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Nucleare o rinnovabili? Ecco un confronto in chiave economica

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ritorno al nucleare
Training Academy Varta

A causa della doppia emergenza, energetica e climatica, il dibattito sul nucleare è tornato d’attualità. E a polarizzare le opinioni. I sostenitori di questa tecnologia ne elogiano l’efficienza e la bassa produzione di CO2, mentre i detrattori mettono in evidenza i rischi connessi alla sicurezza e all’ambiente. Pochi parlano di costi e di tempi, dando per scontato che siano inferiori a qualsiasi altra forna di produzione. Ma non è così. 

                                             di Edoardo Chiesa

Questo testo si propone di analizzare e confrontare, dal punto di vista economico, il nucleare con le principali fonti rinnovabili, come eolico e fotovoltaico. In particolare, esaminando costi e tempi legati alla costruzione, operatività, e dismissione degli impianti ad essi dedicati.

Tempi e costi: il tallone d’Achille delle centrali nucleari

Uno studio condotto dall’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) ha dimostrato che, anche con riferimento ai modelli più recenti quali gli EPR (European Pressurized Reactor), le centrali nucleari risultano essere infrastrutture energetiche onerose.

Ritardi e costi aggiuntivi sono caratteristiche innate di questi impianti rendendoli un investimento rischioso se si considerano le variabili di tempo e denaro. Lo confermano anche le parole dello scienziato David Suzuki: «Costruire reattori nucleari continua ad essere oneroso a livello temporale e monetario. Gli studi dimostrano come l’elettricità proveniente da centrali nucleari di piccole dimensioni possa arrivare a costare tra le quattro e le dieci volte in più rispetto a quella proveniente da eolico e fotovoltaico, il cui costo sta continuando a diminuire» (leggi).

Gli stabilimenti di Vogtle, Olkiluoto, Flamanville e Hinkley Point C rappresentano casi emblematici sulla dispendiosità del nucleare.

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Le centrale di Flamanville

Se qualcosa va storto: quattro casi esemplari

Vogtle (Stati Uniti): la costruzione delle unità 3 e 4 della centrale nucleare di Vogtle, iniziata nel 2009, ha subìto numerosi rallentamenti e aumenti di costi. La spesa stimata per la realizzazione della struttura è passata da 14 miliardi di dollari a oltre 30 miliardi, mentre la data di completamento è stata posticipata dal 2016 alla tarda primavera 2023  .

Olkiluoto (Finlandia): la costruzione dell’Olkiluoto 3, iniziata nel 2005, doveva durare solo cinque anni e costare 3 miliardi di euro. Tuttavia, a causa di ritardi e problemi tecnici, il costo è salito a oltre 11 miliardi di euro. La messa in funzione è invece avvenuta nel corso di questo mese, con oltre un decennio di ritardo.

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La centrale nucleare finlandese di Olkiluoto

 

Flamanville (Francia): il progetto della centrale nucleare di Flamanville, avviato nel 2007, doveva essere completato nel 2012 a un costo di 3,3 miliardi di euro. Anche qui si sono manifestate criticità tecniche e ritardi, con il costo che salito a oltre 13,2 miliardi di euro. I responsabili del progetto hanno posticipato il caricamento del combustibile per la generazione di energia al primo trimestre 2024.

Hinkley Point C (Regno Unito): la costruzione di Hinkley Point C, iniziata nel 2017, doveva concludersi in otto anni e costare 18 miliardi di sterline. Tuttavia, il progetto ha subito ritardi e si prevede che il costo finale possa raggiungere i 33 miliardi, (la stima era già salita a 22,5 miliardi di sterline nel 2019) con l’inizio della produzione di elettricità slittata al 2027.

La centrale di Hinkley Point C ai raggi x

Prendendo come caso studio la centrale Hinkley Point C, è possibile analizzare nel dettaglio i costi relativi al suo ciclo di vita. Le infrastrutture nucleari europee più recenti rientrano nella categoria EPR, presentata come più efficiente ed economica rispetto alle precedenti generazioni. Questi nuovi impianti hanno un’operatività media che varia dai 40 ai 60 anni, se sottoposti a manutenzione costante. La centrale di Hinkley Point C, contraddistinta da una potenza di 3,2 GW (e considerando un fattore di capacità del 90%), aveva un costo stimato di 30 miliardi di dollari nel 2019.

A questa cifra si devono aggiungere i costi legati all’acquisto e preparazione dei materiali radioattivi che vanno a costituire il nucleo del reattore. I materiali necessari per la fissione nucleare richiedono una spesa di 40 milioni di dollari per 18 mesi (calibrati su 1 GW). Calcolando tali importi sulla vita media della centrale (circa 40 anni) si arriva ad una spesa addizionale di 1 miliardo di dollari soltanto per il combustibile.

Vanno inoltre conteggiati i costi relativi allo smaltimento dei materiali radioattivi esausti. Nel 2019, ad esempio, negli USA sono stati pari a 35 miliardi di dollarI. Tenendo conto dei dati appena menzionati, è possibile affermare che per produrre 1 GW di energia atomica sono necessari 8,4 miliardi di dollari.

I micro reattori sono un’alternativa?

Da diverso tempo, sta emergendo un’alternativa alle tradizionali centrali nucleari: i micro reattori. Questi ultimi vengono considerati parte di una nuova categoria, denominata SMR (Small Modular Reactors), in cui si trovano, secondo l’IAEA (International Atomic Energy Agency), «reattori che si basano su un’avanzata tecnologia di fissione nucleare che hanno una capacità di potenza fino a 300 MW per unità».

I sostenitori dei reattori modulari di piccole dimensioni li definiscono una “tecnologia competitiva” per il comparto elettrico. A loro giudizio è in grado di risolvere alcune delle problematiche legate alla produzione tradizionale di energia atomica.

Tuttavia, contrariamente a quanto sostenuto dal Dipartimento dell’Energia statunitense nel 2001, i micro reattori stanno attraversando un percorso di sviluppo tortuoso. Un caso esemplificativo è il NuScale in Idaho (Stati Uniti). Figura tra i circa 70 impianti di SMR presenti in tutto il mondo (e in diverse fasi di sviluppo).

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il mini reattore NuScale in Idaho

NuScale viene considerato capofila dei reattori di nuova generazione. Il progetto, che prevede 12 reattori modulari per una potenza complessiva di 924 MW, è già in possesso di una certificazione condizionale della Nuclear Regulatory Commission. Nonostante ciò, secondo le più recenti previsioni, non sarà possibile utilizzarlo prima del 2030.

A questa problematica se ne unisce un’altra strettamente legata alla costruzione degli impianti nucleari, indipendentemente dalle dimensioni: l’imprevedibilità degli investimenti. La grandezza degli stabilimenti, infatti, non influisce sul costo iniziale di costruzione. Dal 2003, anno di inizio progettazione di NuScale, ad oggi, la spesa è lievitata da circa 5,3 miliardi di dollari a 9,3 miliardi.

Si devono inoltre aggiungere i costi legati allo smaltimento delle scorie nucleari. Secondo uno studio pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) i micro reattori possono incrementare il volume di rifiuti radioattivi da gestire fino a 30 volte in più rispetto ai reattori convenzionali.

Le rinnovabili come alternative per la transizione

Dopo aver effettuato uno studio sui costi associati alla realizzazione di centrali nucleari, risulta utile verificare l’esborso per gli impianti rinnovabili. A tal proposito, uno dei Paesi leader nel campo della transizione energetica, a livello europeo, è la Danimarca, specialmente nel settore eolico. Nel 2021 il governo danese, insieme a RWE, ha intrapreso la costruzione di quello che sarà uno dei tre più grandi parchi eolici off-shore del Paese. Secondo le stime della Danish Energy Agency, il progetto Thor, infatti, dovrebbe produrre 1 GW di energia in maniera continuativa a partire dal 2026, a fronte di una spesa di 2,5 miliardi di dollari. L’investimento complessivo include la realizzazione del parco eolico e la connessione alla rete di distribuzione.

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Il campo eolico del progetto Thor,

Nello specifico, l’energia prodotta dal parco eolico verrà distribuita attraverso la rete elettrica nazionale solamente dopo una serie di passaggi tramite i punti di connessione (POC). L’energia prodotta da Thor verrà trasportata fino al POC di Volder Mark e, da lì, immessa nella rete di distribuzione energetica. La durata media dell’operatività di una pala eolica, se mantenuta in condizioni ottimali, è di circa 25 anni. A differenza
però delle centrali termonucleari, le infrastrutture eoliche non hanno bisogno di combustibili e necessitano di una manutenzione ordinaria più semplice.

Passiamo ora all’energia fotovoltaica. Nel corso dell’estate 2023, la Romania inizierà a costruire un parco solare a Pilu-Grăniceri da 1,04 GW corredato da un sistema di accumulo da 500 MW. Dovrebbe avviare la produzione di energia entro dicembre 2024, con un investimento complessivo (senza incentivi governativi) pari a 1 miliardo di euro.

Costi standard dell’energia (LCOE), tra salite e discese

Un altro parametro da considerare nel confronto tra nucleare e rinnovabili è il costo per generare una quantità predefinita di energia, come il megawattora (MWh). Nel caso del nucleare, in base ai dati riportati rispettivamente da Greenpeace e DNV, varia tra i 112 ed i 189 dollari, per il fotovoltaico spazia tra i 36 ed i 44 dollari e per leolico off-shore si aggira intorno a 75 dollari. Peraltro, secondo le stime del World Nuclear Industry Status Report, nel periodo 2009-2021, l’LCOE (Levelized Cost Of Energy, ottenuto mettendo a confronto il costo di costruzione e funzionamento degli impianti
dilazionato negli anni di operatività ed il livello di produzione) riferito all’energia eolica e fotovoltaica ha subito rispettivamente una riduzione del 72% e del 90%, mentre per il nucleare si è innalzato del 36%.

In aggiunta, un’analisi dell’LCOE condotta da Lazard Investment Bank mostra come, anche tenendo in considerazione gli impianti di trasporto e immagazzinamento dell’energia, le fonti rinnovabili risultano essere cinque volte più convenienti
rispetto a quelle nucleari.

Inoltre, come riportato da Bloomberg, tra il 2013 ed il 2021 si è assistito ad una decrescita del costo di produzione per i sistemi di accumulo. Ad esempio, per 1 kWh di batteria agli ioni di litio, la riduzione è stata dell’80%, rendendo più agevoli gli investimenti legati allo storage di energie rinnovabili. 

Alla resa dei conti, meglio le rinnovabili se…

Alla luce di quanto presentato, da un punto di vista prettamente economico, sembrerebbe più vantaggioso investire in impianti di produzione di energia eolica e fotovoltaica per realizzare la transizione energetica rispetto al nucleare. Anche a livello temporale. I target di programmi nazionali e internazionali, come il PNIEC e il Green New Deal, richiedono una rapida accelerazione nel processo di decarbonizzazione già entro il 2030, culminando con il target di neutralità climatica al 2050 fissato dall’Unione Europea.

È importante considerare alternative energetiche sostenibili che possano soddisfare le esigenze del Paese senza compromettere la sicurezza e l’ambiente. L‘Italia, come mostra uno studio di Enel Green Energy, ha un grande potenziale di sviluppo in termini di energia solare, eolica, geotermica e idroelettrica, che possono essere sfruttate per produrre energia pulita e sostenibile. Cosa che, peraltro, avviene già oggi: nel 2022, il fabbisogno di energia elettrica in Italia è stato pari a 316,8 TWh, coperto per oltre il 30% dalle fonti rinnovabili (Leggi) . Bisogna proseguire in questa direzione.

Serviranno però grandi investimenti non solo per diffondere ulteriormente gli impianti rinnovabili, ma anche per sviluppare le infrastrutture dedicate allo stoccaggio di energia e rinnovare le reti di distribuzione. Senza scordare la razionalizzazione dei consumi, rilevante non solo in situazioni d’emergenza. Altrimenti, parafrasando d’Annunzio, c’è il rischio concreto di compiere una “transizione energetica mutilata”.

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123 COMMENTI

  1. Io sono a favore sia del nucleare, sia delle fonti rinnovabili. Non ho gradito questo articolo, lo trovo fortemente di parte: sono stati presentati solo esempi di ritardi ed aumento di costi per le centrali nucleari, mentre solo esempi positivi per eolico e solare.
    Mi piacerebbe leggere articoli che riassumono (in quanto tematiche complesse che richiedono diversi approfondimenti) vantaggi e svantaggi di entrambe le tecnologie senza che più o meno velatamente gli autori tifino per una tecnologia piuttosto che un altra.

  2. In Germania i Verdi spengono le centrali nucleari per accendere quella a gas e carbone in attesa di avere abbastanza energia da fonti rinnovabili. Sticassi, altrochè Verdi, verdissimi!

    Questo per dire che c’è un problema di fondo nella diattriba. Si sta qui a discutere di chi sia meglio e chi sia peggio tra due alternative dimenticandosi chi è il vero nemico: “combustibe fossile”. Continuate pure a gettare benzina sul fuoco.

  3. Per valutare la serieta’ e imparzialita’ dell’articolo, basta considerare un solo esempio citato.

    Il progetto THOR e’ previsto generare 1GW di potenza di picco, utilizzando 76 turbine Siemens da circa 14 MW cadauna.

    Nel mare del nord, un capacity factor ragionevole e’ di circa il 40 %, e quindi la potenza media effettiva generata sara’ di 400 MW, con un costo previsto di 2.5 Mld di USD.
    Si tratta di un quarto della potenza di olkiluoto, quindi il costo per generare la stessa potenza di olkiluoto sara’ di circa 10 Mld di USD. Olkiluoto e’ previsto durare 60 anni ed e’ costato circa 12 Mld di USD, mentre Thor dovra’ essere ricostruito 2 volte per durare 60 anni, quindi saranno 10 Mld di USD x 3 = 30 Miliardi di USD.
    Tutti i dati sono presi dai siti relativi e da Wikipedia.
    Vi sfido a smentire questi semplici calcoli.

    • Vanno aggiunti i costi di manutenzione sia per le turbine che per l’impianto nucleare (non è che lo costruisci e lo usi per 60 anni senza tenere in perfetta efficienza i vari impianti e tutti i sistemi di sicurezza), il costo del combustibile (che per la verità non incide in modo consistente), i costi di decomissioning, anche questi sia per le turbine che per l’impianto nucleare, e i costi di stoccaggio per i rifiuti radioattivi per molti anni dopo che l’energia è stata prodotta. Se gli esperti dicono che il kWh nucleare costa ormai di più rispetto alle rinnovabili non è che possiamo pensare che siano degli stupidi, o almeno io prima di farlo ci penserei su attentamente.

      • Tutto vero. Costi di decommissioning che ci sono anche per le rinnovabili … ecc.
        Io pero’ mi sono limitato a richiedere una conferma dei costi che erano stati citati per Thor, rapportandoli ad una base consistente di comparazione.
        Lei ha qualcosa da aggiungere su questo ? Obietta al ragionamento elementare che ho fatto ? Ha delle cifre ?
        Io potrei dire che nel costo di Thor – e di tutte le rinnovabili citate – non sono compresi i costi di storage necessario, i costi del rame necessario per ristrutturare le reti elettriche, ecc. … ma normalmente questo viene – diciamolo elegantemente senza criticare – assunto come un costo di sistema, e quindi non direttamente imputabili alla scelta “rinnovabili”. Tanto bisogna cambiare paradigma, no ?

        • Prima di tutto ci sono le ipotesi che sono sbagliate, Thor è previsto durare 30 anni più cinque opzionali, poi il CF non di calcola come l’ha calcolato lei.
          Per fare bene i conti meglio chiedere agli studiosi, certo i trend sono abbastanza chiari, non vedo neppure il bisogno di discutere quando abbiamo o francesi che hanno pasticciato talmente tanto col nucleare nella foga di promuoverlo come fonte super economica al punto che hanno fatto svendere energia a EDF per poi nazionalizzarla. Se questi sono i promotori del nucleare non siamo affatto in buone mani.

          https://www.statista.com/chart/26085/price-per-megawatt-hour-of-electricity-by-source/

          • Porti delle.cifre e dimostri p.f.io ho utilizzsyo le stesse cifre riportate dai siti ufficiali.
            Quando parlano di energia equivalente a 800000 abitazioni, considerando che jn media si xonteggiano .5 kwh per abitazioni siamo proprio nell’intorno dei 400 mw di potenza media effettiva che ho ottenuto per altra via.
            Per sua informazjjne jl progetto franco belga di eolico ipotizza un cf del 40 per cento cjrca.

          • Quello che sto contestando è il modo in cui utilizza il CF mischiando potenza e energia.
            Il CF è il rapporto tra energia effettivamente prodotta in un dato periodo e l’energia che sarebbe stata prodotta se l’impianto avesse funzionato alla massima potenza nello stesso periodo di tempo. Ora posso più o meno intuire cosa voglia intendere col suo ragionamento, ma utilizzando il CF a sproposito basiamo i nostri ragionamenti su basi sbagliate.
            Se si usa il CF si sta parlando di energia, poi se lei vuole fare i conti a modo suo può anche averr un senso ma diventa complicato starle dietro.
            Poi, quello che conta alla fine di tutto è quanto costa l’energia prodotta e quanto è stabile (vede, le vengo anche incontro su questo punto).
            Alla fine le ragioni per utilizzare vento e sole sono principalmente la minore onerosità e la velocità di messa in servizio. Come si è anche già detto, per un privato è molto più semplice fare un business plan per eolico e solare che uno per il nucleare perché nel secondo caso l’investimento è alto e il ritorno economico è a distanza di troppo tempo per essere appetibile. Così si fa soltanto se i soldi ce li mette Pantalone, e anche così serve stabilità politica in modo che gli investimenti non siano buttati alle ortiche con l’avvicendarsi dei governi, cosa che per noi in Italia è un tallone d’Achille non da poco.

          • Per chiarezza, rispondo qui all’osservazione relativa alla durata.
            I 30 + 5 anni si riferiscono alla durata della CONCESSIONE del governo Danese a REW, e NON alla durata tecnica degli impianti.
            Come del resto indicato nell’articolo, nel caso di condizioni ottimali una turbina eolica potrebbe arrivare a durare 25 anni (in rete si trovano stime anche leggermente piu’ basse, attorno ai 20 anni, ma qui siamo in Danimarca …)

          • @Marco Colombo ma lei è certo che in 60 anni non ci siano da rifare gran parte degli impianti di una centrale nucleare, in particolare i circuiti primari che sono bombardati dalle radiazioni, sebbene si possa mantenere gran parte della struttura, così come si possano sostituire le turbine eoliche con delle nuove mantenendo le strutture a supporto e i collegamenti necessari?

        • I costi di adeguamento delle infrastrutture ci sono, indipendentemente dal tipo di produzione a monte.
          I costi per il decommissioning di una centrale nucleare sono leggermente ( eufemismo ) più alti, rispetto un qualsiasi altro impianto di produzione energetica.
          Basti pensare che tutto l’acciaio ed il rame di una turbina eolica è interamente riciclabile, mentre tutte le strutture contaminate da radiazioni devono essere trattate, stoccate e sorvegliate per generazioni e generazioni, con evidenti costi.
          Ci sarà un motivo se nessuna azienda privata investe nel nucleare.
          Gli impianti che sono stati costruiti vengono pagati dagli Stati, ceduti per il funzionamento dalle società elettriche e ripresi dagli Stati per lo smantellamento.
          I conti, per farli bene, vanno fatti fino in fondo.

        • Mi spiega come mai i progetti come Thor sono finanziati dai privati, quelli nucleari no?

          • Io per la verita’ ho chiesto conferma sul conteggio che avevo proposto “back of the envelope”.
            Sto ancora attendendo una correzzione fattuale.

          • Grazie per la correzione Dott. Degli Esposti. Ora il sig. Colombo può avere una risposta nel merito?

          • In effetti, mi e’ sfuggita una qualche Sua risposta, in quanto cercavo argomentazioni corredate da cifre a correzione delle mie stime.
            Ma posso capire, il vostro articolo confonde – senz’altro involontariamente – la potenza di picco con quella media effettiva al netto del CF. Mi permetta di raccomandarVI una maggiore attenzione nel consultare i dati pubblici dei siti.

        • Il rame per rifare le linee elettriche serve indipendentemente dal sistema di produzione dell ‘energia

          • Non i costi per lo storage (e per il rame utilizzato per collegarli al FV o Eolico) che, come Lei sapra’, e’ IL problema essenziale in presenza di rinnovabili la cui disponibilita’ temporale e’ incerta. L’investimento necessario prevedibile attualmente in un’orizzonte temporale realistico varia tra i 100 e i 300 USD per 1 (uno) KWh di storage .. e si tratterebbe per l’Italia di TWh per garantirci qualche giorno di copertura … 1 TWh sono un miliardo di KWh, faccia Lei i conti.
            Oppure possiamo sperare in una soluzione tipo DESERTEC, solo che bisognerebbe occupare manu militari il deserto del Sahara : Libia, Tunisia, Sudan etc … Lei si fiderebbe a – letteralmente – lasciare la’ il nostro contatore dell’elettricita’ ?

          • @marco colombo continuo a leggere un mucchio di stupidaggini. Tra tutte, non servono giorni di copertura. RethinkX ha calcolato per la Germania che ha fabbisogno superiore al nostro 6 TWh ma 3 TWh bastano già se si sovradimensiona la produzione (soluzione meno costosa) con il vantaggio di avere periodi di abbondanza di energia e prezzi molto bassi.

          • @Leonardo(R)
            Ha provato a calcolare utilizzando i costi stimati che Lei ha citato (300 USD KWh) quale sarebbe l’investimento necessario a costituire una capacita’ di accumulo di 3 TWH ? sono 3 miliardi di KWh x 300 USD = 900 Miliardi di USD.
            Io, ipotizzando che gli italiani siano piu’ bravi nell’ottimizzare tutto e contando sul clima migliore , ho ipotizzato una richiesta di capacita’ di accumulo di circa 1 TWh che, ipotizzando una durata utile di circa 20 anni delle installazioni, corrisponderebbero a 300 USD Mld / 20 cioe’ un ammortamento (leggi : costo in bolletta) di 15 Miliardi anno.
            E non continui a rimandare ad altri, se considera sbagliato il ragionamento contesti Lei per favore. Si chiama reasonability check.

          • @marco colombo sì l’investimento è più o meno quello che dice lei se e solo se si ipotizza che i costi delle batterie non scenderanno nei prossimi 20 anni. In realtà lo sviluppo è dirompente e ci sono già soluzioni alternative a basso costo (es. https://ambri.com/solution/#lower-cost).
            Ma la cosa più interessante è che anche a questi prezzi la convenienza c’è già, infatti a 300$/kWh e 3000 cicli di carica/scarica con un’efficienza dell’80% si ottiene un costo del kWh da storage di 300/3000/0,8=0,125$ ovvero circa 0,10€/kWh. Ora se consideriamo di immagazzinare il 50% dell’energia prodotta e il resto viene consumato senza immagazzinarlo (è un’ipotesi un po’ alta e peggiorativa secondo me) il sovrapprezzo sul kWh sarebbe di circa 0,05€/kWh. Se non sbaglio il sovrapprezzo dei gas peaker nelle ore di punta è decisamente più alto.
            Quindi per tornare a noi, l’investimento che ha calcolato è quello corretto, a cui dobbiamo sottrarre gli attuali costi di approvvigionamento del gas e i costi degli impianti che oggi utilizziamo per gestire la domanda, e già la cifra diventa meno spaventosa. Ma soprattutto sono investimenti che si ripagano nel tempo perché producono una rete più stabile e meno prona alle variazioni di produzione e di consumo.
            E, ultimo ma non meno importante, se ci mettiamo in testa di produrle noi le batterie e poi riciclarle, i costi possono diventare guadagni ovvero un aumento della ricchezza prodotta nel paese anziché sperperata acquistando energia dall’estero.

          • @Leonardo(R)
            Grazie per la risposta su cui si puo’ finalmente ragionare.
            Ovviamente, Lei dovrebbe considerare che con 300 USD Miliardi che Lei adesso condivide, si costruirebbero almeno 20 UL3 che durerebbero – siamo pessimisti – 40 anni, mentre lo storage dovrebbe presumibilmente essere rimpiazzato dopo 20 anni … mi voglio rovinare, supponiamo che i costi scendano a 100 USD per KWh per le nuove scoperte ecc, siamo ad un investimento complessivo di 400 USD Miliardi sui 40 anni comparabili con OL3.
            20 UL3 produrrebbero una media STABILE di circa 30 GW (al netto di CF ) che costituirebbe una base continua significativa, risparmiando per esempio peraltro almeno 1000 KMq di territorio altrimenti occupato da pannelli solari.
            Detto questo, si potrebbero – e sarebbe in effetti la strategia UK e francese – combinare le due soluzioni nucleare + rinnovabili, in maniera da diversificare i rischi e ricostruire e mantenere una capacita’ nazionale nel settore nucleare che potrebbe un giorno facilitare il passaggio alla fusione.
            Se invece il problema e’ il rifiuto aprioristico del nucleare, beh … razionalmente di fronte a quanto sopra non lo capisco se non con le lenti dell’ideologia no-nuke.
            Grazie per il tempo dedicato.

          • @marco colombo onestamente la mia è una questione pragmatica. Siamo arrivati all’assurdo che in Sardegna i comitati bloccano gli impianti solari che immobili e senza fare rumore producono energia elettrica per 30 anni con manutenzione minima, figuriamoci riuscire a trovare una via d’uscita per realizzare opere che gran parte della popolazione non vuole avere vicino a casa e che hanno business plan di 40-60 anni e oltre se si considera lo smantellamento. La prova l’abbiamo già fatta e il risultato è stato di aver costruito centrali che non sono mai entrate in servizio e sono decenni che sono in fase di smantellamento a carico delle nostre bollette (rapporto costi/benefici che tende a infinito). Aggiungiamo che i costi per ragioni di sicurezza sono aumentati anziché diminuiti, che le difficoltà incontrate con gli EPR sono sotto gli occhi di tutti quindi ci servirebbero progetti nuovi e quasi certamente ulteriore ritardo, che la cosa migliore che si vede nel futuro è comunque quella di disaccoppiare produzione e utilizzo (praticamente passare da una rete in tecnologia del 1900 a una degna degli anni 2000). In definitiva mi pare che nel nostro paese pensare al nucleare sia oramai troppo tardi perché non siamo più in tempo per goderne i benefici, se ce ne saranno, e se non sarà bloccato dall’avvicendarsi dei vari governi più o meno pro o contro.
            Conclusione: se vogliamo un argomento per perdere tempo il nucleare in Italia è uno dei migliori.

          • Perdonatemi se m’intrometto in questo scontro tra titani che mi sto godendo con degli ottimi popcorn sul grembo, tuttavia mi permetto di aggiungere un piccolo dettaglio che potrebbe fungere da ulteriore spunto di approfondimento: non va anche considerato che fonti di energia rinnovabile come fotovoltaico e, in misura quasi grottesca, eolica, possono essere installati in maniera autonoma (o quasi, come lo stesso marco ha segnalato in un altro commento) sul tetto della casa propria? Certamente il costo non è irrisorio, ma se si riesce a finanziarlo, ecco che la spesa viene coperta dal risparmio in bolletta. Ecco ognuno potrebbe quasi coprire il proprio fabbisogno senza dover trovare luoghi appositi in cui piazzare impianti enormi eolici o fotovoltaici, mettendo d’accordo anche i nazi-ambienta-paesaggistici citati invece da leonardo, che ha trattato il caso sardo.
            In compenso, mi viene molto difficile pensare di piazzare un reattore nucleare sul tetto di casa mia, o sotto o affianco o nel giardino, e d’altro canto immagino che il vicinato non voglia un reattore che faccia capolino su tutto il quartiere.
            Concludo col dire che seppur remotissima, almeno eolico o fotovoltaico non hanno nessuna probabilità di saltare per aria, laddove un funzionario sbagli un passaggio o la manutenzione venga meno (in un altro articolo ci si lamenta che le strade italiane sono in condizioni pietose: saremmo in grado di gestire quella che se gestita male può rivelarsi un errore catastrofico?).
            Buona giornata e complimenti per la caparbietà a entrambi.

          • @Federico il posto migliore per un reattore nucleare è certamente la cantina, così in inverno lo si usa anche per il riscaldamento 😉
            Più seriamente, per rispondere in modo non esaustivo alla sua domanda: per il fotovoltaico c’è da tenere in conto il rischio incendio, anche se remoto, e per l’eolico occorre considerare che ha parti in movimento sospese, ma in genere non è collocato in punti dove le persone stazionano a lungo.

          • Si facevo riferimento al fatto che una prende fuoco ma l’alta diventa una bomba atomica

          • @Federico beh no, le centrali nucleari non diventano bombe atomiche. In caso di incidente grave possono esplodere ma in modo abbastanza confinato. Il problema principale diviene il rilascio di sostanze radioattive nell’ambiente circostante che costringono a evacuare una zona piuttosto ampia intorno alla centrale e il fatto che la reazione può continuare in modo incontrollato. Tra i danni oltre a quello sanitario per la popolazione circostante e i costi di bonifica elevatissimi c’è la possibilità di rilascio di sostanze radioattive che possono essere portate via dai venti anche per centinaia di chilometri oppure rilascio in mare come accaduto a Fukushima o nei fiumi come mi pare sia accaduto in incidenti minori in Francia.

          • Federico, le consiglio di informarsi meglio sulle centrali nucleari.
            Nessuna bomba atomica e nessuna possibilità di scoppio.
            E’ una favola che una centrale nucleare possa esplodere, mai è successo e mai succederà, se non gli tiri una bomba in testa.

      • La durata di 30 + 5 anni per thor e’ la durata della concessione dal governo danese a RWE, e NON la durata dej componenti (strutture, trurbine).
        I 25 anni citati dall’articolo xome durata di una turbina jn xondizioni ottimali sono una stima ragionevole.
        Per quanto riguarda la potenza,l’articolo non specifica che sitratta in realta’ della potenza dj picco, e che quindi bisogna tenere conto del capacity factor tipico della zona, circa il 40 %.
        Adesso Lei ha a disposizione gli elementi corretti per comparare l’investjmento in un eolico con una centrale tradizionale, ma dovra’ tener conto della durata differente delle installazioni.
        Ovviamente, di storage qui non se ne parla ….. tutti investimenti che si nascondono sotto il tappeto … tanto sono costi di sistema … stessi pantaloni, ma tasche diverse.

    • Capisco che sia dura accettare che la Danimarca oggi produca il 50% di elettricità dal vento e che pianifichi di arrivare all’ 85% nel 2035. È spiacevole ma purtroppo hanno deciso che a loro il nucleare non serve. Bisogna farsene una ragione.

      • G.mo, non vedo nella Sua risposta un argomento razionale che non sia una fideistica adesione al nuovo Verbo rivelato. Ha qualche obiezione da portare al mio calcolo sia pur semplice ?

        • Facciamo che chi è contrario al nucleare si arrangia con le rinnovabili e chi lo vuole prima di tutto si porta a casa ogni giorno le scorie radioattive derivate dalla produzione dell’energia nucleare consumata, poi ne riparleremo senza perderci in cifre, sigle di coefficienti, ecc. Le va bene o spera che le scorie verranno scaricate sulle spiagge di qualche Paese costiero africano, i cui governanti saranno stati all’uopo corrotti, come troppo spesso è successo in passato?

      • Parla della ventosa Danimarca con i suoi scarsi 5,8 milioni di abitanti e che si assicura la base costante con energia svedese (nucleare) e norvegese (idroelettrico)?

          • La produzione di base, oltre alle importazioni, è data dal petrolio, dal gas e dal carbone.

          • @Azimuth sono certo che quando saranno all’85% dirà che il carico di base, un bel 15% è dato da petrolio, gas e carbone.
            E anche quando saranno al 100% il carico di base sarà da petrolio, gas e carbone.

          • Guardi Leonardo, io sarei ben contento di vedere una nazione che riesce a sostenersi energeticamente con le sole energie rinnovabili ma ad ora non abbiamo le tecnologie per sopperire all’intermittenza di eolico e fotovoltaico che, anche per la ventosa Danimarca, funziona per un 40% del totale del tempo. Il restante 60% di tempo in cui non produce l’eolico, dove la prenderà l’energia? Le altre rinnovabili non intermittenti non riescono a coprire il buco e i sistemi di accumulo che possano farlo non esistono adesso.
            Io sarei il primo a gioire se non dovessimo usare fonti fossili o nucleare per il sostentamento energetico ma sono convinto che non ci riusciremo nel medio termine.
            Quanto mi piacerebbe essere smentito in futuro e poter dire, avevate ragione! Mi creda.

          • @Azimuth prendo per onesto quello che mi dice, ma la vedo troppo sicuro sul fatto che non si possa alimentare un paese con le sole rinnovabili. Il fatto è che molte cose sono cambiate negli ultimi anni e ancora stanno cambiando ad una velocità incredibile.
            Fino a poco tempo fa sembrava impossibile che con delle batterie si potesse immagazzinare energia su scala di rete, mentre da un po’ di tempo si stanno installando megawatt e megawatt di batterie, mese dopo mese e le soluzioni sono sempre più diverse.
            Certo, sembra che le cose non stiano cambiando, ma intanto i MW si sommano e diventano GW e ben presto gli ammanchi di energia saranno così rari che dovremo salvare le centrali fossili perché non saranno più in grado di avere bilanci in nero. Alla fine per sapere come andrà a finire è necessario attendere pochi anni. In questa transizione così rapida e tumultuosa sarebbe un errore investire sul nucleare almeno quanto è stato un errore la dismissione prematura in Germania, anche se purtroppo era inevitabile in quanto è stata decisa da tempo.

          • Leonardo, non possiamo fare affidamento su sviluppi futuri di tecnologie che ad ora sono in fase embrionale e che sono improponibili su scala nazionale come quelle delle batterie. Non abbiamo bisogno di megawatts ma di terawatts e le batterie non sono la soluzione, i pompaggi possono anch’essi arrivare ad un certo limite dato che non si può alzare gli invasi all’infinito e abbiamo bisogno che l’acqua vada anche verso il basso con questa siccità crescente. Batterie al sale riscaldato o aria compressa possono dare contributi ancora irrisori semmai si trovassero i siti che le possano accogliere. L’idrogeno verde, al netto di tutta l’energia per produrlo, comprimerlo e stoccarlo avrebbe bisogno di un surplus energetico enorme, senza contare che H2 è la molecola più piccola in natura e non ne vuole sapere di stare dentro qualsiasi involucro per tanto tempo. Tutta roba che può far sperare in futuro ma di cui non sappiamo ancora quando, come e quanto ci costerà.
            Il nucleare è per un futuro più lontano, è vero, è costoso ma non è un’incognita, lo conosciamo da un secolo. È per questo che per me è più affidabile. Ma in Italia, dove ricorriamo al TAR perchè la pala eolica è brutta e rumorosa, il nucleare non lo vedremo mai se non con la fusione tra decenni.
            Che Dio ce la mandi buona e con accumuli di tette!

          • @Azimuth non mi sono spiegato bene allora, quelle in fase di installazione non sono tecnologie future ma presenti. Non si parla di energia ma di potenza, quindi non TW ma GW (ad esempio il picco di consumo di ieri è stato di 29 GW, forse un po’ basso visto che era festivo).
            La sua chiosa non la commento, spero sia un errore tipografico 😉

          • @Leonardo(R)
            Guardi che TW o GW sono entrambe misure di potenza istantanea.
            L’energia nel SI si misura in Joule, ma nel contesto elettrico si usa GWh o MWh o – nella bolletta – il KWh .
            Il costo dello storage e’ normalmente stimato in USD (o EUR) per KWh di energia . Valori attuali prevedibili sono – per tecnologie utilizzabili prontamente (qualche anno) industry scale – tra i 100 e i 300 USD per KWh.
            Quindi, per dare un’idea di odg : se l’Italia dovesse avere uno storage in grado di garantire un’autonomia elettrica di UNA (cioe’ 50GW per 24 ore, considerando l’incremento per elettrificazione trasporti e riscaldamento abitazioni ecc) giornata, sarebbero necessarie capacita’ dell’ordine di 1 TWh cioe’ investimenti dell’ordine delle centinaia di USD Miliardi … che si usurerebbero (= sarebbero da ammortizzare) in circa 10 o 20 anni se si tratta di “batterie”. Pumped hydro si usurerebbe in circa 50 o 60 anni, e questo spiega perche’ attualmente e’ la soluzione piu’ efficiente.

          • @marco colombo provi a guardare le stime di RethinkX per la Germania, se non le trova le mando il link

  4. Sistemi di accumulo efficaci e di grande portata non esistono ad oggi, la rete elettrica nazionale non può sopportare più di un 15%-20% di fonti energetiche intermittenti. Non lo dico io, lo dice TERNA.
    Qui qualcuno pensa che arriveremo all’obiettivo del 2030 e del 2050 con le rinnovabili sperando in tecnologie di accumulo che ad oggi non esistono se non in prototipi di bassa efficienza e bassa potenza. La Germania ha speso fantastiliardi per le rinnovabili e non ha diminuito le emissioni, ha chiuso le centrali nucleari per aprire quelle a carbone e gas.

      • Le rinnovabili comprendono il geotermico e l’idroelettrico che sono fonti non intermittenti.
        Il fotovoltaico e il solare, essendo altamente scostanti, non possono avere una penetrazione nel sistema elettrico statale superiore alle percentuali suddette in assenza di sistemi di accumulo che ad oggi non esistono.
        In Germania si è già sperimentata la disconnessione di centrali FV per sovrapproduzione ed incapacità di gestire i picchi.
        Quello che serve a lungo termine per avere una base costante di produzione che consentirebbe l’aumento e la gestione di fonti energetiche intermittenti con conseguente diminuzione di emissioni è il nucleare. Vedere la Francia.
        Consiglio la lettura di questo articolo semplice per capire cosa vuol dire produrre energia da eolico e FV nell’ambito del sistema statale.
        https://www.rivistaenergia.it/2021/04/variabilita-e-intermittenza-di-eolico-e-fotovoltaico/

        • L’articolo è semplice, troppo semplice.
          Oltre ad essere datato l’errore di fondo è che non considera i sistemi di generazione in modo aggregato arrivando a delle conclusioni tanto sbagliate quanto ovvie (come ad esempio che i pannelli solari non producono niente per 1900 ore all’anno, ovvero di notte, LOL!).
          Un po’ di luce sembra intravedersi alla fine quando fa finta di cercare la complementarietà tra solare e eolico, ma ovviamente fa un’ipotesi non necessaria, ovvero che i due impianti siano adiacenti (ri-LOL!).
          Sistemi di accumulo? Non pervenuti.

          Forse sarebbe meglio affidarsi a chi le cose le studia a livello professionale?

          Ad esempio: https://www.helsinkitimes.fi/themes/themes/science-and-technology/22012-researchers-agree-the-world-can-reach-a-100-renewable-energy-system-by-or-before-2050.html

          • Beh, se i professionisti di cui parla si esprimono in questi termini:
            “New research is still needed”
            Ritorniamo al discorso iniziale, non esistono ad oggi sistemi di accumulo per la crescita delle fonti energetiche intermittenti.
            E il 2030 è praticamente oggi a livello energetico.
            Se vuole articoli universitari come prova di quello che dico:
            https://elearning.humnet.unipi.it/pluginfile.php/16814/mod_resource/content/0/I%20limiti%20delle%20fonti%20rinnovabili.pdf

          • Ma poi non si capisce perché non si possa investire sia in nucleare che in rinnovabili. Inoltre si prendono i tempi/costi di costruzione europei e non quelli russo/asiatici. Credo non si siano costruite centrali nucleari per circa 25 anni in EU, magari si è perso un po’ di competenza, 8noltre i problemi che si sono presentati in Francia e in Finlandia serviranno per future installazioni e verranno evitati rendendo le stime più vicine alla realtà. Non capisco questa continua opposizione al nucleare.

          • Gli unici sistemi di accumulo esistenti e provati sono quelli idraulici. Costo tra 100 e 200 USD per KWh . Veda ad esempio in svizzera Nant de Drance.2 Mld di USD per garantire circa 18 GWh di storage. A potenza massima, 900 MW, dura meno di una giornata. E le dighe c’erano gia’, hanno dovuto “solo” aggiungere i turboalternatori … 15 anni di lavori.

            Altri storage ? Non pervenuti …. e comunque si proiettano costi simili 100 o 200 USD per KWh

          • la continua opposizione al nucleare e’ un’eredita’ dei nonuke degli anni 79 e 80 ,,, che si e’ scoperto fossero pagati da URSs.
            Da chi crede che vengano pagati ora ? Da chi fa i pannelli ?

          • @Azimuth ma veramente risponde ad un meta studio che analizza i più recenti studi universitari con un paper del 2007?
            Certo che nuovi studi sono necessari, le tecnologie evolvono di anno in anno così velocemente che non si fa in tempo a fare il punto che i sistemi di accumulo e le tecnologie migliorano come resa e come costi.
            Non si può certamente dire che sia la stessa cosa per il nucleare che invece viene da anni di stallo e di agonia che hanno visto i costi salire anziché scendere.

          • @marco colombo a 300 $/kWh una batteria da 3000 cicli immagazzina 3 MWh al costo di 100 $/MWh ovvero 0,10 $/kWh. Non tutta l’energia deve essere immagazzinata, se il 50% di quella prodotta il costo sarà di 0,05 $/kWh, se il 40% 0,04 $/kWh.
            Se i costi delle batterie scenderanno ancora, i costi al kWh saranno ancora più bassi.

          • Per 12 anni sono stato un dirigente del gruppo EDF. Ho visto coi miei occhi i ritardi accumulati a Flamanville e le difficoltà legate al rewamping delle vecchie centrali francesi. Come cittadino italiano non vorrei accollarmi altro debito sull’attuale tecnologia nucleare, che ha mostrato molti limiti. Scommetterei piuttosto su tecnologie su cui il Paese può ancora conquistare uno spazio da leader a livello internazionale. Per i sistemi di accumulo per esempio abbiamo qualche piccolo campione che se la può giocare.

        • Mi spieghi perchè le valutazioni (discutibili) di una rivista dovrebbero essere più autorevoli rispetto a quelle di Terna

          • @Massimo Degli Esposti
            Mi corregga se sbaglio, ma TERNA con i 21 Miliardi di EUR intende principalmente costruire nuove dorsali (peraltro, molto opportunamente sottomarine, cosi’ sono piu’ difficilmente riparabili in caso per esempio di un sottomarino che le tagli … gia’, oramai bisogna pensare anche a questo, semmai se lo fosse scordato) senza alcun investimento per gli accumuli, che ovviamente non sono compito loro.

          • Gli accumuli utility scale sono compito di Terna che ne ha installati e ne sta sperimentando una decina, con diverse tecnologie. Poi vanno aggiunti gli accuuli diffusi; tra questi, le auto elettriche collegate in modalità V2G

          • @marco colombo anche le centrali nucleari possono fare una brutta fine in scenari estremi e con danni potenzialmente devastanti.

          • @Massimo Degli Esposti
            Se Lei scrive su il Sole, potra’ valutare quanto segue:
            21 Mld di EUR corrispondono, a 300 EUR KWh, a 70 GWh di energia in storage.
            Sono, secondo Terna, circa due ore medie del consumo elettrico italiano del 2022.
            Anche ipotizzando un costo di 150 EUR KWh, siamo a 4 ore. Il resto per arrivare anche solo alla nottata Lei dice sarebbero le batterie delle auto ? E come andranno a lavorare al mattino i felici proprietari ? A piedi ?

          • @marco colombo Massimo dice che sarebbero ANCHE le batterie delle auto.
            Inoltre lei mi stressa un po’ troppo il sistema: per arrivare a quello che dice lei significa che nelle ore notturne ci deve essere zero vento su tutta la penisola, zero produzione da geotermico, che i bacini siano tutti vuoti e quindi zero produzione da idroelettrico e bacini di accumulo, che le linee di interscambio con Francia e Svizzera importino zero, che tutti gli impianti a gas che possono entrare in servizio per backup siano già tutti dismessi, …
            Va bene fare la verifica dei worst case, ma anche i worst case devono essere ragionevoli altrimenti si finisce nel ridicolo.

    • Per fare il punto sulla situazione dell’accumulo bisognerá tenere conto della diffusione delle comunitá energetiche che in un certo senso dovrebbero bilanciare la progressiva scomparsa dei vari incentivi edilizi degli ultimi anni

      • Le comunità energetiche sono una inezia incalcolabile nel computo nazionale e attuabili solo in zone geografiche limitate.
        Improponibile in larga scala.

          • La scempiaggine è pensare che ciò che può realizzare un mini comunità possa funzionare il larga scala.
            Tipo in un palazzo di 10 piani con 40 famiglie o in un centro storico cittadino.
            Mi faccia il piacere lei.

          • Nel mio condominio – 8 piani – abbiamo recentemente valutato l’installazione di fotovoltaico sul tetto . Ne avrebbero ottenuto energia solo gli attici all’ultimo piano.
            Il concetto di “comunita’ energetica” lo puoi attuare in Andalusia … bassa densita’ abitativa, ampi spazi ecc. … e tutto il costo della rete in rame e semiconduttori da rifare, a carico Stato … tutto facile, cosi.

          • @marco colombo
            in Olanda un quarto dell’energia elettrica proviene da comunità energetiche.
            purtroppo per loro non sanno che non può essere vero dal momento che nel suo condominio di 8 piani serviva solo gli attici.

            son cose.

            il nucleare è così tanto interessante commercialmente e finanziariamente
            che si fanno le centrali solo se mette i soldi lo Stato di turno.
            Se è così interessante e fa fare così tanti soldi proprio non capisco perchè non ci siano frotte di imprenditori disposti alle più consuete leve finanziarie per costruire centrali nucleari dove è possibile, l’elettricità si usa ovunque,
            il mondo è grande, mica c’è solo l’Italia!
            eppure sembra proprio che nessuno le voglia e soprattutto che nessuno voglia cacciare il grano per farle…

            anche queste son cose.

          • @mario milanesio
            “in Olanda un quarto dell’energia elettrica proviene da comunità energetiche.”

            Abbiamo una fonte per queste grandi notizie?

          • @ marco milanesio
            Puo’ citare da dove viene il dato del 25 % dell’energia elettrica danese proveniente da “comunita’ elettriche” ? Secondo Electricity Map, la percentuale di elettricita’ FV negli ultimi mesi non ha mai superato il 10 % . Immaginando che siano tutte “comunita’”, da dove viene il residuo 15 % ?

          • @marco colombo
            forse che le comunità energetiche olandesi sono molto incentrate sull’eolico
            data la ventosità?
            mi sembra anche abbastanza ovvia come cosa, peraltro…

          • @Mario Milanesio
            Lei ha fatto l’affermazione, Lei la documenti …
            ma seriamente pensa, con turbine eoliche che vanno sui 5 o 10 Mln al pezzo, che “comunita’ energetiche” siano l’equivalente dei condomini che citavo io e a cui si riferiva Lei ?
            Guardi, voglio essere generoso, potrebbero essere dei consorzi intercomunali …

          • @marco colombo
            ha ha ha

            dammi il tempo di ritrovare la documentazione ufficiale olandese

            ha ha ha

            la distribuzione di Rayleigh, questa sconosciuta!

          • @marco colombo
            non è quello che cercavo (e che continuerò a cercare, mannaggia, letto 2 mesi fa)
            ma intanto buona lettura:
            https://energiesamen.nu/pagina/5/belangenbehartiging
            https://www.vreg.be/nl/energiemarkt-cijfers

            Ora rispondi anche tu alle domande?
            in particolare circa la ritrosia dei grandi gruppi industriali a farsi carico IN TOTO della costruzione di una centrale nucleare, in un posto qualunque:
            non mi risulta (e se mi sbaglio…ben venga scoprirlo) che nessun gruppo industriale sia disposto a farsi carico, da solo o in cordata con altri gruppi, della realizzazione di una centrale. non mi risulta: si richiede l’intervento dello Stato e poi ci si aggrega, e anche quando ci si aggrega in parte maggioritaria i rischi vengono lasciati allo Stato di turno.
            peraltro: di nuovo, non risulta che i grandi gruppi assicurativi facciano la coda per assicurare le centrali nucleari e le relative parti.
            Bene: ce ne dai una motivazione diversa da quella che in tanti pensiamo, e cioè che le centrali nucleare sono fichissimitiche quando sono in azione, ma c’èqualche leggero problema e rischio finanziario prima e dopo, e per il durante … le assicurazioni scappano, per cui…socializzare le perdite e privatizzare i profitti?

  5. Pistolotto semi serio del nipote del contadino;
    scarpe grosse e cervello fino .

    La tristezza è che un paese con tecnologie legate alla meccanica di precisione
    e all’elettronica , si ho scritto elettronica , un patrimonio sperperato negli ultimi 4 decenni,ma che ha ancora molto da dire ..
    non creda fino in fondo sulle rinnovabili ,
    tecnologie mature da almeno un decennio a prezzi irrisori
    re rinnovabili oggi costano meno del carbone
    Il nord Europa progetta e costruisce i generatori eolici più potenti del mondo
    ogni uno o due anni al massimo il record di produzione per singolo impianto viene battuto ..
    la cosa che passa sotto traccia , è che l’Italia viene spesso coinvolta per la produzione di componenti per questi impianti ..
    facciamo perfino le pale tra le più grandi al mondo a Taranto (Vestas)..
    che non installiamo in Italia , ma vanno all’estero ..

    Trovo folle che lo stato continui a spendere soldi pubblici sul nucleare, anche solo per “profumate consulenze” ..
    quando i privati non ci investirebbero un centesimo .
    Trovo doppiamente folle che non si colga la sfida tecnologica di questo secolo,
    tra rinnovaili e sistemi di accumulo sostenibili.
    L’occupazione che generano le rinnovabili ,
    non è minimamante comparabile a quella del fossile
    ne tantomeno nel nucleare.

    Un alta borghesia “illuminata” dovrebbe sapere che senza occupazione ,
    il popolo si inc.. pardon si arrabbia “un pochino”
    e che trovargli un finto lavoro nella PA , nel 2023 , è un ulteriore balzello per la parte produttiva del paese che CREA RICHHEZZA ..
    Senza contare che ogi punto percentuale di energia elettrica prodotta con le rinnovabili
    diminuisce la richiesta di fossile , che contribisce a diminuier anche di prezzo , o meglio a non farlo aumentare ..
    aiutando la bilancia commerciale di un paese fortemente esportatore come l’Italia.

    Il nucleare ,in questo secolo e nel prossimo, lo vedo promettente solo per l’esplorazione spaziale ,
    per semplificare la vita alle prime colonie umane extra terrrestri nel sistema solare.

    Il materiale fissile come i fossili
    vanno usati con parsimonia per evitare di distruggere il futuro delle nuove generazioni
    che potrebbero averne bisogno in emergenza

  6. Come già segnalato in altra occasione è da vedere l’ultima puntata di Report…abbiamo rischiato di rendere inabitabile mezza Europa e mezzo Giappone…uomo avvisato mezzo salvato! Nucleare NO GRAZIE

  7. /// i micro reattori possono incrementare il volume di rifiuti radioattivi da gestire fino a 30 volte in più rispetto ai reattori convenzionali \\\ Trovo sconcertante questo “dettaglio”, con molti reattori piccoli dovrebbe essere piú facile calibrare la produzione di elettricitá e di conseguenza ridurre la formazione di scorie radioattive.. Una ragione in piú per preferire il microeolico.

    • In realtà sia dal punto di vista climatico che da quello dell’inquinamento atmosferico è di gran lunga meglio il nucleare. Soltanto che sarebbe folle oggi puntare sul nucleare per sostituire i combustibili fossili, in particolare nei paesi alle nostre latitudini e con una discreta capacità di sfruttamento dell’eolico come l’Italia.

      • Una base del chessò 30 o 35% di nucleare permetterebbe di abbandonare quasi completamente i fossili e raggiungere gli obiettivi al 2050, diversamente quando non soffia il vento o bruceremo Fossili o staremo al buio.

      • In finanza si chiama “diversificazione del rischio”. Stesso discorso in politica energetica. La Francia non abbandonera’ il nucleare, e comunque ha gia’ una rilevante capacita’ rinnovabile. Stesso discorso, UK. Sono paesi che hanno una strategia politica di diversificazione perche’ hanno ancora ambizioni di indipendenza nazionale.

        • Beh a questo punto raccontiamocela tutta: UK e Francia hanno ambizioni di essere potenze nucleari e le centrali nucleari fanno comodo per spalmare i costi di un’ambizione molto costosa già di per sé.

          • Diciamola tutta : avere ambizioni di indipendenza nazionale mal si concilia con il dipendere per la propria energia da minerali e tecnologia di fatto monopolio di un noto paese dell’est eurasiatico.
            Forse e’ per questo che UK e Francia non intendono abbandonare lo sporco e capitalista nucleare. E storicamente, da loro i “no-nuke” 70 e 80 non avevano attecchito.

      • Sono d’accordo con Lei in linea di principio per quanto riguarda le rinnovabili, ma si dovrebbe predisporre una adeguata infrastruttura di storage o accumulo che dir si voglia.
        Per esempio, tante fiumare calabresi potrebbero essere sfruttate per questo, con relativi pannelli solari e/o eolico sulle colline … NIMBY permettendo.
        Hanno gia’ un bel lago artificiale, il lago Ampollino, si potrebbe fare qualcosa con quello tanto per incominciare.

  8. Per questa crisi energetica il nucleare NON ci sarà di aiuto. Questo é certo i tempi di realizzazione sono incompatibili. Resterebbe comunque il costorealizzstivo e di conduzione elevato rispetto alle rinnovabili.

    Nel mondo c’é una corsa sfrenata ai sistemi di accumulo, ci sarà una ragione? La prima che mi viene in mente é che si voglia sfruttare energia a bassissimo costo come la FV che é intermittente per cui per poterla usare bisogna accompagnarla con sistemi di stoccaggio energetici.

    Le BEV. In questo le BEV, grazie ai protocolli V2G/V2H farebbero anche da accumulo ed avere milioni di accumuli attaccati alla rete che la stabilizzano, pagati dai privati con poche migliaia di € di incentivi sarebbe ottimo.

    Di contro i su detti privati, si sposterebbero con energia da 50€/Megawattora e qua do cedono energia li remunerato pure.

    É una situazione WIN/WIN come viene definita in genere.

    My opinion

    • V2H e V2G sono sicuramente interessanti ma la rete elettrica ha bisogno di poter produrre l’energia necessaria sempre. Quindi al netto di rinnovabili e veicoli collegati, che non sono controllabili, serve una produzione garantita. Oggi questo è fatto con centrali a combustibili fossili e/o nucleare per chi lo ha. I sistemi di stoccaggio a medio lungo termine sono un’opzione valida, non batterie ovviamente che non hanno questa capacità. Consigliavo infatti ti approfondire questo tema.

      • La mia auto ha una batteria da 64 kWh equivalente grossomodo a 9/10 giorni di consumi elettrici dell’abitazione in cui viviamo in quattro.
        Non esiste periodo abbastanza lungo in cui sulla terra non sorga il sole e non soffi il vento al punto che un mix correttamente sovradimensionato di fotovoltaico e eolico non possa fornire energia quando serve e.dove serve se supportato da accumuli anche se di breve durata, anche senza considerare le altre rinnovabili, idroelettrico,.geotermico, e possibilità di connessione con altri paesi o altri impianti di backup.
        In compenso ci sarebbero periodi di abbondanza di energia a prezzi molto convenienti, in particolare nei mesi estivi grazie al fotovoltaico.
        Quanto sopra dovrebbe fare capire il motivo per cui uno scenario del genere viene combattuto con tutte le forze da chi guadagna dalla vendita di idrocarburi, al punto da sostenere perfino il nucleare ben sapendo che grazie alle problematiche che abbiamo già avuto modo di sperimentare negli ultimi decenni non potrebbe avere lo stesso effetto dirompente sul mercato dell’energia.

        • Se lei accetta un power cut nel caso in cui tra sole e vento, e mettiamoci vetture in V2G, non ci fosse capacità nella rete per soddisfare la domanda, allora si. Ma capirà che non può essere accettabile per tutti, per ospedali, per aziende. A meno di mettere poi gneratori di emergenza, magari a gasolio. Il quadro complessivo è complesso e capisco possa sfuggire, però se ci ha una minima idea del fatto che la rete è gestita in bilancio continuo tra produzione e consumo, appena il consumo aumenta se non c’è qualcosa da pompare dentro sono problemi.

          • Mi sembrava di essere stato chiaro, se nella mia auto c’è il mio consumo di più di una settimana del power cut neppure me ne accorgo, ammesso che sia necessario farlo.
            Massimo le ha già spiegato che con una pluralità di fonti e con i sistemi di accumulo la rete diventa più resiliente, non il contrario.
            È dimentichi il bilanciamento costante della rete tra generatori e carichi, grazie agli accumuli si disaccoppiando generazione e carico.

          • @Massimo manca il biogas o biometano
            sempre poco considerato come rinnovabile,
            che secondo me può fare anche da accumulo stagionale
            sia come vettore , sia con la compressione (vedi sistema Energy Dome ), certo sarebbe più complesso e pericoloso usare biometano invece della co2 per l’accumulo ,
            ma è anche vero che si fa da molti decenni ,
            se ritengono “sicuro” un rigassifficatore per gas fossile ..
            perchè non dovrebbe esserlo quello di biogas ,magari su scala molto più piccola a fianco di coogeneratori di qualche megawatt elettrico
            e tre volte tanto di megawatt termici

            oggi
            ci sono agricoltori che già vendono elettricità alla rete nazionale con i coogeneratori di qualche centinaio di kW o vendono direttamente biometano (al sud) che immettono nella rete snam,presso allevamenti intensivi e poco altro ..

            domani
            potremmo produrlo massivamente con il trattamento dell’umido urbano ,con gli scarti dell’industria alimentare ,dalla depurazione delle acque fognarie delle città , so che sono state fatte già sperimentazioni in tal senso ,

            si potrebbe accumulare biometano d’estate per usarlo di inverno quando il fotovoltaico va in crisi
            e magari usarlo in forma intelligente , introdurre coogeneratori di quartiere
            o di paese , fornendo il teleriscaldamento oltre che energia elettrica

            my 2 cent

          • E rimane sempre l’idrogeno da elettrolisi, anche se da usare come ultima spiaggia vista la sua inefficienza complessiva, per quando si avranno situazioni di surplus energetico da rinnovabili, situazioni che si verificheranno con ogni probabilita’ sempre di piu’.
            Basta vedere gia’ oggi con le domeniche/festivita’ ventose/soleggiate (persino in Germania)…
            Con costi dell’energia elettrica intorno allo zero in queste situazioni…

      • Non ho capito dove esattamente io ho scritto che batterie a gravità, bavini di accumulo (servono anche per la siccità) ecc NON servano.

        Ma aggiungo 17mld si m3 di gas di riserve e le riserve di petrolio, anche migliaia di tonnellate di carbone lasciate lì in attesa SE servono.

        Però una cosa é consumare 73mld di m3 di gas producendone 3,5 altra cosa é consumare 23 mld con 17 mld di scorte e 3,5 di produzione.

        Noi dobbiamo sostituire petrolio e gas il più possibile in modo da avere generazione VERA di energia, autoctona, controllabile ed economica. IN UNA PAROLA RINNOVABILI.

        Perché quando leggiamo che generiamo l’89% del fabbisogno elettrico nazionale ci dimentichiamo di un piccolo particolare solo il 31% l’anno scorso era da rinnovabile il resto ossia il 69% era quasi tutto impostato perchè il gas, il carbone, il petrolio NON lo abbiamo (7% petrolio e 4% gas il resto import).

        Quindi SE si vuole indipendenza energetica NON esiste altra via, nemmeno quella nucleare perché l’uranio lo importeremmo come il gas ed il petrolio, RINNOVABILI.

        Le altre fonti devono essere fonti secondarie o terziarie li sostanzialmente per sopperire ai momenti in cui gli accumuli e le FER non bastano.

        My opinion

  9. Il dottor Luca Romano, fisico, il dottor Fulvio Buzzi, laurea magistrale in ingegneria energetica all’Università di Pisa con lode, e molti altri la pensano diversamente. Potrebbe essere utile un confronto, c’è un sito, avvocatoatomico.it

    • Se noi siamo fissati con le rinnovabili quelli che ha citato hanno le reazioni nucleari al posto delle sinapsi.
      In pratica nella loro agenda c’è solo il nucleare e passano la vita a fare proseliti in favore di questo.
      Soltanto che i tempi e le tecnologie evolvono (anche quelle nucleari, per carità) e bisogna stare al passo con le evoluzioni tecnologiche in modo lucido valutandone sempre molto attentamente i vantaggi ma anche i limiti (farlo è anche parte del mio umile lavoro di tecnico, anche se d’alto bordo e in un campo diverso).
      Ecco, se devo riassumere quanto vedo nel loro proselitismo è pochissima lucidità. La mia impressione più recente è che stiano guardando il mondo che cambia senza riuscire a percepire chiaramente quello che sta succedendo, un po’ come capitato a Kodak, Nokia, o più recentemente a Toyota e in particolare a Toyoda prima di farsi da parte.
      Potrei ovviamente anche sbagliare, ma è decisamente più probabile che le cose stiano come le ho descritte poc’anzi.

      • Leonardo NON é questione di essere fissati.

        Quali sono i trend mondiali di costruzione di centrali nucleari e di rinnovabili?

        Se la più grande manifattura del mondo (Cina) un paese con una grande fame di energia NON costruisce 500 reattori X1,4 mld di persone (la Francia ne ha 56 X 66mln di abitanti) e gli USA 92 X330 mln di abitanti.
        Perché dovremmo puntare NOI?

        La Cina usa il proprio carbone (non ha uranio) e nel 2022 ha installato 85 GWp di FV con l’obiettivo quest’anno di installarne 130 GWp.
        A confronto l’Italia ne ha installati 2,9GWp nel 2022 MENO della Cina in rapporto alla popolazione.
        La Cina possiamo pensare quello che vogliamo e giusto per chiarezza non mi piace il loro sistema politico, non mi piace il modo in cui gestiscono le libertà personali. Ma detto ciò però inutile fare i superiori, 70 anni fa la Cina era un paese povero oggi é la seconda (secondo i nostri standard) potenza economico/militare del pianeta.

        Vuoldire che le ha indovinate tutte per aver fatto un balzo così enorme.

        • Qui da noi in molti continuano a raccontare la favoletta della Cina sporca e inquinante, in parte perchè ancora un pò vera (ma in rapida diminuzione) ma soprattutto per autoassolverci, col solito mantra “inizino prima loro che sono 1.5 miliardi”.

          Beh, altro che iniziato, ci hanno già sorpassato da un pezzo, anche se certe notizie in Italia purtroppo passano sempre sottotraccia: https://electrek.co/2023/04/28/chinas-solar-wind-desert/

          • senza contare che noi sono 200 anni che inquiniamo ..
            almeno dall’inizio della rivoluzione industriale
            ovviamente è l’ultimo secolo ad esssere significativo
            e poi i cinesi inquinano per noi in delega ..
            basta vedere quanta manifattura arriva da quel paese a prezzi modici

          • @Luca Dell’Oca
            Vero. La Cina e’ indubbiamente favorita dall’avere tanti deserti non “problematici”.
            Ci andrebbe Lei a far la guardia ai pannelli solari – peraltro made in China – in Libia o Tunisia come sarebbe necessario in caso di una soluzione tipo DESERTEC ?

      • La ringrazio per la risposta, se poi vorrà fare anche considerazioni nel merito la ringrazierò ancora di più.

        • Posso fare qualche esempio altrimenti sarebbe veramente uno strazio dilungarsi.
          Sono ridicoli nel minimizzare i danni e i costi degli incidenti, sottovalutano costantemente la gestione delle scorie (piccolo particolare, sono costi che vanno ben oltre il decommissioning, ovvero costi che si continuano a sostenere anche dopo molto tempo che l’energia è stata prodotta), minimizzano continuamente il fallimento degli EPR che sono andati costantemente oltre costi e tempi preventivati. Dalla parte opposta esagerano continuamente i punti a sfavore delle rinnovabili facendo cherry picking certosino oltre a utilizzare di proposito dati obsoleti pur di dimostrare la superiorità del nucleare.
          Ovviamente anche i sostenitori delle rinnovabili fanno cherry picking contro il nucleare, quindi il dibattito è costantemente intossicato da cattiva informazione. Al netto di tutto e visti vantaggi e svantaggi di entrambe le tecnologie sarebbe da auspicarsi analisi più sobrie e realistiche.
          Il nucleare può essere una forma di produzione ragionevolmente utile nei paesi del nord ma lo vedo poco competitivo nei paesi del sud e in particolare per l’Italia (e anche la Spagna che il nucleare ce l’ha ma ha capito che è meglio andare in altre direzioni) che ha tanto sole e una discreta ventosità, per cui trovo assurdo il dibattito in se nel nostro paese.: tempo e fatica letteralmente sprecati.

          • Non ci pare che il nostro articolo fosse poco documentato. Ma una domanda sorge spontanea: l’avete letto?

          • Eh niente, l’Astuto mi ha abbassato al suo livello e battuto con l’esperienza 😂

          • @Massimo Degli Esposti and Team
            Quando si confonde sistematicamente la potenza di picco delle rinnovabili ( vedi Thor oppure il solare romeno di Giri … uno storage di 500 MW ? ma qualche conoscenza tecnica e’ rimasta su questa terra ?) con la potenza continua di una centrale nucleare, e si utilizza questa confusione per fare delle comparazioni economiche … beh, qualche dubbio sulla qualita’ della documentazione sorge. Vuole commentare brevemente i miei calcoli sopra ? Sono errati ? Ancora non ho ricevuto contestazioni fattuali.

      • non sono d’accordo sul proselitismo poco lucido:
        se l’insistenza fuori tempo e il proselitismo
        sono la ragione e la giustificazione del tuo stipendio
        e l’etica è una sconosciuta
        di certo farai proselitismo, furbo e ignorante che sia.

        amarezza perché si perde tempo e già ne abbiamo poco.

  10. Non se ne può più ancora con il nucleare non basta il costo e i tempi di realizzazione e strani interessi ma la storia veramente non insegna niente e abbiamo anche la memoria corta. Basta abbiamo tutte le tecnologie per ottenere energia anche più del necessario e gratis con investimenti sicuramente inferiori alle costruzioni di centrali basta solo avere meno interessi personali e la volontà di farlo

  11. Andrebbe chiarito un punto, con il nucleare si diversifica la fonte di energia rispetto al gas, per sostituire la fonte di produzione di base. Le rinnovabili e gli investimenti sui sistemi di accumulo sono validissimi ma serve uno zoccolo duro su cui contare. Suggereri di guardare alle tecnologie di accumulo in un prossimo articolo, quelle saranno la chiave a mio avviso.

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