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O non funzionano o sono un parcheggio: l’Italia della ricarica

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La foto che ci ha girato il lettore: la colonnina impacchettata e fuori uso.

O non funzionano o sono un parcheggio per auto di tutti i tipi. Dal padovano un altro lettore conferma quel che scriviamo da tempo: in Italia non mancano le colonnine, è che troppo spesso sono inagibili. Per scriverci: info@vaielettrico.it

o non funzionano
Dove lo parcheggi il camion delle frittelle? Nella ricarica, ovvio...

O non funzionano o…/  “La colonnina del paese fuori uso da un mese. E quando va…”

“Da sette mesi sono un felicissimo possessore di una Smart #1 con la quale abbiamo percorso finora 10 mila km. Torno sul tema ampiamente condiviso da altri circa la difficoltà di usufruire delle ricariche pubbliche. Segnalando che a Vigodarzere (PD), comune di 13 mila abitanti alle porte di Padova, l’unica colonnina presente è fuori uso da circa un mese. Emobility, che la gestisce, da me interpellata ha fatto sapere che vi è un danno che deve essere riparato dal Comune, proprietario del manufatto. E che, pur seguendo costantemente la situazione, ad oggi non c’è notizia di possibile ripristino. Come detto altre volte, anche loro sono vittime di un sistema mal congegnato. Io non ne risento, sono tra i fortunati che possono caricare nel box privato ad un terzo del costo. Mi metto però nei panni di chi ha speso decine di migliaia di euro e ora è costretto a trovare soluzioni alternative, piuttosto che lasciare l’auto ferma. Senza contare che, quando funziona, essendo innanzi a Sede Municipale, Posta, chiesa, bar e piazza dove si svolge il mercato bisettimanale ed ogni tipo di festa, è occupata da auto termiche.

o non funzionanoL’hanno impacchettata con un sacchetto rosso che fa tanto Natale, quasi quasi…

Eppure, sul lato opposto della strada, ci sono due piazzali destinati a parcheggio da almeno 100 posti ciascuno, quasi sempre vuoti. Per non parlare poi della settimana in cui si svolge la sagra, quando viene occupata dal ‘camion delle frittelle’. Sono sempre più convinto che le auto elettriche, pur avendo grandi margini di miglioramento, sono oramai mature per circolare liberamente. È la mentalità e le infrastrutture che andrebbero cambiate. Come ha scritto un Vs. lettore, forse un aiuto potrebbe arrivare dalle società che gestiscono le colonnine, chiedendo i danni ai Comuni per i mancati introiti. Stessa cosa i consumatori con l’aiuto delle associazioni. Ma forse per i ‘grandi monopolisti’ i guadagni derivano più dalle installazioni che dalla vendita della corrente, sebbene questa in Italia sia a prezzi folli. Allego due foto della colonnina. La prima occupata dal camion della sagra, la seconda di questi giorni, impacchettata con un bel sacchetto rosso. Quasi quasi vado ad aggiungerci un fiocco, così almeno fa clima natalizio. Auguri a tutti. Umberto Iori

o non funzionanoRisposta. Purtroppo la situazione di Vigodarzere è condivisa da tanti, troppi Comuni italiani: le colonnine ci sono, ma dopo l’installazione diventano inutilizabili per mille motivi. A partire dal fatto che non si fa manutenzione, fino all’incredibile utilizzo degli spazi antistanti le ricariche per sagre e manifestazioni di ogni genere. Ma fortunatamente ci sono anche amministrazioni locali virtuose che cominciano a reagire, con regolamenti che puniscono chi lascia le colonnine inattive. Ne riparleremo presto.

  • Le vostre auto usate in vendita raccontate sul nostro canale YouTube da Edoardo. Ma potete essere voi a illustrarle mandando un breve video a info@vaielettrico.it
mika

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27 COMMENTI

  1. È una bella discussione che vedo si sta spostando verso la Co2 mondiale.

    Avevo premesso che si trattava di un tema complesso, però vedo pure dati sballati…

    Facciamo chiarezza e usiamo i dati UE al dicembre 2019, oggi sono meno…

    A cui possiamo riferirci ai dati mondiali a Dicembre 2023 e otteniamo questo:

    Cina 16000 tonnellate
    Usa 6000 ton
    India 4100 ton
    UE 3200 ton
    Russia 2600 ton

    Tutto il resto el mondo sommato sono
    circa 10000 ton

    In percentuale alla UE compete il 13% mondiale.

    Tra i paesi più inquinanti al 2023 abbiamo:
    Germania 682
    Francia 386
    Italia 374
    Polonia 364
    Spagna 285
    Paesi bassi 151
    Gli altri sono intorno ai 100 o molto meno.

    Quindi del 13% mondiale della UE, il 23.8% è imputabile ai trasporti nazionali. (Dati UE)

    Quindi il 3% mondiale.

    Di questo 3% il 71% è del trasporto su strada.

    Quindi 2.13% (circa)

    Del trasporto su strada il 60,1% è imputabile alle automobili.
    Quindi 1.27%.

    Ma i dati sono di fine 2019, oggi (2024/2025) sono già stati proiettati sotto l’1% forse sono 0.9 o 0.8%.

    Cosa significa?

    Significa che se domani mattina le circa 200 milioni di vetture private UE diventassero elettriche, andremo a diminuire la co2 mondiale dello 0.8%, forse…

    Ma essendo ad oggi la produzione di energia eletrica in UE fatta dal 50% da fonti fossili, soltanto lo 0.4% sarebbe risparmiato.

    Ma a quale costo?

    Be qui si aprono implicazioni di altta natura..

    Comunque tutto bello, tutto auspicabile e condivisibile…ma è sostenibile?

    • Prima di rispondere alla sua domanda, perché non si chiede se è sostenibile continuare a bruciare petrolio a questi ritmi?

      Perché è da lì che siamo partiti…

  2. Mi fa piacere leggere dei commenti fatti di idee, molte opposte tra loro, ma comunque tutte interessanti.
    Il mio commento era un ragionamento legato al titolo iniziale del blog.

    Non espresso tutto per non essere troppo lungo…

    In pratica, nel dire che il sistema di ricarica va rivisto perché non sostenibile, non era per criticare l’elettrico anzi…

    Io penso che visto lo sviluppo che avremo nei prossimi anni sulle batterie, le ricariche lente o poco veloci in strada andrebbero rimosse tutte.
    Le colonnine non devono essere in strada, non è quello il loro posto.

    Il sistemi di ricarica devono essere accentrati in spazi appositi, presidiate, coperti, accoglienti…
    E magari alimentati solo da energia green prodotta sul posto, con accumuli dedicati…

    Con potenze di ricarica ultra fast per occupare gli stalli pochi minuti.

    Avere assistenza per chi ha problemi a caricare, avere i sistemi sempre funzionanti, e pronti…

    Insomma diverso da quello che vediamo oggi, infatti in varie parti del mondo si stanno iniziando a creare stazioni di ricarica più simili ad autogrill che ha una collonnina in strada…

    Queste colonnine in strada non potranno mai funzionare come dovrebbero in zone ad alta densità..
    E se si rompono nessuno le ripara…

    Nel periodo di transizione possono ancora andare bene, ma fra 10 anni sono di intralcio e inutili.

    Se vogliamo un elettrico estremamente diffuso le stazioni di ricarica sono le uniche che possono garantirlo…

    Ovviamente anche il costo di ricarica deve essere competitivo…

    E poi per la pulizia dell’aria nelle nostre città è bene che anche i mezzi comunali, ad esempio per la spazzatura, i mezzi pubblici, taxi, furgoni, ecc, devono essere tutti elettrici prima ancora dei mezzi privati…
    Ma questo non lo stiamo ancora facendo…

    Poi è vero, anzi verissimo che non si risolve il problema climatico con le solo auto elettriche.
    Anzi oggi sono una goccia nell’oceano.
    Contano per meno dell1%…

    Per il clima sono le grandi nazioni inquinanti che devono ridurre le emissioni…ma questo è un discorso complesso…

      • Quindi il 20% del 6% rappresentato globalmente dall’Europa fa l’1% indicato da Carletto.
        Che parla di ‘noi’, esprimendosi da europeo.
        Alla frase successiva si riferisce al resto del mondo, sempre piú inquinante – ma probabile che ai miliardi di (ex) morti di fame interessi prima vivere come noi e poi pensare al futuro.

        • Nessun settore, in nessun paese, emette più dell’1-2% del totale mondiale. Ottimo pretesto perchè nessuno faccia nulla.

          • Al solito, si cerca di suggerire che le risposte sprezzanti non sono utili e si viene buttati nel calderone dei negazionisti terrapiattari..
            Fa tristezza vedere che anzichè guardare alla luna vi concentriate (come i commentanti sotto) solo sul dito.

          • Mi spiace per lei, ma in casa nostra cos’è il dito a cosa la luna lo decidiamo noi.

        • Seguendo lo stesso ragionamento (prendere solo la percentuale di inquinanti e CO2 footprint che riguarda la fetta di popolazione di cui facciamo parte) si può dimostrare che possiamo fare quello che ci pare, visto che contiamo per lo 0.000000001% dell’umanità.

          Questo detto da uno che considera la conversione da fossili ad elettrico una soluzione solo parziale e anche, se me lo permettete, un po’ fuorviante, visto che svia il discorso dalla necessità di cambiare radicalmente il modello di mobilità.

          Però mi rendo conto che, essendo questo un sito che parla di veicoli elettrici… si parla essenzialmente di veicoli elettrici. Se uno poi vuole parlare in generale di lotta ai cambiamenti climatici va altrove.

          • Il suo è un commento di rara intelligenza: credo che in poche righe sia riuscito a sintetizzare tutto quello che c’è da dire sull’argomento.

          • Il mio non era un ragionamento, solo un suggerimento sul fatto che quell’1% non fosse follia e ci si potesse concentrare sul resto (37 righe quelle sì, di ragionamento sulla strategia di punti ricarica piú logica).
            Peraltro mi pare naturale si parli di ciò che ci riguarda sia come ambiente che popolazione, visto che si chiacchiera di mobilità elettrica perlopiú italiana e (raramente) in ottica europea.

          • Vaielettrico ragiona di auto elettrica in ottica mondiale. Le consiglierei di fare altrettanto e forse cambierà idea.

          • Giovanni scusi non capisco, Massimo parla di un sito che tratta la mobilità elettrica in ottica globale come pure delle soluzioni elettriche per i cambiamenti climatici (ed è vero) lei al contrario consiglia di andare altrove … poche idee ma confuse?

          • Rispondo ad Antonio Gobbo:

            “Giovanni scusi non capisco, Massimo parla di un sito che tratta la mobilità elettrica in ottica globale come pure delle soluzioni elettriche per i cambiamenti climatici (ed è vero) lei al contrario consiglia di andare altrove … poche idee ma confuse?”

            L’indentazione non aiuta, ma rispondevo a Carletto, non a Massimo.

            Per il resto, perché non la smettiamo con i commenti irritati (“poche idee ma confuse”) e non cerchiamo di dialogare anche se abbiamo idee (molto) diverse? Lei la direbbe una frase del genere a qualcuno che non conosce e di cui non sa nulla con cui discute di un argomento a cena?

            Non so… questo sito mi piace molto come contenuti, ma se la discussione fosse più rispettosa e meno irritante forse sarebbe meglio.

            Un consiglio, eh! Poi fate come volete.

  3. A causa dell’aumento delle tariffe di ricarica, le due colonnine A2a che abbiamo nel quartiere non vengono più utilizzate da mesi. Personalmente, l’ultima volta che ho ricaricato è stato almeno due mesi fa. Non avendo un box, preferisco spostarmi anche più lontano pur di trovare una tariffa più conveniente. Nel 2023 quando c’erano ancora gli abbonamenti, le colonnine erano utilizate, con auto che arrivavano persino da fuori quartiere. Questo faceva sì che le persone si accorgessero della loro utilità e non si parcheggiavano le auto termiche ed erano sempre disponibili per chi voleva caricare.
    Ora, invece, le colonnine sono inutilizzate, e la sera sono quasi sempre occupate da auto termiche in sosta. Comprendo anche gli abitanti del quartiere: quando rientrano a casa e girano per decine di minuti alla ricerca di un parcheggio, vedono le colonnine inutilizzate e le considerano spazio sprecato.
    Secondo me, è fondamentale intervenire al più presto abbassando le tariffe di ricarica e installando punti di ricarica lenti (ad esempio da 4 kW), che permettano di lasciare l’auto parcheggiata senza limiti di tempo. Altrimenti, l’auto elettrica resterà appannaggio di una nicchia di persone che dispongono di un box con ricarica privata, e la transizione verso l’elettrico non decollerà mai.
    Aggiungo che le auto elettriche odierne, si costano di più di equivalente auto termica ma hanno autonomie di centinaia di kilometri, hanno più tecnologia a bordo ma pagano il pegno di una rete di ricarica che è stata sviluppata con l’idea del mini distributore, cioè portare l’auto a caricare, come con l’auto termica, e non di caricare l’auto quando è ferma come sarebbe giusto con dei punti di ricarica più lenti e in numero maggiore.

    • Caro Claudio, qualcosa non quadra…. A2A ha le tariffe d’abbonamento migliori, ancor di più se hai un’utenza luce o gas, che ancora permettono di ricaricare a costi umani su colonnine fino a 100 Kw.

  4. Il problema colonnine quante e quante funzionanti non si sa ancora…

    Non si sa neanche se questo sistema di ricarica potra essere sostenibile.

    Forse è da rivedere in modo sostanziale…se vogliamo che il parco auto fatto da 40 milioni di veicoli endotermici diventi di 40 milioni di veicoli elettrici.

    Ci si arriverà mai?

    Forse no.

    Facciamo un esempio.

    Oggi in Italia ci sono circa 280.000 auto elettriche, che possono utilizzare circa 60.000 colonnine in tutta Italia.

    Prendiamo ora un quartiere di Roma come Cinecitta, circa 300.000 auto circolanti, quasi tutte endotermiche.

    Quasi tutte parcheggiate in strada, con enormi difficoltà…

    Ora se le trasformiamo tutte in elettriche…per una città sarebbe auspicabile…cosa succede?

    Ci vorrebbero altre 60.000 colonnine (forse meno ma sicuramente mille volte le attuali…) con relativi posteggi, alcuni per tutta la notte o tutto il giorno..

    Pensate che questo sia possibile?

    Se poi estendiamo il ragionamento su 2.4 milioni di auto che girano a Roma, allora si capisce che neanche nel 2100, ci potremo riuscire.

    Il sistema ha delle falle, molti lo hanno già capito da tempo e molti lo stanno capendo adesso.
    E non parlo della gente comune, parlo di chi conta, sia nelle istituzioni sia nei manager privati…

    Va cambiato il sistema, altrimenti non è sostenibile. Per nessuno.

    Almeno in Italia, o comunque non è possibile nelle grandi città…

    Meditate gente, meditate…

    Ne parliamo nel 2040…sperando che le cose cambino…

    Per chi ha modo di ricaricare in privato e ha posteggio privato è un altro paio di maniche.

    • Non vedo cosa ci sia di insostenibile. Se tutti caricassero in DC, servirebbero un numero di colonnine circa dieci volte il numero di pompe di benzina attuali. Ma dobbiamo stornare appunto chi carica a casa e tutte le ricariche in AC.
      Ad esempio col mio chilometraggio usuale io carico mediamente una volta a settimana in AC e rispetto a tutte le ricariche circa un 10% in DC. Non c’è nulla ma proprio nulla di insostenibile in tutto ciò.

    • intanto considera che il parco auto circolante sarà elettrificato diciamo al 2050; per l’epoca anche le utilitarie potranno ricaricare, se necessario, in 10-15 minuti come oggi fanno ancora solo poche BEV;
      poi anche ogni garage e posto auto privato (e magari molti anche pubblici o commerciali) saranno stati dotati di punto di ricarica AC; va bene i freni di burocrazia e l’inerzia, ma sono 25 anni da oggi 😉

      poi Roma leggo 1,8 milioni auto, e la densità abitativa media è molto più bassa del “punto caldo” Cinecittà (diciamo 250.000 auto ?), non è corretto usare per il Comune di Roma le densità abitative del quartiere Cinecittà (leggo con palazzi 7-8 piani)

      a Cinecittà il problema sono e rimarranno i parcheggi, non il tipo di motore (termico o elettrico),
      cioè se non sarà possibile moltiplicare le AC nei punti caldi come Cinecittà, è sempre possibile mettere più colonnine DC; anche se servissero 2 prese DC (1 colonnina) ogni 100 auto, la piazzuola di ricarica ce la fai stare, mentre il problema resta dove trovare lo spazio per parcheggiare le 100 auto

      poi a cavillare sui conti, per non sbagliarsi sarebbe meglio farli basandosi sui km alla settimana percorsi in auto per abitante, invece che sul numero delle auto;
      chi del quartiere con l’auto facesse più km, necessitando ricariche più frequente, è automaticamente qualcuno che si sposta anche fuori dal quartiere, ha più punti di ricarica da scegliere anche fuori dal punto densamente popolato

    • E se l’energia la produciamo col carbone inquiniamo uguale, e poi dopo otto anni devi buttare via la macchina perché la batteria non serve più e sostituirla costa millemila euro, e se la vuoi rivendere dopo 2 anni non la vuole più nessuno manco regalata, e la batteria non si può smaltire e bla bla bla bla bla, voi no-watt ripetete sempre le stesse cose, ma continuate a viaggiare sulle vostre scorreggione, nessuno ve lo impedirà

    • Aridaje con ipotesi campate in aria “se domani tutte le auto fossero elettriche”…

      Un po’ di dati (fonte: UNRAE):
      Parco circolante Italia 2023 = 40.050.000
      Immatricolazioni totali 2022 = 1.316.702 ► Tasso di ricambio = 3,3 %
      Immatricolazioni totali 2023 = 1.566.448 ► Tasso di ricambio = 3,9 %

      Se anche dal 2024 le immatricolazioni volassero a 2.000.000 di veicoli (tasso di ricambio = 5 %) e rimanessero a quel valore per 20 anni di fila, ci vorrebbero esattamente 20 anni per trasformare l’intero parco circolante in elettrico.

      E secondo lei in 20 anni non sarebbe un tempo sufficiente per evolvere la rete elettrica e di ricarica per stare al passo con la diffusione dell’auto elettrica?

    • In genere, quando leggo battute stantie come “meditate gente meditate…” passo ad altro, ma in questo caso, facendo un’eccezione, sono arrivato fino in fondo e vorrei dire una cosa. In parte ha ragione nell’affermare che una mera conversione a BEV di tutte le auto esistenti a combustione interna non sia la soluzione, ma per un motivo diverso.

      Primo, sarebbe comunque una riduzione modesta dell’impatto ambientale, non quell’ordine di grandezza richiesto urgentemente per limitare i cambiamenti climatici.

      Secondo, lascerebbe intoccati gran parte dei problemi sociali causati dall’eccesso di automobili. Città come Roma sono da tempo un’immenso, inutile cumulo di ferraglia, che ne nasconde la bellezza straordinaria.

      Ci vuole un cambio totale di prospettiva. Per la mobilità, e non solo. All’olandese e oltre. La mobilità stessa deve cambiare. Poi quelli che considerano l’auto di proprietà, BEV o ICEV o quello che sia, ancora uno status symbol, continueranno a tenersela (in garage, si spera, non al lato delle strade). Gli altri potranno scegliere sistemi di mobilità più economici, piacevoli e soprattutto sani.

  5. anche qui – nel luogo dove vivo in Spagna – hanno installato un gran numero di colonnine, gratuite per chi è registrato.

    Purtroppo ad un paio d’anni di distanza, sono quasi tutte fuori servizio adesso e usate come parcheggi, soprattutto quelle che venivano usate di rado.

    • Faremo una delle consuete gare “Italia vs Spagna” e vedremo chi prossimamente recupererà meglio tutte queste situazioni…
      sull’Italia però non mi sento di puntare 1 euro al momento…

      • Francamente, a parte questo specifico caso (aneddotico, se vuoi), in base alla mia esperienza posso dire Spagna 10 – Italia 2, dal punto di vista dell’amministrazione e della burocrazia. Non per tutti gli aspetti della vita ovviamente.

        L’amministrazione spagnola è spesso farraginosa, lenta, inutilmente complicata rispetto ad altri Paesi dove ho vissuto e/o lavorato.

        Ma il malato terminale, almeno per la mia esperienza, è l’Italia, rispetto a tutti i Paesi OCSE. Ripeto a scanso di equivoci, per quanto riguarda l’amministrazione pubblica. E ti assicuro che di esperienza diretta ce ne ho ormai tanta.

        • Condivido…per l’ esperienza indiretta di parenti vissuti anche loro in vari paesi e poi han felicemente preso residenza in Spagna molti anni fa…e c’è mancato veramente poco che lo facessi pure io…

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