Nucleare o rinnovabili? Braccio di ferro Parigi-Berlino

francia elettricità

 

Nucleare o rinnovabili? Francia e Germania hanno un traguardo in comune, l’elettricità in Europa a prezzi meno cari, ma divergono sulla strada per arrivarci. 

nucleare o rinnovabili
Il presidente francese Emanuel Macron.

Nucleare o rinnovabili? Unica certezza: l’elettricità nella UE deve costare meno

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz su un punto concorda con il presidente francese Macron: va trovato entro ottobre l’accordo sulla riforma del mercato europeo dell’elettricità. Quelle in corso tra Berlino e Parigi sono colloqui che dovrebbero consentire di “sviluppare risposte comuni. Insieme vogliamo garantire che l’Europa mantenga la sua sovranità nel settore e che il sistema energetico europeo possa garantire crescita e bassi prezzi dell’elettricità’‘. Le tensioni in corso in Medio Oriente, dopo la crisi ucraina, fanno temere nuove impennate nei prezzi, con effetti letali nella competizione globale con Asia e Stati Uniti. Ma la riforma del mercato elettrico UE, per abbassare le bollette e incoraggiare la decarbonizzazione, crea profonde divisioni. La Francia vuole che le centrali nucleari esistenti siano prese in considerazione nei meccanismi contrattuali a lungo termine, accompagnati da compensazioni finanziarie. La Germania ha abbandonato l’atomo e si oppone, favorendo gli investimenti nelle rinnovabili.

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Il cancelliere Olaf Scholz durante una visita alla Volkswagen.

Tabarelli: “Negli scenari peggiori della guerra benzina a 2,5€”

I ministri dell’Energia dell’Ue si incontreranno il 17 ottobre per cercare di trovare un compromesso che consenta di avviare i negoziati finali con il Parlamento europeo. Con l’obiettivo di completare la riforma entro la fine dell’anno. L’Italia? Tutta presa da (marginali) dibattiti come quello sui biocarburanti, sembra esclusa dai giochi di decisioni, queste sì, veramente importanti. Quanto l’Europa necessiti di una maggiore autonomia energetica è stato ribadito anche dal presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli. Per il momento, l’impatto della guerra in Israele sui vari mercati non è eccessivo. Ma il conflitto, se allargato, potrebbe fornire per esempio ai petrolieri un pretesto per arrestare i cali nei prezzi della benzina. Le ipotesi estreme di 150 dollari al barile di greggio e di 2,5 euro al litro di benzina sarebbero possibilità “ancora molto improbabili, ma non impossibili“.

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  1. Ma poi veramente qualcuno di noi si metterebbe in casa una bella stufetta con il piccolo problema che una volta accesa nessuno i caso di anomalia è più in grado di spegnerla be’ io no . Io abito diciamo non lontanissimo da Caorso centrale che non ha praticamente mai prodotto e senza nessun incidente ma in compenso sono una Cinquantina di anni che la stanno smantellando e non ho ancora capito se hanno finito.

  2. Ma stiamo ancora parando di nucleare di costi e di vantaggi, italiani sempre con memoria corta già dimenticati i due catastrofici incidenti conosciti che dopo decine e decine di anni sono ancora da risolvere ma per piacere visto che si parla di soldi avete fatto i conti di quanto saranno costati e continueranno a costare metteci dentro anche i morti non si dà mai .

  3. La soluzione non è nucleare o rinnovabili, ma un mix, il Nucleare serve come carico di base, e inoltre non è caro perché una centrale ha una vita che come minimo è di 50 anni, e i costi vanno spalmati su quel periodo, inoltre il nucleare non dipende dal tempo, in USA c’è addirittura una centrale nel deserto raffreddata dalle acque reflue di una città, non è con l’ideologia che salveremo questo pianeta, al contrario mentre siamo concentrati su queste discussioni il tempo passa.

      1. Come ho già detto i costi sono spalmati su tutta la durata della vita di una centrale nucleare, e in Francia lo stato tiene i costi bassi a posta, magari facesse così anche lo stato italiano.E l’ideologia c’è sul nucleare fidati .

        1. Fidati, i costi del nucleare sono calcolati sull’intero arco di vita degli impianti e sono superiori a quelli delle fonti rinnovabili. Detto senza alcuna ideologia, tanto che io al referendum votai per il nucleare. Invocare l’ideologia quando si parla di sostenibilità è il trucco per squalificare gli interlocutori. E sinceramente ha un po’ stufato.

        2. il nucleare e anche l’unica fonte di energia che può sostituire i fossili, e dire che possono farlo solo le rinnovabili quella e ideologia, o fare come la Germania che ha preferito riaccendere le centrali a carbone e spegnere il nucleare quella è ideologia, non è un trucco e solo la realtà dei fatti, quasi tutti quelli a favore del nucleare sono a favore delle rinnovabili perché sono le uniche due energie che non producono CO2, non so quanto sia il contrario, per il governo tedesco sicuramente non è così, visto che stanno sventrando il paese per estrarre il carbone.

          1. Per curiosità: chi le ha messo in testa tante fandonie sulla Germania? Il 15 aprile ha spento le ultime due centrali nucleari. Nei primi sei mesi 2023 ha prodotto il 52% dell’elettricità da fonti rinnovabili. Le centrali a carbone dopo la crisi Ucraina sono state riattivate, ma sono il stand by. produrranno solo in caso di emergenza.

          2. La Germania ha fatto i suoi conti, ha deciso di non investire altri soldi nel nucleare, neanche nel rischio di manutenzione ordinaria/straordinaria (come successo a francia nel 2022)

            nucleare emette sulla filiera parecchia Co2 rispetto alle rinnovabili, e va ad aumentare negli anni a venire, ne parlo in un altro commento con ance qualche riferimento tecnico

            la dismissione tedesca è iniziata prima della crisi del gas, una volta avviata non era reversibile; certo se avessero avuto la sfera di cristallo sulla crisi del gas, avrebbero aspettato tre anni e poi avrebbero dismesso lo stesso, ma cosi a posteriori siamo bravi tutti

            senza gas russo nel 2021-2022, le loro rinnovabili installate non bastavano ancora, hanno alzato la quota di carbone come misura provvisoria di emergenza, va vista in prospettiva

            intanto stanno installando rinnovabili a ritmo serrato, hanno fretta sia di ridurre il carbone che di non trovarsi impreparati alla prossima crisi di gas e petrolio, e di abbassare i costi dell’energia per favorire la loro industria (il nucleare come costi è masochismo)

            ovviamente se avessero puntato sul nucleare invece che sulle rinnovabili non avrebbere neppure fatto in tempo a prepararsi per i prossimi anni

            invece già quest’anno sono arrivati già a 50,3% di rinnovabili, con una buona porzione di eolico (per il carico base notturno, se guardi sui siti online in tempo reale vedi che generano già ora anche 20.GW di potenza eolica in notturno) e le quote sono in rapida crescita

            questa è velocità pura, quando uno Stato si decide a tutelare i suoi interessi, poi tu se ti fa piacere per tifoseria li puoi anche irridere, loro vanno avanti lo stesso come un treno a costruirsi un futuro

            politica economica ed energetica espressa invece che bloccata, la vorrei anche da noi

          3. Le centrali a carbone in Germania sembrano attive eccome. Hanno installato una capacita’ da rinnovabili notevole ma nell’ultimo mese circa il 20% dell’energia sembra essere coal. Qui la fonte https://app.electricitymaps.com/zone/DE
            Faccio gentilemnte notare una contraddizione di fondo del signor Degli Esposti: se si parla di ambiente il costo non dovrebbe essere una discriminante e il nucleare viende dato a 5gCOeq/kWh, meno di solare ed eolico. Viene fuori che il nucleare sarebbe l’eccellente fonte di base di energia: non lo dico io ma i numeri.

        3. Una domandina semplice semplice: come mai non c’è nemmeno una sola impresa privata, o cordata di imprese, che paga di tasca sua la costruzione di una centrale, visto che per lei è così estremamente vantaggiosa in termini economici?
          Vatti a rivedere i conti, più precisamente quanto pagheranno gli inglesi per ogni kWh generato dalla nuova centrale nucleare che EDF sta facendo.
          Ma anche quanto è costata rispetto al preventivo iniziale quella di Olkiluoto, quella di Flamanville.
          Poi ne riparliamo.
          I costi di decommissioning non sono compresi nei costi dell’energia generata.
          Neppure quelli di progettazione e costruzione.
          Il nucleare francese ha ricevuto finanziamenti statali ( EDF è di fatto di proprietà dello stato ), per prolungare la vita delle sue centrali finiva 60 anni, perché sono giunte al termine della loro vita operativa ed i francesi, come noi italiani del resto, hanno dormito invece di investire in tecnologie che potessero sopperire le loro centrali.
          In pratica si son fatti trovare con le braghe calate.

    1. mi spiace dirti che è propaganda senza fondamenti

      di questo marketing di cui temo sei vittima in buona fede ce ne è piena internet (specie youtube), c’è un gruppettino di lobbisti che sta intasando internet, direttamente, poi con collaborazioni dichiarare o occulte, e in generale con utenze fake che commentano sui vari social-media, oltre a lavorarsi un po’ di politici; per quanto risultino imbranati ad un occhio più esperto, hanno una struttura dietro che li finanzia e lo fanno per lavoro h24, avevano fatto la stessa cosa l’anno dei referundum (2011)

      non corrisponde a realtà ne sui costi, ne sul carico base, che si copre meglio e a costi e complicazioni infinitamente più bassi in altri modi, non ha più senso il nucleare

      TREND COSTI NEL TEMPO – GRAFICI

      GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2022 – BLOOMBERG-NEF
      https://www.vaielettrico.it/wp-content/uploads/2023/07/LCOEfig1-768×520-1.png.webp

      articolo bloomberg completo (con le proiezioni dei costi) qui:
      https://about.bnef.com/blog/cost-of-clean-energy-technologies-drop-as-expensive-debt-offset-by-cooling-commodity-prices

      GRAFICO COSTI ENERGIE dal 2009 al 2019 – LAZARD (banca di investimenti)
      https://singularityhub.com/wp-content/uploads/2020/12/our-world-in-data-price-solar-electricity-10-years.png

      ormai è una truffa finanziaria che avvantaggia solo chi prende i finanziamenti inziali per costruire gli impianti, oltre che uno strumento per creare di nuovo sudditanza geopolitica

      è una truffa persino prima di essere costruito, c’è chi usa i rumors di fittizie future installazioni per compare e rivendere speculandoco le azioni delle società quotate in borsa per le ciofeche dei reattore SMR, passando la fregatura ad investitori sprovveduti

      è questo genere di discussioni che guardano al passato che appunto sta distraendo e facendo perdere tempo, ritardando le decisioni da prendere per puntare in modo più deciso sulle rinnovabili

    2. Caro Alex, commento spassionato: lasci perdere.
      Cercare di ragionare di nucleare E rinnovabili su questo sito è come cercare di spiegare sul sito di Quattroruote che l’auto del futuro è elettrica. Tutti a dirti che in realtà inquina di più di quello che i poteri forti green ci dicono, che costa troppo, che poi le batterie esauste, i blackout, ecc… intanto le auto elettriche continuano a vendersi da sole, nel mondo più che in Italia.

      Sulla necessità di rinnovabili E nucleare CONTRO i combustibili fossili uguale: eh ma costa di più, il rinnovabile è più facile e rapido da installare, fra 2 anni avremo batterie illimitate, gratuite e potentissime e addio intermittenza, eh ma le scorie, la mafia, i terremoti, gli alieni… intanto i Paesi che si danno da fare per costruire nuove centrali e continuare a modernizzare quelle esistenti sono sempre di più. Ci aggiunga il fatto che anche per l’IPCC il futuro senza combustibili fossili prevede sì l’aumento esponenziale delle rinnovabili (sacrosanto!!!) ma anche un aumento della generazione da nucleare. Tutti scemi?

      Per fortuna la vita è ben più grande della sezione commenti sotto questo o quel sito. Davvero, di cuore, lasci perdere: vedremo fra 15 o 20 anni se ci sarà più o meno nucleare nel mondo. E soprattutto se avremo finalmente tagliato significativamente le emissioni di CO2 da combustibili fossili, che resta l’unico vero obiettivo di tutta questa transizione che stiamo iniziando ad affrontare.

    3. Facevo notare che la questione e’ controversa. La Germania dice quello che vuole sentire, poi altri spingono diversamente.
      https://www.edfenergy.com/energy/power-stations/over-its-lifetime-nuclear-power-stations-carbon-footprint-same-wind-power
      https://www.lse.ac.uk/granthaminstitute/explainers/role-nuclear-power-energy-mix-reducing-greenhouse-gas-emissions/
      Il fatto certo e’ che la centrali a carbone intanto vanno perche’ la quota energetica di base serve. E con l’inverno vedremo. Su questo mi sono perso la risposta pero’…

  4. Ci sarebbe anche da guardare alle ‘tendenze’

    le rinnovabili hanno costo e accessibilità che diminuiscono nel tempo, mentre il nucleare ha una andamento con costi che aumentano nel tempo

    le stime attuali per i costi del nucleare, vanno da circa 160e al Mwh per una esecuzione perfetta teorica in 5 anni, ma che nel mondo reale contando i tempo di realizzazione più lunghi (sino a 15-20 anni) e i costi aggiuntivi finanziari diventano oltre 200e al Mwh

    questo non includendo i costi di smantellamento e gestione scorie, forse pari ai costi di costruzione (i materiali dell’impianto principale e della filiera di processamento diventano loro stessi radioattivi nel corso degli anni di uso, non saranno rottami da demolire e smaltire in modo semplice come in edilizia), costi di smantellamento ancora non noti e che vengono sottostimati con una procedura finanziaria chiamata “attualizzazione” (= soldi che pagherà qualc’un’altro dopo decenni, per cui ‘oggi’ li conteggio ridotti)

    nel caso dei reattori di piccola taglia SMR, praticamente derivati da quelli in uso sui sottomarini, il marketing sta cercando si promuoverli per uso terrestre perchè presentano un costo unitario inferiore (ma un costo al kwh maggiore) e maggiori possibilità di cacciarli a forza sul territorio (ma moltiplicando i siti necessari);

    sono meno efficenti nel funzionamento e nell’uso del combustibile, e con maggiori costi per la sicurezza di avere siti più numerosi da monitorare, oltre a compportare una produzione di scorie per kwh molto maggiore (hanno un rapporto volume/superficie sfavorevole rispetto ai reattori più grandi);

    si ipotizzano poi costi tra 250e e 300e al Mwh, cioè 25-30 centesimi a kwh solo di costo produttivo, sempre senza aggiungere una stima completa e affidabile dei costi di smantellamento e gestione scorie

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    rinnovabili

    già oggi stanno per lo più a 30-70e al Mwh ( 3-7 centesimi a Kwh )

    sono competitive con il costo del metano anche nei periodi di calma, in alcuni casi sono competitive come costi persino con il carbone, e la tendenza è di costi che calano anno per anno

    a parte il periodo ad alta inflazione 2021-2022 in cui i costi di installazione sono aumentati un 25%, i loro costi scendono a un ritmo di quasi -10% all’anno, e hanno anche altri miglioramenti anno su anno a ritmi da vertigine:

    – eolico sta passando a turbine Direct Drive (senza moltiplicatore di giri a ingranaggi tra il rotore e il generatore), con un’ aumento della resa del 25% e un prolungamento delle vita utile senza guasti da 20 a 30 anni

    – eolico off-shore “galleggiante”
    è la novità, si sta sviluppando ora e riducendo i costi, i primi impianti sperimentali erano a 180e al Mwh (il primo impianto in Sicilia, il bando è stato chiuso a questa cifra), dopo un anno siamo già scesi a 150e al MWh, e cosi via; va a sfruttare i siti ventosi in acque profonde

    – eolico off-shore su piloni poggiati al fondale
    è già rodata da più anno ed economica, a circa 60-70e al MWh (40-50e al MWh prima dei rialzi inflattivi del 2022), nel Mare del nord sono installati 30.GW e ne sono in progetto 300.GW

    – eolico su terra (non adatto all’italia) circa 20-40e Mwh

    – fotovoltaico su larga scala (parchi utility) viaggia sui 35-50e Mwh (25-40e prima dei rialzi inflattivi del 2022, la Spagna ha costruito parchi nel 2021-2022 a 25e Mwh) e nell’ultimo anno ha già ripreso a scendere di costo;

    – fotovoltaico domestico costa circa il doppio del FV utility, e poi a meta strada c’è il FV per installazioni di taglie intermedie (es.aziende)

    e si sono abbassati i costi dei pannelli FV un tempo considerati premium, i policristallini; il policristallino più economico ormai parte da efficenza oltre il 20% su singola faccia; è anche stata allungata la vite utile, oggi la garanzia tipica è 30 anni, con alcuni 40 anni

    – c’è pure il “rischio” che nei prossimi 5-10 anni vengano affinati (resi durevoli come i pannelli attuali in silicio) anche i panneli a film sottile in peroskite o misti silicio/peroskite, con costi di produzione ancora più bassi e efficenze del 25-30%

    – batterie
    si prospettava che la tecnologia di accumulo a batterie, che rende più facile gestire la rete anche con mix di rinnovabili sbilanciati (es. molto più solare rispetto all’eolico off-shore) e sempre meno quote di metano, sarebbe diventata commercialmente appetibile per accumulo energia su larga scala quando, magari nel 2027, il costo sarebbe sceso sotto ai 200e per Kwh e le batterie LPF sarebbero state affiancate dalle batteria Sodio, per non avere colli di bottiglia sulla produzione

    i tempi sono stati più rapidi, è già successo silenziosamente a fine 2023

    per me è una notizia notizia che dovrebbe stare in tv e sui giornali ogni giorno per dare una svegliata a un paese narcotizzato:

    > batterie LPF sono aquistabili a 60-120e per Kwh
    > batterie Sodio sono a 100-150e per kwh (prezzi “alti” per la novità del prodotto, ma in rapida discesa di costo e in moltiplicazione dei siti produttivi)

    – il fabbisogno di energia a persona inclusi tutti i servizi e l’industria che usiamo nella società “ricca” moderna è circa 75 kwh al giorno (1600 Twh annui di energia primaria per i 60 milioni di abitanti dell’italia)

    – tra l’altro, questi 75 kwh al giorno pro-capite sono riducibili a 30 kwh elettrificando i servizi (cioè i trasporti, i riscaldamenti, e alcuni settori dell’industria)

    a 100e al kwh di storage al sodio, sarebbero 3000e di investimento a persona, è ormai una cifra accessibile come Stato o come aziende o come singoli per liberarsi dei costi fissi e della dipendenza dei combustibili fossibili

    quanti anni potranno mai servire per copiare Cina e Usa e aumentare anche noi le fabbriche di pannelli, turbine e batterie in quantità per soddisfare la richesta? 3 anni? 5 al massimo se proprio siamo lenti?

    riusciamo a prendere decisioni pensando in una prospettiva di anche soli 5 anni oppure siamo come bambini alla mercé della propaganda di consorzi, filiere e gruppi politici?

    per quanto masochista e orientato a tutelare vecchi interessi possa essere un governo ponendo ogni ostacolo possibile e distrazioni polarizzanti su distrazioni, come farà a fermare una valanga simile spinta da prezzi che diventano stracciati?

    vieterà per decreto di produrre in loco o anche solo di aquistare all’estero pannelli e batterie? non credo, la strada è già tracciata

    con questi costi sempre più accessibili (e parlo di dare un’occhio online, non dai gioiellieri che ancora per poco offrono impianti chiavi in mano con ricarichi molto elevati) siamo a un passo da una rivoluzione energetica ed economica, sia su scala utility (per industria e per chi non ha un tetto o un angolo sfruttabile con il solare), che a livello personale, i prodotti già ci sono, da ora i ritardi saranno solo di natura amministrativa/normativa/politica/commerciale ma non potranno essere più di tanto

    in aggiunta, dal 2030 è prevista la competitività economica della filera dell’idrogeno verde come storage energia su larga scala e usi industriali

    Quale pazzo senza velleità di diventare una potenza atomica militare, con queste rinnovabili già alle porte, seguendo invece senza approfondire la propaganda commerciale ingannevole sui reattori SMR che intasa internet e i canali youtube, distoglierebbe oggi molti soldi pubblici per un’attesa di 15 anni sul nuovi impianti nucleari che si sa essere già bolliti e in bancarotta almeno dagli anni 2000 ?

    Margaret Thacher in Inglilterra già solo con una stima preliminare dei costi di smantellamento e gestione scorie, valutò che non erano più convenienti già a fine anni ’80, quando l’Inghilerra aveva già accumulato abbastanza scorte di plutonio e Mox

    aver raggiunto scorte abbondanti per la filiera militare, anzi eccessive, che divantano un costo per gestire la sicurezza da furti e atti di terrorismo nei depositi, è lo stesso motivo per cui si sfilarono all’epoca anche gli USA da questa tecnologia

    e in senso opposto (creare queste scorte) è il motivo per cui ci la Cina si sobbarca oggi la costruzione di nuovi reattori, anche se in quote marginali nel suo mix energetico

    In Inghilerrra privatizzarono il settore energia e stabilirono che nessuna tipolgia di impianto avvrebbe più avuto sovvenzionati dallo Stato, per cui da quel momento solo tecnologie in grado di stare in piedi economicamente, con contratti solo sul costo del kwh fornito e a prezzi concorrenziali

    ci volle un colpo di testa di Cameron (lo stesso di brexit, può venire qualche sospetto che non stesse tutelando gli interessi pubblici?) e un trucco contabile (un finanziamento pubblico a lunga scadenza a tassi stracciati, praticamente da prestito diventa una donazione) per aggirare questa regola e far buttare altre risorse pubbliche agli inglesi nel far partire il rinnovo di alcuni impianti

    tra l’altro ancora oggi impianti non terminati (Hicley-point C), il conto parziale dei lavori per 2 reattori in costruzione al momento è 40 miliardi, si prevede sforeranno 50, con la quasi bancarotta di EDF, nonostante il finanziamento pubblico inglese inziale, più lo Stato francese dietro, e la futura vendita di kwh, da cui la cessione della proprietà degli impianti e dei lavori a un “consorzio internazionale”

    formula che nasconde la beffa, il consorzio a cui un po’ alla volta (per dare meno nell’occhio, dire che era una “collaborazione”) sono state cedute le quote, è un costruttore di impianti cinese (CNG);

    in inghilterra hanno dovuto fare come gli stati africani e est-europei che si indebitano cercadno di realizzare infrastrutture costose e poi cedono alla Cina, in questo caso con a garanzia un contratto di aquisto di Kwh futuri su 35 anni a prezzi fuori mercato e con rivalutazione automatica, per la felicità delle bollette inglesi e della “sovranità nazionale strategica” invocata dai politici che avviarono il pasticcio

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    posso dire che per ridurre parecchio le spese nazionali per gas petrolio e un domani anche il gas, trovo più furbo, strategico, economico, “sovrano”, aquistare pannelli e batterie cinesi per i prossimi 3 anni, in attesa che cresca la nostra produzione locale, e ringraziare pure se intanto ce li vendono a questi prezzi?

    1. Leggo con interesse, pero’ il dono della sintesi manca ancora 🙂
      C’e’ pero’ un dato che trovo spesso, l’energia da nucleare viene data a 5gCo2eq/kWh, il che’ e’ significativamente piu’ bassa di quello che vedo per eolico e solare. Quindi, fatto salvo che una e’ una produzione di base mentre le altre sono estremamente variabili, ad oggi la Francia con un 85/90% di energia da nucleare (sovvenzionata) ha la carbon intensity di Norvegia e Svezia.

      1. Non so rispondere a questa domanda, che mi sono fatto anche io in passato. Devo ammettere che non ho mai approfondito liquidando la cosa con il problema di fare una LCA sul nucleare che non è banale (per esempio quanto può cubare il decommissioning e lo stoccaggio per molto tempo). D’altra parte quei valori sono correntemente utilizzati per fare i calcoli di emissione e non so se siano mai stati contestati, e in che ambito.
        Forse qualche dato in più potrebbe fornircelo Armaroli?

      2. Ok, ho capito che la risposta breve da dare su un blog era questa:

        le rinnovabili hanno un indice Co2 sovrapponibile a quello farlocco ottimistico ufficiale del nucleare, ovvero circa 50.gr Co2 al Kwh ( non 5 gr); evito la spiegazione complicata sul perché sia ottimistico

        il punto è che possiamo arrivare anche noi ad avere bassa carbon intensity come Norvegia e Svezia, e se lo facciamo con le rinnovabili spendiamo molto meno di quanto ha speso la Francia per mettere inpiedi la sua filiera energetica e lo facciamo più in fretta

    2. @AntonioR
      molto corretto questo dettaglio

      c’è una gabola “storica” e “politica” sul dato della Co2 emessa dal nucleare, di solito la salto perché temo non riesco a spiegarla in modo breve:

      – studi indipendenti critici calcolano ad oggi 160.gr Co2 kwh,
      che potrebbero arrivare a 200-400.gr nei prossimi decenni perchè il minerale da estrarre e lavorare è sempre meno concentrato, richiede più impegno estrattivo e di lavorazione, è l’analogo degli scisti bituminosi del petrolio

      – studi “medi” (su cui si è basata la germania) calcolano ad oggi 117.gr Co2 kwh; un valore interessante ad oggi per rientare nei requisiti formali di bassa emissione, ma non interessante tra 10-20 anni se avremo decarbonizzato il mix e il nucleare sarebbe la fonte a più alta emissione del mix

      – i costuttori auto-dichiarano quando va bene 60.gr Co2 kwh (= come un pannello solare prodotto in Cina alimentando la fabbrica con il carbone, se fatto in europa sarebbero 40.gr),

      quando va male esagerano proprio e dichiarano 25.gr Co2 kwh (= come una pala eolica su terra)

      Molti siti istituzionali, e in cascata anche molti ottimi siti web con calcolatori on-line di Co2 dei mix eenrgetici dei vari Stati, riprendono per buono il dato “storico” dei costruttori, si solito usano circa 50.gr Co2 kwh

      su questo dato ci sono tensioni anche relative alle compensazioni economiche ed ai certificati verdi per le industrie

      la Francia vorrebbe “monetizzare” in crediti di Co2 questo dato ottimistico più favorevole, perché è tra i pochi Stati che non hanno raggiunto gli obiettivi minimi europei sulle installazioni di rinnovabili (mi pare 25% del mix)

      e anche favorire le fabbriche sul suo territorio, ad es. il giochino che stanno per fare con gli incentivi per auto e batterie prodotte in parte in francia, che risulteranno particolarmente “a basse emissioni” pur non avendo ancora istallato abbastanza rinnovabili, e pur avendo magari parte delle filiera nell’europa dell’est, che ha un mix energetico più sporco della Cina

      Il trucco per dichiarare valori diversi dove sta?

      nel fatto che la filiera nucleare è più lunga di quanto si sa da non addetti ai lavori

      si estende nel tempo per cicli di circa 100-150 anni (installazione, processamento combustibili, uso del combustibile, riprocessamento delle scorie, smantellamento degli impianti, custodia delle scorie)

      e nello spazio (le miniere di uranio pesano sulle emissioni, cosi come gli impianti di riprocessamento del combustibile, che possono essere in francia ma più spesso anche in russia, e poi le future fasi di smantellamento)

      per cui è relativamente facile fornire un calcolo delle emissioni LCA con informazioni incomplete o errate, sottostimando alcune delle fasi più lontane nello spazio o nel tempo rispetto alla gestione ordinaria dei reattori
      (chi si prende la briga di controllare le estrazioni di uranio in Kazakistan? o gli impianti di riprocesamento in Russia?)

      la sola gestione ordinaria, magari includendo la fabbricazione dell’impianto principale, ovviamente ha un basso impatto di Co2, probabilmente vicino al dato dichiarato dai gestori/costruttori

      un po’ come come se per un pannello solare di dichiaresse la co2 per pulirgli la polvere e sostuire l’inverter, al più la fase di fabbricazione in fabbrica, e non la filiera completa, reperimento materie prime, trasporto, etc, o a limite includendola ma fornendo un dato sottostimato

      Come è possibile avere ancora queste discrepanze nel
      le stime ad oggi?

      la mia spiegazione incompleta è che una filera con impianti realizzati decenni fa, quando i calcoli LCA non erano ne di moda ne normati, mentre le nuove tecnologie (rinnovabili) sono passate ai raggi X in ogni dettaglio

      inoltre è una filiera opaca, come quella militare;
      molte informazioni non sono disponibili, sia per ragioni economiche, che strategiche, che militari, chi ha rifatto questi conti ha dovuto cercare le informazioni per vie alternative

      gli stessi ingegneri minerari o fisici nucleare che hanno fatto le stime non favorevoli, sono persone che sapevano che con un tale atto “ostile” non avrebbero più potuto lavorare nel settore, ricco e che non perdona chi “sputa nel piatto” diciamo

      le stesse istituzioni europee, con poteri limitati, immagino risentendo di forti pressioni (Francia e consorzi dei costruttori, come abbiamo visto con i costruttori auto che hanno imposto l’indagine sulle auto cinesi), faticano ad aggiornare nei documenti ufficiali la stima “antica” dei 50.gr di Co2 al kwh, credo andrebbe portata ad oggi almeno a 120.gr

      tutto non completamente dimostrabile, infatti l’argomento della Co2 di solito lo lascio da parte perchè più debole e in definitiva non risolutivo (non con i valori di oggi, magari con quelli in crescità negli anni futuri), mi faccio bastare l’argomento costo, tempi, e dipendenza dalla filera dell’uranio

      ============
      qualche riferimento

      se si guarda un conto LCA ( tutto il ciclo dell’impianto, oltre a estrazione e lavorazioni del carburante) il nucleare ha emissioni già più alte rispetto alle rinnovabili:

      – 117gr Co2 x kwh – stima agenzia ambiente tedesca e confronto conaltre fonti energetiche:

      https://static.dw.com/image/59710980_7.png

      – 139-190gr Co2 x kwh
      un famoso studio critico di consulenti minerari

      https://wiseinternational.org/nuclear-monitor/886/co2-emissions-nuclear-power-whole-picture

      E il conto CO2 aumenta ogni decennio, perchè il minerale di uranio estraibile è sempre meno concentrato ( 1 -> 1/10 -> 1/20 -> etc) e la sua estrazione è ad alta intensità carbonica (fa estratta e processata molta roccia), è il meccanismo chiamato “uraniun CO2 trap”

      In base allo sfruttamento dei giacimenti, nel 2060 nelle prevsioni più sfavorevoli potrebbe superare i 400gr Co2 x kwh

      = sarebbe come bruciare metano, ma spendendo molto di più, e lasciando ai posteri quantità anomale di plutonio e altri elementi transuranici non presenti naturalmente, creati artificialmente in quantità, da dover sorvegliare per millenni per impedirne furti a scopi bellici o terroristici o anche solo contaminazioni ambientali;

      l’uiraniun trap impica anche il rischio di arrivare ad un indice energetico negativo, cioè l’impianto in futuro rischia di fornire meno energia di quanta ne viene spesa lungo la filiera

      http://www.stormsmith.nl/Resources/m35Ecliff%2BCO2trap20191027F.pdf

      è un problema termodinamico di energia (e anche di entropia, in pratica di inquinamento dell’ambiente in cui vengono scavati i carburanti o usati con relativa filiera) che è comune anche alle fonti fossili

      le fonti rinnovabili,
      usando energia che proviene dall’esterno del pianeta (luce solare, che in cascata aziona anche vento, acqua e la crescita delle biomasse) non hanno e non avranno questi problemi di “rendimento”, “approvvigionamento” e “disordine” causato all’ambiente se non in minima parte (estrazione di materiali non riciclati, almeno al primo ciclo produttivo)

      le piante, e noi stessi, in definitiva siamo pannelli solari, anche se con rendimenti relativamente bassi

      le piante convertono 1% della radiazione solare in energia chimica, che è una forma di micro-batteria elettrica su scala molecolare

      i nostri pannelli in silicio commerciali arrivano al 23% di conversione diretta in elettricità, sono molto efficenti

      ed hanno un ottimo indice EROI (energia che ricavano prima di usurarsi / energia spesa per fabbricarli rispetto a ) che ha già passato il valore di 15

      ===========

      Marketing ingannevole reattori SMR

      visto che si sta spargendo l’informazione il nucleare costa una barbarità rispetto qualunque altra fonte di energia, i consorzi provano a pubblicizzare i reattori modulari di piccola taglia ” SMR ” (es. 150-300.MW invece di 1300-1600.MW), con un “costo unitario” per reattore più piccolo da presentare all’opinione pubblica, ma quello che conta ovviamente è il costo x kwh generato, e per ragioni di Fisica (rapporto volume/superficie) i SMR sono un’idea ancora peggiore:

      – costi al kwh superiori a quelli già fuori mercato dei reattori normali

      – moltiplicazione (“aumento” non darebbe l’idea) della quantità di scorie prodotte (sia quelle più critiche che quelle meno critiche), di un fattore che va da x2,5 sino a x30 (mi pare per i tipi non a raffreddamento all’aqua) a seconda di taglia e tipologia, come segnalato con allarme da più gruppi di scienziati di diverse nazionalità

      GRAFICO moltiplicazione della quantità scorie radiottive con SMR

      https://www.pnas.org/cms/10.1073/pnas.2111833119/asset/0c0e868b-a3e6-4932-86d9-08217ff34b6e/assets/images/large/pnas.2111833119fig01.jpg

      PUBBLICAZIONE completa (in inglese):
      https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2111833119#fig01

  5. Non ho capito COME il nucleare possa rispondere alle esigenze europee. NON è economico e questo è il primo problema. Se vuoi abbassare i costi a livello USA Cina NON è il nucleare che cerchi. Anche perchè le aziende delocalizzeranno fra DUE ANNI mica fra 20.

    Per cui ammesso che come le trattieni 18 anni pagando pantalone?

    Seconda cosa l’indipendenza energetica NON te la può dare il nucleare perchè non hai uranio.

    Quindi cosa resta del nucleare? La produzione H24? OK ed io sono a favore di un 15% di nucleare che però in EU c’è già… quindi si cosa parliamo? Di RINNOVABILI Veloci, proprietarie, emissioni zero… bisogna riportare le produzioni in Europa sia di FV che di EO.

    Ma non vedo altra soluzione

  6. Il nucleare si mantiene solo con i soldi pubblici è anti economico. Non sono io a dirlo, ma Nicola Armaroli nei suoi libri. Meglio stare dalla parte della Germania anche perché da noi già non si fanno i parchi eolici figuriamoci le centrali nucleari….

    1. Quindi fammi capire, quando sono le rinnovabili a essere finanziate con soldi pubblici va bene, ma quando è il nucleare no, due pesi due misure, e comunque l’unione europea finanzia ancora le rinnovabili come gli stati nazionali.

      1. I grandi impianti fotovoltaici ed eolici non sono finanziati con fondi pubblici. Appunto perchè sono economicamente autosufficienti, mentre quelli nucleari no. Basterebbe questo a smentire il suo assunto di partenza.

        1. Ma resta sempre il fatto che gli stati finanziano le rinnovabili in ogni caso, e che in passato finanziavano anche gli impianti eolici quando non erano convenienti, e per rendere delle centrali nucleari convenienti o abbassare i costi basterebbe costruirne diverse in modo da ammortizzare i costi, ma immagino che sia meglio del nucleare continuare a bruciare le fonti fossili.

        2. roberto gallerani

          E’ di un anno fa, ma penso ancora attuale circa i fondi pubblici:
          “07/09/2022
          Ecco la raccolta completa degli incentivi, bonus, detrazioni e agevolazioni per chi installa sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili come fotovoltaico ed eolico. Cosa sapere e come richiederli per la propria azienda o abitazione.

          A cura di: Adele di Carlo

          Tutti gli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili
          Indice degli argomenti:

          Dal 65 al 50% delle detrazioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili in condominio
          Bonus energia rinnovabile 2022
          Fotovoltaico, detrazioni e bonus in vigore
          Le fonti di energia rinnovabile, solare, eolica, geotermica, idroelettrica, da biomassa, sono fortemente incentivate a livello statale perché inesauribili e non inquinanti per l’ambiente o dannose per la salute.

          Con la passata Legge di Bilancio, per tutto il 2022 e anche oltre, lo Stato riconosce a cittadini e aziende diversi incentivi, bonus (equivalente alla cessione del credito), detrazioni e contributi a fondo perduto. I meccanismi di erogazione di questi incentivi sono diversi:

          il conto termico;
          il conto energia;
          i certificati verdi e la tariffa onnicomprensiva
          Si aggiungono alla lista i bonus destinati alla ristrutturazione edilizia, all’interno dei quali chi lo desidera può far confluire le spese di acquisto e installazione dei sistemi di produzione di energia green. Si tratta nello specifico del Superbonus 110% – alle condizioni che vedremo – e al bonus ristrutturazione.

          Non mancano i contributi a fondo perduto per lavori da ultimare entro il 2024, destinati però alle imprese agricole e zootecniche.

          Per chi è alla ricerca di un “raccoglitore” completo degli aiuti economici che si sono susseguiti in seguito alla pandemia, questa è la guida che fa al caso vostro.

          Dal 65 al 50% delle detrazioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili in condominio
          Le detrazioni fiscali sono la più diffusa e richiesta forma di agevolazione per chi installa sistemi di produzione di energia green, ad esempio i pannelli fotovoltaici sul tetto. La detrazione Irpef e Ires si aggira tra il 65% e il 50% e si riferisce a tutti gli interventi di riqualificazione energetica di abitazioni private o condominiali.

          Dal 65 al 50% delle detrazioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili in condominio
          In quest’ultimo caso le detrazioni sono ancor più vantaggiose (fino al 75% della spesa sospetta per l’acquisto dei materiali e il montaggio) anche se effettuati nelle parti comuni del condominio. A questa agevolazione la legge fissa un tetto di spesa massimo che non deve eccedere i 40.000 euro moltiplicato il n. di appartamenti presenti nel complesso condominiale.

          La detrazione può arrivare fino all’80% se la spesa per l’installazione di fonti rinnovabili è accompagnata da lavori strumentali all’adeguamento sismico, purché si passi ad una classe di rischio sismico inferiore. Sale all’85% se avviene un salto di due classi di rischio. In ogni caso, la detrazione spetta fino al raggiungimento del tetto massimo di 136.000 euro moltiplicato per le unità immobiliari presenti in condominio.

          Bonus energia rinnovabile 2022
          L’ultima Legge di Bilancio ha prorogato il “bonus rinnovabili” destinato a chi installa sistemi di accumulo integrati a impianti di produzione elettrica alimentati utilizzando solo fonti “pulite” e rinnovabili. Il requisito temporale per la richiesta è che il richiedente effettui la spesa nell’arco temporale tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2022.

          Bonus energia rinnovabile 2022
          Dopo un periodo di incertezza, l’Agenzia delle Entrate ha precisato che il bonus spetta anche a chi decida di installare un sistema di accumulo dell’energia su un sistema già esistente, come ad esempio un sistema di produzione di energia da biomassa da migliorare o implementare.

          I beneficiari della misura sono soltanto le persone fisiche – e non le persone giuridiche come le società – e per mezzo del riconoscimento di un credito d’imposta.

          Fotovoltaico, detrazioni e bonus in vigore
          Tra i sistemi che permettono di produrre energia in maniera green, il fotovoltaico è uno dei più diffusi sia dalle aziende che dai privati cittadini. Tra i motivi il risparmio in termini economici percepibile nelle bollette di luce ed elettricità. Chi sceglie i sistemi fotovoltaici può ottenere importanti detrazioni – fino al 50% della spesa sostenuta – tramite il bonus ristrutturazioni, con tetto massimo di spesa fissato per legge a 96.000 euro. Requisito indifferibile il limite temporale: i lavori si devono concludere entro il 31 dicembre 2024.

          Fotovoltaico, detrazioni e bonus in vigore
          Oltre al bonus ristrutturazione, anche chi procede al Superbonus 110% può detrarre la spesa di acquisto e installazione del fotovoltaico, ma sempre congiuntamente ad altri interventi di tipo “trainanti”.

          Per quanto riguarda gli imprenditori agricoli, singoli o costituiti Società, le imprese di tipo agroindustriale, le cooperative e i consorzi agricoli, possono accedere ai bandi per contributi a fondo perduto da spendere in “interventi per la realizzazione di impianti fotovoltaici da installare su edifici a uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale” ; tra questi c’è il primo bando “Parco Agrisolare” che assicura il 50% della spesa a fondo perduto per le imprese del Sud Italia ed il 40% nelle regioni del Centro e del Nord”

    1. Guido Baccarini

      Non in Italia.
      Non riusciamo a trovare spazio per un inceneritore e possiamo pensare di trovarlo per una centrale nucleare?
      Non appena un sindaco accettasse di averla nel suo territorio, salterebbe fuori un filmato in cui ha partecipato ad una manifestazione contro al nucleare e non si farebbe più niente.
      Non in Italia. L’Italia non è pronta per niente di diverso dal suo immobilismo: la pensa così almeno il 50% degli italiani, quelli non votanti.

      1. Guido, la centrale nucleare la costruiremo sul ponte sullo stretto: due opere al prezzo di una, o nessuna al prezzo di due, ma questi sono dettagli di minore importanza.

        1. Alessandro D.

          -la centrale nucleare la costruiremo sul ponte sullo stretto-

          Ma che sul ponte! Ma andiamo! Si aggiorni!

          Il Ruspa ha già detto che la centrale sarà costruita proprio in mezzo allo stretto, a bagno nel mare per poter raffreddare facilente il reattore senza troppe menate.
          A causa dell’immenso calore sprigionato, è previsto che tutta la sicilia fino quasi a Giarre e la Calabria fin dopo Gioia Tauro possano diventare una gigantesca stazione termale. A Taormina già si prevedono i geyser artificiali come nuova attrazione turistica.
          il reattore, tra le altre cose, sarà di nuovissima generazione in quanto alimentato a Nduja di Spilinga ovviamente arricchita (materiale notoriamente da maneggiare con cura, potenzialmente esplosivo e da tenere lontano da fonti di calore) al fine di avere davvero un’energia a km “quasi zero”.
          Il CNR ha già fatto due conti al volo: dalla fissione di una tonnellata di NDU235 si possono ottenere circa 3 yottawatt di energia.
          Pulita, profumata e leggermente piccante.

      2. Lo penso anche io, ma mi interrogo su questo prepotente ritorno del dibattito pubblico su questo tema.

        1. C’è poco da dibattere è come parlare del ponte sullo stretto. Inoltre prima di aver messo in servizio un nuovo reattore (anche nelle più rosee previsioni) la quota di rinnovabili sarà arrivata a un punto tale che il nucleare sarebbe antieconomico perché dovrebbe lavorare con fattore di capacità troppo basso o in alternativa svendere l’ energia nei momenti in cui c’è troppa produzione da rinnovabili.

  7. Qui in lombardo/veneto si punta sull’idroelettrico da fiume, che permetterà rapidi veri 10 kW alla colonnina. Tra 10/15 anni potrebbe arrivare un ap1000, ma l’ubicazione e’ ancora da fare.

  8. roberto gallerani

    Per arrivare all’autonomia energetica tutto fa brodo, nucleare e rinnovabili possono coesistere pur di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili

    1. Nucleare è da masochisti
      (tranne forse impianti già costruiti):

      – costa una barbarità (da 3 a 7 volte le rinnovabili), lo hanno mollando quasi tutti (tranne chi ha esigenze di filiera militare, creare scorte Plutonio o di MOX)

      – crea problemi di sicurezza dei depositi nei secoli (millenni) a venire

      – gli impianti stessi sono a rischio atti di terrorismo

      – diventi dipendente dal Kazakistan (Russia) per il carburante

      – diventi dipendente dalla Russia (…) per il processamento del carburante (in modo esclusivo per alcune tipolgie di impianti)

      – sei dipendente dalla Francia o dalla Cina per l’impianto

      – sottrae risorse per 15 anni prima di fornire 1 kw, quando già tra 3 anni il divario di costo già imbarazzante oggi con le rinnovabili sarà aumentato ancora di più

      – emette indirettamente molta più CO2 delle rinnovanili, e nei prossimni decennni questo dato potrebbe impennarsi (man mano ceh diventa più laborioso estrarre l’uranio dalle miniere meno concentrate)

      – va in competizione con le rinnovabili anche come tipo di generazione di corrente (non programmabile)

      – non serve nel mix energetico, si riesce a fare tutto con rinnovabili e una minima quota di metano come back-up

        1. Iorio io voglio vedere anche se disgraziatamente dovesse succedere qualche casino chi va a spegnerle visto che ancora non ci siamo riusciti

          1. Iorio Cavallini

            Esatto chissà cosa succede dentro il sarcofago della ex Unione sovietica e quanto durerà…

          2. A Fukushima i nuclei fusi sprofondati nel terreno attraverso le fondamenta penso siano ancora “accesi” e non avvicinabili con le tecnologie attuali (per dividerli in parti più piccole e farli spegnere)

            vaghi ricordi che nei terreni intorno e in profondità hanno dovuto costruire una specie di sistema idraulico con pareti, pompe e flussi forzati per proteggere le falde da contaminazioni

        2. I Costi di smaltimento sono già inclusi nella costruzione, e sono spalmati nell’arco di vita di una centrale.

          1. Strano che in Francia sia dovuto intervenire lo Stato con decine di miliardi di sussidi. E in Germania abbiano spento le centrali nucleari mettendo in contro 35 miliardi per lo smantellamento.

          2. Col cavolo che i costi sono inclusi. Quando gli impianti diventano vecchi i privati fuggono col bottino e lasciano gli impianti in carico ai governi (EDF in Francia ultimo esempio palese). Se la Germania ha fatto la scelta che ha fatto è anche perché non voleva pagare quei costi per molti anni dopo che l’energia è stata prodotta e consumata.

          3. una volta lessi che nei costi preventivati dai costruttori-venditori venivano accatastati tipo 2euro a Mwh per lo smantellamento futuro e la gestione delle scorie

            non ci paghi neanche uno studio di fattibilità o un inzio di lavori.. accatastare questa cifra è una presa per i fondelli per non dire altro

            ne servirebbero forse 40-60e a Mwh solo per lo smantellamento e per i depositi.. questo se la centrale dura abbastanza e non viene chiusa prematuramente per variazioni del contesto

            cioè solo lo smantellamento costa più del ciclo completo di un FV

            la stima al ribasso viene giustificata con la scusa che sono “costi futuri lontani attualizzati ad oggi”

            cioè tradotto:

            chi costruisce oggi al massimo dovrà pagare lo studio di fattibilità dello smantellamento futuro

            ma lo smantellamento lo pagherà tra decenni qualc’un altro, gl investitori attuali si sarrano già sfilati o avranno dichiato fallimento se non subentra lo Stato a rifinanziare lavori

            piuttosto che scrivere queste cifre, farebbero prima a dire: ” vi vogliamo truffare “

    2. Eugenio Davolio

      Posso concordare nel caso che uno stato le centrali nucleari le abbia già, come la Francia, accettando però il fatto che il costo del kWh “nucleare” è già oggi per sua natura circa 3 volte più elevato del costo del kWh “rinnovabile” e che questo divario crescerà anno dopo anno. Pur così, la Francia sta lo stesso spingendo fortemente sulle fonti rinnovabili, come ho scritto in un altro messaggio a proposito dei “parcheggi fotovoltaici”.

      Non sono invece d’accordo nel caso che uno stato non abbia alcuna centrale nucleare, come l’Italia. Come dimostra il caso francese citato, è infinitamente più rapido e meno oneroso per la collettività promuovere la produzione di energia da fonti rinnovabili piuttosto che costruire centrali nucleari.

      Personalmente ho trovato molto interessante questo articolo di Henri Baguenier nella rivista “Atlante” dell’Istituto Treccani:
      https://www.treccani.it/magazine/atlante/geopolitica/Criticita_costi_ritorno_nucleare.html

  9. Gianni Terragni

    Ma visto che i nostri nuclearisti dicono che l’elettricità da nucleare è così vantaggiosa perché la Francia chiede compensazioni?

  10. Eugenio Davolio

    La Francia si tiene giustamente ben strette le sue centrali nucleari, ma anche sulle rinnovabili non scherza.
    Dal 1° luglio, infatti, è entrata in vigore la legge 2023-175 che prevede l’obbligo entro il 2028 di dotare di copertura “in grado di permettere la produzione di energia rinnovabile” almeno il 50% della superficie di tutti i parcheggi già esistenti con superficie superiore a 1.500 m² e tutti i nuovi parcheggi con superficie superiore a 500 m².
    Da calcoli fatti in sede di stesura della legge, si stimava di poter arrivare ad una potenza installata prudenzialmente stimata in oltre 10 GW, che corrisponde a quella di 3-4 centrali nucleari MA ad una frazione del costo di installazione e soprattutto di manutenzione.
    E intanto noi in Italia… 😴😴😴😴😴😴😴

    https://www.apexenergies.fr/ombriere-photovoltaique/obligation-ombriere-parking/

  11. I francesi si son fatti le centrali, che si arrangino altro che compensazioni. E che EDF fallisca visto che ci e’ gia’ andata vicino. Bello il libero mercato a corrente alternata.
    E che si arrivi prestissimo a una quasi indipendenza energetica con le rinnovabili. Cosi’ poi si potra’ fare il gesto dell’ombrello a paesi disctubili.

    1. Non ci sarà un indipendente dalle fossili per molto tempo, anche se sarebbe bello il contrario, ma la realtà dei fatti e questa per ora, in futuro chissà, ma non possiamo permetterci di pensare al futuro, bisogna smettere di produrre CO2 ieri.

        1. Lei è ottimista, troppo ottimista.
          Basta guardare Olkiluotu e Flamanville, per rendersi conto che 10 anni sono troppo pochi.

      1. Ha mai installato un FV? Ha mai visto la burocrazia richiesta per un impianto casalingo? Ecco.. sugli utility scale va moltiplicato per 10.

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