La grande frenata del mercato automotive fa un’altra vittima illustre. Il gruppo giapponese Nissan ha annunciato di essere entrato ufficialmente in crisi. E ha comunicato al mercato un piano di licenziamenti, riduzione del numero di auto prodotte. Nonché interventi di carattere finanziario straordinari. In particolare, verrà ceduta una quota del 10% in Mitsubishi sul 34% complessivo.
Il calo delle vendite non colpisce soltanto il mercato europeo, dove il caso più eclatante è rappresentato da Volkswagen, che oltre a un piano di licenziamenti minaccia di chiudere per la prima volta nella sua storia una fabbrica in Germania.
Il gruppo Nissan, per uscire dalla crisi, metterà in vendita una quota del 10% di Mitsubishi Motor
In estremo oriente, la notizia del giorno riguarda Nissan. La terza casa automobilistica giapponese alle spalle di Toyota e Honda, ha annunciato un taglio di 9.000 posti di lavoro. Una cifra che corrisponde al 6,7% dei suoi 133.580 dipendenti a livello mondiale. Non solo, è prevista una riduzione di costi pari a 2,4 miliardi di euro.
Il che comporta una drastica riduzione della capacità produttiva nei suoi stabilimenti sempre a livello globale. Si tratta di un calo del 20%, a fronte “di un netto peggioramento delle vendite“. Il gruppo ha rivisto drasticamente al ribasso le stime sui ricavi e sull’utile operativo (-70%) per tutto il 2024, definendo la situazione come “grave“.
«Di fronte alla gravità della situazione, Nissan sta adottando misure urgenti per recuperare le sue prestazioni e creare un’azienda più reattiva e resiliente in grado di adattarsi rapidamente agli sviluppi del mercato“, ha affermato il gruppo in un comunicato stampa.
A sorpresa, Nissan ha dichiarato una perdita netta di 9,3 miliardi di yen (56 milioni di euro) nel trimestre luglio-settembre, contro l’utile netto di 49 miliardi di yen previsto dal mercato secondo il consensus di Bloomberg. Il fatturato trimestrale è sceso a 2.986 miliardi di yen (18 miliardi di euro), con un calo del 5% su base annua, ben sotto le aspettative degli analisti, mentre l’utile operativo è stato la metà di quanto previsto dai report delle banche d’affari..
Particolarmente pesante la frenata delle vendite negli Stati Uniti. Per il gruppo giapponese è un mercato quanto mai cruciale per il suo conto economico. Negli Usa ha venduto solo 212.000 unità nel periodo luglio-settembre, con calo del 2,3% su base annua.
Makoto Uchida, amministratore delegato della Nissan, darà l’esempio sui tagli: a partire da novembre, rinuncerà a metà del suo stipendio mensile.
Giovedì ha dichiarato in una conferenza stampa che la società non era riuscita a prevedere un aumento della domanda di auto ibride in particolare negli Stati Uniti. “Non avevamo previsto che le ibride sarebbero cresciute così rapidamente“, ha affermato. “Abbiamo iniziato a comprendere questa tendenza verso la fine dell’ultimo anno fiscale”.
Appena rientrato dall’Eicma. I cinesi hanno prenotato l’80% degli stand, migliaia di aziende con prodotti elettrici, batterie ovunque, modelli esteticamente molto belli con motori giapponesi.
Nei big ?Poco elettrico. Sarà un disastro anche nelle due ruote…
È sempre stato ovvio anche ai non insider come me che sarebbe andata a finire così. Solo i CEO occidentali andavano cianciando di elettrico costoso e inquinante e di una fantomatica neutralità tecnologica che stava soltanto nei loro sogni e di quelli che ci credevano.
La Nissan aveva puntato molto sull’elettrico…
…con la Leaf,
ma poi ha fatto come Renault con Zoe:
si sono fermati, credo per ragioni analoghe
e cioè che stava funzionando
e questo poneva in seria crisi tutto il resto, Big Oil in primis.
e quindi gli avvicendamenti societari han fatto il resto,
e invece di continuare a investire e approfondire
hanno fatto la Leaf seconda versione ( come la Zoe seconda serie, in Renault) per poi chiuderla lì.
è un po’ complottista come idea, me ne rendo conto, sarebbe interessante allineare temporalmente i CEO che si sono susseguiti con la quota % delle aziende petrolifere nel capitale dell’azienda con la spesa di R&Di per l’elettrico, anno per anno.
non ne ho voglia, mi tengo il dubbio, che è dubbio e non certezza.
la certezza è che dopo la Leaf….nulla
Non vedo l’ora che sia il 2035…..
Dove tutti marchi dovranno vendere solo elettrico e finalmente i prezzi di questi incredibili auto scenderanno per colpa della concorrenza e io potrò comprarmene una!!!
Tra cinque o sei anni molto probabilmente l’ottanta per cento delle auto mondiali vendute sarà elettrico
ma siete convinti finirà così visto come vanno le cose? Ucraina continuerà sicuramente ancora per uno o due anni, medioriente si estenderà la cosa fino all’Iran, Cina riannetterà la provincia separatista ribelle di Taiwan entro un paio di anni ; secondo me questi piani salteranno e salteranno buona parte delle aziende automobilistiche europee.
E la nuova pandemia che ci sarà tra un paio d’anni non la consideriamo?
hai notizie serie e documentate al riguardo?
@Eraldo
io penso che in Ucraina finirà come in Afghanistan:
Trump tolse il sostegno (perché è Trump che lo tolse, non dimentichiamolo) e tornarono i talebani,
così in Ucraina la guerra “ufficiale” finirà , al prezzo dell’instaurazione di un governo fantoccio filorusso
e del monito implicito ai Paesi vicini: “comando io, con le buone o con le cattive”
quindi azeri, georgiani, moldavi e baltici sono avvisati: con le buone o con le cattive, il diritto internazionale non esiste.
i filorusso berceranno contenti per la fine della guerra, come Minions che corrono dietro al dinosauro.
la UE avrà da correre ai ripari a fortificare la Polonia e la Romania e difendersi all’interno dai furbacchioni ungheresi e simili nostrani.
nel mentre la vita andrà avanti, per noi comuni mortali: l’invasione di auto cinesi ci sarà perché i prezzi non scenderanno causa dazi, ovviamente, e le varie VW, Stellantis, Renault, BMW e Mercedes non possono permettersi di non vendere in Cina che ha il 15% del mercato globale (come ben ricorda Guido in un suo commento). Se non falliranno ci andranno vicino, ma penso che lo spettro siano Nokia e Polaroid e Kodak.
Siccome serviranno auto a basso costo e a basse emissioni e a basso costo chilometrico
e le big europee saranno in crisi e incapaci di produrle
in qualche maniera i dazi salteranno
e sarà l’analogo dell’era Samsung Oppo Xiaomi.
alcune certezze:
1. il cambiamento climatico non si fermerà , Trump o Putin o chi per loro non hanno il potere di cambiare la fisica con minacce e guerre, possono però peggiorarlo,
quindi aspettiamoci altre “Valencia” e altre “Emilia”
2. il “green” subirà un rallentamento nel breve ma riprenderà nel medio periodo: conviene ai cittadini, conviene ai governi nel MEDIO periodo, e quindi proseguirÃ
Una variabile impazzita: l’età , Putin ha 72 anni, Trump 78, Xi 71,
insomma, nessuno è giovanissimo.
Se uno muore la situazione può degenerare perché dietro di loro…mamma mia che cagnara di brutti ceffi pericolosi.
Risultato: come europei avremo buttato le possibilità di un’epoca,
perché troppo divisi e troppo conservatori e incapaci di fare sistema, ma comodi spettatori sul divano.
Non lamentiamoci se VW, Stellantis, Renault ecc ecc han dimostrato scarso coraggio e visione, gli stessi cittadini UE l’han fatto, basta guardare i parlamenti nazionali e quello comunitario come sono cambiati negli ultimi anni.
il progressismo non è necessariamente di sinistra,
come pute
eleggere figure che rassicurino su un domani uguale a ieri non è necessariamente di destra:
di sicuro però è masochistico.
la preoccupazione grande che ho, ora, egoisticamente,
è se il cambiamento climatico si fermerà a 2 gradi. oltre è la giungla e la disperazione.
Chiacchiere da bar? Può darsi.
Però sono DANNATAMENTE plausibili e il solo fatto che lo siano dovrebbe fare riflettere. Attività che, notoriamente, ha dei prerequisiti, largamente insoddisfatti, il primo è la volontà di farlo.
Ma è possibile ?
partiti per primi insieme a Tesla..
con un prodotto interessante come la Leaf
non sono stati in grado di fare cose BANALI ,
come adottare la ricarca CCS combo 2 in Europa invece del Chademo
e limare i prezzi usando le LFP invece delle costose LNCM
hanno puntato tutto su un ibrida (“elettrica” senza ricarica)
e su un EV suv ananonimo come Ariya anche se scontato da nissan con rottamazione è competitivo con il suv di Tesla più venduto imho
Sto aspettando che i venerabili amanti del termico anche questa volta diano la colpa all’ obbligatorietà in Europa di smettere di vendere auto termiche dal 2035.
A me pare di vedere uno schema che conosco da quando è emersa Amazon: si tratta di aziende che fanno piani a lunghissimo termine e non si fanno problemi a investire soldi e avere cash flow negativo per anni. Ovviamente questo nuovo stile di management sta distruggendo quello vecchio che deve portare a casa risultati trimestre dopo trimestre o che non sanno indicare un piano di lungo termine agli azionisti.
Volevo rispondere a Guido
Onore alla cultura giapponese comunque.
Il CEO per primo si dimezza lo stipendio per contribuire ai tagli.
In Europa avrebbe preso pure qualche milionata di bonus prima di andarsene lasciando il gruppo nel fango
Non posso credere che inaspettatamente si siano accorti che sta arrivando il 2025.
O i dirigenti di queste enormi e storiche imprese produttive, colossi dell’industria e della finanza, sono diventati improvvisamente, tutti, incapaci di prevedere il mercato globale, oppure ne stanno approfittando, alle spalle dei propri dipendenti.
Se la lavanderia Peppina non prevede la contrazione del mercato del lavaggio di piumoni, ci sta, che questi non potessero prevedere lo strapotere Cinese (che hanno alimentato loro stessi!), non è credibile.
“Tanto tuonò che piovve”, mi vien da dire.
Non é così.
È solo pura miopia manageriale legata al fatto che si pensa solo al valore delle azioni e al risultato del trimestre successivo.
Non si fanno progetti a lungo termine.
Te lo dico dal punto di vista di chi lavora per un azienda che ad inizio anno prevedeva di fare 17B e alla fine ne farà a malapena 13,5B.
Come i governi! Si punta alla prossima elezione, oltre il nulla…
Possibile che Nokia o Polaroid non hanno visto arrivare il treno che li ha investito? Guido Nissan aveva un vantaggio enorme su tutti nell’elettrico con la prima Leaf, ma è rimasto un esperimento, e in mezzo alla Leaf e alle milionate di Qasquai vendute non hanno aggiunto niente che vale la pena comprare (a parte la spettacolare GTR, ma non ti tiene in piedi se non sei Porsche).
Ora hanno semplicemente un catalogo poco appetibile in determinati settori e devono contrarsi. Si parla di -20% che è tanto ma di per sé non è una tragedia, si potrebbero salvare tutti e ridistribuire gli utili, ma sappiamo che un’azienda è un organismo a se stante, che punta a sopravvivere a discapito anche dei dipendenti, e quindi via di licenziamenti di massa.
Era un discorso generalizzato, il mio, non rivolto solo a Nissan.
Nel 2000 la Cina si produceva internamente un paio di milioni di auto, oggi ne produce 25 milioni, che sono circa un terzo della produzione mondiale.
Questo non è avvenuto improvvisamente e segretamente, come non è un segreto che il 50% del nuovo in Cina sia elettrico che tradotto significa che se tu non hai modelli elettrici ti perdi con certezza assoluta 1/6 del mercato mondiale.
Ecco, mi chiedo come sia possibile che lo abbiano lasciato accadere così facilmente.
Non saprei spiegartelo. Sicuramente le compagnie cinesi sono cresciute vertiginosamente, mentre a leggere qui (https://www.just-auto.com/analyst-comment/japanese-oems-are-struggling-to-compete-in-chinas-car-market/) i giapponesi dopo il picco di dieci anni fa han perso quote di mercato costantemente.
Il mio dubbio è, non hanno creduto nell’elettrico (vedi Toyota) o ci hanno provatoe non lo sappiamo ma era impossibile contrastare i cinesi?
Guido, vuoi l’elenco dei CEO che hanno detto che a loro non conveniva produrre auto elettriche, a partire da Marchionne che lo disse con un mezzo sorriso sulle labbra e che fece anche una lectio magistralis esattamente il 2 ottobre 2017 contro le auto elettriche?
Eh, appunto…
È una lista, a partire da Toyoda che però non ha saputo nemmeno lontanissimamente rispondere coi fatti (perché se dimostri di avere alternative altrettanto valide, niente da dire).
Siamo ancora qui che aspettiamo le batterie a stato solido e la rete capillare di distributori di idrogeno: Tesla la rete di rifornimento l’ha creata ed è anche la più estesa al mondo (in DC)
Tavares, gennaio 2022: “L’auto elettrica? Scelta politica”, “l’ibrido sarebbe meglio per tutti ” e “un veicolo elettrico deve percorrere 70.000 chilometri prima di compensare l’impronta di CO2 creata dalla fabbricazione della batteria”.
De Meo, agosto 2023 diceva sprezzante: “L’auto elettrica è una rivoluzione per ricchi”
vaghi ricordi di una storia sul fatto che Toyota, strettamente imparentata (stesse persone) e/o ammanicata con il Governo Giapponese (e in minima parte anche honda),
avesse ottenuto grossi incentivi statali a se stessa e in generale solo ad auto termiche ed ibride, facendo concorrenza sleale a Nissan e agli altri marchi Giapponesi, facendoli regredire e in generale bloccando lo svciluppo dei progetti elettrici
come spauracchio politico, aveva usato il ricordo di una precedente guerra commerciale Cina-Giappone, durante una ripicca la Cina limitò le terre rare necessarie a fare l’elettronica delle centraline auto, sostenendo che le BEV erano da eviatare perceh la Cina avrebbe rifatto altrettanto con il litio raffinato, da cui il tormentone Toyota che con gli stessi materiali in kg di batteria facevano più ibride invece di una elettrica
non ha funzionato (se non tramite i sussidi alle ibride di Toyota): quasi tutti brand giapponesi rimasti indietro e ridimensionati ( a parte Toyota, almeno finora, e in parte Honda), e ora dalla Cina comprerano le auto elettriche intere, non solo il litio (che tra l’altro ogni anno che passa costruisce nuove filiere alternative alla Cina)