Mobilità urbana: sempre più due ruote. La sicurezza ancora un problema

Presentati oggi i dati di Focus 2R sulla mobilità: crescono le due ruote, ma anche l’utilizzo delle auto. La sicurezza non ancora tra le priorità di tutti i Comuni.

Quello che emerge anche quest’anno è un cambiamento troppo lento e che parte da una situazione parecchio arretrata rispetto al resto d’Europa. Gli italiani si spostano usando mezzi sempre diversi e sempre più a due ruote, ma non mollano l’automobile. Lo dimostrano i numeri di Focus 2R, lo studio che ogni anno intervista circa cento capoluoghi di provincia facendo il punto sugli spostamenti dei cittadini. Una ricerca promossa da Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) con Legambiente, elaborato dalla società di consulenza Ambiente Italia.

Quello che i numeri raccontano è una costante, lenta crescita delle due ruote, sia a motore che a pedali. Per sostenere e incentivare questo cambiamento sono molte le amministrazioni che favoriscono in diversi modi il passaggio ad una mobilità più razionale e spesso più green. L’utilizzo della bici passa da un 3,3% del 2019 al 4,1 del 2022, per le moto e scooter dal 2,6% di arriva al 4,1. Purtroppo cresce anche la percentuale di utilizzo dell’automobile, dal 62% al 63,3. Dato di per sé negativo ma che però non è andato ad intaccare la crescita delle due ruote.

Mobilità di bici ed eBike

Biciclette in città vuol dire infrastrutture ciclabili. E proprio il numero di metri di piste ciclabili ci indica la direzione che si sta prendendo. Il dato viene calcolato su metri a disposizione ogni cento abitanti. Nel 2021 erano 9,86 m, nel 2022 10,49. Se guardiamo indietro di un decennio (2015) sono aumentate del 46%. Le città più virtuose sono Mantova (41,2), Reggio Emilia (40,5) e Cremona (36,2). Chiudono invece la classifica Salerno, L’Aquila e Vibo Valentia che hanno meno di 0,3 metri.

Anche la possibilità per le bici di accedere alle alle corsie preferenziali o di essere trasportate sui mezzi pubblici incide sulle scelte dei cittadini. Un trend in crescita di quasi il 10% dal 2015 al 2022. L’accesso delle biciclette è infatti permesso in tutte le corsie riservate di 21 città (27,6% dei rispondenti) e, in modo parziale, in altri 16 comuni (21,1%). Mentre nel 57% dei comuni è consentito il trasporto di biciclette sui mezzi pubblici e nel 28,6% dei casi solo con bici pieghevoli.

Anche la disponibilità di parcheggi e di stazioni di interscambio sono in constante crescita. Ben 27 amministrazioni hanno pianificato di realizzare parcheggi nei prossimi tre anni per un totale di circa 4.000 stalli complessivi. Il numero di comuni che hanno allestito postazioni di interscambio bici in almeno una stazione ferroviaria è in discreto aumento rispetto all’anno precedente. Si passa dal 77% del 2021 all’82,8% del 2022.

Anche le bici in sharing sono in aumento sia quelle muscolari (+5,4%) che a pedalata assistita (+13,1%). In totale le bici a stazione fissa sono oltre 13mila e più di 25mila sono invece le bici in modalità free flow. Le città con più noleggi sono Firenze, Milano, Bologna e Brescia. Complessivamente i prelievi sono aumentati del 56% dal 2021 al 2022.

Ai Comuni è stato anche chiesto quanto fosse importante incrementare la sicurezza per i ciclisti. Per il 29% dei Comuni è una priorità molto alta, per il 30% alta, per il 26% viene medio-bassa, mentre solo il 15% non considera ancora questo tema una priorità negli strumenti di programmazione.

Mobilità due ruote a motore

Ogni 100 abitanti in media ci sono 14,42 veicoli a due ruote a motore, nel 2021 erano 13,53. Le città dove la concentrazione è maggiore sono Imperia e Savona con circa 30 motocicli ogni 100 abitanti, seguono poi con più di 20 motocicli Pesaro, Rimini, Trieste, Agrigento e La Spezia.

Anche per moto e scooter l’accesso alle ZTL è un forte incentivo all’utilizzo. Nel 55% (nel 2021 era il 54) dei casi l’accesso è consentito senza limitazioni; nel 34% ci sono limitazioni in base alla classe inquinante o alla residenza del proprietario. Nell’88% dei casi poi possono accedere alle corsie riservati ai mezzi pubblici.

Crescono anche il numero di parcheggi dedicato con l’88,2% delle città che ne sono già dotati e 10 i comuni che hanno deliberato la realizzazione di nuovi stalli. Firenze è la città con la maggiore disponibilità pro capite (96 stalli ogni 1.000 abitanti) seguita da Imperia e Savona.

Consultando i dati relativi allo sharing si nota il divario con le due ruote a pedali: nel 2022 lo sharing di moto/scooter elettrici è disponibile in 13 comuni, ma sono comunque 5 in più rispetto al 2020 e 10 in più rispetto al 2015.

Fanalino di coda purtroppo è la sicurezza che non è considerata ancora una priorità dal 42% dei Comuni a cui si aggiunge un 21% che la indica come priorità bassa. La tendenza però è positiva con un +2% rispetto al 2021. Crescono infatti dall’8% al 10% i Comuni che indicano la sicurezza come priorità molto alta.

E in conclusione i limiti di velocità e le zone a velocità ridotte. In totale sono 80: tra queste, 76 hanno almeno una zona con limite a 30 km/h, 18 città hanno almeno un limite a 20 km/h. Otto città hanno invece introdotto limiti di 15 km/h o inferiori.

Visualizza commenti (9)
  1. Enzo, vorrei rispondere al tuo ultimo commento, ma non mi riesce.
    Se non fosse chiaro, questo sito parla di mobilità elettrica sotto tutti gli aspetti: bici, monopattini, autobus, auto, navi, battelli, aerei. Sognare una città più a misura di uomo/donna è semplicemente naturale e prescinde dal sostegno della transizione da auto endotermiche ad auto elettriche. La riduzione del numero di auto, di qualsiasi motorizzazione, è un passo in avanti verso il benessere cittadino nella continua crescita del numero di abitanti delle grandi città, unici collettori di servizi.
    Io personalmente non tocco l’auto per almeno 240 giorni l’anno nonostante viva in provincia, senza servizi pubblici. Nel 2023 ho superato i 270 giorni (sant bici) eppure in garage ho una EV francese di 10 anni ed una HEV giapponese di 5 anni, con le quali in qualche modo sto compiendo insieme agli altri la transizione.
    Se avessi l’ormone per la guida sfrenata probabilmente non avrei mai avuto i soldi per avere in garage quello che ho attualmente… prova ad uscire dal tuo corpo e a guardare da una prospettiva più alta il problema e la soluzione…

  2. Dobbiamo parlare di qual è il numero ideale di auto per abitante … perché altrimenti scritto così “purtroppo cresce anche la percentuale di utilizzo dell’automobile” suona male …

    1. Buongiorno Enzo, se la sua vuol essere una provocazione la prendo come tale. Se invece è una reale richiesta di ulteriori informazioni, purtroppo mi trovo costretto a NON risponderle. Nel senso che un numero ideale non c’è. Dipende dai servizi alternativi, dalle infrastrutture, dall’educazione civica dei residenti, dall’orografia e perfino da cosa l’auto rappresenta per chi la possiede. Tutti fattori su cui le amministrazioni stanno lavorando e facendo cultura. Quello che è certo è che l’Italia è tra in paesi ad alto reddito e urbanizzazione con più auto: 673 ogni 1000 abitanti. Il raffronto con gli altri paesi con economie simili non necessita commenti: 583 in Germania, 571 in Francia, 525 in Spagna. Se poi si prendono le grandi città come Parigi o Londra i numeri quasi dimezzano. In Italia la città più virtuosa è Milano con circa un’automobile ogni 2 abitanti.

      1. Per me è un pessimo segnale la contrazione delle auto elettriche negli altri paesi. L’auto è un piacere (per me quasi da orgasmo), non avere l’auto significa rinunciare a un piacere della vita, oltre a rinunciare ad una maggiore libertà negli spostamenti. Soprattutto ora che inquinano poco e in futuro zero (perché molto presto la produzione sarà carbon neutral). Una cosa è usarla con moderazione, un’altra è rinunciarvi proprio: non andrei mai a vivere in una città come la città specchio in Arabia Saudita [ https://www.vanityfair.it/article/the-line-citta-verticale-lunga-170-chilometri-deserto-arabia-saudita-costruzione ], dove le auto sono vietate e ci si sposta tutti solo con mezzi pubblici. E su questo, spero, possiamo concordare: altrimenti più che vaielettrico dovreste chiamarvi vaiautobus (sì, questo commento finale è una provocazione 😀 , ma il resto no).

        1. Ciao Enzo.
          Io credo che dovresti fare un passaggio dalla visione micro alla visione macro. Se tutti avessero l’ormone scatenato per la guida e volessero utilizzare l’auto personale in ogni attività della propria giornata, il piacere di guida crollerebbe ai minimi termini a causa degli ingorghi, degli incidenti, della mancanza di parcheggio, ecc ecc proprio perché l’infrastuttura esistente è limitante e non si può aumentare. Se vivi in una città europea di media dimensione, probabilmente gli spazi comuni sono stati definitivi qualche secolo fa e non puoi pensare di trasformare Bologna (città presa a caso ma non troppo) in una città americana costruita su misura delle auto.
          Inoltre devi anche considerare che non tutti hanno il piacere di guidare per i propri spostamenti – io ad esempio ho amato il periodo da pendolarista universitario Varese-Milano in treno, dove dedicavo più di un’ora al giorno a leggere, senza dovermi preoccupare di fare rifornimento, manutenzione, pedaggi, limiti, parcheggio, ecc ecc
          Insomma… la tua libertà di guidare finisce dove inizia la mia libertà nell’avere la scelta di poter utilizzare un altro mezzo per spostarmi da A a B.

          1. Andrea lo capisco ma se l’auto è qualcosa da cui disintossicarsi questo sito non dovrebbe chiamarti vaielettrico ma vaibici o vaiautobus. Levare l’ironia o il sarcasmo dalla frase e rifletti nel merito: un sito che parla di auto e che “spera” che se ne vendano meno è un controsenso.

            Egoisticamente più persone passano ai mezzi pubblici più io godo perché ho la strada libera, quindi egoisticamente questa spinta mi torna pure comoda, vado contro i miei interessi a far notare questa cosa. Quindi figuriamoci se io voglio negarti di usare un mezzo alternativo all’auto: benvenga, l’asfalto così è tutto per me mentre tu vai in treno o in metro!

            Ho chiesto se il modello ideale è quello della città specchio: quella città incarna il sogno degli ambientalisti, una città senza auto private e solo con mezzi pubblici. Ma quel modello di città è compatibile con un sito che promuovere le auto elettriche? Perché se il modello è quello allora questo sito dovrebbe essere vaiambiente.it inquiniamomeno.eu o qualcosa del genere. Un equivoco sinceramente dal quale è il caso di uscire perché c’è una tendenza (non solo su vaielettrico, anche su altri siti pro mobilità elettrica) a preferire l’ambientalismo spinto a dispetto dell’auto. Se domani tutti decidessimo di spostarci solo con la mobilità dolce e rinunciassimo alle auto (anche se solo elettriche) temo un articolo dal titolo “ip ip urrà!”.

            So bene che ci sono molte persone (in verità: tanti!) a cui fa fatica guidare e che accoglieranno con favore l’auto senza volante e pedali che guida al posto loro. Ma quella non è un’auto, anche se gli rassomiglia, è più un (robo)taxi privato o la versione 2.0 dell’auto con autista.

            Parlare di auto senza considerare il piacere di guida è come parlare di cibo senza considerare il gusto, ma solo come strumento per alimentare l’organismo. Si può mangiare anche così (e qualcuno lo fa), ma che peccato non gustarsi un gelato, una pizza o una carbonara! Non so quando, come e perché molti hanno perso il piacere del cibo (di guidare), io per fortuna no e davvero mi diverto proprio tanto tanto ogni singola volta che prendo l’auto …

          2. Sì però gioite quando si vendono più bici e soffrite quando si vendono troppe auto. Le auto si sentono discriminate e non volute bene, figlie di un dio minore … dalle mie parti si dice “fate figli e figliastri” 😉

    2. secondo il mio parere il problema non sussiste, tanto non ne giudi più di una alla volta ergo ne puoi comperare quante ne vuoi poi nel dettaglio la mobilità privata aumenta in percentuale a quanto aumenta il disservizio del trasporto pubblico o la mancanza di un traspoto pubblico o se c’è non si sposa con le esigenze di lavoro dato che oramai sempre più gente macina molti chilometri e sempre più nelle periferie e non nei centri cittadini.

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