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Mille km col sole sul pedalò trasformato in elettrico

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Simone Ippolito davanti al suo pedalò elettrico

Mille km in pedalò elettrico, alimentati (quasi) tutti dal sole. Simone Ippolito da  Cavaglià, (Biella) li ha percorsi nelle acque dei laghi Viverone e Maggiore da quando ha elettrificato un pedalò ricevuto in dono.

Un motore fuoribordo e due pannelli solari  gli permettono di ottenere una grande autonomia: “Nel mese di agosto ho navigato per 21 giorni, stando in acqua anche otto e nove ore, e ho caricato le batterie a casa solo una volta e non ne avevo neanche bisogno“, spiega Simone.

Mille km e tanta passione: la storia fai-da-te di Simone

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Vista dall’altro del pedalò trasformato in elettrico da Simone

La storia di Simone Ippolito conferma che nelle acque interne si naviga bene facendo a meno del petrolio e pure dei motori ibridi. Come succede in tanti altri Paesi europei, dove sono vietati i motori termici. Un fai-da-te sperimentato su un pedalò: usiamo questo termine, ma è un natante molto più grande di quelli che si usano solitamente al mare. In grado comunque di soddisfare la sua voglia di navigare senza emissioni grazie all’energia solare.

 Mille km navigati in modo pulito e gratuito

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La centralina installata da Simone

Un sogno trasformato in realtà: “Spostarmi in modo gratuito e solo con l’ausilio dell’energia solare. Ci sono riuscito con il mio pedalò full electric, non è un ibrido“. Zero petrolio, questa la filosofia di Simone, operaio specializzato e meteorologo (qui), che sei anni fa ha ricevuto in dono il pedalò dal circolo velico della sua zona. Ci ha lavorato sopra per renderlo ecologico ed economico grazie alla trasformazione dell’energia solare. Una seconda vita.

Per il motore poche centinaia di euro, due pannelli per 500 W totali

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Il pedalò pronto a salpare

Portato a casa il pedalò, un 5,30 per 1,65 metri che ospita fino a otto passeggeri, lo ha prima restaurato e poi progettato il sistema di propulsione. “Ho avuto l’aiuto di un fan di questo progetto, che commercia pannelli fotovoltaici. Ne ho usato due della Sun Energy come capottina, sono quelli per uso civile da 250 W. Due collegati in parallelo per un totale di 500 W“. Per il motore si è affidato a Torqeedo, con un piccolo fuoribordo da mezzo Kw, “equivalente circa a 1,5 CV”, e quattro batterie al piombo 24 V 80/100 Ah.

Autonomia del pedalò? “A 4/5 nodi navighi otto ore”

pedalò elettrico Il motore è piccolo, pure la batteria, ma il pedalò pesa solo 560 chili e l’autonomia è buona. “A 4/5 nodi riesco tranquillamente a stare tutto il giorno in acqua dal mattino al pomeriggio inoltrato. Un’autonomia di circa 8 ore e 35/40 km testati personalmente. Ho fatto anche dei piccoli investimenti, come una centralina che mi gestisce i pannelli e modula il lavoro a seconda della produzione/trasformazione dell’energia solare. Ho anche una linea dedicata ad alimentare un pilota automatico e ho inserito un ecoscandaglio“.

Ha progettato anche un sistema di raffreddamento

pedalò elettrico il nostro uomo cerca sempre di migliorare la sua creatura. In questi giorni sta testando un sistema di raffreddamento: “In questo modo riesco a recuperare tra il 4/5 % di energia. Entra in funzione in automatico e quando supera la temperatura di 50 gradi la riporta a 32“. Una sperimentazione continua in chi crede nell’elettrico: “In Svizzera, nei  laghi, ci sono tantissime barche elettriche. Qui, anche quando mi sposto nel Lago Maggiore, non ne ho mai incrociate“.

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2 COMMENTI

  1. Bravo. Si può collocare l’iniziativa tra i “makers”?
    Assolutamente pericoloso, potrebbe passare l’idea che in effetti qualcosa di può fare, non sia mai!

  2. Belle l’iniziativa e l’inventiva di Simone e bello l’articolo.

    Questo significa che la semplicità dell’elettrico, oltre alla pulizia e alla silenziosità, stanno entrando nella cultura delle persone e questo potrebbe essere un segnale buono per tutti noi, ma meno buono per i costruttori storici di natanti e veicoli su ruote e cingoli.

    Probabilmente, in Italia, il legislatore provvederà a mettere abbastanza paletti davanti alle persone intraprendenti come Simone in modo da farle desistere prima di iniziare. Salvo che non intervenga l’Unione europea a frenare Roma l’inconcludente cavillosa.

    Ora manca che, al termine del ciclo di vita delle quattro batterie al piombo, qualche istituzione, associazione, raggruppamento che orbita attorno al lago offra a Simone i mezzi per fare il passaggio dalle batterie al piombo a quelle a ioni di litio. Se Simone scarica le batterie al 50% ogni giorno, dovrebbero durare attorno ai 3-4 anni. Passando agli ioni di litio, tra l’altro, Simone potrebbe ridurre significativamente il dislocamento del natante e probabilmente caricare una parsona in più.

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