Nito N4, è la regina elettrica di Eicma 2018

Fossi chiamato ad eleggere la regina elettrica di Eicma, non avrei il benché minimo dubbio: voterei per il prototipo Nito N4 Urban Motard.

Non solo per il design, talmente bello e originale da lambire i territori dell’arte, non solo per il progetto industriale del giovane team torinese che l’ha progettato e lo produce e nemmeno perché made in Italy al 100%. Quello che trovo straordinario nell’ultima creazione della Nito è la semplicità con cui il designer e fondatore César Mendoza ha reinventato l’oggetto moto senza più impiccarsi ai vincoli, a questo punto solo psicologici, delle tradizionali moto a trazione termica. Quello elettrico è tutt’altro sistema, e Nito ha saputo coglierne tutte le potenzialità. Cito per tutti un particolare che mi ha molto colpito: la rinuncia a catene o cinghie di trasmissione. Potrebbe sembrare una banalità visto che tutti i motori elettrici sono sostanzialmente grossi dischi e gran parte delle ebike, così come molti modelli di piccoli scooter, già da anni li integrano alla ruota. Eppure nessun costruttore di moto elettriche ad alte prestazioni aveva mai osato tanto.

Addio catena e corona

Il posteriore di Arc Vector con catena e corona in bella evidenza

Nemmeno l’inglese Arc Vehicle che presentando qui ad Eicma il suo Arc Vector come la rivoluzione del mondo motociclistico (la fa pagare 90.000 sterline, tanto quanto una Tesla Model S) ci propina corona e catena identiche a quelle della MV Agusta di Giacomo Agostini. Quarant’anni dopo.

 

Praticamente identico il sistema di trasmissione della Mv Agusta 500 di Giacomo Agostini

 

 

Altrettando fanno Energica e Zero, le due punte di diamante nelle elettriche ad alte prestazioni, e perfino Kymco col suo prototipo Super Next da 260 all’ora.

Ma che bisogno ce n’è? Perché ammassare tutto l’ingombro batteria-motore tra le gambe del pilota, per poi aggiungere altro peso e altri ingombri per trasferire il movimento alla ruota motrice, un metro abbondante più indietro? Nito trasporta soltanto corrente, e per questo le basta un cavo da 150 grammi scarsi.

In evidenza la ruota posteriore con motore da 11 kW integrato

Certo: la scelta del motore sulla ruota posteriore non è indolore, spiega Mendoza. Primo problema: ha dovuto studiare un ingegnoso meccanismo che consenta di rimuovere la ruota senza toccare disco motore e sistema frenante che restano solidali al braccio oscillante. Secondo problema: ha dovuto rivedere tutti i bilanciamenti tenendo conto del maggior peso sul retrotreno. Però li ha risolti. Il come lo capiremo solo montando in sella.

Il telaio? Fusione unica in alluminio

A colpo d’occhio, comunque, N4 Urban Motard cambia davvero il paradigma. Spazzati via gli impicci del motore e della trasmissione, nella parte centrale della moto resta solo una semplice, snella batteria; per reggere la quale non servono più complesse culle, ma basta un traliccio fuso in alluminio che funge anche da supporto per l’originale leveraggio della forcella anteriore e il braccio oscillante della sospensione posteriore.

Un’appendice superiore conferisce alla moto il caratteristico zig zag del fulmine e regge la sella. Ovviamente sparisce anche ogni simulacro di serbatoio, al quale Mendoza simbolicamente sostituisce un triangolo vuoto. Il tutto non è soltanto funzionale e limpido: pare essere anche economico, visto che N4 Urban Motard è già prenotabile, prime consegna fra 14 mesi, con sconto di 1.000 euro rispetto ad un prezzo di listino al pubblico che sarà di 14.800 euro. Tutto sommato poco per un mezzo da 150 km/h e 150 km di autonomia, che si propone di «dimostrare al pubblico che la moto elettrica può dare emozioni».

Il vizietto di inventare nuove linee

Il Nito NES 5

Mendoza ha fondato Nito appena quattro anni fa, dopo aver diretto per dodici anni l’università del design torinese Ied. Il primo progetto è stato lo scooter NES, prodotto in Cina e assemblato in Italia, offerto nelle versioni NES5 (ciclomotore da 4.750 euro) e NES10 (motociclo da 5.250). Entrambi sono in vendita anche all’estero e hanno già ottenuto tre riconoscimenti in concorsi internazionali di design. Non ancora in vendita invece l’altro scooter pieghevole N3, se possibile ancor più originale nella sua configurazione a tubo centrale inclinato.

Il Nito N3

Il team di Nito, una cinquantina di persone in tutto fra designer, progettisti e tecnici, è supportato da alcune aziende italiane, tra le quali Pirelli, Selle Italia, Brembo, FG Racing, Jonich, HONPE Technology, Danisi Engineering, e finanziato da alcuni soci investitori. «Siamo molto convinti delle nostre idee e delle nostre capacità _ dice Mendoza _. Per questo abbiamo l’ambizioso progetto di diventare il leader italiano della moto elettrica: non ci fermeremo agli scooter e nemmeno a questo prototipo di Urban Motard. Pensiamo ad una gamma completa, dall’ebike alla superbike, sempre producendo idee innovative e nuove soluzioni tecnologiche».

Visualizza commenti (5)
  1. claudio paccione

    Il tutto mi sembra geniale. Gradirei conoscere il peso del motociclo ed in particolare quello della ruota posteriore (compreso il motore) e quello del braccio posteriore.
    Complimenti per l’azzardo del meraviglioso design.

    1. Cari amici Claudio, Ivo, Patrick, Roberto e Velenux. In attesa di rispondere nel dettaglio a tutti gli approfondimenti che mi chiedete e che girerò direttamente a César Mendoza, progettista e fondatore di Nito, perdonatemi una risposta cumulativa. Le vostre reazioni dimostrano che N4 Urban Motard non è una moto che si possa ignorare. E mi stupisce non poco che siti internazionali qualificati se la siano dimenticata, preferendo citare i soliti noti (Vespa, Kymco, Harley Davidson e compagnia bella). Detto questo io per primo ho espresso le mie perplessità riguardo al posizionamento del motore, quindi delle masse, sulla ruota posteriore. Come ho scritto, Mendoza risponde di aver risolto il problema. E’ chiaro che la prova del nove sarà in strada, e per questo ci vorrà ancora qualche tempo. Però, ragazzi, quant’è bella, quant’è innovativa, quant’è originale!! Al confronto tutte le altre mi sono sembrate il solito già visto, semplicemente rimpinzato di effetti speciali, per di più profumatamente pagati.

  2. roberto de falco

    mettere il motore nella ruota e’ un errore gravissimo. lo sa bene chi guida una bici elettrica col motore posteriore e chi guida una bici col motore centrale. ogni grammo messo su una ruota sono come otto grammi in piu’ sul telaio. il risultato e’ l’ingovernabilità’ del mezzo , eccesso di peso sul posteriore , maggiori consumi ecc ecc. d’altronde se tutti usano la catena un motivo vero c’e’ . e si sente.

    1. assolutamente d’accordo ! nel mondo automotive è una problematica molto conosciuta quella della “massa sospesa”.

  3. Patrick droulers

    Buongiorno
    Condivido il suo entusiasmo
    Desideravo sapere l’architetura interna del motore se e a flusso assiale o radiale
    Grazie
    Patrick Droulers

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