E’ guerra sull’ obiettivo 2035 tra i produttori auto europei, alla vigilia dell’incontro di Bruxelles (venerdì 12 settembre) che avvierà una riflessione globale sulla crisi dell’industria automotive. In ballo i tempi e le regole della transizione elettrica.
150 aziende scrivono a Bruxelles: non mollare sul ban 2035
Oltre 150 dirigenti di aziende del settore mobilità elettrica hanno scritto ieri una lettera alla Commissione europea invitandola a non fare marcia indietro sull’obiettivo di emissioni zero al 2035 per nuove auto e furgoni. I firmatari, da Volvo e Polestar, da Samsung, a Iberdrola e Edp, esortano la presidente Ursula von der Leyen «a non ritardare o indebolire l’obiettivo di emissioni zero entro il 2035 nella sua prossima revisione e a concentrarsi invece su politiche industriali e di domanda più forti per garantire la competitività dell’Europa“.

Sottolineano che l’obiettivo del 2035 ha già innescato «centinaia di miliardi di euro di nuovi investimenti in tutta Europa» tra gigafabbriche di batterie, nuovi impianti produttivi di auto elettriche e infrastrutture di ricarica. Una marcia indietro «minerebbe la fiducia degli investitori, frenerebbe lo slancio e consegnerebbe un vantaggio a lungo termine ai concorrenti globali».
E’ una secca replica alle principali case auto europee, guidate dalle tedesche, che, mutuando la loro strategia da Camillo Benso Conte di Cavour, hanno adottato la “politica del carciofo” per demolire, foglia dopo foglia, la road map europea verso la decarbonizzazione dei trasporti.
Ma i big tedeschi chiedono il rinvio e regole più lasche
Dopo aver ottenuto il rinvio di due anni e la sostanziale sterilizzazione dei vincoli previsti per il passaggio a Euro 7, l’imposizione di dazi all’import di auto elettriche cinesi, l’esclusione dal ban 2035 per carburanti sintetici (e molto probabilmente anche per quelli biologici) in base al principio della neutralità tecnologica, premono ora per rivisitare alla radice il Green Deal europeo sul settore auto. E di fatto smantellarlo: non più auto a emissioni zero in Europa dal 2035 in poi, bensì auto a basse emissioni (quindi ibride plug in, elettriche con range extender o addirittura full hybrid?) con relativo rinvio a date da destinarsi della messa al bando del petrolio nel trasporto leggero su strada.

In vista dell’apertura del confronto con Bruxelles, anche le principali associazioni europee dell’automotive, ACEA e CLEPA, hanno inviato infatti una lettera alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen dai toni espliciti e perentori. Scrivono: «Raggiungere i rigidi obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per auto e furgoni entro il 2030 e il 2035 è, nel mondo odierno, semplicemente non più fattibile». Perciò «l‘attuale percorso di riduzione delle emissioni di CO2 nel trasporto su strada – continua la lettera – deve invece essere ricalibrato per garantire il raggiungimento degli obiettivi climatici dell’UE, salvaguardando al contempo la competitività industriale, la coesione sociale e la resilienza strategica delle sue catene di approvvigionamento».
“Schiacciati fra Cina e Stati Uniti, competitività a rischio”
I grandi dell’automotive europea lamentano poi che la capacità produttiva europea di batterie e veicoli elettrici non sta tenendo il passo con quella di Cina e Stati Uniti. E questo rischia di lasciare l’Europa in una «posizione di forte dipendenza dalle importazioni». Come se la responsabilità di questo ritardo non dipendesse in gran parte dai loro stessi errori e omissioni.
Secondo i firmatari, la Cina dispone già di una leadership incontrastata nella produzione di celle e materiali critici, mentre gli Stati Uniti, con l’Inflation Reduction Act e i nuovi dazi imposti dalla Casa Bianca, offre forti incentivi a chi investe sul territorio. Per i costruttori europei il rischio è trovarsi schiacciati tra due poli che muovono enormi capitali, perdendo competitività e capacità di attrarre investimenti.
E per Filosa (Stellantis) anche le auto ibride sono “green”
Chiedono quindi alla Commissione un piano industriale europeo incentrato su sostegno economico diretto, un quadro regolatorio più chiaro e meccanismi di protezione contro la concorrenza sleale. In altre parole, chiedono all’Europa di pagare il conto dei loro mancati investimenti. Ben consapevoli che questo difficilmente avverrà, quantomeno in tempi di economia di guerra, ecco pronta la soluzione B: annacquare gli obiettivi climatici e liberi tutti di continuare nella comfort zone dei motori termici.

Battono la grancassa anche le singole case auto. Dopo Mercedes e BMW è stata la volta del nuovo capo del gruppo franco-italo-americano Antonio Filosa. In un’intervista a “Les Echos” ha detto che gli obiettivi climatici europei sono irraggiungibili e difficilmente conciliabili con l’attuale realtà industriale. I tempi (dodici anni a partire dall’approvazione dell’obiettivo 2035) sarebbero troppo stretti.
In questo contesto, Filosa sostiene l’introduzione di ” leve di flessibilità ” per evitare uno shock sociale ed economico. Suggerisce esplicitamente, tra l’altro, «un migliore riconoscimento delle ibride nell’impronta di carbonio».
La Kia controcorrente: la retromarcia ci costa una fortuna
Poche e isolate le voci dissonanti. Una sola è venuta allo scoperto: quella del massimo dirigente della Kia in Europa Marc Hedrich. «Se improvvisamente dovessimo smettere di lanciare veicoli elettrici, ci costerebbe una fortuna» ha commentato. La casa automobilistica sudcoreana sta investendo miliardi per ampliare la propria gamma di veicoli a batteria e rispettare il suo programma «di raggiungere il 100 percento di conformità entro il 2035». E rivolgendosi al CEO di Mercedes-Benz , Ola Kallenius che all’inizio di agosto aveva criticato il piano dell’UE ha poi detto: «Si tratta della stessa persona che qualche anno fa aveva promesso che la sua azienda entro il 2030 avrebbe venduto solo veicoli elettrici in Europa».
Kallenius è anche presidente dell’associazione dell’industria automobilistica ACEA e ha co-firmato la lettera alla Commissione europea con Matthias Zink , presidente dell’associazione dei fornitori europei CLEPA, nonché CEO di Powertrain e Chassis presso Schaeffler.
- LEGGI anche “I rinvii di Bruxelles/ 800-900 mila auto elettriche in meno nel 2030” e guarda il VIDEO



a listino tutte le case europee hanno modelli elettrici , non ho capito il problema a continuare su questa linea , ce la stiamo quasi facendo , perche’ mollare adesso ? la von der layern si sta vendendo ? o vendendo l’europa ?
Perché ci guadagnano poco e devono convertire vari impianti. Siamo alle solite, non è una novità
Perché dobbiamo passare all’auto elettrica? Quando ci poniamo questa domanda pensiamo ad una sola risposta motivi ambientali. Certamente è il motivo principale dalla qualità dell’aria alle emissioni climalteranti, ma non è la sola ragione. Ci sono altre ragioni non meno importanti di indipendenza energetica, di natura economica e sociopolitica. Le crisi energetiche del passato non ci hanno insegnato nulla. Dipendiamo troppo dai combustibili fossili concentrati in alcune parti del mondo, che naturalmente sfruttano questo privilegio, mentre sappiamo benissimo l’Europa dipendente dall’estero per le forniture di gas e petrolio. Un auto elettrica nel suo ciclo di vita costa meno di una termica e si integra a perfezione con le rinnovabili, soprattutto se si sviluppa il Vehicle to Grid e il Vehicle to Home. Riducendo la nostra dipendenza energetica dall’estero finirebbero molte guerre legate ai combustibili fossili tra cui quella ai confini dell’Europa tra Russia e Ucraina. Per tutti questi motivi non bisogna indietreggiare di fronte all’obiettivo del 2035 sulle auto elettriche e sul Geen Deal, che purtroppo è stato già rivisto al ribasso.
Sono pienamente d’accordo
e prima del 2030 (figuriamo al 2035) anche le elettriche compatte avranno prezzo di aquisto minore delle termiche e con specifiche tecniche di ricarica e autonomia adatte anche a guidatori meno “tecnici”
..siamo al 2025 e a spanne mi pare i prezzi di listino delle BEV scendono circa -2000 € all’anno..
Concordo in pieno.
Siamo all’ennesimo scontro classico fra un potere economico che guarda solo e soltanto ai suoi profitti immediati, costi quel che costi anche in termini di salute delle persone, e il potere politico che DEVE invece preoccuparsi di bilanciare benessere (in tutti i sensi) dei cittadini ed economia.
Se giganti economici e finanziari come le case automobilistiche europee piagnucolano che non riescono a copiare la Cina nonostante sia da almeno 10 anni che se ne discute e che manchino altri 10 anni allo stop alla vendita di auto con emissioni di CO2 superiori a zero democraticamente deciso da tutti i paesi UE, la realtà è chiarissima: NON VOGLIONO.
Scusate, ma talvolta non capisco i commenti che vedo in questo sito (ma probabilmente è un mio limite personale).
Non mi sembra che qualcuno stia chiedendo di fare marcia indietro sull’elettrico o sulle rinnovabili, ma di essere flessibili.
Partiamo da due dati di fatto, tutta l’Europa incide si e no per il 6% dell’emissione globale di CO2 e la Cina più o meno per il 35% da sola.
Vuol dire che se noi ci fustigassimo dalla mattina alla sera e mandassimo in fallimento le nostre principali aziende per azzerare tutte le emissioni e, per come stanno le cose, ci legheremmo poi anche mani e piedi ad aziende cinesi o altro, incideremmo per un 6%. Azzerandole tutte, perché solo con l’auto forse incideremmo per un 2% mal contato a livello mondiale.
Francamente a me non sembra un grande risultato.
Piuttosto, visto che l’unica forza vera che abbiamo come Europei è quella di rappresentare ancora un mercato interessante, seguiamo in modo più ragionevole il sentiero dell’elettrificazione ma facciamo sì che se vogliono ancora venderci merci cinesi, che la Cina si impegni in un piano di riduzione molto significativo delle emissioni di CO2.
Già solo ridurre della metà le emissioni cinesi varrebbe più del doppio del totale azzeramento in Europa.
E magari farlo anche con l’India.
Se non abbiamo il coraggio e la forza di fare ciò, allora possiamo consolarci continuando a fustigarci.
Se poi qualcuno è davvero convinto che l’attuale micro “strategia europea” possa aiutare a salvare l’eco-sistema, vorrei essere così ottimista anche io, ma non ci riesco.
In realtà la Cina sta già andando più veloce di noi. Il problema, e ce ne stiamo rendendo conto recentemente, è che la Cina ha e avrà sempre di più in mano le tecnologie sostenibili per il futuro, mentre i rallentatori europei si troveranno a fare la fine che fecero i maniscalchi in un mondo che stava cambiando. E nel 2025 i cambiamenti avvengono ancora più velocemente che nel secolo scorso.
Non conosco i ritmi di decarbonizzazione della Cina.
Spero che siano aggressivi e veritieri perché ne va della salute delle persone.
Ha una fonte dove trovare tale informazione?
Grazie
può trovare dati di rilievo qui
https://www.iea.org/reports/an-energy-sector-roadmap-to-carbon-neutrality-in-china
grafico emissioni Cina, stanno “scavallando” il picco:
https://www-carbonbrief-org.translate.goog/wp-content/uploads/2025/08/Chinas_CO2_emissions_continued_to_fall_in_first_half_of_2025_2.png?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it
ps: per capire chi sta “facendo i compiti”, non si guardano le emissioni per Paese, ma le emissioni per abitante, e ancora meglio le emissioni cumulate nel tempo nell’ultimo secolo
inoltre è ingannevole il ragionamento su “cosa fanno gli altri”.. ogni tonnellata di Co2 immessa in aria corrisponde a una piccola frazione di grado di aumento temperatura tramite un coefficente circa fisso, a cui corrisponde un danno economico
il coefficente vale circa +0,1 gradi Celsius ogni 200 Mtonn di Co2 immesse in atmosfera
questo danno economico aggiuntivo è indipendente da cosa fanno gli altri.. è come cadere da una scala a pioli, se cado da 7 scalini mi rompo 7 costole, se cado da 8 gradini me ne rompo 8
ogni gradino in più è un danno di una costola, sia che la Cina aggiunga o sottragga altri scalini, se l’Europa toglie uno scalino, ci rompiamo tutti una costola in meno
E’ un po’ curioso che lei continui a tempestarci di commenti, senza leggerci. Armiamoci di pazienza: Cina: per la prima volta in calo le emissioni di CO2, grazie a auto elettriche e rinnovabili
L’Europa si svegli: nel 2030 la Cina controllerà il 50% delle rinnovabili globali
Sulle rinnovabili la Cina corre più del previsto
Fotovoltaico, la Cina ne installa in un mese più dell’Europa in un anno
Sappia che seguiamo da sette anni questi argomenti e i nostri lettori abituali non parlano a vanvera
Grazie, come le ho già scritto, riesco a leggervi solo occasionalmente.
“Siccome vedo che molti italiani ancora gettano cartacce dal finestrino allora continuo pure io”, e poi “”siccome vedo che tanti parcheggiano ancora in doppia fila , lo faccio pure io. Quando tutti smetteranno allora smetterò pure io”. Riesce a capire con questi scarni esempi la fallacità del suo ragionamento? Tralascio poi le percentuali di emissione Co2 che non sono corrette e che non possono essere piantate li così ma quel che va tenuto in conto è il trend non il dato assoluto preso al momento, perchè il Ban Europeo è al 2035 ovvero tra 10 anni, non adesso. Inoltre non è certo solo la Co2 che va computata. Vedasi pianura padana. Le ho scritto in un altro commento che non c’è tempo da perdere per i cambiamenti climatici ma Lei invece è d’accordo nel chiedere flessibilità…
Nei suoi due commenti a questo articolo, dice cose che ripeto da anni.
Questo non mi impedisce dipensare che tutto il discorso possa essere più un’opportunità che un rischio.
Quindi non discuto la cosa in sè, sono però d’accordo con lei circa il fatto che rispettare le date autimposte è praticamente e materialmente impossibile.
Ciò non toglie che merita di andare in quella direzione.
Insomma, se la criticano non si senta solo. 🙂
A volte, caro Alessandro, mi sorge il dubbio di averti dato troppo spazio su questo sito.
Pensa ai click che genero. 🙂
@MT64
intanto non hai ben chiari i ritmi che la Cina sta imponendo a sé stessa nella decarbonizzazione. proprio non hai idea né dei numeri, né delle tecnologie, né dei trend.
poi
il resto del tuo ragionamento si può descrivere così:
siccome Alcaraz ha stravinto gli US Open
allora Sinner, Djokovic, Draper, Zverev, cioè gli altri big della classifica
si metto d’accordo e vanno da Alcaraz e gli dicono: “uè, devo andare più piano, devi correre di meno, devi colpire la palla più debolmente, e comunque non vale perché no”.
ti pare?
invece Sinner ha dichiarato subito: devo migliorare, cambiare metodi, uscire dalla comfort zone del mio gioco, rischiare di perdere qualche partita in più.
ecco, tutto lì.
più Sinner per tutti, più vittorie e trionfi e sostanza per noi italiani
La Cina sta imponendo ritmi serrati a se stessa purtroppo al 2024 è ancora il maggiore Paese responsabile delle emissioni globali, con una quota pari al 30%. e il mix energetico cinese è ancora fortemente dominato dalle fonti fossili. Circa il 60% dei consumi energetici del Paese sono coperti dal carbone, il 18% dal petrolio, 8% dal gas naturale e ancora solo il 5% dalle rinnovabili (quasi il 10% se si considera anche l’idroelettrico). https://rienergia.staffettaonline.com/articolo/35635/Cina:+transizione+energetica+a+ostacoli+/Gili
Per cui sicuramente è detentrice della gran parte delle produzioni di pannelli e pale eoliche ed ha una percentuale di auto elettriche (tra BEV e Plugin) seconda solo alla Norvegia, ma visti i dati sopracitati è ancora molto lontana ad essere una nazione “green”, al confronto l’Italia come mix energetico lo è assai di più.
Il problema che vedo sul continuare a imporre un obbligo del 2035 (che ad oggi significa la sola scelta elettrica in quanto l’idrogeno è oramai morto e gli efuel hanno costi ad oggi inaccettabili) potrebbe rischiare di avere anche l’effetto opposto, ovvero costringere chi per vari motivi: capacità economiche, difficoltà di ricarica ecc non può fare una scelta di mobilità elettrica, a tenersi auto vecchie e inquinanti vanificando così gli sforzi del passaggio di molti all’elettrico o in alternativa acquistare una plugin e alla fine guidarla principalmente a benzina (cosa che già oggi succede con le vetture aziendali) e questo senza toccare il discorso del rischio a cui andrebbero incontro le case automobilistiche e quelle di componentistica se molte decidessero di non cambiare l’auto ma rivolgersi all’usato come alternativa.
Insomma il tutto è molto complicato e fare una scelta sbagliata sia in un senso che nell’altro rischierebbe di compromettere il lavoro di molti lavoratori, speriamo che valutino bene tutte le opzioni e legiferino al meglio.
@mario milanesio
No, in effetti non conosco i ritmi di decarbonizzazione della Cina.
Spero che siano aggressivi e veritieri perché ne va della salute delle persone.
Ma per favore mi eviti gli esempi stupidi ed insensati.
Sinner può fare e rischiare quello che vuole, tanto ha già i soldi per campare tutta la vita senza fare più nulla.
Ma qui stiamo parlando di Popoli, Stati e Continenti, e lo stato Italiano ed il continente Europeo non si possono permettere questi “lussi”!
Forse non le è chiaro, ma la metà degli stati Europei (tra i quali anche Italia e Francia) si sono impoveriti ed indebitati al punto che la situazione potrebbe divenire critica. E se segue le notizie elettorali forse se ne sta rendendo conto da solo.
Questo non vuol dire che non si debba seguire e promuovere il progresso (è necessario per la sopravvivenza delle aziende), ma di farlo ragionevolmente con una trasformazione fattibile senza mettere oltremodo a rischio le filiere produttive ed il lavoro delle persone incluse magari lei e me o alcuni dei nostri amici e familiari.
Siamo indietro rispetto ai cinesi e ad altri? si.
E dunque, visto che i miracoli non li sappiamo fare?
Le sembra un concetto tanto stupido?
Buongiorno, però forse le sfugge che ogni anno i prezzi delle Bev scendono, già tra 3 anni potrebbe costare di più comprare una compatta termica che una compatta elettrica con buone specifiche
poi si cerchi se ha voglia la punta di presa diretta “la scossa elettrica” che parla dell’indotto delle nuove tecnologie (e in Italia siamo forti esportatori di componenti per energie rinnovabili e nuove tecnologie, inverter, elettronica di potenza, pompe di calore, cavi, trasformatori, etc), o due puntate più recenti sul miracolo cinese
se si fanno analisi quantitative, il “nuovo” genera più lavoro, efficenza cioè rendimento, e più valore economico delle “vecchie” filiere che vanno a terminare.. è una legge generale dell’innovazione e anche delle transizioni energetiche.. pensi al computer che cosa ha generato in termini di servizi, resa e indotto rispetto alle macchine da scrivere
l’economia e i posti di lavoro andranno a rotoli se ci attardiamo in battaglie di retroguardia che mirano a tutelare ppiù che altro l’industria fossile, cioè i carburanti (tra l’altro per noi sono importati da estero con emorragia di denaro), battaglia che non tutela nemmeno l’industria automobilistica
alle industrie auto non importa molto il tipo di motore, gli basta vendere auto nuove, far sostituire ciclicamente le vetture (e talora persino in anticipo con un certo spreco consumistico) e offrire servizi di assistenza post-vendita e/o finanziamenti
se si attandano su vetture termiche, per fare gli interessi del petrolio, finiscono a gambe all’aria perché la concorrenza di vetture elettriche sempre più migliorate e con prezzi in discesa arriva comunque dall’estero e il cliente prima o poi la vorrà, italia e nostalgici compresi a un cento punto non comprerranno più auto termiche, io dico molto prima del 2035
forse le imposizioni sulla produzione al 2027 e al 2035 servono a dare segnali chiari per decidere gli investimenti industriali e per proteggere le industrie europee dal loro azionariato fossile, non servono ai clienti che saranno già più avanti
tra l’altro, le celle batteria usate da bev europee sono spesso già fatte in stabilimenti in europa, e la tendenza è che anche bev dei brand cinesi facciano in europa le intere auto
@MT64,
secondo me tutti i ragionamenti e le discussioni che leggo e sento sul ban del 2035 non tengono conto di un fattore fondamentale: le case automobilistiche europee (e molte altre non europee) semplicemente NON HANNO ALCUNA INTENZIONE di abbandonare il modello economico attuale costruito in 60 anni e che ha trasformato le case stesse in megafinanziarie drogate di profitti e interessate esclusivamente ai profitti, costi quel che costi, anche a costo di vendere meno automobili — parola dell’ex CEO di Renault e presidente ACEA Luca De Meo in un’intervista a Quattroruote del 6 settembre 2023 (https://www.quattroruote.it/news/industria-finanza/2023/09/04/luca_de_meo_intervista_monaco_.html).
È un modello arrivato ad essere così redditizio (basta guardare i bilanci delle case) da credersi immutabile e immortale: le case da tempo non investono più nulla in ricerca e sviluppo di base, e concentrano tutti gli investimenti nell’ottimizzazione della produzione industriale per abbassare i costi operativi, mentre dall’altro lato aumentano con tutte le scuse immaginabili e possibili i prezzi di listino — veda https://www.ilsole24ore.com/art/prezzi-auto-come-sono-aumentati-20-anni-e-pandemia-una-utilitaria-servono-quasi-8-stipendi-AFPo7IM.
Se le case automobilistiche europee hanno avuto la forza tecnica di creare dal nulla – assieme ad alcune case statunitensi – il mondo dei motori termici, ora che sono giganti con bilanci delle dimensioni di interi stati trovo semplicemente impossibile che non abbiano la forza tecnica per recuperare il gap con la Cina: se non lo fanno, è perché NON HANNO ALCUNA INTENZIONE di farlo. E questo è buffo, perché, continuando a piagnucolare e a chiedere rinvii su rinvii, stanno lanciando all’industria automobilistica cinese delle auto elettriche il chiarissimo messaggio di una incapacità tecnica VOLUTAMENTE PERSEGUITA che non fa altro che rafforzare la posizione delle case cinesi che producono auto elettriche.
Così come ai tempi della lotta alle multinazionali del tabacco bisogna tenere duro e respingere con fermezza i tentativi delle multinazionali del fossile di poter continuare sulla loro strada. I costruttori europei hanno una responsabilità enorme nella creazione della situazione attuale dell’automotive europeo. Hanno dimostrato di essere miopi e incapaci di vedere nel cambiamento una opportunità,
e invece di trovare il coraggio di innovare si attaccano alle loro corporazioni nel tentativo bieco di ostacolare
il progresso. Ovviamente verranno spazzati via tutti. E il bello è che daranno la colpa all’auto elettrica e alle “follie green”.
E interessante come le lobby del fossile, ovvero i produttori di carburanti e macchine di ogni genere che ne facciano uso (dalle automobili, caldaie a metano e quant’altro) stiano adottando una pressione mediatica per far sì che si continui a foraggiare il loro business.
Questo a discapito di chi ha redditi bassi che con la decarbonizzazione avrebbe solo da guadagnarci. Eppure si fa credere che avere una caldaia a metano è meglio di un riscaldamento a pompa di calore alimentato da fotovoltaico, come si fa credere che è meglio girare con le auto termiche.
Certamente per le loro tasche sarà meglio, visto che l’uso di idrocarburi richiede un fornitore non potendo noi poveri cristi produrci energia da soli (anche se solo in parte), cosa che con il fotovoltico è praticamente possibile.
Con 8-10 kWp ben disposti sul tetto, dall’Italia centrale in giù, l’autonomia energetica completa diventerà possibile nel giro di 5-10 anni.
Quindi Putin, Trump, gli emiri e i nani di corte devono drenare adesso più “sangue” possibile dalle loro vittime (noi). Altrimenti poi avranno ancora la forza per “scappare”.
Non credo che le persone pensino che una caldaia a metano sia meglio di un sistema a pompa di calore, semplicemente non lo sanno.
Quello che scoprono invece è un tema di costi.
Se io sostituisco la caldaia a metano mi costa si e no 3.000 Euro. Se metto un sistema a pompa di calore (nel mio caso servono quasi 15kw in quanto è una casa vecchia) mi costerebbe circa 15.000 Euro.
Se poi installassi un impianto fotovoltaico per evitare di indebitarmi per pagare l’energia elettrica, arriverei oltre i 40.000 Euro.
Considerando il 50% di incentivi e di risparmiare 1.500 Euro / anno di gas ci vogliono almeno 13 anni per rientrare dall’investimento (detto che allora io sia ancora vivo).
E nel frattempo dovrei avere la disponibilità di almeno 40.000 Euro o peggio dovrei chiedere un prestito all’8% che porterebbe la spesa a circa 58.000 Euro, se in 10 anni.
Questo è il problema!
E se la comunità europea non lo affronta da questo punto di vista, la transizione in questo campo non ci sarà.
Meglio rimanere “impiccati” col gas, in effetti: questo è il problema.
@MT64
fammi capire: 40000 – 15000 = 25000 di fotovoltaico?
cioè, a stare LARGHI, 20kW di fotovoltaico, ma più probabilmente 25?
ma….ma che razza di tetto hai?
e poi: ma scaldi la casa anche dei vicini?
ma quindi….ma vedi che il problema è la volontà di non cambiare, non confrontarsi con il diverso, non entrare nel cambiamento?
non provarci nemmeno.
Cosa centra il non voler cambiare.
Nella vita ho dovuto/voluto cambiare molto, tra cui anche 7 volte il lavoro, il domicilio, nonché altro… E tu?
Inoltre se ti do questi numeri non è per contrastare il tema ma è perché mi sono interessato, e tali numeri derivano da progetti e preventivi con soluzioni di qualità. E con accumulo ovviamente; visto che fai un investimento del genere, non lasci l’opera a metà.
Se tieni conto di un riscaldamento puramente elettrico in zona E (3.000 gradi-giorno), di collegare due auto elettriche, di poter accendere contemporaneamente un paio di elettrodomestici, la domotica e due pc sempre accesi, etc… vedi tu che potenza ti serve anche se fai un dimensionamento su base statistica, che poi è sempre meglio che pensi al picco.
E dal 110% i prezzi sono lievitati.
A tuo giudizio poi il volerci credere.
buongiorno,
visto che è cordiale mi permetto di risponderle più volte, sempre in spirito di chiacchera; se crede provi a verificare i prezzi recenti per intallare FTV e accumuli batterie e magari presso più installatori, alcuni non hanno ancora abbassato i preventivi; a mia impressione il gonfiaggio prezzi installazione avuto in epoca 110% sta (finalmente) tornando indietro; come impedimento a dotarsi di un impianto FTV rimane eventualmente solo l’avere un tetto scomodo da raggiungere oppure un tetto malconcio cioè ancora da ristrutturare, oppure beghe di condomio
per iniziare a curiosare, è interessante anche il ftv da balcone, anche con piccolo accumulo integrato, adesso accessibile per cifre minime:
https://solar–burner-com.translate.goog/collections/sungrow-wechselrichter?_x_tr_sl=auto&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it
oltre al fattore “installatore”, rispetto a 4 anni fa sia i pannelli solari che le batterie sono scesi molto di prezzo, intendo il prezzo on-line internazionale, ancora senza ricarico dell’installatore, siamo quasi a 1/3 rispetto a prima
accumuli domestici si trovano anche a 100-160 euro a KWh compresa spedizione da magazzino in europa e garanzia 10 anni, se crede le posto degli esempi
pannelli di marca e in silicio tipo-n recente, conversione luminosa 23% o superiore, garanzia resa 88% a 30 anni, spessore vetro standard (non quello di spessore ridotto), per aquisti di piccole quantità spediti su un singolo bancale, on-line siamo sui 160 euro a KW, oppure meno se comprati in grandi quantità, siamo praticamente al prezzo di una lastra di vetro e delle spese di spedizione
per le pompe di calore dovrà succedere qualcosa di analogo (crollo dei prezzi) anche se servirà qualche anno di tempo in più; intanto sono arrivate belle novità come le pompe di calore recenti (mi pare a gas propano) che lavorano scaldando l’acqua anche a 70° gradi con ancora discreta efficenza..e potrebbe arrivare anche un po’ di riduzione degli ingombri della parte interna all’abitazione
in attesa alcuni di noi hanno affiancato la caldaia a metano con split a muro che fanno sia da condizionatori che da riscaldatori a pompa di calore aria-aria, per la mezza stagione, leggermente meno performanti di una pompa di calore aria-acqua, ma con basso costo di aquisto
@mario milanesio
A parte il nostro simpatico scambio sulle dimensioni del mio tetto, il problema vero è che mancano i soldi, o anche chi ne ha a sufficienza, spesso ha paura di spenderli perché siamo in una fase in cui non si ha la minima sicurezza sul futuro prossimo.
Quando vado in giro sento molte persone interessate a queste soluzioni per il riscaldamento o all’auto elettrica, anche se molti fanno fatica a capirne i vantaggi e gli svantaggi.
Ma poi la stragrande maggioranza dovrà continuare con la caldaietta a gas e con la vecchia auto che ha già 15 anni, semplicemente perché non ha i soldi per cambiare.
Se non si affronta questo problema non si arriva da nessuna parte.
Scusa se sono diretto ma i tuoi calcoli sono sbagliati. Impianto fotovoltaico da 4,35 kw entrato i funzione nel 2016 pagato con un prestito in 8 anni di 11 mila euro ammortizzato in otto anni compreso di interessi sul prestito. Con dei soldi che avevo messo da parte ho preso condizionatori (vivo in una zona climatica che mi permette di fare a meno dei termosifoni) , pompa di calore con acqua calda sanitaria e piano a induzione per elettrificare la mia casa. Nel 2024 entra in funzione un secondo impianto da 5,16 kw montato a nord. Acquistato con un nuovo prestito finito di pagare il primo. Il prossimo anno l’avrò ammortizzato anche il secondo impianto fotovoltaico grazie ai risparmi dell’auto elettrica e l’anno successivo ammorizzero’ anche i 6000 euro per elettrificare la casa. La spesa totale compresa di interessi è pari a poco più di 36 mila euro che ammortizzero’ i undici anni. In 25 anni la durata minima di un impianto fotovoltaico avrò speso meno della metà di una casa a gas con auto a combustione. Il problema è che non c’è la volontà di cambiare e si vuole tutto è subito. Non si ha il coraggio di pianificare a longo raggio.
Ti dò pienamente ragione…. purtroppo la madre di certi soggetti è sempre incinta
@Marco
non ho capito dove ho sbagliato e nel caso mi farebbe piacere comprenderlo.
Se ho capito bene il suo caso lei ha installato credo in zona A o B complessivamente 9,5kw in due tempi ed ha parlato di una spesa complessiva di 36k (inclusi gli interessi) che ha ammortizzato una parte in 8 anni ed una parte in 11 anni. Vedo che parte della spesa lei la ha fatta nel 2016 e quindi quella parte è costata molto meno di quello che le sarebbe costato oggi.
Io parlo di un impianto da 10kw in zona E (peggio c’è solo la F) con accumulatori, con una spesa indicativa di 40K (senza interessi) da ammortizzare indicativamente in 13 anni.
Non vedo enormi differenze se non che, data la differenza della zona climatica, forse da me potrebbero non bastare 10kw se lei ne ha dovuti mettere 9,5.
In ogni caso, probabilmente ho sbagliato a non farlo a suo tempo, ma allora non sapevo mai dove sarei finito per lavoro, cosa che nel mondo del lavoro di oggi capita sempre più spesso.
Oggi paradossalmente ho un domicilio fisso (almeno per il momento) ma non un lavoro stabile, e quindi capisce che un investimento del genere deve essere valutato bene, visto che peraltro vivo in un’area geografica dove le case stanno perdendo valore (hanno già perso quasi il 40%) e quindi non ti rifaresti comunque dell’investimento neanche in caso di rivendita.
Ma personalmente lo sto comunque valutando.
Che i preventivi siano troppo alti e che le mie stime siano migliorabili, poco conta ai fini di questa discussione (per altro siamo fuori tema).
Il punto vero è che bisogna affrontare il tema degli investimenti che devono essere supportati in modo più importante, in particolare per i riscaldamenti.
ad oggi un impianto con 10 kw e una batteria da 10 kw euri 15.000 -20.000 max
Ciao scusa se mi sono espresso male, il primo impianto lo ho ammortizzato in 8 anni, il secondo lo ammortizzerò il prossimo anno, mentre dopo 11 anni che ho installato il primo impianto avrò ammortizzato tutto, anche pompa di calore e condizionatori. Sul fatto che parti in ritardo ti assicuro che hai solo vantaggi anzichè svantaggi, perchè i prezzi sono notevolmente calati soprattutto con la fine del 110%. Quello di cui hai bisogno è di studiarti bene tutta la questione anche per poter valutare i commercianti onesti e stabilire le priorità. Ti assicuro che non tutti quelli che ti vogliono installare un impianto sono onesti. Ti faccio un esempio avevo chiesto il preventivo per il mio secondo impianto fotovoltaico un commerciante mi disse di farlo installando un secondo contatore. Con il secondo contatore avrei perso tutti i vantaggi per i costi di gestione di quest’ultimo. Un altro anzichè propormi di fare un secondo impianto mi disse di mettere una batteria. La batteria non l’avrei mai ammortizzata avendo lo scambio sul posto sarebbe stato un investimento inutile, tant’è che ci penserò a montarla solo al 2031 quando finisce lo scambio sul posto. Devi capire le priorità se hai una casa classe energetica F forse sarebbe meglio prima di mettere un impianto fotovoltaico vedere se il tetto non sarebbe da rifare o isolare le pareti. Le rinnovabili sono estremamente vantaggiose, ma se fatte con criterio. Mi spiego meglio ti installi un impianto da 6 kw con batteria, che usi solamente per gli elettrodomestici. Lo ammortizzerai in tempi biblici. L’impianto deve essere proporzionato ai tuoi consumi attuali o agli eventuali consumi futuri . Per i soli elettrodomestici di casa ti basta un 3 kw anche senza batteria. Insomma hai bisogno di un consulente giusto anche di studiarti bene la faccenda per capire quali sono le priorità e come agire, ogni casa ha una storia a se. Io per esempio ho acquistato una casa costruita nel 2011 aveva già un piccolo cappotto termico, valutata classe D, in una zona climatica dove ormai la priorità è il raffrescamento più che il riscaldamento. Ciò mi ha consentito di investire direttamente sull’impianto fotovoltaico e l’elettrificazione della mia casa.