Più colonnine e a prezzi più bassi: l’Associazione Motus-E indica in cinque mosse la strada per migliorare l’esperienza di ricarica dalla rete pubblica. E colmare il divario con il resto d’Europa sulla diffusione dei veicoli elettrici.
Dopo il boom incentivi, una rete densa e competitiva
La recente corsa agli incentivi, argomenta Motus-E, «ha dimostrato in modo molto chiaro l’interesse degli italiani per la mobilità elettrica» che va però supportata da «una rete di ricarica estremamente densa e competitiva, che bisogna costruire oggi».
Nel paper “Ricaricare l’Italia: manifesto per un’infrastruttura strategica per il Paese” appena presentato (qui il documento integrale) l’Associazione che rappresenta gli stakeholder della mobilità elettrica ricorda che sulla rete di ricarica sono già stati investiti in Italia oltre 1,8 miliardi di euro, serviti ad installare oltre 70.000 punti di ricarica. Questo, commenta il presidente Fabio Pressi, dimostra che «la ricarica attrae capitali, crea lavoro, riqualifica il territorio ed è un fattore abilitante indispensabile per la nuova mobilità». Tuttavia «l’esiguo numero di veicoli ricaricabili circolanti in Italia, e il conseguente limitato tasso di utilizzo delle infrastrutture, mina profondamente la sostenibilità degli investimenti».
L’Europa ha perso molti treni. Ma può permetterselo con l’auto elettrica?
I piani di sviluppo della rete hanno fatto riferimento a stime di diffusione dei veicoli elettrici che in Italia non si sono realizzati. La quota di mercato delle auto full electric è oggi del 5,2% contro il 18,1% della media europea. E siamo in forte ritardo anche rispetto agli obiettivi del Piano Nazionale Integrato Energia-Clima (PNIEC) aggiornato dal Governo nel 2024. Prevede infatti 6,6 milioni di veicoli ricaricabili a batteria (4,3 milioni elettrici e 2,3 milioni plug-in) circolanti entro il 2030. Oggi siamo a poco più di 330.000 auto elettriche circolanti e circa altrettante ibride plug-in.
Pressi: “Enormi le criticità da superare”
Il settore della ricarica, spiega Pressi «è costretto a misurarsi con enormi criticità, riconducibili alla frammentazione delle competenze normative tra le Istituzioni, a iter autorizzativi farraginosi e diversi in ogni Comune, alle difficoltà incontrate per la copertura della rete autostradale e alla presenza di tariffe regolate che rendono impossibile abbassare i costi di ricarica a beneficio degli automobilisti». Il manifesto di Motus-E nasce per fornire a Istituzioni e imprese una piattaforma tecnica dettagliata da cui prendere le mosse per «scongiurare che l’Italia diventi un Paese di Serie B per il mercato automobilistico, con ripercussioni industriali e sociali potenzialmente drammatiche»,
conclude il presidente di Motus-E.

Ecco nel dettaglio i 5 punti chiave identificati da Motus-E:
- Riduzione dei costi di approvvigionamento energetico in capo agli operatori della
ricarica, allineandoli agli altri grandi Paesi europei, per garantire prezzi finali al
pubblico più competitivi. - Interventi normativi e regolatori per semplificare le fasi di connessione delle
infrastrutture e per dare piena applicazione alle normative europee in tema di
decarbonizzazione del settore trasporti, dando immediata applicazione a quanto
previsto dalla direttiva sulle energie rinnovabili (RED III). - Copertura totale delle reti autostradali, per assicurare la completa
infrastrutturazione delle arterie del Paese per la mobilità delle persone e il
trasporto merci lungo tutto il territorio nazionale. - Concessioni di suolo più lunghe (20 anni), per garantire rientro e stabilità degli
investimenti. - Governance e pianificazione infrastrutturale centralizzate attraverso strumenti di
monitoraggio e programmazione su cui far convergere i dati e gli scenari di tutti gli
stakeholder
Non è più tempo di discutere sulla data del 2035
Presentando il suo manifesto, Motus-E alza anche lo sguardo al dibattito in corso a livello europeo sulla scadenza 2035. «Non è più il tempo di discutere sulle date – sottolinea -. Se vogliamo davvero rimanere competitivi e salvare stabilimenti e occupazione dobbiamo lavorare tutti insieme su una politica industriale europea seria e rivolta all’innovazione».
Guarda anche il VIDEO della rubrica “Al Bar Elettrico”


@ Vittorio
La tua è utopia….
Nel mio ambito ( ristorazione )
spesso non ti pagano le ore straordinarie…. Figurati una colonnina….
Centrali fotovoltaiche nei parcheggi di aziende e centri commerciali come in Francia ,dove hanno scadenze fine lavori 2028 con 40000 eur di multa per chi non adempie
rispetto ai francesi possiamo fare molto meglio
aggiungiamo colonnine di carica DC da 25/50 kW e
BESS da qualche MegaWattora
per il Parching To Grid
da che ..
il Vehicle To Grid , secondo me è troppo complesso e costoso almeno per ora
my 2 cent di sviluppo con un ottimo rapporto costo/efficacia
rapporto sconosciuto ai nostri pappgall.., pardon politici
A me pare manchino dei punti cruciali, primo obbligo per tutte le stazioni di servizio di avere anche la ricarica elettrica ac/dc ovunque esse si trovino, non solo in autostrada. Secondo obbligo per i datori di lavoro con posteggi di mettere punti di ricarica a disposizione dei lavoratori a prezzi di costo dell’energia usata in azienda, terzo obbligo per gli amministratori di condominio di sistemare la rete elettrica negli spazi dei posteggi e cantine e agevolare al massimo l’installazione di prese ai condòmini.
Vittorio il tuo si chiama BUON SENSO purtroppo non esiste più
1 nel distributore vicino casa mia di eni la colonnina è sotto un telo da 2 anni
2 nel parcheggio della mia azienda hanno messo solo le colonnine per le macchine aziendali
3 nel condominio dove abitano i miei genitori hanno messo i pali per la nuova illuminazione non dico una wall box ma almeno i cablaggi niente
non ci siamo
aggiungo tutti i parcheggi di almeno 50 posti vanno coperti con pannelli fotovoltaici
Penso che il datore di lavoro abbia già da pensare a come mandare andare avanti l’azienda e non piazzare colonnine per i dipendenti; l’amministratore di condominio poi fa su delibera dell’assemblea e spesso si scontra con numerosi condomini morosi quindi i costi ricadrebbero sui soliti paganti, sinceramente anche no , mi rifiuto di pagare per dare vantaggi a pochi ed ai morosi
Le aziende che hanno già le colonnine per le macchine aziendali potrebbero aprirle agli altri dipendenti dando card prepagate, tipo abbonamenti, per quelle che non le hanno sarebbe un incentivo per i dipendenti visto il risparmio che avrebbero sul carburante man mano che cambiano auto.
Si può mettere una colonnina nel parcheggio condominiale accollandosi i costi anche tra pochi condomini tanto gli altri non potranno usufruirne; un po’ come l’ascensore dove non c’è, chi vorrà utilizzarle in futuro dovrà pagare la propria parte.
Le colonnine nei distributori vanno bene solo per le autostrade, superstrade, ecc. dove fai una sosta “veloce” per bagno e caffè durante un viaggio, altrimenti non si perde tempo a rifornirsi come per la benzina/diesel. Chi dice il contrario non ha mai guidato a lungo una BEV.
nei condomini devi comunque garantire la libertà di utilizzo degli spazi comuni e non ne alterino la destinazione d’uso pertanto se di spazio ce ne poco la voglio vedere a litigare perchè l’area è già occupata da altri poi c’è da mettere in conto lavori e contatore dedicato e relativi costi; per quanto concerne alle aziende le colonnine assegnate ai aveicoli aziendali fanno parte dei finger benefit dei dirigenti/quadri oppure per qualche veicolo di servizio tra l’altro inserite nei posteggi interni in aree assegnate non condivisibli con il resto della plebe che comunque hanno spesso già una dose di carte carburante spendibili come premi di risultato utilizzabili per gasolio/benzina /elettrico presso le varie stazioni
Se l’Italia diventasse un paese di Serie B per il mercato automobilistico sarebbe un passo aventi, perché ora è un paese di serie C.
Solo una domanda sul punto 1 (senza il quale i seguenti avrebbero serie difficoltà ad auuarsi) ovvero: Riduzione dei costi di approvvigionamento energetico in capo agli operatori della
ricarica, allineandoli agli altri grandi Paesi europei, per garantire prezzi finali al pubblico più competitivi.
Dove andrebbero le società energetiche a rifornirsi di energia elettrica a prezzi più competitivi? Acquistando all’estero? Oppure sperando che cu siano risorse e investimenti nelle energie rinnovabili? Forse quest’ultima opzione sarebbe la più auspicabile, occorre però capire chi ci metterà i soldi per attuare queste politiche.
L’Europa? Lo stato? Le aziende stesse? … sinceramente ad oggi non mi è chiara la risposta a qursta domanda ed anche il documento di Motus-e la lascia come richiesta e enti pubblici e privati senza però se non sbaglio indicare chi principalmente dovrà fare investimenti in tal senso e con che tempi farlo.
Come evidenziato da tutti i competenti in materia e riportato frequentemente su questo sito, il primo semplice passo sarebbe disgiungere il prezzo dell’elettricità da quello del gas.
Ma considerando la quantità e la frequenza delle Sue critiche mai costruttive, ritengo che questo Lei lo sappia benissimo.
Forse non si è accorto che la miacera una domandacecnon una critica, la sua proposta pur ragionevole credo che non sia ad oggi attuabile altrimenti sicuramente lo avrebbero già fatto, inoltre il costo dell’elettricità alle colonnine non c’entra nulla col costo del gas in quanto è molto superiore a quelli casalingo e dubito che cambierebbe di molto anche con la separazione della energia elettrica col gas, provi con un’atro utile suggerimento se le viene in mente ok?
“il costo dell’elettricità alle colonnine non c’entra nulla con quello del gas in quanto è molto superiore ”
vabbè,
e il Colosseo era la vasca da bagno per i patrizi di Roma
se non sai le cose…almeno informarsi un pochino, diciamo le basi e basta, non farebbe schifo.
e no, non starò qui a spiegarti perché è una corbelleria quel che hai scritto,
come non starei a spiegarti perché 3 X 2 fa 6, nell’algebra classica.
penso si riferiscano intanto al prezzo fisso che le colonnine pagano per la “quota potenza inpegnata (anche quando non la usano)”, al momento un costo alto, e poi in seconda battuta anche al prezzo per l’energia
Certo che sei alquanto strano.
Di solito, non senza qualche ragione, batti il chiodo dei prezzi troppo alti (auto + ricarica) per giustificare lo scarso entusiasmo degli italiani verso l’EV.
Oggi, che almeno nelle intenzioni ti danno ragione, diventi l’avvocato difensore di produttori o venditori di energia.
Domani… quale sarà la tua posizione?
Non è che sei un troll di prima categoria e fai parte di coloro che hanno interesse che niente cambi?
Hai xapito male io non difendo nessuno, io chiedo solo di capire se oltre a dare “consigli per gli acquisti” motus-e ha una idea fattibile per abbassare il prezzo alla colonnina, a dire “bisogna impegnarsi a fare” sono buoni tutti … a fare molto meno,
Ho fatto una domanda ma vedo chevle uniche risposte a qyanto ho scritto sono critiche nei miei confronti , qyalcuno spera che questo serva a cambiare la situazione? Se si per favore me lo spieghi che vedrò di allinearmi anch’io.
certo che difendi qualcuno!
difendi la tua opposizione all’elettrico, ma ti senti (stupidamente, secondo me) in colpa per via di questa opposizione perché hai la coda di paglia
e allora qualunque cosa vada a fare opposizione al cambiamento in senso elettrico
diventa oggetto di tua approvazione.
ma godersi la propria posizione in santa pace, quale che essa sia,
è tanto difficile?
@antonio Gobbo
“…ma ti senti (stupidamente, secondo me)…”:
ecco, rileggendo
è una frase antipatica:
me ne scuso!