Il ritorno del nucleare in Italia – per la produzione di elettricità – porterebbe a una serie di vantaggi. Ma non consentirebbe di abbassare i prezzi dell’energia. Uno studio pubblicato sul sito di Bankitalia, fa il punto sulle ambizioni “atomiche” del governo, supportato da industriali e parte dell’opposizione. In sintesi, il nucleare favorirebbe la stabilizzazione dei prezzi dell’energia elettrica e avrebbe un contributo importante nel limitare le emissioni. Ma, d’altra parte, non servirebbe ad abbassare le bollette di cittadini e imprese. Per non parlare della totale incertezza sui tempi di costruzione.
Un contributo che va al di là di ogni possibile polemica. Perché basato su dati oggettivi e un’ampia letteratura. Oltre ad avere un titolo che merita applausi: “L’atomo fuggente”, è lo studio realizzato da Luciano Lavecchia e Alessandra Pasquini e ha come sottotitolo “Analisi di un possibile ritorno del nucleare in Italia“. Uno studio tra luci e ombre che ciascuno può leggere e giudicare da solo. Ma di sicuro contraddice una delle narrazioni favorite dal fronte dei favorevoli al ritorno del nucleare: non abbasserà il costo dell’energia.
Come noto, il governo meloni – appoggiato dalle associazioni industriali – ha varato una Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, nata nel settembre 2023 per volontà del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), con lo scopo di valutare la fattibilità di un ritorno del nucleare in Italia. “Nel suo rapporto finale – si legge nel report Bankitalia – suggerisce un processo graduale che vede l’impiego delle nuove tecnologie modulari di piccole dimensioni ad ora in progettazione, introdotte secondo le tempistiche attualmente previste dai produttori (gli SMR a partire dal 2030, gli AMR di quarta generazione verso il 2040)“.

La posizione del governo: “Il nucleare sarebbe economicamente ed energicamente conveniente”
Con quali obiettivi secondo il governo? “La capacità installata tra il 2030 e il 2050 sarebbe pari a circa 8 GW. I nuovi impianti sarebbero tra 22 e 42, e la loro produzione coprirebbe l’11 per cento (64,2 TWh) del fabbisogno elettrico stimato al 2050“. Secondo il PNIEC (Piano nazionale per l’energia e il clima) l’installazione di mini-reattori sarebbe “economicamente ed energeticamente conveniente”. E consentirebbe sia di soddisfare un maggior fabbisogno di energia (rispetto a uno scenario senza nucleare). Sia di ridurre la produzione di energia da combustibili fossili.
Nucleare: più stabili i prezzi dell’energia, ma non li abbassa
Questa la posizione che gli esponenti del governo ripetono oramai da mesi. Ma è proprio così? Per i due ricercatori del paper che si legge sul sito Bankitalia le cose stanno un po’ diversamente. “Si conferma che l’elettronucleare, in sostituzione delle fonti fossili, potrebbe svolgere un ruolo nel ridurre la volatilità del prezzo dell’elettricità. In particolare grazie alla possibilità di utilizzare forme di contratti a lungo termine), ma difficilmente avrebbe un impatto significativo nel contenimento del livello dei prezzi finali“. E per quale motivo? “Ciò è dovuto principalmente al modello di funzionamento del mercato elettrico. Dalla struttura delle componenti tariffarie e degli oneri che contribuiscono a definire il prezzo finale dell’elettricità“.

Dipendenza energetica: il nucleare elimina o quasi l’import di fossili. Ma si cade nelle mani di Russia e Cina
I sostenitori del ritorno del nucleare inoltre, sostengono che grazie ai nuovi reattori non ci sarebbe più dipendenza dall’estero per i combustibili fossili. Anche qui il testo Bankitalia precisa come stanno le cose. “Sul versante della dipendenza energetica gli effetti sarebbero ambigui. Se da un lato l’introduzione del nucleare in Italia potrebbe ridurre le importazioni di combustibili fossili e di energia. Dall’altro sarebbe necessario importare il combustibile e la tecnologia per produrre energia da questa fonte“.
Non è tanto l’approvvigionamento di materia prima il punto principale. I limiti sono industriali e tecnologici. “Le fasi del processamento, arricchimento e preparazione delle barre di combustibile sono concentrate in pochi impianti. E in gran parte in paesi con un elevato rischio geopolitico (Russia in primis)”. Per quanto riguarda la dipendenza tecnologica? “Negli ultimi 25 anni il
primato della realizzazione degli impianti nucleari si è spostato da Europa e Nord America verso,
principalmente, Cina e Russia“. In sostanza si tornerebbe nelle mani della Russia (come per il gas). E della Cina (come avviene per pannelli, pale eoliche e batterie).
Nucleare, la Spagna chiude le centrali per spendere meno. Perché l’Italia le riapre?
Il nucleare: abbatte le emissioni di CO2, ma ci sono le scorie
Non c’è dubbio che il nucleare avrebbe un ruolo positivo per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione. “Il nucleare – si legge ancora – presenta da un lato i vantaggi delle rinnovabili, in termini di ridotte emissioni di gas serra life-cycle. E vantaggi superiori a tutte le altre fonti low carbon in termini di consumo del suolo“. Ma anche in questo caso ci sono aspetti negativi da considerare. “Questi vantaggi sono tuttavia da confrontare con i rilevanti impatti sull’ambiente derivanti, principalmente, dal processo di gestione delle scorie. La cui valutazione, dato l’orientamento su
tecnologie ancora in fase sperimentale, non risulta possibile”. E l’Italia non ha ancora un deposito nazionale delle scorie.
Tempi di realizzazione: “Governo eccessivamente ottimista”
I due ricercatori, infine avanzano anche dubbi sui tempi di realizzazione degli impianti così come previsti dal governo. “I ritardi che hanno caratterizzato la costruzione dei pochi prototipi operativi
(in Russia e Cina) o in costruzione suggeriscono di guardare con cautela ai tempi con i quali i nuovi
reattori modulari saranno disponibili“. Ma non solo. “Occorre considerare i tempi di
adattamento delle tecnologie ai criteri di sicurezza che verranno definiti in Italia” Morale: si tratta di di fattori che “suggeriscono che uno scenario che vede l’installazione delle nuove tecnologie nucleari in Italia già nel prossimo decennio potrebbe essere eccessivamente ottimistico“.
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Vogliamo il nucleare! A me sembrano i seguaci di Khamenei , che pur civile un pochino arricchito l’ uranio lo dovran fare . Ed a quel punto potenti si sentiranno , belli agli occhi del mondo e vista tal potenza gli altri si inchineranno. Vuoi metter far figura con un pannellino ed un eolichino in confronto di tal potenza nucleare? P.S. paga pantalone ed oltre ad arricchire l’uranio si arricchirà qualcun altro.
mi sono letto il report,
prima una critica, hanno usato i dati fantasiosamente ottimisti per le previsioni di costo nel 2040 forniti da IEA, e alcuni grafici fallati sempre di IEA; come agenzia francese ha la tradizione di essere parziale e propagandista sul nuculare
ad esempio ipotizzano che un reattore IN EUROPA al 2040 costi 4500e al kw potenza + circa 1500-2000e di finanziamento, e con questi dati si conclude che non abbasserebbe le bollette
peccato che nel mondo reale siamo sui 16.000e per 1 kw potenza,
circa 10-11 K di impianto e 5-6 K di finanziamento, e che ovviamente le bollette (o le spese accolate allo Stato) le manderebbero in orbita
gli stessi francesi di EDF, che hanno una certa faccia di bronzo , ma non quanto IEA, hanno appena annunciano che i loro prossimi reattori costerebbero se ho capito (7000e + finanziamento) al KW potenza ( 67 miliardi per 11 GW); se agli annunci mettiamo i normali rialzi in corso d’opera, siamo forse anche oltre i 16.000 al KW potenza
per gli SMR invece, oltre a IEA “governativa”, il report ha citato anche fonti “scientifiche” più critiche per le stime costi (che per SMR sarebbero ancora più alti delle già fuori mercato centrali tradizionali):
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0360544223015980
il Report, a parte l’essere stato timido sui costi (per diplomazia verso il governo?), fa trasparire comunque il giudizio negativo anche per tante altri motivate questioni, le scorie millenarie, il consumo di acqua, l’import e la dipendenza da estero, i tempi biblici ( a maggior ragione aggiungendo le modifiche normative )
inoltre è un bel lavoro di rassegna e informazioni, con spunti e citazioni interessanti che non conoscevo, per me bravi (anche se troppo diplomatici) i redattori
Be allora la Francia deve vivere in una posizione di spazio-tempo anomala, guarda uno che parte già col presupposto di chiamarlo nucleare capisco già che parla per partito preso, veramente imbarazzante.
di “anomalo” e “imbrazzante” ci sei tu che usi 50 nick-name, e fai attacchi alla persona, invece che all’argomento, come mia suocera
Spagna, dismette le centrali dal 2027, per scelta dei gestori perché diventano antieconomiche (quelle vecchie, figurati se ci fossero anche le spese di costruzione per centrali nuovi) in un paese che ha quote crescenti di rinnovabili
Francia e UK, hanno centrali costruite negli anni ’80, quando costava meno, usavano metà cemento, metà acciao, le scorie non utili ai militari era legale scaricarle in mare, e il costo del lavoro era più basso, e i loro Stati si sono indebitati sovvenzionadole,
pur di poter avere anche la filiera militare, la tecnologia, i centri di trattamento, estrarre dalle scorie le scorte di plutonio, come sta facendo oggi in ritardo la Cina; hanno e producono bombe e sottomarini atomici, che pure vendono; Macron dice chiaro che filiera militare e civile nuculare sono un costo, una scelta politica e militare”, non economica, e si aiutano a vicenda, citazione letterale di Macron “una non ha senso senza l’altra”
OGGI in occidente le costruzione di obsolete centrali (bollitori che vanno ancora a vapore con caldaia nuculare invece che a carbone) con il nostro costo del lavoro e le nostre nostre normative, ha costi assurdi, e sempre OGGI, abbiamo rinnovabili e accumuli a basso prezzo, che non producono scorie millenarie da lasciare ai nipoti
delle decine di reattori vecchi che andranno in dismissione, ne verranno sostituiti (forse) alcuni, il minimo indispensabile per accontentare e tenere aggiornate le filiere, e gli altri no, perchè OGGI è un bagno di sangue finanziario per gli Stati che devono sovvenzionarle (ma un affare per chi con queste filiere ci lavora)
I terrapiattisti e i pubblicitari sul web, che fanno casino per farci spendere soldi a loro favore su una tecnologia obsoleta, sono scollati dal mondo vero, che installa letteralmente 100 volte più nuova potenza da rinnovabili che reattori:
https://www.pv-magazine.com/wp-content/uploads/2025/01/thumbnail_Picture1-1536×1139.png
spendendo molto meno e senza lasciare scorie millenarie,
con mix rinnovabili + accumuli
https://www.pv-magazine.it/2025/02/17/ricercatori-della-sapienza-costo-dellelettricita-a-52-e-mw-con-solo-rinnovabili-al-2050/
..questo volevo postarlo sotto al messaggio del lord inglese che chiedeva come produrre l’elettricità
faranno prima il ponte o i minirattori?.. ah no.. arriveranno al cambio di guardia elettorale con tutto pronto e niente di fatto, il prossimo governo cambierà radicalmente posizione portandoci cosi all’ennesimo enorme spreco di risorse . W l’italia (minuscola non per errore).
Certo che cavalcate alla grande la disinformazione no nuke eh.
Ma ste auto elettriche, senza un carico base sostenibile, come cazzo le volete ricaricare?
Bankitalia chi? Vuoi mettere l’autorevolezza dell’Avvocato dell’Atomo
Il report di Bankitalia e per lo più positivo getta solo preoccupazioni sullo stato del piano del governo e manca di sottolineare che oltre a Cina e Russia ci sono Canada e Niger come maggiori paesi da cui si importa nucleare oltre all’Australia. Non tiene del già importante inquinamento delle rinnovabili e dei fossili e anche del fatto che in Italia già dobbiamo avere a che fare con le scorie quindi il deposito nazionale verrà comunque fatto.
Chissà perchè appena si parla di nucleare saltano fuori i troll che firmano due commenti nel giro di 4 minuti con due nick diversi. Me lo spiega lei o pinco pallo?
Hai messo una parola magica IMporta
NO, il Report spiega bene l’opposto, ovvero quanto già spiegato dai Rapporti ISIN per i rifiuti radioattivi
– scorie radioattive si dividono in 6 categorie di intensità
– centrali producono quelle ad alta e altissima intensità, e lunghissima permanenza
– questa frazione è quella problematica che non si sa come conservare in sicurezza per centinaia di migliaia di anni
– questa frazione, minore in volume rispetto alla altre, ammonta però a oltre il 99% della radioattività di tutti i rifiuti radioattivi
– cioè la somma di tutti i rifiuti industriali e medicali ammonta a è infinatamente più semplice da gestire, è l’unica parte che effettivamente dopo un certo periodo, potrebbe essere “sotterrata” senza troppi rischi a lungo termini per le falde acquifere
Le auto elettriche, di base, hanno una batteria che può immagazzinare energia, ovvero possono essere caricate quando l’energia è più abbondante e costa meno. Ovvero, il famigerato “carico di base” è quanto meno inutile, e serve ormai soltanto per giustificare una nuova era nucleare, che non arriverà né può arrivare.
a genna! anche solo dismettendo i pozzi petroliferi e le raffinerie ci sarebbe tanta di quella energia da alimentare non solo il parco auto elettrico mondiale e oltre ma anche il tuo smartphone e/o pc che ti fa sembrare maleducato e coatto quando commenti , cambiali e prendi il modello a miscela .
HA studiato presso qualche college britannico? Eton? Complimenti per il francesismo. Carico di base, vi siete innamorati del carico di base, che con le smart grid è sempre meno problematico