Next Generation approda in 41 porti italiani con un carico di sei miliardi utili per ridurre le emissioni nocive del traporto marittimo. Si legge nelle bozze del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) ovvero il contenitore dei progetti che il Governo deve inviare alla Ue entro la fine dell’anno. Si punta sui porti verdi.
Elettrico e idrogeno più il retrofit dei traghetti
Se il nostro piano Next Generation verrà confermato e approvato in Europa i sei miliardi si dovranno spendere, con cantieri dal 2021 e da chiudere entro cinque anni, secondo questa divisione: due miliardi per rinnovare le flotte dei traghetti, oltre un miliardo per l’elettrificazione delle banchine nei porti e 3 miliardi per lo sviluppo della mobilità ad idrogeno. Tanta roba verde.
Il Cold Ironing per la Next Generation

Spegnere i generatori in porto, alimentano i motori di navi e traghetti, e passare all’alimentazione elettrica. Una pratica che prende il nome di Cold Ironing ed è molto diffusa negli Stati Uniti e in alcuni paesi europei. In Italia le banchine elettriche sono presenti a Genova (leggi qui) nel terminal crociere e traghetti mentre a Savona quest’estate è stato approvato il progetto per il terminal crociere. In quest’ultimo scalo da tempo il gruppo Carnival che controlla Costa Crociere, ha chiesto di attivare il servizio e si era detta pronta ad investire (prima dell’era Covid).
Dopo Genova e Savona anche Livorno, Piombino e Portoferraio
Forte interesse anche in Toscana dove l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale ha approvato un progetto per i porti di Livorno, Piombino e Portoferraio. Servono 70 milioni di euro.

A Livorno, ricordiamo, avevano attuato già nel 2015 un intervento di Cold Ironing, ma troppo avanti con i tempi visto che il sistema è stato snobbato dagli operatori. Un paradosso che ha portato ad una sentenza della Corte dei Conti della Toscana per un possibile danno erariale, ma i giudici contabili hanno assolto gli amministratori: “L’impianto ha una vita tecnica molto lunga e non possono essere fatte valutazioni a brevissimo termine“. Bene e si rilancia, ma con la speranza di tempi più celeri e di un uso reale delle banchine elettriche. Sicuramente servono norme e obblighi per impedire di continuare a inquinare.
Coinvolti 41 porti, misura essenziale per ridurre le emissioni locali
Il piano appare molto concreto visto che lo chiedono alcuni operatori e ci sono già dei progetti in stato di avanzamento. Anche se persistono limiti culturali: abbiamo ascoltato responsabili degli approdi che mettono in discussione l’utilità della misura. Eppure le navi sono altamente inquinanti – mettiamoci anche l’inquinamento acustico – e parlano i dati sulla qualità dell’aria. A Genova e Savona sono sorti dei comitati dei cittadini contro i fumi nocivi. Parliamo di città con milioni di abitanti e già solo ridurre le emissioni locali porterebbe importanti benefici sanitari.
Una sfida anche per Terna, Fincantieri ed Enel
In un articolo pubblicato oggi dal Sole 24 Ore si fa riferimento alla ricaduta economica di questi interventi. Entrerebbero in gioco i grandi protagonisti nazionali come Terna per migliorare la rete di trasmissione, Fincantieri più tutti i cantieri per il retrofit sulle navi. Bisogna adeguare le infrastrutture elettriche portuali quindi può entrare in gioco E-distribuzione di Enel e infine per la fornitura del servizio agli armatori le società di distribuzione. I fondi europei del Next Generation plan, insomma, garantiscono lavoro per tanti. C’è da adeguare il costo della bolletta, ma il discorso vale anche per il traporto locale su terra (leggi qui).
Tre miliardi per l’idrogeno, ci puntano anche gli armatori
La metà delle risorse del piano elaborato dal Governo però sono rivolte allo sviluppo della mobilità ad idrogeno. Considerata la leva energetica ottimale per le navi (leggi qui). D’accordo anche Assarmatori che recentemente in una nota firmata dal  presidente Stefano Messina ha sottolineato la necessità di questi investimenti: “che coinvolgono anche lo shipping, nei progetti di nuova mobilità ad idrogeno“. All’assemblea annuale dell’associazione si è affrontato il tema ed è intervenuto Ugo Salerno, presidente e amministratore delegato del RINA. Salerno ha puntato sull’idrogeno: “La tecnologia c’è, ma servono i fondi”.