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Northvolt in bancarotta, sfuma il sogno della batteria europea?

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Con Northvolt in bancarotta si infrange il sogno di una grande azienda europea di batterie. In un lungo e amaro comunicato diffuso il 12 marzo di prima mattina la società svedese ha annunciato infatti che il ricorso all’amministrazione controllata, lo scorso novembre, non ha avuto successo e non ha potuto evitare il fallimento. 

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Peter Carlsson, fondatore di Northvolt.

In fumo 15 miliardi di dollari di finanziamenti da Volkswagen e grandi investitori internazionali

Northvolt racchiudeva in sè gran parte delle speranze europee per raggiungere una futura  indipendenza dalla Cina nel settore strategico delle batterie. Fondata nel 2016 da due ex dirigenti Tesla, Northvolt aveva attirato finanziamenti da tutto il mondo e sovvenzioni governative e da Bruxelles.

Avevano scommesso sulla start up scandinava Volkswagen e grandi nomi della finanza internazionale come Goldman Sachs e BlackRock. Tanto che nei sei anni di attività  aveva raccolto capitali per 15 miliardi di dollari. Tutti andati in fumo in sei esercizi consecutivi chiusi in “profondo rosso”.

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La gigafactory di Northvolt a Skellefteåu

Per l’industria europea delle batterie “un giorno molto triste”

Ora gli asset saranno messi in vendita dal curatore fallimentare; in particolare la gigafactory di batterie ubicata a Skellefteåu, un centro di ricerca e sviluppo nel sud della Svezia, terreni e autorizzazioni per nuove fabbriche in Germania e Canada.

«È stato un po’ come un giro sulle montagne russe. È un giorno molto triste», ha dichiarato al Financial Times il presidente ad interim Tom Johnstone. Ha spiegato inoltre che l’azienda negli ultimi mesi ha aumentato la produzione fino a un milione di celle e migliorato l’efficienza della produzione tagliando anche i costi. Ma nonostante contatti con un centinaio di investitori non è riuscita a trovare un miliardo di dollari di finanziamenti a breve per garantire la continuità aziendale.

  • LEGGI anche: Batterie al sale e riciclo in PresaDiretta

All’origine della bancarotta di Northvolt ci sarebbe il gigantismo del progetto (in tutto erano già pianificati investimenti per realizzare altri 5 impianti produttivi in Germania e Canada) a fronte di gestione approssimativa, processi inefficienti, innovazioni di prodotto e di processo non ancora sviluppate, eccessiva dipendenza dai macchinari cinesi.

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Due addetti di una fabbrica Northvolt (foto dal sito aziendale).

Northvolt in bancarotta per i progetti faraonici e i flop produttivi. Il caso dellle forniture mancate a BMW

Si vocifera per esempio di avveniristiche macchine per il confezionamento delle celle ordinate a un’azienda italiana poi rivelatesi un flop e mai entrate in produzione. Anche per questo Northvolt non è stata in grado di onorare imponenti ordini di grandi clienti dell’automotive, che poi li hanno annullati. Fece scalpore, per esempio, il caso di BMW lo scorso anno.

Il Financial Times ha raccolto indiscrezioni da ambienti vicini al gruppo secondo cui gli asset di Northvolt potrebbero essere rilevati direttamente da Scania, suo principale cliente e dal maggior azionista Volkswagen. Il costruttore di camion potrebbe rilevare le attività nei sistemi di batterie industriali. Mentre VW, nel suo report annuale, ha cancellato il capitale proprio e i prestiti Northvolt, mettendo a bilancio una perdita di 661 milioni di euro.

Quel che resta all’Europa (e all’Italia) nelle batterie

Con il crack di Northvolt l’Europa rischia di restare ai margini delle tecnologia delle batterie, diventando al massimo una colonia dei produttori cinesi e coreani. CATL sta costruendo stabilimenti in Germania, Ungheria e Spagna (qui in joint venture con Stellantis). VW ha stretto una partnership con la cinese Gotion. Altre aziende europee che sviluppano batterie per EV sono in una fase ancora embrionale. Altre, come la norvegese Freyr, hanno abbandonato il settore delle batterie per occuparsi di rinnovabili.

In Italia sembra già sfumata la gigafactory di batterie Stellantis-Total a Termoli, è definitivamente naufragato il progetto Italvolt, è ancora in fase di realizzazione l’ampliamento in Campania della fabbrica da 8 GWh del gruppo Faam.

  • LEGGI anche e guarda il VIDEO: Batterie auto a stato solido? “Le vedremo fra dieci anni”

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30 COMMENTI

  1. Come ho già detto in altro articolo, TUTTE le aziende che hanno puntato sul elettrico in Europa sono in crisi.
    Troppi pochi ordinativi, margini ridotti al lumicino e concorrenza spietata cinese che copia e vende sottoprezzo.

    • Concorrenza cinese che copia?? Sei rimasto agli anni 90.
      Il problema è la concorrenza europea al prodotto cinese che non esiste. Magari iniziassero quantomeno a copiare!

  2. I dazi sulle elettriche cinesi importate in EU sono stati motivati con “finanziamenti illeciti da parte del governo di Pechino alle aziende” … come se pure da noi non venissero richiesti da decenni “aiutini pubblici” per investire, per non parlare della cassa integrazione… o di altri interventi giustificati dal mantenere lavoro in aree depresse – producendo vetture in perdita.. tanto paga lo Stato.

    Questa vicenda dimostra che nonostante i “blasoni” coinvolti, gli ingenti capitali raccolti tramite importanti colossi della finanza, senza i “cervelli” che studiano i prodotti, i processi e la loro realizzazione al giusto costo e col giusto margine… non si realizza nulla .. specialmente quando i prodotti sono molto sofisticati e richiedono decenni di studi approfonditi ed una grande capacità di pianificazione.

  3. ci sono in corso tentativi di creare filere di batterie europee a zinco-manganese, ione-sodio, LFP, NCM, e altro, tendenzialmente per accumuli statici e batterie per camion

    però erano nate con l’obiettivo a misura di “ambizione europea” di scendere velocemente sotto un costo di 100€ al KW-h, e solo molto più avanti sotto a cifre più basse

    nel frattempo, in solo 36 mesi (meno di 2 anni), in Cina il livello di ambizione per i risultati è stato più alto, il vantaggio, ma anche la massa enorme di investimenti, ricerca, economie di scala, ha portato a:

    — batterie LFP storage 38€ / KW-h
    — batterie LFP autotrazione 43€ / KW-h
    — batterie NCM da autotrazione 53-60€ / KW-h
    — batterie ione-sodio in Cina stanno già scalando impianti da GW-h, che ne porteranno il costo al pari delle LFP

    e anche la Corea del Sud si è organizzata con produzioni economiche in indonesia

    ora, non direi che è tutta “colpa” del management europeo, se gli investitori scappano dai nostri progetti, temendo che a breve vengano travolti e superati dai prezzi più bassi cinesi

    se decidiamo che visti i tempi internazionali burrascosi,
    siano investimenti strategici, utili a tenere aggiornata una filera europea (ione-sodio, LFP, zinco-manganese, etc) che in caso di nuove guerre commerciali possa comunque essere scalata a prodzuioni del GW-h, fare da piano B, penso che (purtroppo, ammettendo che in Cina sono stati più bravi) andrebbero sovvenzionate, sennò forse nessun dirigente riuscirebbe a tenerle in piedi

    visti i tempi potremmo considerarli investimenti di guerra, spostando il focus del tema della difesa europea, dalle armi (sistemi di attacco), a spendere sistemi “stategici” che pure danno sicurezza e potere di contrattazione, tra cui batterie, satelliti, reti, automi, droni, IA, etc, di produzione europea

    poi chiaro, se non scoppiano altre guerre commerciali o guerre vere, le batterie per storage e trasporti continuiamo a comprarle in buona parte dai brand Cinesi (che comunque hanno già gli stabilimenti anche su suolo europeo).. però ci terremmo dei nostri “impianti pilota”, anche se più cari, per sentirci “coperti”

    che poi credo sia la logica di quella fabbrica di batterie LFP italiane usate per i sommergibili

  4. Pietra tombale sulla capacità di innovare davvero dell’industria automobilistica europea e dei suoi gruppi dirigenti.
    Malissima tempora currunt, sed peiora parantur.

    • ci voleva un Elon Musk per farla funzionare…ma noi europei personaggi come lui non li vogliamo..preferiamo quelli politicamente corretti…..quindi bancarotta

      • Vorrei ricordare che Elon Musk ha collezionato anche una serie di flop: The Boring Company, Grok, Cybertruck e Semi, Starship (forse)

        • Flop? The Boring Company ha appena concluso contratti per costruire tunnels a Dubai!
          Grok è ora ai vertici – se non il primo! – in vari benchmarks per chatbot AI
          Il Cybertruck è il truck EV più venduto negli USA
          Per il Semi stanno ultimando lo stabilimento di produzione in serie e già lo usano diversi clienti e Tesla stessa.
          Starship ha già fatto cose che nessun altro nel settore aveva portato a termine.

          Ma come si fa a distorcere così la realtà?

        • – The Boring Company: “Feb 13 2025: In a landmark collaboration poised to set the standard for urban mobility, the Roads and Transport Authority (RTA) of Dubai, in partnership with The Boring Company, have jointly announced they have entered into a Memorandum of Understanding (MoU) to bring TBC’s Loop system to Dubai as Dubai Loop with a 17 kilometer pilot Loop transportation system as the initial phase of the project. ”

          – Grok: “Feb 18 2025: Grok 3 shatters AI benchmarks as Musk’s xAI takes aim at OpenAI”

          – Cybertruck: “Gen 15 2025: The truck that “they won’t make” & that “nobody will buy” … has become America’s bestselling electric pickup truck in 2024”

          – Starship: Records broken: Most Powerful Rocket Ever Launched, Largest Rocket Ever Built, Most Powerful Static Fire Test, Largest Object Reentered from Space, First Successful Booster Catch, Most Engines Fired Simultaneously on a Rocket, Heaviest Payload Capacity. E hanno appena cominciato!

          • Direi che è assolutamente lecito disprezzare il Musk che fa politica, ma che non è diventato un diavolo tutto d’un tratto, anche prima di finire tra le braccia di Trump era discusso per il suo approccio all’associazione sindacale e ai licenziamenti (all’americana) nelle sue aziende.
            Trovo decisamente meno obiettivo farsi prendere dainsentimenti mal considerando i successi in campo tecnologico e imprenditoriale, considerando tra l’altro che il metodo di sviluppo rapido che utilizza prevede una consistente componente di rischio nei test, come accade con Starship, in cui molti test vengono fatti in modo precoce utilizzando profili di volo ad alte prestazioni, al contrario della filosofia molto più conservativa di raggiungere le massime prestazioni andando per gradi (ma facendo un numero di test maggiore).

      • Preferire personaggi corretti non è un errore a prescindere. E le due cose non sono esclusive.
        Abbiamo molti più problemi con personaggi corrotti.

        • ma magari fossero stati appassionati di finanza e utili trimestrali, perchè voleva dire che almeno avessero avuto qualche utile ma nemmeno quello..
          non lo so a vedere ultimamente sembra che in europa non siamo più capaci di fare un caxx a 360 gradi, dalla progettazione alla gestione

          • Beh, a giudicare dai bilanci degli ultimi 4-5 anni, hanno avuto utili miliardari, secondo l’organizzazione Transport & Environment (vedi l’intervista di Massimo degli Esposti al Direttore Italia Andrea Boraschi, https://www.youtube.com/watch?v=8mr6ChRlBbc&t=907s).
            Del resto, lo ha reclamato lo stesso De Meo, CEO Renault, in un’intervista al “più prestigioso mensile di motori italiano” del 6 settembre 2023 (link https://www.quattroruote.it/news/industria-finanza/2023/09/04/luca_de_meo_intervista_monaco_.html, ancor oggi reperibile sul sito): parlando di Tesla che in quell’anno per la prima volta avevo abbassato il prezzo di Model 3 e Y per farli rientrare negli incentivi statali (uniche auto di segmento D!!!), affermò che:
            “È un tema complesso, perché alla fine hai come la sensazione che tutto il sistema, compresi i media, ti stia spingendo ad abbassare i prezzi. Ma se i costi non si riducono di pari passo, o non hai la prospettiva di abbassarli in fretta, si rischia di creare le stesse condizioni che a un certo punto hanno portato tutti i costruttori europei a essere in difficoltà dal punto di vista economico. Volete un’industria così o volete un’industria che magari vende qualche macchina in meno, ma è sana? Quando sono arrivato alla Renault, la mia scelta l’ho fatta: la dimostrazione è che oggi guadagno come la Renault non ha mai guadagnato in 125 anni di storia, molto di più rispetto a quando facevo un milione di auto in più. Concorrenti tipo Tesla possono permettersi di aggredire i prezzi, ma io penso che dobbiamo essere coerenti con quello che abbiamo fatto negli ultimi tre anni. E non cadere nella trappola dei ribassi.”
            Ecco, il re è nudo.

        • Gli appassionati di automobili ci sono eccome, hanno bilanci solidissimi e aziende floride…fanno macchine

    • Giustamente nell’articolo si cita come uno dei fattori l’aver puntato troppo in alto senza avere alcuna certezza di raggiungere quegli obiettivi.
      E’ un peccato ma se guardiamo la realtà ha chiuso un’azienda che non ha mai fatto nulla di concreto. Quindi è come se non fosse mai esistita.

      • Però quingiti mijardi se li sono svampati.
        Volendo mettersi in modalità Andreotti, Sarei curioso di sapere che fine hanno fatto.
        🤭🤭🤭

      • Si ma i soldi messi dagli investitori dove sono???
        E’ esistita eccome, ma non è riuscita e ha perso molti soldi….

        • Rischio d’impresa. Un ‘investitore’ sa che può perdere anche tutto. Soprattutto in una startup.

      • Beh, insomma…
        Dall’articolo: “…l’azienda negli ultimi mesi ha aumentato la produzione fino a un milione di celle e migliorato l’efficienza della produzione tagliando anche i costi. Ma nonostante contatti con un centinaio di investitori non è riuscita a trovare un miliardo di dollari di finanziamenti a breve per garantire la continuità aziendale.”
        Stava crescendo dopo tutta una serie di errori di gioventù, ma se gli investitori guardano all’utile trimestrale e non vedono più in là di quello, facciamoci una domanda e diamoci una risposta su come siamo messi.

        Fatte le dovute differenze, mi ricorda un po’ il caso di Energica, a Soliera di Modena (vedi https://www.vaielettrico.it/energica-un-patrimonio-italiano-a-rischio-chi-la-salva/ e https://www.vaielettrico.it/energica-comunica-la-liquidazione-giudiziale/): uccisa nella culla mentre cresceva per difficoltà del solito ingordo fondo statunitense che se l’è voluta pappare – come fatto con altri investimenti – per spremere utili, ma uno degli altri investimenti le è rimasto sul gozzo e la povera Energica è stata strangolata dall’eccesso di ordini e dalla mancanza di finanziamenti dal fondo per aumentare la capacità produttiva.

        Ormai il nostro capitalismo è diventato di rapina, mordi-e-fuggi, spremi-il-limone… tutti a pensare agli utili e alle manovre di finanza, e nessuno più davvero appassionato a ciò che viene prodotto.

        • 6 anni di rossi, e anche abbastanza profondi, per poi aggiungere un altro miliardo solo per garantire la sopravvivenza. Non mi sembra un capitalismo di rapina, mentre trovo più inconcepibile una situazione come quella di Tesla con una quotazione 170 volte superiore al fatturato.
          Forse i soldi non crescono sugli alberi, come diceva mia nonna..

        • Sono sempre perplesso quando parla in questi termini di Energica: un fondo avrebbe accettato la perdita totale dell’investimento pur di non dare i fondi necessari a stare dietro ad una montagna di ordini? A meno che ogni moto prodotta non generasse perdite, mi parrebbe poco credibile e/o sensato.
          Quel che si mormorava nel settore automotive è che abbia sempre goduto di occhi di riguardo dalla politica locale, per lo meno nei suoi primi anni di vita.

        • Ecco perché avremmo l’urgenza estrema di finanziamenti direttamente dalla politica europea e di una regolamentazione più stringente su come gestire i fondi privati in Europa in taluni settori. I soldi e le competenze ci sono, l’Europa non è il terzo mondo né a livello economico né tecnico, non avremmo il meglio del meglio ma abbiamo fior di ricercatori ed università in pressoché ogni settore. Quel che manca è sapere indirizzare i finanziamenti e accettare che il capitalismo puro sfrenato arricchisce pochissime e impoverisce economicamente ma anche culturalmente i più.

        • Eugenio non dico che non abbiano provato a fare qualcosa.
          Ma di batterie loro in circolazione non se ne sono mai viste. Anche l’accordo con il settore automotive non ha portato i frutti perchè non riuscivano a consegnare.
          Non a caso han chiuso sempre in rosso.

          Ed è un cane che si morde la coda perchè se l’azienda non è solida non ti leghi a lei per la fornitura.

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