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Dal Nickel al rame: le materie prime mettono in crisi la transizione

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elettrica efficienza
il pacco-batterie di un'auto elettrica (Foto: Global EV Outlook 2022 - IEA).

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Dal nickel al rame, i prezzi delle materie prime per la transizione sono in risalita, ma gli investimenti non sono ancora sufficienti. E questo rallenta il passaggio all’elettrico 

Non solo oro e argento: sono ormai considerati beni rifugio per eccellenza, soprattutto in momenti di incertezza finanziaria. Anche le quotazioni di materie prime come nichel, rame e litio hanno ripreso a correre dopo un calo durato per quasi tutto il 2023.

 

cina usa
Una fabbrica di batterie in Cina

Nichel e rame sono fondamentali per l’elettrificazione dei trasporti e la decarbonizzazione

Ma nel primo caso si tratta di “speculazioni” che riguardano soprattutto gli investimenti alternativi. Invece, nel secondo si entra nel cuore dei minerali necessari per la decarbonizzazione e l’elettrificazione delle attività economiche.

Paradossalmente, i problemi non arrivano dal rialzo dei prezzi – come nel caso di nickel e rame – ma dal fatto che l’offerta di “materiali critici” per la transizione non è sufficiente e soprattutto non si è stabilizzata negli ultimi. Il che tradotto significa che – per alcune materie prime – il rischio geopolitico è ancora troppo elevato e gli investimenti non ancora sufficienti. Rendendo le forniture incerte e alimentando la speculazione dei prezzi.

stop leasing sociale

Macron è intervenuto nella crisi della Nuova Caledonia, dove si trova il 6% delle riserve di nichel

Ma andiamo con ordine. L’ultimo caso riguarda il nichel, elemento fondamentale nella produzione di catodi per le celle delle batterie litio utilizzate nell’automotive. I disordini degli ultimi giorni causati dagli indipendentisti della Nuova Caledonia, “territorio d’oltremare” francese al largo dell’Australia, ha spinto verso l’alto il prezzo.

Per quale motivo? Il presidente Macron ha imposto la legge marziale per riportare l’ordine nell’arcipelago, ma la situazione instabile ha provocato un balzo delle quotazioni: inevitabile, visto che qui si trova uno dei più grandi giacimenti al mondo e complessivamente la Nuova Caledonia ha il 6% delle riserve mondiali.

Dalla geopolitica alla finanza. In questo caso parliamo di rame: l’oro rosso – fondamentale sia nello sviluppo delle telecomunicazioni così come per la transizione energetica – è al centro della battaglia scatenata dal colosso australiano delle materie prime Bhp per scalare il gruppo Anglo American.

L’obiettivo degli “aussie”, in realtà, è prendere il controllo di due delle più grandi miniere al mondo di rame, rispettivamente in Cile e Perù.

Anche in questo caso, come per il nichel, i prezzi del rame hanno ripreso a salire sulla scia della battaglia societaria: per il mercato è un segnale della ripresa degli investimenti sulle materie prime dopo il grande freddo del 2023.

Per il settore materie prime è la conferma di una curva che ha cambiato direzione: l’anno scorso, il rallentamento delle vendite di auto elettriche e lo stop a una serie di progetti di eolico off shore in Europa e Usa (a causa dell’aumento dei tassi e del precedente recod delle quotazioni delle materie prime) aveva provocato un calo della domanda di materie prime.

Nel 2023, aumento dei tassi e prezzi delle materie prime hanno frenato l’eolico off shore

Risultato: nel 2023 il prezzo del litio è sceso del 75%, per cobalto, nichel e grafite il calo è stato calcolato in una forbice compresa tra il 30% e il 45%. Il che ha avuto due conseguenze: ha contribuito ad abbassare i costi delle batterie del 14%, ma allo stesso tempo ha portato a un rallentamento degli investimenti per l’estrazione e la lavorazione delle materie prime.

Ecco perché, pochi giorni fa, è arrivato l’allarme di Fatih Birol, direttore generale della Iea, l’Agenzia internazionale dell’energia. “L’appetito del mondo per tecnologie come i pannelli solari, le auto elettriche e le batterie sta crescendo rapidamente, ma non possiamo soddisfarlo senza forniture affidabili e in espansione di minerali critici”.

Birol ha parlato a margine della presentazione del Global Critical Minerals Outlook 2024, dove nichel e rame con altre materie prime sono al centro dell’analisi. Il documento sottolinea come gli investimenti per l’estrazione e lavorazione di materie prime “critiche” per la transizione l’anno scorso siano cresciuti del 10% nel 2023. Mentre le operazioni per nuove esplorazioni siano in aumento del 15%. Ma si tratta di numeri comunque in ribasso rispetto al 2022

Tuttavia, il ritmo è in ulteriore rallentamento rispetto all’anno precedente. E nel  medio periodo non è comunque sufficiente per soddisfare in nessun caso l’aumento della domanda così come da previsioni dell’Agenzia internazionale dell’Energia.

Le criticità sono sia “industriali che geopolitiche . Il litio e il rame sono i più sensibili all’altalena di domanda e offerta, mentre grafite, cobalto, terre rare e nichel risentono delle crisi geopolitiche.

Verrebbe da dire che nemmeno la transizione sarà un pranzo di gala. 

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20 COMMENTI

  1. Se guardiamo quello che è successo col petrolio, cioè tutto legato agli interessi dei pochi che lo hanno, è difficile pensare che i prezzi siano causati solo dalla domanda e l’offerta. Quando abbiamo compagnie che vogliono e spesso hanno il monopolio su quello che serve al mondo mentre parlano di concorrenza c’è poco da stare allegri.

  2. Per il rame , c’è la soluzione Tesla di portare i servizi,luci e l’infotainement dell’auto a 48V
    riducendo notevolmente sezione e peso dei cablaggi dell’auto
    rendendo pubbliche le specifiche dell’impianto di cybertruk ,l’auto laboratorio di Tesla

    per ora solo Ford ha risposto positivamente ringraziando
    anche loro avevano un progetto analogo ma su tempi più lunghi

    • e storage di rete a ione sodio (in oriente già diffuso): non usa ne nickel, ne cobalto, ne litio, e nemmeno rame, gli elettrodi sono entrambi in alluminio

  3. @MASSIMO
    “…e non so quante di queste colonnine si possono installare sul territorio nazionale…”
    ecco bravo, non so, e nemmeno io so,
    e quindi sia tu che io
    parliamo d’altro, parliamo di quel che sappiamo.

  4. Ma era ovvio che il prezzo del Rame deve salire e io ve lo avevo già detto.
    Una delle leggi base della finanza è che tanto maggiore è la domanda di un dato asset e tanto più sale il suo prezzo. E siccome adesso con si vuole fare una transizione verso l’elettrico ecco che aumenta la domanda del metallo conduttore di elettricità per eccellenza, cioè il Rame e quindi il suo prezzo.
    Per cui deve aumentare anche il prezzo di tutto ciò che si costruisce con il Rame ovverosia: auto elettriche, sistemi per la generazione dell’elettricità, installazione delle colonnine di ricarica, del KWh, ecc…
    E quindi siamo sempre al solito discorso, che ci stava un signore olandese a Bruxelles, a cui avevano dato un posto di potere senza che avesse nessuna competenza tecnica, che un giorno ha detto facciamo la transizione elettrica per il bene del pianeta. Ma poi tutti i problemi tecnici li devono risolvere gli altri. Beh, era meglio se questo signore si metteva a coltivare tulipani.

    • Rispetto tutti i pareri, ma mi sembra un po’ semplicistico pensare che in una Unione Europea di 484,4 milioni di abitanti decisioni di questa importanza vengano prese da un uomo solo al comando. Si può essere d’accordo o meno, ma cercare un unico capro espiatorio per una mossa che non si condivide mi pare un po’ sbrigativo.

      • Vede caro Signore, io posso dire una cosa molto bella che piace a tutti come ad esempio “voglio eliminare l’inquinamento del pianeta”. Ma poi questo richiede tutta una serie di problemi tecnici da risolvere e magari questi problemi tecnici creano un danno ancora più grosso di quello che si vuole risolvere oppure sono irrisolvibili proprio per motivi chimico fisici.
        Le faccio come esempio che per avere delle ricariche veloci ci vogliono colonnine che danno 800 Volts e 400 Ampere in DC. Ma questi sono valori pazzeschi e non so quante di queste colonnine si possono installare sul territorio nazionale.
        E i 300 – 350 KWatt in DC per alimentare queste colonnine fast sono pari all’assorbimento di 100 appartamenti, non so se rendo l’idea.

        • Mah guardi sul discorso del rame mi viene un po’ da ridere, avendo vissuto qualche tempo in UK con mio sommo stupore ho scoperto che nelle abitazioni hanno 100 A a disposizione, a 230 V sono 23 kW quando per noi lo standard è 3 kW.
          Ogni singola abitazione!
          Chissà come faranno!?
          Il problema che vediamo su rame, zinco e litio è dovuto principalmente dallo sbilanciamento tra domanda e offerta, perché è del tutto normale che se in certi periodi la domanda aumenta la capacità produttiva non riesce ad adattarsi immediatamente e servono prezzi alti per un po’ di tempo per stimolare l’aumento dell’offerta.
          Normale legge della domanda e dell’offerta.
          Per fortuna si tratta di metalli riciclabili e anche se la problematica sarà particolarmente sentita in fase di transizione tenderà a stabilizzarsi o addirittura a scomparire a regime.

          • E in Svizzera si parte da 15KW, Irlanda 12Kw, Paesi Bassi 24, e in USA 32kw. Solo in Italia e pochi altri Paesi abbiamo ancora queste potenze anocronistiche, visto che l’elettrificazione di tutti gli apparati è già consolidata (caro, devo accendere il forno, controlli se ha finito la lavatrice… nel 2024 vi pare sensato?) prima ancora che arrivassero wallbox e pompe di calore. Tutto trifase ovviamente, perchè l’altro anacronismo è la fornitura monofase.

        • è la differenza tra la “cabina a bassa tensione” (220 volt) a cui si collegano gli appartamenti

          e la “cabina a media tensione” (15.000-30.000 volt) a cui si collegano sistemi ad alto assorbimento e anche le colonnine di ricarica Fast

          questa era facile; altri insormontabili problemi già risolti decenni fa? 🙂

        • La legge della domanda o dell’offerta o come la chiama @Massimo legge della finanza, viene tirata e presentata sempre come fa comodo.
          C’è tanta richiesta… alziamo i prezzi (rame, nikel o quel che vuoi);
          c’è tanta offerta e poca richiesta… alziamo i prezzi altrimenti il recupero dei costi va p… farsi friggere (colonnine di ricarica… ops ci riguarda).
          La richiesta è alta e abbondanza di prodotto… alziamo i prezzi magari riducendo l’offerta. Se proprio dobbiamo fingere di ridurli un pochino poi ci facciamo dare sovvenzioni, incentivi e via dicendo (vedi filiera del petrolio).

          E’ sempre e solo un magna magna per il quale nemmeno le guerre fanno paura, anzi sono funzionali e volute.

        • Ogni decisione europea è proposta dalla Commissione (e qui il signore che popola i suoi incubi, cioè l’ex commissario olandese Frans Timmermans, può anche avere un ruolo); è vagliata da una squadra di esperti che lei nemmeno immagina; è sottoposta al Palamento europeo, analizzata in commissione, poi approvata in plenaria; è rimandata alla Commissione per valutare le eventuali modifiche; viene rivotata in Parlamento; infine è sottoposta al Consiglio Europeo per l’approvazione da parte dei singoli governi. La procedura si chiama Trilogo ed è la più democratica e partecipata sulla faccia della terra.

          PS: dell’articolo in questione lei ha capito poco. Dice che a causa del crollo dei prezzi del rame e di altri metalli critici negli ultimi due anni, sono diminuiti gli investimenti in nuovi siti di estrazione. Potremmo quindi assistere a carenza di materie prime in futuro, quando gli utilizzi per la transizione energetica (di cui l’auto elettrica è solo una parte) ne richiederebbe volumi due o tre volte superiori agli attuali. Nessuno di questi materiali, però, è raro o scarso sulla Terra. Oggi si sfruttano i giacimenti meno costosi, domani sarà necessario sfruttarne di nuovi. Per esempio: il petrolio veniva estratto 30 anni da giacimenti superficiali e venduto a 15 dollari al barile. Oggi siamo fra 80 e 100 dollari al barile perchè si estrae in acque profonde o con il fracking, a costi molto più elevati.

    • @MASSIMO
      …e naturalmente il Parlamento Europeo + il Consiglio Europeo + la Commissione Europea
      non hanno proferito parola
      e si sono trovati dalla sera alla mattina questa “transizione elettrica” sul groppone.

      certo certo certo.

      ma studiare l’ABC del funzionamento delle istituzioni europee fa così schifo?

      • E’ tutta gente messa dai partiti e che va in base alle ideologie ma non ha conoscenze tecnico scientifiche.
        Il risultato sarà che i problemi tecnici alla fine verranno a galla e questa transizione fallirà miseramente.

        • vero per alcuni gruppi sovranisti, che ambiscono a sfasciare tutto e tornale a una società organizzata in tribu e signorotti

          altri mandano come euro-parlamentari persone che studiano, sanno almeno l’italiano e l’inglese, e si appoggiano ai report dei tecnici 🙂

        • Veramente la commissione ha a disposizione un parco di scienziati per la definizione delle normative. Si chiamano JRC e ci sono a Ispra (italia), Siviglia (Spagna), Petten (Olanda), Karlsruhe (Germania), Geel (Belgio) e Bruxelles (Belgio). Quindi le normative Euro (ad esempio) non sono inventate da una persona a caso ma definite a livello scientifico dai funzionari JRC (idem le regole fit for 55) e poi passate in commissione che essendo l’elemento politico che decide puo’ modificarle (Euro 7 e’ stata approvata annacquata rispetto alle raccomandazioni JRC).
          Quindi sta dicendo una puttanata sesquipedale.

  5. L’Europa a questo giro rischia di trovarsi col cerino in mano, stretta da una parte dal mercato del petrolio (83$ a barile ieri) e fra quello delle materie critiche dall’altra.

    Essendo sostanzialmente un importatore di tutto rischia di essere il classico vaso di coccio.

    • Se non diventa federale entro il prossimo decennio, l’Europa rimarrà il vaso di coccio che è già oggi, con i suoi ventisette nani.

      Alle prossime elezioni, votate per i doppiogiochisti che si godranno i soldi gentilmente forniti dai vasi di ferro.

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