La Nuova Leaf Nissan sembra progettata apposta per demolire una ad una le fake news che circondano l’auto elettrica. Autonomia? 378 chilometri. Tempi di ricarica? Meno di 15 minuti ogni 100 chilometri con i caricatori fast. Costo? 33.070 euro per la versione Visia base, ma poi pochi spiccioli per manutenzione, gestione e consumi. Riciclabilità delle batterie? Al 99%. Emissioni? Zero polveri e il 75% in meno di Co2 rispetto a un’auto a combustione interna nell’intero ciclo di vita. Prestazioni? Beh, con 150 cavalli le potete immaginare.
Presentandola oggi a Milano, prima tappa di un tour che toccherà altre 7 città in Italia, il presidente e amministratore delegato di Nissan Italia Bruno Mattucci sintetizza così: “L’anno zero dell’auto inizia oggi: Nuova Leaf è semplicemente incredibile”. E da gennaio tutti potranno provare per credere. Ma attenzione: le prenotazioni fioccano da tutto il mondo e superano già di gran lunga la capacità produttiva; perciò la casa franco-nipponica darà la precedenza ai clienti dei mercati più forti. La Francia, dove il mercato vale già 40 mila immatricolazioni all’anno, la Germania (che è a quota 30 mila), tutti gli altri Paesi nordici e il resto del mondo dove Nissan Leaf è già l’auto elettrica più venduta in assoluto. L’Italia è la solita cenerentola: solo 1.400 vecchie Leaf in circolazione e un budget di 2.500 auto in versione 2018 per il prossimo anno. Il rischio di lunghe attese è reale.
Addio ansia da ricarica
Ma vediamo in dettaglio i plus della Nuova Leaf. Per Mattucci il principale è il superamento della soglia psicologica dei 300 chilometri di autonomia, il che vuol dire dimenticare l’ansia di ricarica. Finora hanno scelto l’elettrico due categorie di automobilisti: gli ambientalisti militanti, e i super razionali. Con Nuova Leaf l’Ev arriva alla portata di tutti. Rispetto alla prima versione, lanciata nel 2010, l’autonomia è aumentata del 116% (da 175 a 378 km, ciclo NEDC, sempre un po’ ottimista), la capacità della batteria è passata da 24 a 40 Kwh con gli stessi ingombri e lo stesso peso, il prezzo è diminuito del 4,3%. In più Nuova Leaf è dotata dei più avanzati sistemi di ausilio attivo alla guida (parcheggio automatico, avanzamento in colonna, riconoscimento dei pedoni, controllo della carreggiata, frenata automatica) ed è predisposta per integrarsi ad altri sistemi secondo la modalità Vehicle to Grid (V2G).
Il V2G dà una mano all’Enel carbon free
Con la tecnologia V2G, oggi solo in fase di sperimentazione e regolazione in Italia, l’utente potrà utilizzare le batterie auto per integrare o sostituire i consumi domestici, oppure cedere energia alla rete ricavandone un profitto. Per Enel, che assieme a Nissan conduce i primi test pilota, significherà disporre di uno stoccaggio di energia prezioso per stabilizzare la rete. Come ha spiegato il responsabile e-mobility di Enel X Alberto Piglia, questa funzione del parco auto elettrico diventa sempre più importante in vista di un aumento della quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, per loro natura discontinue e non programmabili. Oggi la produzione green di Enel è pari a 5 Terawattora (oltre il 30% del fabbisogno) ma salirà a 8 Trwh nel 2020, 11 nel 2035 e coprirà l’intero fabbisogno entro il 2050, quando Enel sarà totalmente carbon free.
Due conti per capire quanto conviene
“Ora la sfida _ dice Mattucci _ è spiegare ai clienti cosa comprano e quanto risparmiano scegliendo Nuova Leaf”. L’ha fatto Paolo Matteucci direttore veicoli elettrici Nisan. Cento chilometri in Nissan Leaf, ha svelato, costano 2,7 euro di elettricità _ consumi reali _ contro 10 euro in media per veicoli a benzina. L’assicurazione _ tariffa Allianz _ costa il 42% in meno, la manutenzione ordinaria il 47% in meno, quella straordinaria addirittura l’80%. In una metropoli come Milano, addio ai costi di parcheggio (1.044 euro l’anno) e agli ingressi in area C (1.100 euro); in più niente blocchi e targhe alterne, che l’anno scorso hanno fermato le auto a motore termico per 14 giorni in tutto. Conclude Mattucci: “Con Nuova Leaf abbiamo sciolto i tre grandi nodi che hanno fin qui impedito la diffusione dell’auto elettrica: l’autonomia, il costo e, grazie a Enel, l’ infrastrutture di ricarica”.
Una super offerta lancio Nissan-Enel
Tuttavia “l’Italia rischia di essere tagliata fuori“, incalza Mattucci, a causa dell’inerzia delle istituzioni “che parlano di sostenibilità ma, uniche in Europa, non hanno ancora adottato misure concrete”. Non chiede però incentivi all’acquisto. Chiede invece una politica premiale per chi, passando all’EV, si dimostra consumatore virtuoso di fronte alla comunità: una normativa omogenea sugli accessi ai centri storici, sui bolli e sui parcheggi, una fiscalità di favore sul modello di quanto già avviene per gli efficientamenti energetici degli edifici, facilitazioni all’installazione di stazioni di ricarica. Su questo fronte, peraltro, si sta muovendo, con un gigantesco sforzo autofinanziato, mamma Enel. Oltre al piano per installare 14 mila impianti entro il 2020, l’ex monopolista elettrico affianca Nissan in un’ offerta lancio che prevede l’installazione senza costi di un Wall box domestico e due anni di ricariche gratis. Per la versione base Visia, per esempio, l’offerta è questa: 299 euro al mese con anticipo dando in permuta un’auto usata del valore di almeno 9.950 euro (TAN 1,99% TAEG 2,88%), 30.000 Km in 3 anni, maxi rata 14.551, Wall Box ENEL + installazione e manutenzione + 1.350 kWh pari a circa 2 anni di ricariche pubbliche gratuite.
come scrive Licia Corbolante di Terminologia, etc:
Se l’espressione fake news è così generica in inglese, ha senso usarla anche in italiano? Secondo me è un anglicismo superfluo: possiamo dire notizie false o notizie inattendibili oppure usare bufala che nell’accezione “notizia priva di fondamento” è una parola breve, molto precisa ed efficace.
Perché allora si sta diffondendo fake news anche in italiano? Direi pigrizia e/o scarse competenze linguistiche di chi traduce dall’inglese, ma anche l’ossessione di evitare la ripetizione, tipica del media italiani, che spinge a usare gli anglicismi come sinonimi.
Mi pare anche che sia intervenuto un meccanismo tipico dell’itanglese e a fake news venga attribuito un significato più specifico, per ora assente in inglese: nell’uso italiano fake news sono le notizie false presenti esclusivamente online e [fabbricate per essere] condivise sui social media.
Sicuramente l’adozione di fake news è influenzata da altri due anglicismi già familiari:
♦ Il sostantivo fake, entrato in italiano per indicare siti, documenti o profili social, quindi online, che sono falsi o contraffatti, un uso poi esteso ad altri tipi di imitazioni;
♦ il sostantivo news, anglicismo superfluo ora usato come sinonimo di notizia, cfr. Perché si dice “una news”? In inglese anche fake news non è numerabile ma in italiano c’è chi lo rende tale, ad es. “è una fake news”…
Cosa ne pensate, in italiano abbiamo davvero bisogno di fake news?
Caro lettore,
accetto tutte le sue osservazioni. In particolare la penultima, dove lei stesso si dà una risposta spiegando perché il termine fake new (o fake news al plurale) ha acquisito un significato che termini italiani come “false notizie” o “bufale” non rappresentano in pieno. Vale a dire notizie false diffuse sui social e nel web con la precisa finalità di mettere in cattiva (o in buona) luce una persona, un gruppo, o una tendenza del mercato. E come tali, praticamente impossibili da smentire. Che questo significato sia assente in inglese non mi pare vero, come dimostrano i ripetuti attacchi del presidente americano Trump ai media responsabili, a suo dire, di diffondere fake news ai suoi danni. Cosa ne pensiamo? Delle fake news sulla mobilità elettrica, tutto il male possibile.