Obiettivo Net Zero: auto elettriche e rinnovabili corrono, in ritardo nucleare, idrogeno e CCUS

net zero auto elettrica energia verde

Il percorso verso Net Zero richiede trasformazioni profonde in ogni settore economico. In questo scenario complesso, la mobilità elettrica e le energie rinnovabili si stanno affermando come strumenti chiave: non solo per le loro potenzialità tecnologiche, ma anche per l’efficacia già dimostrata nel tagliare le emissioni. Veicoli elettrici, solare fotovoltaico ed eolico stanno registrando tassi di diffusione superiori alle aspettative.

Secondo le curve dei costi marginali di abbattimento (MACC), elaborate da McKinsey fin dal 2007, il potenziale degli EV nel 2030 era stimato in 0,05 gigatoni di CO2 evitata. Eppure, già nel 2024, si sono già raggiunti 0,08 gigatoni: un balzo avanti straordinario. Questo successo è stato reso possibile da fattori strutturali: design modulare, semplicità tecnologica, industrializzazione standardizzata e, soprattutto, una continua riduzione dei costi di produzione e di utilizzo.

Le MACC sono uno strumento analitico che permette di stimare, per ciascuna tecnologia o misura, il costo per tonnellata di CO2 evitata e il relativo potenziale di abbattimento. Fin dal loro esordio, queste curve hanno permesso a governi e aziende di identificare le opzioni più efficaci e convenienti per decarbonizzare e seguire una strada efficiente verso Net Zero.

Nel tempo, lo strumento si è evoluto notevolmente: si è passati da 150 leve nel 2007 a oltre 1.400 leve nel 2025, distribuite su 170 catene del valore e supportate da più di 300.000 fattori emissivi. Oggi le curve sono dinamiche, regionalizzate, supportate da intelligenza artificiale e aggiornate in tempo reale, diventando un pilastro delle strategie climatiche di lungo periodo.

Perché le rinnovabili stanno vincendo

La rapidità con cui solare ed eolico hanno scalato il mercato globale è sorprendente. Entrambe le tecnologie presentano una struttura favorevole: costi di impianto decrescenti, modularità, mancanza di input fossili, standardizzazione internazionale e una base di componenti industriali già esistenti. Oggi produrre energia solare è, in molte regioni del mondo, più economico che generarla da carbone o gas naturale.

Investimenti green a 2,2 trilioni di dollari, doppiati i combustibili fossili

L’energia eolica, sia onshore che offshore, ha seguito un percorso simile. Grazie all’ingegneria avanzata delle turbine, alla maggiore capacità produttiva e all’automazione nei processi di manutenzione, i costi sono crollati e la competitività è aumentata. Inoltre, in molti Paesi l’eolico copre già una quota significativa del mix energetico, con benefici immediati in termini di emissioni.

Il ruolo dei veicoli elettrici nella decarbonizzazione dei trasporti

Il caso dei veicoli elettrici merita un focus particolare. Oltre al contributo diretto nella riduzione delle emissioni di CO2 dai trasporti su strada, gli EV stanno stimolando una trasformazione profonda dell’intera filiera automobilistica. La diffusione dei veicoli elettrici sta accelerando anche grazie all’espansione delle reti di ricarica, al miglioramento delle batterie (in particolare al litio), alla discesa dei costi e a politiche pubbliche favorevoli.

I veicoli ibridi plug-in hanno svolto un ruolo di ponte, rendendo graduale il passaggio verso la mobilità a emissioni zero. Ma è l’EV puro a rappresentare oggi la vera rivoluzione, specie nei segmenti urbani e nei trasporti leggeri. I dati mostrano un’accelerazione che ha sorpreso anche gli analisti più ottimisti.

Tecnologie in ritardo: CCUS, nucleare e idrogeno verde

Non tutte le tecnologie sono avanzate allo stesso ritmo. La cattura e stoccaggio del carbonio (CCUS), l’energia nucleare e l’idrogeno verde hanno invece incontrato ostacoli legati ai costi elevati, alla complessità infrastrutturale e ai tempi di sviluppo. La CCUS, ad esempio, era considerata nel 2007 una delle principali leve con un potenziale di 3 gigatoni di CO2. Ma oggi, a cinque anni dal 2030, si prevede che ne verrà realizzata solo una trentesima parte.

Nucleare, all’Europa costerà 241 miliardi: buona parte pagati dai cittadini

Le politiche pubbliche fanno la differenza verso l’obiettivo Net Zero

Dove il mercato non riesce ad accelerare i tempi, entrano in gioco regolamenti, incentivi e strategie pubbliche. Tecnologie già mature come l’efficientamento energetico degli edifici o nei processi agricoli hanno un potenziale enorme, ma richiedono stimoli esterni per essere competitive. In questo senso, le MACC sono uno strumento utile per visualizzare dove l’intervento politico può sbloccare benefici climatici latenti.

Regionalizzazione e materie prime: due variabili decisive

La decarbonizzazione non è uguale ovunque. Le curve regionali mostrano chiaramente che lo stesso intervento può avere costi e impatti molto diversi a seconda del mix energetico, del contesto tecnologico e della disponibilità di risorse locali. La produzione di alluminio alimentata da energia verde, ad esempio, presenta un’efficienza diversa in Cina, Brasile o Norvegia.

Anche le materie prime sono diventate un fattore critico. Litio, acciaio, terre rare e iridio sono essenziali per molte tecnologie a basse emissioni. Le oscillazioni di prezzo o le strozzature nella fornitura possono rallentare l’intero processo. Le MACC dinamiche aiutano a monitorare questi fattori e a pianificare di conseguenza.

Decarbonizzazione multilivello: città, regioni e nazioni

Non tutte le leve funzionano allo stesso livello. Alcune, come l’espansione della rete elettrica per supportare la mobilità elettrica, richiedono politiche nazionali e investimenti coordinati. Altre, come l’efficienza energetica degli edifici, si applicano meglio su scala locale o regionale. Altre ancora, come l’adozione di elettrodomestici efficienti, dipendono dalle scelte individuali.

La decarbonizzazione è un processo in atto. Le tecnologie funzionanti ci sono e sono economicamente convenienti, i risultati iniziano a vedersi. Ora serve continuità, coraggio politico e scelte chiare. Net zero non è un obiettivo teorico: può e deve diventare realtà. Ma dobbiamo guardarci dai falsi profeti che spingono alternative che non sono tali.

Visualizza commenti (4)
  1. a spanne con le rinnovabili hai
    – 200e di IMPORT per 1 KW potenza di FTV o Eolico
    – 200e di IMPORT per 2 KW-h capacità di accumuli da abbinare

    a spanne con nuculare hai
    – 4500-9000e di IMPORT per 1 KW potenza,
    ipotizzando che siamo IMPORT il 20% o il 40%
    della spesa totale ( almeno 22.000 euro per kw-potenza tra installazione, manunenzione e smantellamento)

    anche considerando che a parità di potenza nominale FTV procuce 1/4 e eolico 1/3 del nuculare, non c’è confronto; per non parlare poi del costo totale, es l’investimento per FTV a terra è 700e x KW potenza, da paragonatre a 16.000 del nuculare ( + minimo altri 5.000 smantellamento e scorie)

    =============================================
    le cifre si può provare a scriverle, magari impeffette ma rendono l’idea

    ===== FTV a terra
    costi unitari per 1 KW-potenza

    – 150-250e investimento x progettazione, pratiche, affitto diritto uso superfice, costo del capitale
    – 500e investimento x componenti impianto e installazione; 550e se impianto con inseguitore solare
    – 250e manutenzione costo totale sui primi 25 anni ( 10e all’anno x kw potenza)
    – 100e smantellamento e riciclo (magari per up-grade con nuovi pannelli)

    IMPORT ce ne vedo poco, circa 200euro:
    – 120e pannelli bifacciali cinesi (se produzione europei costano 240e)
    – 50e inverter cinese (se produzione europea 80-100e), da ricomprare dopo 15 anni, allora diciamo circa 80e, ma quelli recenti al carburo di silicio forse durano di più

    = FTV sui tetti
    l’investimento inziale, manurenzione e smantellamento finale, costano circa il doppio che impianti a terra, però di import abbiamo ancora solo circa 200e

    == Eolico a terra
    1 KW potenza
    – investimento iniziale 1400e (componenti EUROPEE + pratiche)
    – manutenzione x 25 anni 500e (20 euro annuo + kw potenza)
    – smantellamento e riciclo 200e ?

    IMPORTO poca roba, i magneti dentro alla turbina,
    a esagerare sui 100e al KW potenza, ma fossero anche 200e se parte dell’elettronica fosse cinese (ma non mi pare sia così)

    = ACCUMULO BESS a BATTERIE
    calcolo per 2 KW-h, da abbinare a 1 KW di potenza rinnovabili,
    il rapporto 2 a 1 è per stare larghi, le simulazioni dicono basterebbe 1 a 1

    (2x) 200 euro installazione
    (2x) 40 euro manutenzione per i primi 20 anni
    (2x) 60 euro smantellamento e trasporto x riciclo

    IMPORT abbiamo le celle batteria cinesi, 50e (x2),
    oppure a esagerare se intero container DC, 100e (x2)

    == Nuculare
    per 1 KW potenza
    – 16.000 euro tra impianto (10-11K) e costo del capitale (5-6K)
    – 1.250e gestione e manutenzione i primi 25 anni (in europa 50e x kw potenza annuo)
    – 5.000e (sottostima) smantellamento e gestione scorie

    di questi 22.000 euro per kw potenza, potrebbero esserci
    40% di IMPORT = 8800 euro,
    ma anche a stare bassi
    20% di import = 4400 euro

    1. R.S. sempre molto interessante e preciso. Spero che questo MACC “corretto” sia tenuto in conto dai decisori italiani ed europei, in quanto ad esempio “riabilita” l’FV su tetto che viene tacciato di essere troppo costoso.

      Si lo è come LCOE ma crea impatti più che positivi sul territorio, rimettendo in circolo investimenti e abbassando la quota di energia importata.

      Volendo R.S.izzarmi e buttare giù dei numeri: se il sistema paese investisse 2000 € per 1 kW di FV su tetto, avremmo 1300 kWh annui che altrimenti andrebbero o importati dall’estero o prodotti bruciando gas. Ipotizzando una proporzione 20-80 sarebbero 260 kWh importati e 1040 kWh prodotti da gas. Per i primi ipotizzando energia francese a 40 €/MWh sono 8 €, per i secondi ipotizzando 2500 kWh di gas a 30 €/Mwh sono 75 €. Quindi 83 € all’anno di import risparmiati. Per cui:
      – spendo 2000 €
      – 1800 € vanno sul territorio e 200 in import
      – ogni anno risparmio 83 € di import

      mi sembra decisamente un win-win-win

      1. Ciao, approfitto per postare anche i prezzi energia, stavolta non secondo gli analisti, ma direttamente dalle tariffe delle aste, cosi non ci sono dubbi

        == FRANCIA – tariffe d’asta 2025 gestore di rete

        FTV a terra – circa 3,5 cents
        EOLICO su terra – circa 8,5 cents
        FTV su tetti – circa 8-10 cents

        https://www.pv-magazine.it/2025/06/19/francia-rappresentanti-eletti-generalmente-soddisfatti-di-parchi-solari-ed-eolici-nelle-loro-aree/

        https://www.pv-magazine.it/2025/02/21/la-francia-lancia-una-gara-dappalto-per-400-mw-di-impianti-solari-ci/

        == GERMANIA, tariffe d’asta 2025 gestore di rete

        FTV a terra – 4,6 cents al KWh
        Eolico su terra – 7 cents al KWh
        FTV su edifici e barriere – 9 cents al KWh
        Impianti IBRIDI (con anche batterie) aste in arrivo

        https://www-pv–magazine-de.translate.goog/2025/04/23/durchschnittlicher-zuschlagswert-fuer-photovoltaik-freiflaechenanlagen-sinkt-auf-466-cent-pro-kilowattstunde/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

        https://www-windindustry–in–germany-com.translate.goog/announcements/windenergie-an-land-ausschreibungsvolumen-vollstaendig-ausgeschoepft?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

        https://www-pv–magazine-de.translate.goog/2025/03/26/juengste-ausschreibung-fuer-photovoltaik-dachanlagen-mit-durchschnittlichem-zuschlagswert-von-91-cent/?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it

        SPAGNA,
        aspetto di vedere le nuove aste aggiornate all’inflazione, perchè le precedenti avevano raggiunto prezzi così’ stracciati da sembrare incredibili ( FTV a terra tra 1,5 e 2,5 cents al kwh )

  2. Molto interessante il MACC, in altri commenti mi ero chiesto perchè non creare un indicatore del genere e in realtà esisteva già.
    Ne aggiungere però altri due:
    – il contributo dato dalle tecnologie per la decarbonizzazione alla sovranità energetica. Esempio: la CCUS per l’europa significherebbe continuare a importare gas e petrolio con ovvie ripercussioni in tema di dipendenza dall’estero e dai mutevoli scenari internazionali. Parzialmente stesso discorso con l’idrogeno verde, se come sembra l’idea è importarlo in buona parte dall’estero, Ogni € investito in rinnovabili, acccumuli e auto elettriche è invece un passo verso l’indipenenza energetica
    – l’altro indicatore è la percentuale dei costi che rimane nel paese in cui viene installata la tecnologia. Ad es. per il FV specie su tetti il costo di pannelli e inverter va quasi sempre in Cina, ma è ormai una parte minoritaria, con il grosso che è legato alla voce installazione. Dato che però l’installazione è fatta in loco, sono alla fine soldi rimessi in circolo, creando vero sviluppo. Si può dire lo stesso di nucleare e idrogeno?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

 

Articolo Precedente

L’Italia alla prova del clima: il debito pubblico è a rischio?

Articolo Successivo

Africa, energia da fonti rinnovabili chiave per lo sviluppo

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!

Iscriviti alla nostra Newsletter

Abbonati alla nostra newsletter e resta aggiornato.
Seleziona i tuoi interessi:
No spam e zero emissioni garantiti!