Michele Cicilloni è un lettore molto attivo, da anni commenta con spirito critico le notizie di Vaielettrico sull’elettrico in acqua. C’è ancora tanto da fare secondo lui, ma oltre le parole ha voluto impegnarsi nel concreto. Ha comprato un piccolo fuoribordo elettrico usato, grazie alle sue competenze da perito elettrotecnico ha realizzato il suo sistema di propulsione. Ce lo racconta in questa sua testimonianza.
Ricordiamo ai lettori che possono inviarci i loro racconti, corredati da alcune foto, scrivendo a info@Vailelettrico.it
Una pilotina da 5 metri, un motore da 2 CV equivalente

“Ho una pilotina da 5 metri in vetroresina dotata di una piccola cabina e un motore termico da 30 CV che uso per navigare lungo le coste della Sardegna. Sono di Cagliari e la barca è ormeggiata nel porticciolo di Capitana. Anche per formazione sono interessato alla mobilità elettrica“.
Un forte interesse, quello di Michele, l’ha “spinto a voler sperimentare con la mia barca. Ho comprato un fuoribordo Miganeo usato, un marchio tedesco, a 200 euro. Sono circa 1,4 W che corrispondono a meno di 2 CV. Ho adottato un porta motore laterale trovando la posizione giusta. Si monta e smonta facilmente“.
Esperienza di un anno, due batterie Agm
“Ho iniziato la mia esperienza il marzo scorso, circa un anno e l’ho usato sempre, ad ogni uscita che faccio dove uso il motore termico per gli spostamenti lunghi e l’elettrico per perlustrare e visitare le calette. Una sorta di giro turistico“.

E le batterie? “Ne ho comprato due AGM da 70 A, ho calcolato l’assorbimento del motore, le ho dimensionate in base a quel parametro. L’autonomia è di circa 2 ore per 5/6 miglia. Navigo a circa 3 nodi e mi dà abbastanza spinta, una buona spinta anche con il mare mosso e riesco a superare le onde“.
Oltre l’aspetto ludico, il fuoribordo: “E’ utile in caso di avaria del motore termico, posso raggiungere un approdo“. Come mai AGM e non litio? “Al litio costano 5 volte di più; io ho speso 100 euro. Con il litio il peso sarebbe stato minore, le mie in totale pesano 40 chili“.
Il sistema di batterie, 6 ore per la ricarica
Ancora sulle batterie: “Sono installate nei 2 gavoni laterali interni alla cabina, grosso modo sul baricentro della barchetta e collegate mediante cavi da 10 mmq a un interruttore con protezione termica che ha la leva di comando sotto la consolle di guida. Il caricabatteria Bosch è sempre all’interno della cabina, collegato mediante una spina a 220V al quadro di protezione, che in banchina viene alimentato da un cavo a cui si attesta una spina CEE17 che si collega alla colonnina del porticciolo per la ricarica“. In circa 6 ore si ricaricano le batterie.

Michele ha preso il largo: “Con questa barchetta ho navigato fino a Cala Goloritzè sulla costa orientale e fino all’Isola di San Pietro – Carloforte – Portoscuso, su quella occidentale, usando il motore termico per le navigazioni lunghe (fino a 70
miglia) e l’elettrico per le escursioni sotto costa“. Si parla spesso di nautica in acque interne. Michele naviga in mare aperto. “Nel sud Sardegna, una zona esposta ai venti. Questo è un esperimento, vorrei trovare un motore più potente e con sistema di batterie più efficiente“. Questo l’obiettivo di Michele che di lavoro fa il progettista di impianti elettrici.
Più autonomia e incentivi anche per la nautica

Le criticità attuali della mobilità elettrica? “Il problema maggiore è l’autonomia, credo che lo sviluppo futuro sia legato all’idrogeno. Questa può essere la soluzione, se si parla di convenienza ancora oggi il termico è più conveniente. Ma è necessario anche con degli incentivi promuovere l’elettrico. Manca però la sensibilità sul tema. Io continuo con le mie sperimentazioni e sono a disposizione di cantieri e produttori per testare nuove soluzioni“.
Bellissima la Sardegna. Quanto ti invidio il tuo andare per le calette raggiungibili solo con la barca.
Alex le consigliamo la lettura di questo articolo dove il velista Gaetano Mura, già dagli anni ’90 – era ancora imprenditore – faceva visitare le calette con il motore elettrico
Io metterei dei pannelli sul “tetto”.
Con quelli flessibili e sottili, si possono mettere anche sul tendalino di barche e/o gommoni più piccoli. La navigazione costiera, quella lenta, che ci consente di guardare ed ammirare le nostre coste senza fretta, è fattibile tranquillamente con imbarcazioni piccole, leggere ed elettriche, ma a condizione di non allontanarsi troppo dalla costa, per ragioni di sicurezza abbastanza ovvie.