Sardegna. Ho troppa stima di una popolazione con un amore per la propria terra come i sardi e sebbene sia generalmente favorevole alle rinnovabili sarebbe corretto secondo me concedere loro spazio per argomentare il motivo di tale ostilità nei confronti dell’eolico.
L’idea è interessante, ma sarebbe fondamentale chiarire per prima cosa che qualsiasi confronto si dovrebbe basare esclusivamente sul metodo scientifico, cioè dati e fatti misurabili e verificabili.
I sardi hanno giurisdizione IN SARDEGNA.
Ma 12600m dalla costa sarda, siamo in acque internazionali e li possiamo posizionare quello che vogliamo.
Ci mancherebbe mo che da Regione autonoma viene promossa a repubblica marinara la Sardegna.
Ognuno stia nel suo.
Penso che l’opposizione per l’offshore nasca da 3 principali motivazioni.
1) interessi delle lobby dei pescatori, specialmente di tonno
2) privazione ai comuni costieri interessati degli incentivi statali che avrebbero ricevuto in caso di occupazione di suolo, quindi meglio andarci contro per gelosia
3) ignoranza o manipolazione mediatica.