Non solo le elettriche costicchiano…L’Unione dei produttori UNRAE ha aggiornato il prezzo medio delle auto per il 2024: superati i 30 mila euro.
Prezzo medio in Italia nel 2024 oltre quota 30 mila euro
Dopo l’impennata registrata negli anni del Covid, il ritmo dei rincari è rallentato, ma non è cessato. Nell’ultimo anno si è passati da 29.868 a 30.096, ovvero 228 euro in più (0,8%). Le citycar a listino sono sempre meno, mentre abbondano i Suv, con prezzi sempre più sostenuti. E l’auto è diventato un oggetto fuori portata per molti italiani, che si tengono la vecchia auto o si rivolgono al mercato dell’usato, che invece cresce.
Anche nel 2024 c’è stato un leggero calo delle immatricolazioni (-0,5% da 1.566.521 a 1.558.704), rispetto a un anno non certo esatante come il 2023. L’Unrae, però non ci sta, e fa una puntualizzazione che però rischia di rivelarsi un mezzo autogol: “Si denuncia che le auto sotto i 14mila euro sarebbero introvabili e quelle sotto i 20 mila euro rappresenterebbero solo il 20% del mercato. Dati alla mano (prezzo fattura) nel 2024 la prima fascia ha rappresentato circa il 5% del mercato e la seconda circa il 30%“.

Non solo le elettriche…Il mercato delle auto sotto i 20 mila vale solo il 35%
In pratica: il mercato delle auto sotto i 20 mila euro, limite massimo per milioni di potenziali acquirenti, vale ormai solo il 35%. Non ci sono più le utilitarie di una volta. È un fatto che i costruttori si stiano rivolgendo su modelli di dimensioni sempre maggiori, tagliando fuori il cosiddetto segmento A (quello della 500 e della Panda).
Ma anche qui la lettura dell’Unrae è diversa: “Si denuncia la presunta scomparsa dell’offerta di prodotto nei segmenti bassi, caratterizzati da margini inferiori. Ebbene, nel 2024 il numero dei modelli immatricolati nei segmenti A e B è pari rispettivamente a 24 e 79, con quote di mercato pari rispettivamente a 8,3% e 48,1%: non esattamente un deserto. Se gli acquisti dei consumatori si stanno spostando verso segmenti superiori, questo non può essere imputato a forzature dal lato dell’offerta, come si legge diffusamente. Ma ad una evoluzione delle loro preferenze, come accade in tutti i settori merceologici“.
- Le vostre auto usate in vendita raccontate sul nostro canale YouTube da Edoardo. Ma potete essere voi a illustrarle mandando un breve video a info@vaielettrico.it
Ok allora bene dato che la cosa le dà fastidio perchè ripetitiva, scriva lei una soluzione CONCRETA che riesca a scardinare questo gap economico e spostj la % delle BEV a qualcosa di più del congelato 4.2% … aspettiamo fiduciosi le sue proposte a riguardo.
Le nostre proposte a riguardo (è molto altro) l’abbiamo scritto negli oltre 14 mila articoli pubblicati in sette anni: se non l’abbiamo convinta, pazienza. Ma a che serve ripetercelo tutti i giorni e con le stesse argomentazioni?
Sarei lieto di capire meglio:
come mai l’offerta non risponde alla richiesta di paesi come l’Italia, la Spagna, o anche la Francia, dove per strada si incontra un enorme numero di auto di categoria A e B?
Una spiegazione potrebbe essere che un conto è il numero di MODELLI disponibili per fascia di mercato, un’altra quella di VEICOLI effettivamente venduti. E considerato che lo sviluppo di un nuovo modello dall’inizio alla produzione costa ad un’azienda automobilistica 7-8 miliardi, chiaro che l’utilitaria che fa grandi numeri di vendite dovrebbe avere un rapporto investimento/prezzo di vendita inferiore, ma anche che il numero di modelli richiesti per coprire il mercato dei veicoli di fascia A sarà di molto inferiore di quello dei modelli di lusso o sportivi, considerati ancora uno status symbol.
Siamo sicuri quindi che questo dato rappresenti realmente un problema e non la semplice necessità delle aziende di investire su pochi modelli di fascia bassa differenziando l’offerta per chi invece vuole un veicolo di fascia alta anche se i numeri di veicoli venduti è molto inferiore?
Anche l’aumento delle vendite di veicoli usati non mi convince del tutto: per ogni veicolo usato, ce ne dev’essere uno di sostituzione, nuovo o usato, considerato anche che a fine utilizzo ogni veicolo sarà rottamato (first-in first-out…). O forse il numero di veicoli per capita – molto alto in Italia rispetto alla media EU – stia calando drasticamente? Non mi sembra:
“Nel 2023, l’Italia ha [avuto] il più alto tasso di motorizzazione dell’Ue: 694 autovetture per 1.000 abitanti (571 la media Ue). Il tasso continua a crescere in media, dell’1,3% l’anno dal 2018, molto più che nelle altre maggiori economie dell’Unione (Germania +0,7%, Spagna +0,4%, Francia +0,3%).” (da https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/12/Statistica-today-parco-veicolare-DEF.pdf)
Anche se questo forse si spiega con i cambiamenti sociali in atto (più nuclei familiari monopersona o senza figli, e maggior numero di coppie in cui entrambi lavorano e necessitano di un veicolo, in mancanza di vere alternative praticabili (mezzi pubblici, ciclabili, una cultura in generale che premi la sostenibilità dei trasporti).
Ha senso come ragionamento. Un’auto per essere poco costosa deve richiedere ovviamente meno materiali, ma deve anche essere venduta in milioni di esemplari per spalmare i costi di sviluppo. Se ci fossero tante auto piccole a listino, non potrebbero essere economiche. Certo è che ormai anche la panda costa 16mila euro.
In sostanza vogliono fare macchine sempre più grandi, con sempre più aggeggi elettronici che ai costruttori costano pochissimo e che ce li fanno pagare carissimi, così ci obbligano a fare il finanziamento. In pratica ci guadagnano due volte e poi spingono i suv, macchine inutili e carissime, una presa per i fondelli.
Fosse per i desideri delle case costruttrici e concessionarie.. produrrebbero solo Panda 741 del ’78 e te la venderebbero ai prezzi di un Grand Cherokee 3.0
La “moda SUV” è stata importata dagli USA… Nissan Qashqai fu la prima a fare una “ruote alte” di dimensioni VW Golf…altre case erano impreparate e ci misero un po’ ad attrezzarsi di modelli simili ..che poi hanno “sfondato” su richiesta del pubblico…
Sono poi restate ferme 15 anni a guardare altri produrre vetture ibride (giapponesi) ed elettriche (Tesla e cinesi)..
Vendono poco.. guadagnano molto meno e cercano di recuperare rifilando finanziamenti e servizi in abbonamento.
Gli “aggeggi elettronici” spesso sono imposti da normative anti-inquinamento o ADAS per la sicurezza…costa svilupparli più che produrli.
Costi di sviluppo ben piu’ che ammortizzati visto che nel 99% dei casi gli adas sono prodotti standard di aziende come Bosch Denso e MM.
Lo sviluppo di nuovi prodotti e dispositivi nelle case è continuo ..
Solo i dispositivi “già maturi” si possono dire ammortizzati.
Di questi tempi poi se non investono cifre enormi in R&D perdono definitivamente la competizione globale
(resta il problema di remunerare munificamente gli azionisti ed i CEO)
L’Europa non può risolvere i suoi problemi solo con una moneta unica. Serve una vera federazione europea perché oggi, nel confronto globale, anche le nazioni europee più grandi come Germania, Francia o Italia sono in realtà ‘piccole’ se paragonate a giganti come USA e Cina.
L’Europa vive ancora nell’illusione di essere un punto di riferimento mondiale, ma questa è una visione anacronistica: il suo ruolo di principale centro di potere globale è finito da tempo. Senza una vera unificazione politica ed economica che vada oltre la semplice moneta comune, l’Europa rischia non solo la marginalizzazione ma un vero e proprio tracollo economico.
Particolarmente preoccupante è la mancanza di una strategia comune europea nei confronti della Cina. Dovremmo allearci con gli USA per proteggere il nostro sistema economico e sociale dall’aggressività commerciale di un regime dittatoriale che viola sistematicamente i diritti umani dei propri cittadini, arrivando persino a sottoporre minoranze etniche come gli Uiguri ai lavori forzati. La frammentazione europea ci rende vulnerabili di fronte a questa sfida.
Il vantaggio immediato di poter acquistare prodotti cinesi a basso costo è in realtà un’illusione pericolosa: non possiamo entusiasmarci per un risparmio temporaneo se questo significa la perdita di posti di lavoro in Europa, dove è impossibile competere con chi non rispetta alcuna regola sociale, ambientale o di diritti dei lavoratori.”
Concordo su una federazione europea ma richiederebbe togliere i tantissimi paradisi fiscali interni e la Concorrenza sleale sul lavoro dell’ est, altrimenti senza uniformità di condizioni i diritti delle persone verranno sempre trattati al ribasso. Un po’ meno sull’ Alleanza con li states Che mi sembrano sempre meno civili e sempre più involati verso una oligarchia ristrettissima. Poi ovviamente ci serve per tutto ciò che riguarda le big tech quindi non parlo assolutamente di cesura assoluta o di buttarci in mani ad altre dittature. Dico solo che la strada di welfare state che ha provato ad avviare l’Europa decenni fa non è la stessa degli states. E al di là di loro c’è appunto da ricercare Unione di intenti ed uniformità si condizioni dentro l’Europa. Nonostante i decenni di pochi investimenti e il fatto che ormai ci hanno superato economicamente le varie superpotenze restiamo un centro culturale in fermento e di primo piano . Anche se pure li tutte le università e scuole europee dovrebbero collaborare molto di più, non bastano minimamente stage, Erasmus o commenius.
Sinceramente più che su fasce alte di prodotto a me sembra che gli italiani di siano spostati sull’usato (4 auto su 5 sono acquistate usato) e questo trend la dice lunga di cosa potrà accadere nei prossimi anni con buona pace di UNIRAE e di tutti quelli che pensano che con le multe e i diktact si risolvano tutti i problemi.
buon giorno Antonio
tieni presente che non sono i “diktat” europei a far calare il mercato auto nuove; in Europa conta molto di più il calo dei produttori tedeschi sui mercati internazionali (che induce fermi o cali produttivi, incertezza sulla tenuta del lavoro e conseguente calo di acquisti anche se non dovuto a calo di redditi nell’immediato), mentre in Italia sono decenni che si abbatte il reddito disponibile con forme contrattuali (quando presenti) che hanno “precarizzato” persino grandi masse di lavoratori a tempo determinato (figuriamoci gli altri, a P.IVA, in Società cooperative spesso fittizie o cmq con contratti a termine).
Agli italiani resta la soluzione “cubana” dell’usato a basso costo di acquisto (e manutenzione) perché non hanno scelta a prescidere dal divieto che partirà nel 2036; le autovetture sono aumentate “di taglia ” e costo già anni prima e già anni prima si è ridotta la vendita ed i volumi prodotti nel nostro paese.
Siamo ad un punto di svolta ormai irrinunciabile: come ha ben scritto sopra @robielle l'”unione” fa la forza… a tutti i livelli: quello istituzionale (con rafforzamento dell’Unione Europea fino a diventare uno stato unito e con una politica ben definita in tutti i campi – lo so.. difficile e doloroso ma indispensabile- ) ed anche a livello produttivo con il raggruppamento in tanti campi produttivi per creare dei “campioni europei” paragonabili agli altri giganti del settore mondiale; sta già avvenendo nel settore produttivo militare (con la spinta indesiderata delle invasioni territoriali russe e del possibile disimpegno USA nella NATO); dovrà avvenire per forza un raggruppamento anche nelle filiere produttive automotive (batterie, motori, elettronica e telai)… unico modo per arrivare a produrre veicoli sufficientemente economici (data la sofisticazione attualmente richiesta da norme di sicurezza e antiinquinamento) per tutti i vari livelli di stipendio nel nostro continente.
Che poi non capisco perché debba essere doloroso. Si diverrebbe tutti più forti e ricchi, con un’ economia che riparte. Ovvio non riuscirai mai a farlo quando dentro hai paradisi fiscali o paesi dove il lavoro costa 1/8 perché non garantiscono già i pochissimi diritti che garantiamo in Italia. Per me andrebbero risolte queste due situazioni e andrebbero presi dentro tutti i paesi scandinavi e pure quei “simpaticoni” degli inglesi.
Ciao Howl
Con “difficile e doloroso” intendo il fatto che tante scelte vanno fatte, che spesso vanno a danno di taluni interessi nazionali (da qui la forza crescente dei movimenti populisti).
Guarda cos’ è successo in Stellantis accorpando Peugeot_Citroen con FCA..
Se continueranno gli indispensabili raggruppamenti europei in automotive dovranno selezionare tecnologie, impianti, piattaforme e cmq distribuirle tra i migliori e più redditizi stabilimenti nelle varie zone d’Europa (e la Germania rischia più degli altri… visto il costo del lavoro alto che non è più coperto da grandi volumi venduti sui mercati internazionali…erosi dalle auto concorrenti… Tesla e cinesi innanzitutto)
Ma infatti serve un intervento serio a livello politico (ma che siano governi nazionali o UE siamo messi sempre malissimo in sto periodo) di investimenti, ricerca e sviluppo che non sia volto a produrre solo dove costa meno perché abbiamo visto quanti danni fa poi alla gente comune produrre nell’ est e mettere le sedi in paradisi fiscali tra l’altro spesso per produrre auto brutte e mediocri ma comunque carucce. C’è da tornare a mettere al centro il core dell’ Europa, ove tra l’altro il costo del lavoro è simile.
Serve sia dare lavoro che diritti a persone ed ambiente, ma ormai non c’è più tempo eppure continuano a non fare nulla o a parlare di armi e austerity sul resto.
Purtroppo i diritti non sono mai il punto di arrivo dei partiti populisti e sovranisti che in questo momento sono prevalenti sia in Europa che USA… le retoriche sono veramente da clima pre-guerra.
Damiano, io mi riferivo alle previsioni che non si sono avverate e le promesse man mano spostate in avanti anno su anno, i diktat ci sonk eccome, al dj la di quello del 2035 c’è anche quello che partirà quest’anno e come hai detto anche tu purtroppo temo che la soluzione “cubana” sarà quella che buona parte degli italiani (e non solo loro, dato che stipendi e infrastrutture in Europa non sono certo ovunque come nei paesi nordici e in Germani).
Ad oggi i “campioni” europei non hanno certo estratto il coniglio dal cilindro e le loro auto non hanno certo le caratteristiche e soprattutto i costi per soddisfare esigenze e portafoglio della maggioranza dei cittadini. Il mantra che diamo prossimi a un cambiamento che porterà prezzi e strutture per un cambio di paradigma sono anni che li sento … ma sono anni che alla fine siamo inchiodati alle stesse % o poco più, 10 annj sono tanti e sono pochi a secondo da che parte li guardi e a secondo che tu sia ottimista o pessimista, io cerco di non essere ne uno ne l’altro ma solo realista e in quanto tale guardo all’oggi e purtroppo vedo che i numeri non tornano … ma neanche lontanamente e purtroppo come sempre accade le belle idea senza i soldj restano tali, ci sarannk cambiamenti per invertire questi trend? Me l’auguro (per tutti) ma come al solito spero di essere smentito pensando male piuttosto che esserlo pensando che tutto andrà benissimo.
Previsioni…?
quelle sull’andamento climatico drammatico non sono state rispettate.. ma pesantemente superate.
Promesse?
Ne abbiamo sentite tante di sicuro…quasi tutte mancate..specie quelle fatte da centri di potere.
Le case auto sono ancora carenti di modelli adeguati a periodi con situazioni non previste (anche se talvolta prevedibili) e tieni presente che a sviluppare un’ auto moderna (per criteri anti-inquinamento e sicurezza) occorrono almeno 4 o 5 anni per farle uscire sul mercato; i disastri del periodo COVID e post sono arrivati in un periodo di prospettive di rilancio internazionale dopo i crack 2007 /8 (da Lehmann B. in poi) e quindi si aspettavano di vendere ben altri volumi di vetture costose per il momento attuale; si è drammaticamente aggiunta la rincorsa alle produzioni cinesi più evolute (e la Commissione, pur con errori, ha solo tardivamente reagito al sonno profondo delle case europee) .
Occorrerà tempo per vedere adeguamenti (qualcosa io intravedo) ma troppr divergenze ci sono tra modi di vedere e di agire.
Per questo ti esorto a puntare verso politiche nuove di sviluppo su innovazione non bollandole subito come sogni .. bisogna crederci… occorre pretendere che l’Italia si impegni a raggiungere i migliori…non affossarci in vecchie produzioni, vecchie metodi…che portano solo a ritrovarsi vecchi con stipendi inconsistenti..
Damiano le idee sul futuro sono bellissime, peccato che gli italiani quando guardano il loro stipendio/pensione, il loro conto corrente, le loro bollette, anche se si mettono in posizione yoga e pensano ardentemente a come cambiarli e/o cosa fare perchè un governo (alla canna del gas) lo faccia, alla fine sempre quelli restano e arrivare a fine mese è sempre più difficile …purtroppo dalle rape non estrai sangue e come stanno le cose vedo Cuba sempre più vicina … peccato non avere palne e spiagge come la
E’ la centesima volta che posta lo stesso commento, con tanto di sangue dalle rape e Cuba. Abbiamo capito. Vediamo di fare qualche passetto avanti