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Nuove colonnine in lock down. E quelle in Autostrada?

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L'annuncio pubblicato sui social da Enel X sulla prima ricarica sull'autostrada Milano-Torino.

Lavori fermi e impianti bloccati in magazzino per decine di cantieri in lock down da coronavirus. E, dopo gli annunci di marzo, non si sa più nulla del maxi piano colonnine di Autostrade per l’Italia. Il ministro per l’Ambiente Sergio Costa promette procedure più rapide per le autorizzazioni (Leggi). Ma intanto le installazioni già avviate sono in stand by e non possono partire centinaia di progetti già approvati. Gli operatori della ricarica, a partire dai due maggiori Enel X e Be Charge, hanno timidamente chiesto una deroga, ma sono stati nuovamente respinti: se ne riparla dopo il 3 maggio. Possono solo intervenire per la manutenzione degli impianti già attivi. Non possono invece approfittare dell’assenza di traffico e delle città semi vuote per ultimare senza intralci i lavori. Vi pare ragionevole?

Si blocca così lo sviluppo di un’ infrastruttura strategica per il decollo della mobilità elettrica che  proprio negli ultimi mesi stava spiccando il volo. Resta anche nel limbo, come vedremo, il progetto appena lanciato dal principale gestore autostradale, ASPI,  per piazzare (finalmente)  colonnine in 67 stazioni di servizio della sua rete.

Colonnine, la volata (+33%) bloccata dal COVID-19

Dove eravamo rimasti ce lo dice l’Associazione MOTUS-E nel censimento appena pubblicato. A fine febbraio scorso i punti di ricarica in Italia erano 13.721 collocati in 7.203 stazioni accessibili al pubblico. Il 73%  rappresentato da infrastrutture pubbliche ad accesso pubblico (su strada), mentre il restante 27% da infrastrutture situate su suolo privato, ma a uso pubblico (supermercati o centri commerciali).

Si tratta di un aumento del 33% rispetto alla rilevazione fatta sempre da MOTUS-E lo scorso settembre. Secondo altre stime, per esempio quelle del Politecnico di Milano, saremmo già a quota 8.200. Sembrava così avverarsi la profezia che indicava per il 2020 l’anno del definitivo decollo dell’infrastruttura anche in Italia. Ma a questo punto è difficile che accada.

Al di là dei numeri assoluti, una seconda lacuna riguarda le distribuzione territoriale.  «I  punti di ricarica si trovano soprattutto al Nord  mentre il Sud del Paese necessita di un potenziamento» commenta  Francesco Naso, technology and market intelligence coordinator di MOTUS-E. Come documenta il report dell’Associazione, infatti, la gran parte degli impianti è a Nord di Roma.

Una distribuzione che ricalca la mappa del parco auto circolante e delle nuove immatricolazioni. Siamo al cane che si mode la coda.

Ionity ferma a quota 5, con 6 cantieri bloccati

Infine resta da sciogliere il nodo della qualità della ricarica. MOTUS-E auspica che le nuove installazioni rispettino parametri di densità abitativa, numerosità dell’utenza,  tipologia di area. I centri urbani si stanno dotando di infrastrutture di ricarica quick in corrente alternata a 22 kW. Abbinate alla prevalente ricarica domestica, supportano efficacemente l’utilizzo dell’auto elettrica per tragitti giornalieri a breve e medio raggio. Ma resta ancora insufficiente la rete di ricariche fast e ultra fast in corrente continua da 50 kW e oltre, in grado di abilitare gli spostamenti a lungo raggio.

Ionity HPC
Le nuove colonnine Ionity, le HPC, fino a 350 kW di potenza. Sono alte 2,60 metri.

Il lock down ha bloccato per esempio il piano della rete paneuropea Ionity che avrebbe dovuto attivare 20 stazioni ad altissima potenza (350 kW) entro l’estate lungo la direttrice Nord-Sud. Al momento Ionity ne ha in funzione 5, due delle quali sull’ Autostrada dei Fiori (gruppo Gavio) in Liguria. Tre cantieri sono bloccati, altre 3 stazioni sono ultimate ma in attesa dell’allacciamento alla rete elettrica e tre progetti sono in attesa di autorizzazione. Fortunatamente, sostiene la società, lo smart workng consente di mandare avanti le procedure autorizzative; ma un ritardo nella conclusione del piano sarà inevitabile.

Green Station, le colonnine di Autostrade

E’ finito nel limbo anche il piano di Autostrade per l’Italia che prevede di installare 4-6 punti di ricarica anch’essi a 350 kW in 67 stazioni di servizio autostradali (il 31% su un totale di 200). Preannunciato in gennaio (Leggi), il piano Green Station è stato presentato in dettaglio in marzo, nel pieno delle trattative fra governo e la controllante Atlantia (famiglia Benetton) sulla conferma della concessone dopo il crollo del Ponte Morandi. Per scongiurare la revoca Atlantia ha presentato un piano di investimenti che comprende anche un ambizioso green deal. L’esplosione dell’epidemia ha fatto calare il silenzio sulla vicenda. Alla vigilia di Pasqua, però, le voci davano per fatta la conferma della concessione. Ma non si sa se la richiesta formale di autorizzazione per le colonnine sia stata presentata al Ministero dei Trasporti.

Non è chiaro, poi, se ASPI in qualità di concessionario possa realizzare e gestire direttamente una rete di impianti esercitando di fatto il ruolo di operatore di ricarica. O se debba metterla a bando tra gli operatori esistenti.

In 67 stazioni di servizio entro il 2023?

Rimanendo a quanto annunciato in marzo dall’amministratore delegato di ASPI  Roberto Tomasi la nuova rete di colonnine HPC (High Power Charger a 350 kW) dovrebbe esordire quest’estate con le prime tre stazioni test nei nodi nevralgici di Bologna, Milano  e Roma. Investimento previsto di 1,5 milioni, in partnership con un primario operatore della ricarica che secondo logica dovrebbe essere Enel X. Nelle altre 64 aree di servizio, le colonnine di Autostrade spunteranno entro il 2023. Sempre installate e gestite direttamente da ASPI con altri 35 milioni di investimento. Al termine avremo così una stazione di ricarica ultra fast ogni 90 km.

Il logo dell’unica stazione di ricarica “sperimentale” presente in A1 nell’area di servizio Frascati, vicino a Roma

Secondo ASPI  la gestione diretta del servizio «presenta tre caratteristiche importanti: comfort, sicurezza e digitalizzazione, adottando una logica di totale neutralità tecnologica e di mercato secondo la modalità “multiclient”, in grado di servire qualsiasi cliente e autovettura elettrica». Quando Autostrade avrà messo a regime la rete e raggiunto un soddisfacente indice di utilizzo giornaliero, metterà a gara l’installazione di colonnine nelle  rimanenti 133 aree di servizio della sua rete.

Le colonnine di Autostrade dovrebbero essere alimentate anche da altri 144 impianti fotovoltaici distribuiti lungo i 3.020 km di autostrada in concessione che, aggiunti ai 165 impianti esistenti, porteranno a 45 GWh annui l’autoproduzione elettrica di ASPI. I piano  prevede poi l’illuminazione Led di tutte le 600 gallerie e la sostituzione della flotta aziendale con veicolo elettrici o ibridi. Oggi sono solo due gli impianti sulla rete di ASPI (area Frascati Est e Ovest, A1 Roma Sud).

Anas ricomincia da 3, per arrivare a 41 entro il 2022

Anche Anas, secondo operatore con oltre 1.200 km di autostrade gestite, annunciò nel gennaio 2019 che avrebbe dotato di colonnine di ricarica 41 delle sue stazioni di servizio. In questo caso non si tratta di un investimento diretto. Saranno le società concessionarie delle aree di servizio a dotarsi degli impianti, nel quadro degli accordi per il rinnovo delle concessioni. Il piano prevede, nel triennio 2020-2022,  l’installazione di stazioni di ricarica con tecnologia Fast o Ultra Fast.

 

A che punto siamo? Ad oggi, ci risponde Anas, «risultano presenti 3 stazioni di ricarica elettrica lungo le tratte autostradali dell’A90 GRA, A01 Catania-Siracusa ed A2 del Mediterraneo. Ulteriori implementazioni sono previste nel corso del 2020». Solo nelle prossime settimane, però, «sarà possibile valutare gli eventuali effetti dell’emergenza sanitaria COVID-19 sulle pianificazioni stabilite».

Anas aggiunge che  «è stato necessario avviare un approfondita attività di analisi relativa alle potenze elettriche ad oggi disponibili nelle attuali cabine di ciascuna area interessata e, laddove necessario, richiedere alle Società distributrici di energia elettrica il potenziamento delle cabine di trasformazione».  Per «minimizzare le tempistiche» sta mettendo in campo, al fianco dei concessionari «tutte le azioni utili alla sensibilizzazione degli operatori della distribuzione». Anche qui, pare di capire, ci si è messa di mezzo la burocrazia.

 

 

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4 COMMENTI

  1. Per ora sono solo chiacchiere… come quelle sulle stazioni esistenti!!
    Io mi sono lanciato in questo futuro ipotetico ed ora sono “abbandonato” a me stesso… 🙁
    DOvrei andare da Bari a Forlì e non so come fare perchè la società autostrade riporta di non avere nenche un distributore operante per la ricarica elettrica sulla dorsale orientale (A14).
    E poi fioccano pubblicità sull’elettrico…
    MA CI RENDIAMO CONTO DI QUANTO CI PRENDONO IN GIRO???

  2. Ciao a tutti,

    bellissimo progetto. il 2023 lo vedo lontano però. il 2020 sarebbe dovuto essere l’anno della “rivoluzione elettrica” da parte delle case costruttrici e non è detto che non lo sarà nella seconda metà dell’anno ma vedo il 2021 a Covid superato, la grande occasione per una mobilità, finalmente, a impatto zero (anche se non lo è del tutto se consideriamo la produzione). Mi auguro che questi piani, nel momento in cui la curva di vendita delle auto elettriche sale convinta, possano essere rivisti e si possano accorciare i tempi per permettere una mobilità di medio lungo raggio offrendo una notevole possibilità di ricarica. In questo i costruttori stanno arrivando ad autonomie ormai di 450/500 km.
    Avanti tutta!!!

  3. Mi piacerebbe analizzare meglio i dati di Enel X… cosa significa “totale infrastrutture” e “totale punti di ricarica”?
    Quanti di questi sono composti da Pole con quella balorda presa Scame 3A che nessuno o quasi usa?

    • Per infrastrutture si intendono le stazioni. Una stazione può avere più punti di ricarica. Sulla presa Scame 3A è quel “quasi” che va approfondito. Quando sarà “nessuno” si potrà togliere

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