Nidec ASI elettrifica il porto di Malta. L’Italia? Rischia di perdere le crociere

banchine elettriche

Nidec ASI (ex Ansaldo) per 12 milioni di euro elettrificherà le banchine del porto di La Valletta a Malta. L’azienda, un tempo italiana poi acquisita dai giapponesi di Nidec, con questa opera permetterà alle navi di crociera che attraccano nelle cinque banchine dello scalo di spegnere i generatori diesel e utilizzare l’energia della rete isolana.

Zero fumi e emissioni mentre in Italia non si è ancora certi del piano per l’elettrificazione. Per di più  dove esistono le banchine non sono utilizzate. E in diverse città sono attivi comitati di cittadini che chiedono le banchine elettriche (leggi qui).

A Malta 40 tonnellate di veleni in meno nell’aria

I benefici ambientali delle banchine elettriche sono considerevoli e per questo a Genova, Napoli, La Spezia o a Venezia (leggi qui) sono attivi i comitati dei residenti che chiedono lo stop al diesel. A Malta secondo Nidec Asi la riduzione di gas inquinanti sarà pari a “oltre 40 tonnellate l’anno, equivalenti alla circolazione continua di oltre 4 milioni di veicoli“.

banchine elettriche
Nidec Asi lavora sullo stoccaggio dell’energia

Bene per i polmoni dei maltesi, ma il ragionamento viene esteso anche sull’impatto economico: “Si pongono le basi per una ripartenza più verde e innovativa del turismo, settore chiave nell’economia di Malta“. Chiaro. Sbarcare tra i fumi e la puzza non è un bel biglietto da visita.

“L’Italia rischia di perdere le navi da crociera”

Kaila Haines
Kaila Haines, la manager di Nidec

In un’intervista al Sole 24 Ore Kaila Haines, marketing & stategic planning director di Nidec Asi, spiega la commessa maltese con un riferimento alla direttiva Ue 2014/94 Alternative fuel infrastructure: “Prescrive che entro il 2025, tutte le navi nei porti europei utilizzino l’elettricità in banchina“. Noi come siamo messi? “Se l’Italia non si dà da fare rischia di perdere le navi da crociera nel 2025. Anche perché per mettere in operatività un sistema di cold ironing ci vogliono 2-3 anni“. Il danno ambientale c’è già, può arrivare anche quello economico.

I casi Genova e Livorno. Ma l’Ue stanzia 1 miliardo

genova comitato
Una protesta del comitato No Fumi di Genova

Abbiamo scritto già nel 2018 delle banchine elettriche a Genova (leggi qui) e del paradosso di Livorno dove ci sono e non si usano. Ora spuntano i fondi Nex Generation per elettrificare 41 porti italiani (leggi qui). Nella prima stesura erano previsti 6 miliardi con 1 miliardo per le banchine, 3 per l’idrogeno nei porti e 2 per rinnovare la flotta. Quest’ultimo punto però è stato stralciato come denuncia l’associazione degli armatori (leggi qui) che chiede la possibilità di adattare le navi al sistema di cold ironing. Il problema è capire cosa sta succedendo nella stanza dei bottoni, su questo fronte. In particolare i tempi, considerando che le navi da crociera devono rispettare la scadenza del 2025.

traghetti ibridi

Il nuovo traghetto Grimaldi con Zero Emission in PortIn un contesto poco attivo come quello italiano si mette in evidenza il “Zero Emission in Port®” dell’armatore Grimaldi che ha portato al varo di diverse navi già operative. In banchina sostituiscono i generatori diesel con enormi batterie (leggi qui). Pur semplificando il tema si sono fatti il cold ironing a bordo. Investire nei porti verdi, ricordiamo un’indagine di Legambiente e Enel X sul tema (leggi qui), è un moltiplicatore economico di rilievo.

Nidec, un business da 50 milioni l’anno

Per Nidec Asi è sicuramente un business proficuo: “Il nostro obiettivo è che lo shore power – ha detto Kaila Haine al quotidiano economico – diventi per noi un business da 50 milioni l’anno“. L’azienda partecipa a delle gare in Danimarca, a Marsiglia, Barcellona e Tolone. Un impianto di cold ironing costa dai 6 agli 8 milioni e può far sviluppare la produzione e distribuzione in loco di energia rinnovabile per fare porti veramente a emissioni zero.

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