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Monopattini e hoverboard, nuove regole alla stretta finale

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Monopattini e hoverboard, nuove regole alla stretta finale. Entro fine mese, infatti, è atteso il decreto che disciplina l’uso dei LEV (Light electric vehicles), avviando la sperimentazione nelle prime città. Ecco le proposte avanzate da ANCMA.

Luciano Nobili, il parlamentare Pd che innescò la rivoluzione presentando l’emendamento alla Legge di Bilancio approvato il 4 dicembre, si fa di nebbia; al Ministero dei Trasporti non rispondono nemmeno. Eppure mancano pochi giorni alla scadenza di fine gennaio fissata per promulgare il decreto che dovrebbe  dare “diritto di cittadinanza” e regole certe ai famosi LEV (Light electric vehicles). Parliamo di monopattini, hoverboard, Segway, e skateboard elettrici; un universo di nuovi “strumenti di mobilità” in crescita esponenziale in tutto il mondo, e soprattutto nelle grandi città dove stanno rimpiazzando e-bikes e scooter negli spostamenti da “ultimo miglio”. In America dilagano, in Europa già circolano a migliaia, soprattutto nei paesi, come Francia, Spagna e Portogallo, dove il loro uso è stato disciplinato e dove sono già sbarcate le prime società che li offrono in sharing. Per la legge italiana, però, sono Ufo. Il Codice della Strada li ignora; o meglio: applicando loro l’articolo 190, comma 8, vengono definiti acceleratori di andatura per pedoni, al pari di pattini, rollerblade e skateboard tradizionali, e quindi possono utilizzare i marciapiedi a condizione che gli stessi non siano affollati da pedoni, nel qual caso devono essere spinti a mano. Insomma, vista la situazione delle nostre città, vengono di fatto banditi dal suolo pubblico. Tuttavia se ne vedono in giro sempre di più.

In Italia sono già 150 mila

L’anno scorso ne sono stati venduti 50 mila e si stima che le famiglie italiane ne posseggano più di 150 mila. Nel centro di Milano, addirittura, sono già allineati a decine i monopattini elettrici neri di Helbiz-Go, la società di sharing che per prima ha depositato in Comune la richiesta di concessione per avviare il servizio, avendo già stretto un accordo con Telepass Pay Off per la gestione telematica della flotta e per i pagamenti (15 cent al minuto la tariffa già annunciata). Helbiz è una società americana, fondata dall’imprenditore italiano Salvatore Palella. A Palazzo Marino si sono fatti vivi altri pretendenti, tra cui Wind e il colosso americano Lime, presente in tutta America e nelle principali città europee. Torino e Roma sarebbero le altre città italiane dove il servizio di monopattino in condivisione è già pronto a partire. Con tutta probabilità saranno anche le prime ad avviare la sperimentazione che il decreto deve disciplinare, fissando le regole generali per la “messa in strada” dei LEV.

In arrivo l’omologazione europea

Ma quali regole?   In termini generali, il decreto dovrebbe lasciare ampio spazio discrezionale agli enti locali oggetto della sperimentazione, garantire che la circolazione avvenga per ora in aree limitate, vincolare tutte le parti a mettere a disposizione i dati raccolti sul “campo”. Dovrà comunque dare un quadro più dettagliato delle regole di circolazione, anche se alla Camera, proprio in questi giorni, si è aperto il dibattito sull’ennesima riforma del Codice della Strada. Sarà quella la sede per disciplinare nel dettaglio la questione LEV. Un altro tema è quello della omologazione. Ad oggi non esiste alcun disciplinare tecnico, quindi non è possibile dire cosa sia un LEV e cosa no. A livello europeo, però, è al lavoro il CEN (Comitato europeo di standardizzazione) che a breve dovrebbe produrre risultati immediatamente utilizzabili in sede nazionale.

Ecco le proposte dei costruttori italiani 

Molti enti, comitati e associazioni  si sono già mobilitati per mettere “paletti” alla nuova normativa. Si parla di limiti di età e patentino per il guidatore, di obbligo di assicurazione, targa, casco, impianti di segnalazione, limiti di velocità e limitazione delle aree di libera circolazione. La proposta più articolata è venuta dall’Ancma, l’associazione che rappresenta gran parte dei produttori di veicoli a due ruote.  Ha recepito gran parte di indicazioni di Legambiente e sintetizzato un articolato dibattito tra le imprese associate. Prevede che monopattini e hoverboard possano essere guidati solo dai 16 anni in poi (a differenza di scooter e ciclomotori, per i quali si parte da 14), senza patente, senza targa e senza assicurazione, senza passeggero, ma con obbligo di segnalazioni acustiche e luminose (catarifrangenti e luce posteriore). Per questi aspetti, quindi, sarebbero equiparati alle biciclette e alle e-bike, anche se tra i 16 e i 18 anni sarebbe introdotto l’obbligo di casco, che non è previsto per bici e e-bike. In considerazione della complessità di guida e di equilibrio (si comandano generalmente con auto bilanciamento e sensori di posizione), questi mezzi senza acceleratore, freni tradizionali e sellino dovranno però sottostare  a una limitazione di velocità a 15 km/h e di potenza a 250 kWh. Il che può andar bene in città pianeggianti, ma non in quelle con saliscendi, dove, sottolinea qualcuno, sarebbe necessari almeno 350 kWh. Sempre in materia di caratteristiche costruttive, verrebbero esclusi i veicoli con posto a sedere o sella e quelli con acceleratore.

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Mai sui marciapiedi

Il tema più spinoso resta quelle del “dove” farli circolare. La proposta di Ancma individua le piste ciclabili ampiamente sottoutilizzate dove sono presenti, e le strade ordinarie cittadine, con limiti di velocità a 50 km/h o ineferiori (escluse quelle extraurbane, superstrade e autostrade, ovviamente). Sulla viabilità orinaria consentita, però, monopattini e hoverboard sarebbero tenuti a viaggiare solo sul limite di destra, lasciando lo spazio a motocicli e autovetture per sfilare sulla sinistra della carreggiata. Accesso libero alle aree ZTL e alle strade pedonalizzate, ma non ai marciapiedi. Infatti le esperienze estere, vedi Madrid, Svizzera e molte altre città americane, dimostrano che proprio i marciapiedi sono le aree più  critiche per incidenti, collisioni con pedoni, cadute e ingombro abusivo nei parcheggi. Anche per questo qualcuno premeva per metterli semplicemente al bando. Oltre che per i rischi e le polemiche già esplose all’estero, anche per il “monopolio di fatto” esercitato sul mercato dai produttori cinesi e asiatici.

Inutile bloccarli, in città sono perfetti

Il che è vero, ed è un problema per tutti i costruttori di bici, e-bike e ciclomotori italiani che vedono nel LEV una minaccia per i loro mercati. «Ma alla fine è sempre il mercato che decide _ commenta Michele Moretti, responsabile Ancma per il settore _. Nell’ultimo miglio e nell’intermodalità i LEV si stanno dimostrando mezzi ideali nella mobilità urbana. Erigere muri è miope, alla lunga. I produttori italiani e europei più lungimiranti vedono al contrario nuove opportunità nell’offrire monopattini e hoverboard elettrici di qualità alta, omologati e in regola con norme più stringenti. E su questo stanno già lavorando». Discorso diverso sulle frodi e i mezzi illegali. «Qui bisognerà vigilare _ aggiunge Moretti _. Su bici a pedalata assistita e scooter elettrici il fenomeno esiste ed è in aumento. Sul mercato stanno arrivando e-bikes che di fatto sono ciclomotori e ciclomotori elettrici con prestazioni da motocicli. Per questo è urgente che arrivino protocolli rigorosi di omologazione».

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