Il Premio Nobel per la Chimica 2025 è andato a tre scienziati, per una scoperta che potrebbe “rivoluzionare” la lotta al cambiamento climatico. Susumu Kitagawa Giappone), Richard Robson (Gran Bretagna) e Omar M. Yaghi (Giordania) hanno creato i Metal-Organic Frameworks (MOF). Strutture molecolari capaci di catturare gas serra come l’anidride carbonica, aprendo a nuove soluzioni per la transizione energetica.
Come è accaduto anche in passato, la Reale Accademia Svedese delle Scienze ha mandato un segnale politico importante. Anche nelle categorie più tecniche del premio istituito da Alfred Nobel nel 1895, ha saputo guardare avanti e ha premiato studi o scoperte che possono migliorare la vita degli esseri umani e del mondo che li circonda. Tra l’altro la scoperta dei tre scienziati ha già trovato applicazioni concrete: dai sistemi per immagazzinare idrogeno alla raccolta di acqua dall’aria nei deserti, fino alla rimozione di inquinanti dalle acque.
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Le “spugne molecolari” consentono di immagazzinare gas climalteranti e rimuovere inquinanti dalle acque
I MOF possono essere immaginati come spugne molecolari: materiali cristallini porosi formati da ioni metallici collegati da leganti organici che creano una rete tridimensionale con minuscole cavità. All’interno di questi “spazi”, le molecole di gas possono essere intrappolate, selezionate e rilasciate su richiesta. Un principio tanto semplice quanto rivoluzionario: consente di filtrare la CO₂ direttamente dai fumi industriali o dall’atmosfera. Offrendo una tecnologia più efficiente e sostenibile rispetto ai sistemi di cattura tradizionali.
La scoperta affonda le radici negli anni Settanta, quando Richard Robson, allora docente all’Università di Melbourne, intuì che la disposizione geometrica delle molecole avrebbe potuto creare strutture regolari con grandi cavità interne. Da quell’idea nacque la possibilità di progettare cristalli simili a diamanti, ma porosi. Negli anni Novanta Susumu Kitagawa, dell’Università di Kyoto, trasformò quel concetto in realtà: realizzò un materiale capace di assorbire e rilasciare metano, azoto e ossigeno senza perdere forma. Più tardi sviluppò una versione “flessibile” che si comportava come un polmone, espandendosi e contraendosi in base al gas immagazzinato.
Il passo successivo arrivò con Omar Yaghi, oggi professore all’Università della California a Berkeley. Nato e cresciuto in Giordania in un villaggio senza acqua né elettricità, Yaghi portò l’idea a maturazione, dimostrando che i MOF potevano essere progettati su misura per catturare selettivamente determinate molecole. La sua ricerca ha aperto la strada a una nuova generazione di materiali “programmabili”, capaci di adattarsi a esigenze specifiche dell’industria e della sostenibilità ambientale.
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I MOF sono capaci di estrarre acqua dall’aria in regioni aride o di degradare residui farmaceutici nell’ambiente
Oggi i MOF sono tra le tecnologie più promettenti nella lotta al riscaldamento globale. Grazie alla loro enorme superficie interna — fino a migliaia di metri quadrati per grammo — possono trattenere quantità significative di CO₂, essere rigenerati e riutilizzati più volte, rendendo la cattura del carbonio un processo più economico e scalabile.
Le applicazioni non si fermano qui. L’industria elettronica li impiega per contenere gas tossici usati nella produzione di semiconduttori, mentre nei laboratori si sperimentano MOF capaci di estrarre acqua dall’aria in regioni aride o di degradare residui farmaceutici nell’ambiente. Anche lo stoccaggio dell’idrogeno — nodo cruciale per la futura economia verde — potrebbe beneficiare di questi materiali, che consentono di conservare il gas in modo sicuro e compatto.
La motivazione del Nobel è chiara: questi scienziati non hanno solo creato una nuova classe di materiali, ma hanno fornito strumenti concreti per un futuro a basse emissioni. In un’epoca in cui la decarbonizzazione è una priorità globale, la chimica dei MOF rappresenta un ponte tra la ricerca di laboratorio e le politiche climatiche. Come ha dichiarato la giuria svedese, la scoperta di Kitagawa, Robson e Yaghi “offre alla chimica una nuova architettura per costruire un mondo più sostenibile”.
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mi ero perso la notizia sul nobel della chimica, grazie news interessante!
ho cercato per curiosità, nel 2025 dopo anni di tentativi è stato concretamente messo in commercio il CALF-20, uno di questi materiali in grado di catturare la CO2 dai fumi dei camini industriali, perché con il processo BASF-Svante sono riusciti a renderlo economico da produrre
mentre per composti in grado di catturare vapore acqueo dall’aria, come il materiale MOF-303, leggo non sono ancora alla fase commerciale.. se ci riescono entriamo dritti dritti in applicazioni che prima sembravano da fantascienza