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Moto Parilla, la Rolls Royce delle e-bikes che piace agli sceicchi

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Novità in arrivo da Moto Parilla: la Rolls Royce delle e-bikes diventa pieghevole. Un progetto tutto nuovo rispetto a quello del “Parillino” che l’anno scorso tentò la fortuna sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter senza poi arrivare sul mercato. Stavolta disegni e immagini della “folding” Parilla restano chiusi in cassaforte fino al lancio sul mercato, che arriverà l’anno prossimo.

La Ultra Carbon, modello di punta di Moto Parilla

Arriva la pieghevole, ma è top secret

Tuttavia nell’officina artigianale di Reggio Emilia i 15 dipendenti già stanno lavorando al  prototipo. Se scaricherà a terra anche solo la metà del potenziale innovativo delle sorelle maggiori _  Carbon e ora Ultra Carbon, Anniversary e Limited Edition _ possiamo star certi che sarà un “crack”.

Il fondatore di Moto Parilla Filippo Beltrami e la sua Carbon

«Avrà un telaio in traliccio di alluminio dal design molto particolare; ma soprattutto si avvarrà di un sistema di propulsione batteria-motore molto avanzato, sviluppato sulle tecnologie delle auto ad alte prestazioni più che su quelle delle altre folding e-bikes». Il 23 enne fondatore di Moto Parilla, Filippo Beltrami, non fa nomi, ma non sono un mistero le sue buone entrature in Tesla. Sue e di Zeno Panarari, socio-progettista con precedenti incarichi  in Lambretta e Italjet, poi approdato all’insegnamento presso l’Itis Nobili di Reggio Emilia.

Tecnologia da F1 e batterie da Tesla

Lì ha conosciuto l’alunno Filippo, rampollo di una notissima famiglia di imprenditori dell’alluminio (marchio Alubel), ma con l’istinto di farsi strada da sè. Racconta: «Fin da ragazzo sapevo che avrei fatto l’imprenditore lontano dall’azienda di famiglia. E sapevo anche che mi sarei occupato di motori, di innovazione, di design. E’ successo quando mi sono innamorato del progetto segreto del mio prof. Cercava un partner per realizzarlo e io non ci ho pensato due volte».

 

Lo storico nome Moto Parilla, icona del “due tempi” anni 60, è arrivato invece per caso.  «L’abbiamo comprato _ spiega Filippo _. Niente a che vedere con l’azienda lombarda fallita nel 1964. Io non sapevo nemmeno cosa fosse, ma quando ho visto quel che faceva, cosa rappresentava per le tecnologie di quel tempo, ho subito pensato che fosse il marchio giusto per lanciare qualcosa di rivoluzionario ed esclusivo». In tre anni di attività, il redivivo logo del Levriero ha conquistato un posto nell’Olimpo mondiale delle e-bike. O Dream Bike; o SUV e-bike, come Filippo preferisce definire la gamma delle sue Carbon.

Un design candidato al Compasso d’Oro

La manopola di comando del cambio a sfere

Merito di un design che non  passa inosservato. Dal telaio e forcellone posteriore in alluminio saldato, ai due grandi e lucenti anelli che delimitano la custodia in carbonio della batteria estraibile.

Dalle ruote oversize che permettono di “galleggiare” sulla sabbia e sulla neve, alla sella in pelle cucita a mano. Un design che quest’anno parteciperà al concorso per l’assegnazione del Compasso d’Oro. Merito anche di soluzioni tecniche di grandissimo impatto. Come il cambio a sfere a variazione continua ENVIOLO SP comandato dalla manopola destra del manubrio e con tre possibili posizioni. O l’inedita geometria della forcella anteriore e l’ipertrofico disco del freno anteriore a otto pistoni.

25 mila euro? Ok, il prezzo è giusto

Un gioiello. Basta non avere limiti di spesa. Il modello Carbon base, liscio liscio, con motore centrale Bafang da 250 Watt, velocità limitata ai 25 km/h di legge, autonomia attorno ai 50 km costa 7.930 euro.  Da lì parte una salita quasi senza limite, direttamente proporzionale agli allestimenti e alle personalizzazioni richieste, che sono quasi infinite. Partendo da tre standard di base, per esempio, ogni e-bike viene realizzata su misura del cliente. Colori, materiali, accessori tutto può essere personalizzato.

Anche le prestazioni sono su misura

Perfino le prestazioni sono ad “assetto variabile”. Scalando la potenza del motore e la capacità delle batterie (estraibili e ricaricabili dalla normale presa di casa in 2-3 ore) si può scegliere di raggiungere i 32 km/h consentiti dalle leggi americane, o salire ancor più su ai 45 km/h di un normale ciclomotore.

Addirittura a 80-100 km/h (con motore da 3 kW) velocità tollerata nei Paesi del Golfo, dove gli sceicchi chiedono perfino bulloni incastonati di diamanti. Ma pretendono di avere il loro gioiello a due ruote in qualche giorno, corredato dal filmato che documenta tutte le fasi della produzione. Sono disposti allora a sborsare 20-25 mila euro (più diamanti, naturalmente). Per tutti gli altri l’attesa dura alcune settimane. Moto Parilla è nata come prodotto di nicchia e resterà tale, assicura Beltrami. Ma l’intenzione è di allargarla, quella nicchia. Negli ultimi due anni Moto Parilla c’è riuscita: nel 2017 aveva venduto una cinquantina di e-bikes, nel 2018 ne ha piazzate 130. E nei programmi a medio termine c’è un passo ulteriore: dalla e-bike alla moto elettrica vera e propria. Senza pedali e con una “cavalleria” degna dell’antenata a due tempia disco rotante.

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