Germania all’offensiva: “Consentire la vendita di auto ibride dopo il 2035”

Con una lettera inviata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il cancelliere Friederich Merz chiede che sia consentita la vendita delle auto ibride anche dopo il 2035. La proposta arriva a ridosso della revisione sulle politiche di Bruxelles sull’automotive, che inizieranno dal 10 dicembre  

Il documento fatto pervenire dal governo tedesco rimette in discussione il divieto di vendita dei motori endotermici dal 2035. Chiedendo che accanto ai veicoli elettrici a batteria possano essere immatricolate anche auto dotate di doppia propulsione. Purché le emissioni residue vengano compensate. Una presa di posizione che arriva mentre Bruxelles prepara la revisione della norma e che rischia di influenzare in modo significativo il percorso europeo verso la decarbonizzazione della mobilità.

Nel suo messaggio, Merz insiste sulla necessità di una regolamentazione “tecnologicamente neutra, flessibile e realistica”, capace di proteggere clima e industria senza irrigidimenti che potrebbero danneggiare la competitività della filiera automobilistica tedesca. Il cancelliere si fa portavoce dell’industria automotive del suo Paese, allargandola a tutta l’industria europea di settore.

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Le preoccupazioni riguardano, ovviamente, la capacità produttiva europea in un contesto segnato da concorrenza globale, pratiche commerciali aggressive e politiche di sussidio applicate da Paesi terzi, in particolare Cina e Stati Uniti. Da qui l’invito a mantenere margini di manovra per soluzioni come ibridi plug-in (PHEV), elettrici con range extender (EREV) e motori a combustione “altamente efficienti”. Son considerati dal governo tedesco tecnologie di transizione utili a non frenare l’industria nel passaggio verso la neutralità climatica.

Uno dei punti centrali riguarda il tema delle flotte aziendali, settore strategico che vale il 60% delle nuove immatricolazioni europee e che Bruxelles vede come leva essenziale per accelerare la diffusione dell’elettrico. La Commissione starebbe valutando di introdurre una quota obbligatoria di BEV nelle flotte, ma spostando la scadenza dal 2027 al 2030. Una proposta che mira da un lato a mantenere l’ambizione del Green Deal. Dall’altro a venire incontro alle richieste dell’automotive, preoccupato per i costi e i tempi di adeguamento.

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Il dibattito non riguarda però solo Berlino. Le parole di Merz hanno ricevuto un’accoglienza favorevole da parte dell’industria. Antonio Filosa, CEO di Stellantis, ha subito definito positivo l’orientamento tedesco verso una revisione delle normative europee. Filosa ha rilanciato le proposte dell’Acea, l’associazione dei produttori europei: dagli obiettivi aggiornati per i veicoli commerciali leggeri a una cornice dedicata per le microcar elettriche. Filosa richiama tre priorità: decarbonizzazione, resilienza industriale e accessibilità economica, un triangolo che sintetizza le tensioni interne alla transizione ecologica della mobilità.

La partita che si apre nei prossimi mesi sarà decisiva. La Commissione presenterà il 10 dicembre il pacchetto di revisione. Tentando di bilanciare pressioni industriali, obiettivi climatici e timori per la perdita di competitività rispetto ai costruttori extra-UE. In particolare quelli cinesi, che negli ultimi anni hanno accelerato sulla produzione di veicoli elettrici a basso costo.

Per l’Italia, che partecipa a questa discussione con una base industriale più fragile rispetto a Germania e Francia, il tema non è secondario. Un allentamento delle regole potrebbe offrire un margine di respiro alle aziende impegnate nella transizione, difendendo soprattutto la sua filiera. Ma rischia al tempo stesso di rallentare quella spinta all’elettrificazione che rappresenta un passaggio obbligato per ridurre emissioni e dipendenza energetica.

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