Nautica elettrica: l’enigma. E’ vero che la maggior parte delle persone non ha ancora visto una barca elettrica una; ma molto si è fatto in questo settore durante il 2020. Oltre qualche modello interessante al varo, qualche azienda che ha iniziato la produzione e tanti concept su carta raccolgono i primi soldi veri. Ed è un buon segno.

Le risorse economiche scommesse sullo sviluppo della nautica elettrica sono pubbliche _ ben vengano perché servono le infrastrutture _ e private. Operatori professionisti e semplici cittadini hanno alimentato crowdfunding da milioni di euro, non per finanziare la solita barchetta artigianale. E progetti di portata internazionale. Abbiamo i primi incentivi, ridicoli (leggi qui) ma comunque un buon segno.
Lo stato crede nella nautica elettrica: sei miliardi per elettrificare i porti

Rispetto alla rete “terrestre” l’infrastruttura di ricarica nautica esiste già: le prese dei posti barca nei porti. vanno adattate alle nuove esigenze. Per i traghetti passeggeri o per le grandi navi – le maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico – servono però strutture diverse come quelle che hanno iniziato a realizzare a Genova (leggi qui).
Servono banchine elettriche e il governo ha elaborato un progetto che vale sei miliardi – uno per le banchine, 2 per rinnovare i traghetti e tre per l’idrogeno – se l’Europa concederà i fondi Next Generation per il Cold ironing. Ci spera anche Roma che ha presentato una richiesta da 300 milioni per rendere navigabile il Tevere, così come si vede nelle altre capitali europee, con barche elettriche. Sul lago di Como con fondi privati e della Regione sta nascendo un approdo elettrico. Si può tagliare prima il traguardo rispetto a terra perché ci sono meno unità e sono tutte concentrate in poche decine di porti.
Crowdfunding di successo milionario: record DeepSpeed e non è il solo

Se gli investitori scommettono i loro fondi e i cittadini i risparmi vuol dire che ci credono nella nautica elettrica. Da record quello per lo sviluppo del motore jet DeepSpeed che in 20 gironi – sui sessanta previsti – ha raccolto quasi tre milioni di euro (leggi qui). Soddisfatto il Ceo Wiliam Gobbo che punta a raccogliere sette milioni di euro grazie ai fondi. C’è grande interesse come dimostrano le alleanze con Università, cantieri navali e realtà tecnologiche di punta come Energica Motor Company, fornitore unico fino al 2022 del campionato FIM Enel MotoE World Cup, con la Ceo Livia Cevolini che ha sottolineato: “Siamo convinti di poter accelerare lo sviluppo del DeepSpeed apportando la nostra tecnologia ed il nostro know-how“.

Un altro crowdfunding riuscito è quello di e-concept, ha raggiunto i 144 mila euro, per dotare Venezia di colonnine di ricarica (leggi qui).
Torqeedo supera i 100mila motori venduti, ma in Italia nasce Mitek
I 100mila motori elettrici venduti da Torqeedo sono un numero fondamentale per capire che c’è spazio di mercato per la propulsione a emissioni zero. Nel 2020 il marchio tedesco ha visto l’uscita del suo fondatore Christoph Ballin, ma pure l’annuncio di motori da 50 e 100 kW, l’alleanza con Candela Speed, una delle barche migliori sul mercato, e la riorganizzazione commerciale con la nomina in Italia del manager Gennaro Giliberti.

Si muove qualcosa in Italia dove è nata Mitek che quest’anno ha aperto il suo stabilimento a Ravenna e offre fuoribordo con batteria da 5mila euro. Un’azienda italiana che compete a livello internazionale è Transfluid che ha dotato di motori elettrici imbarcazioni in diversi Paesi del mondo. Restiamo in Italia con Econavighiamo che a ottobre con Microwatt è entrata nella scuderia GardaSolar. Sul fronte internazionale ricordiamo i nuovi prodotti Lowrance e quelli Yamaha che ha testato HARMO. Ed Evoy va veloce.

E-next di Riva, Best 6.0 di Barcheelettriche, Giulietta e le houseboats a Rimini
La pandemia non ha fermato i progetti di alcune imprese italiane del settore. A iniziare da Barchelettriche che ha varato best 6.0 e ideato una formula originale di sharing che mette insieme noleggio di e-bike e di barca elettrica. E su questa barca abbiamo realizzato un video su come condurre una barca con la batteria.

Sempre a Rimini abbiamo realizzato il video dedicato alle houseboat elettriche che si stanno affermando anche in altri porti turistici italiani

In questi mesi c’è stato un annuncio importante: la terza barca elettrica del Cantiere Ernesto Riva che fa tris con E-next che sarà varata il prossimo anno. Interessante anche la sperimentazione sulla barca per il soccorso a mare concepita in Italia da Giovanni Parise: Giulietta. Sul fronte test e sperimentazioni non possiamo dimenticare quello in mare di Tecnoelettra, esperienza nel mondo dei motori sportivi, che ha provato un 250 kW. Interessanti i concept dello studio guidato dall’architetto Giancarlo Zema, a iniziare da Trilobis ovvero lo yacht sottomarino dedicato all’esplorazione dei fondali.
A Venezia più ibrida che elettrica i motori di Franco Moro e la barca da lavoro di Pietro Tosi

L’emergenza sanitaria sfortunatamente ha fatto annullare la regata elettrica in Canal Grande e il Salone Nautico cittadino, ma in città non mancano le novità. Il veterano Pietro Tosi dopo aver presentato la barca elettrica nel 2019 ha presentato quella ibrida da lavoro nel 2020. Gran lavoro e prestigiosi riconoscimenti per Franco Moro con la sua Huracan Power vende i motori elettrici anche all’estero, al lago di Balaton per esempio.
Sulle novità parla il collaboratore Leandro Scomazzon, un nome storico nel mondo delle moto dove è stato amministratore delegato di Aprilia, che sottolinea: “Abbiamo allo studio un motore da 180 kW che potrà essere lo strumento corretto per le barche medie e grosse, magari affiancando al sistema di batterie anche un eventuale range extender“.

Barche e navi ad idrogeno: Zeus di Fincantieri e H2boat
Grandi navi e barche da diporto sono interessate dalle sperimentazioni con l’idrogeno. in gioco un gigante come Fincantieri con Zeus – Zero Emission Ultimate Ship. Una sperimentazione, il varo previsto nel 2021, che vede al lavoro gli stabilimenti di Castellammare di Stabia e di Palermo, Fincantieri SI, Seastema, Cetena e Isotta Fraschini Motori. Un laboratorio galleggiante da 25 metri, stazza di 170 tonnellate per acquisire informazioni sulle dinamiche del sistema a idrogeno. Un lavoro molto interessante per gli sviluppi futuri della nautica elettrica e dell’alimentazione a idrogeno.

Nel 2020 si è presentata h2boat, la startup nata all’Università di Genova ha portato a termine la messa a punto di Nikyta by h2boat, barca a vela che nell’estate del 2021 sarà impegnato nel giro d’Italia usando l’idrogeno come unica fonte energetica di bordo. Si sperimenterà l’energy pack, il sistema creato dal gruppo di ricercatori universitari per generare, stoccare (in sicurezza, a bassa pressione e bassa temperatura) e utilizzare l’idrogeno a bordo: “Per produrre corrente elettrica senza nessun tipo di emissione inquinante”. Non possiamo non citare Energy Observer che da tempo con rotte oceaniche sperimenta l’idrogeno a bordo (leggi qui).
Il retrofit, anche con le batterie della Tesla, e lo smart grid a bordo

Se su strada stenta la conversione in elettrico delle vecchie auto e moto, in mare si vedono diverse esperienze di retrofit. Una delle più interessanti riguardo la seconda vita delle batterie delle auto. Ci prova Renault con una sperimentazione sulla Senna e con barca italiana mentre in Svezia un battello per escursioni turistiche è alimentato dalle batterie di auto Tesla giunte al capolinea su strada (leggi qui). Ricordiamo il retrofit di SeaX1 con la conversione in elettrico di una ex scialuppa di salvataggio, testata quest’estate in escursioni turistiche, che è riuscita a percorrere 80 miglia. Utilizzando il power cruise control.

Sulle sperimentazioni ricordiamo le ricerche dell’Università di Trieste, il Digital Energy Transformation & Electrification Facility guidato dal docente Giorgio Sulligoi, con Wärtsilä, Fincantieri SI e Seastema per sviluppare tecnologie innovative relative alla marine smart grid e realizzerà, a Trieste, un dimostratore tecnologico (ETEF) per testare nuove soluzioni (leggi qui).
Yacht oceanici e barche a vela

Uno dei nodi maggiori della nautica elettrica sono le escursioni in mare aperto, le crociere. Difficile garantire l’autonomia. Esistono però delle soluzioni che tendono ad una maggiore sostenibilità ambientale. Ad iniziare dai catamarani e barche a vela di Alva Yacht proposti anche per rotte oceaniche. Sempre a vela lo Spirit 111 ovvero uno yacht da 34 metri. Sulle barche a vela per lunghe navigazioni ricordiamo la Baltic Yacht con auto produzione a bordo. Sul fronte dei catamarani interessante l’alleanza di Volkswagen e Cupra con gli austriaci di Silent-Yachts.
Traghetti passeggeri: dal Nord Europa all’India la nautica di trasporto pubblico
In Italia c’è ancora da fare sul fronte dei traghetti, ma in Nord Europa sono avanti. Pensiamo alla Norvegia dove dal 2026 nei fiordi si navigherà solo in elettrico. Qui sono in cantiere traghetti da 100 posti, si muove qualcosa anche ad Amsterdam, in Thailandia oppure in India dove si punta su una metropolitana su acqua. C’è poi Rygerelektra: un traghetto da 42 metri per 297 passeggeri varato nel cantiere norvegese Brødrene Aa. Ricordiamo anche i collegamenti assicurati in Germania e in altri paesi europei da Ampereship che guarda anche a Venezia.

In elettrico anche gommoni e tender

Ci sono i gommoni nati come elettrici e qui si mettono in evidenza i francesi di Naviwatt con diversi modelli (leggi qui), ma grazie ai fuoribordo è facile trasformare a emissioni zero il proprio natante. I gommoni elettrici possono essere molto potenti, pensiamo a quello di Tornado che volano a 34 nodi o 20 nodi con Pulse 58 da 100 mila euro. Un concept interessante di tender è quello che s’immerge di Swordfish.
C’è futuro per la nautica elettrica
Questa sintetica carrellata dimostra la ricchezza di idee, soluzioni, prodotti, pensiamo anche ai surf a batteria, e investimenti nel settore. Ma la strada da percorrere è ancora lunga da percorrere. Bene gli investimenti sulle banchine elettriche, ma servono fondi per convertire la flotta dei pescherecci, risorse per trasformare i porti in stazioni di ricarica ma anche in centrali di produzione energetica, pensiamo anche al boat to grid, con l’uso delle rinnovabili.
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