TORNA A: Batterie, nel mirino c’è già quota 500 chilometri
Metti un giorno a Ferrara
Tutto ciò che realisticamente ci possiamo attendere è un progresso incrementale delle prestazioni. Raddoppiarle è possibile; succederà nel giro di due o tre anni, forse prima. Triplicarle è un obiettivo realizzabile in prospettiva 5-6 anni: l’idea di come fare c’è già, e già si sperimentano i primi prototipi nei laboratori di tutto il mondo.
Uno di questi è a Ferrara, al Dipartimento di Scienze Chimiche e Farmaceutiche dell’ateneo estense, l’Unife, dove è approdato Jusef Hassoun, un giovane professore italo-siriano già titolare di 15 brevetti, cresciuto come ricercatore alla Sapienza di Roma alla scuola di Bruno Scrosati, considerato il guru italiano delle batterie e uno dei chimici più citati al mondo.
Assieme a lui, Jusef ha collaborato con l’Istituto Italiano di Tecnologia (iit) di Genova per mettere a punto batterie con elettrodi rivestiti di grafene, anziché in grafite, una delle innovazioni “incrementali” che da qui al 2020 potrebbero permettere alle auto elettriche di nuova generazione di raggiungere e superare i 400 chilometri di autonomia a parità di peso e con tempi di ricarica attorno ai 30 minuti.
Il passo successivo, come vedremo, sarà la sostituzione quasi completa dei materiali sia per gli elettrodi sia per l’elettrolita; con il risultato, sempre a parità di peso e di ingombro, di raggiungere autonomie effettive superiori ai 500 chilometri e tempi di ricarica attorno ai 15-20 minuti.
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Caro Felice
se si riferisce al sottotitolo “Metti un giorno a Ferrara”, direi allora che la grammatica è morta nel 1969, quando il regista Patroni Griffi girò il film “Metti una sera a cena”, versione cinematografica del testo teatrale con lo stesso titolo. Non ho fatto altro che giocare su un’assonanza che è nell’orecchio di tutti (quasi) gli italiani. Magari il titolo non le è piaciuto, ma è già molto che abbia apprezzato il resto con quella premessa “Sì tutto giusto”. Quindi, grazie per il lusinghiero apprezzamento.
….Si tutto giusto, ma la grammatica Italiana nel frattempo è morta.