Meloni a marcia indietro: “La Ue riconosca auto ibride e biofuel dopo il 2035”

La premier Giorgia Meloni ha formato una lettera rivolta ai vertici della Commissione Ue. L’Italia si affianca al blocco dei paesi dell’est con governi di centrodestra per chiedere a Bruxelles di consentire la produzione di auto ibride anche dopo il 2035. Così come chiede inserire i biocarburanti tra i combustibili a zero emissioni.

La narrazione che accompagna le richieste dei sei governi di centrodestra (Polonia, Ungheria, Slovacchia, Cechia) è sempre la medesima. Se l’automotive europeo è in crisi e vende sempre meno auto è responsabilità delle scelte di Bruxelles e delle regole del green deal. “L’Ue abbandoni, una volta per tutte, il dogmatismo ideologico che ha messo in ginocchio interi settori produttivi. Senza peraltro apportare benefici tangibili in termini di emissioni globali. È fondamentale applicare pienamente il principio della neutralità tecnologica“, è scritto nella lettera.

La lettera firmata da Giorgia Meloni, Donald Tusk, Viktor Orban, Petr Fiala, Robert Fico e Rossen Jeliazkov arriva sui tavoli al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, alla presidenza danese e alla presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola. Proprio nelle ore in cui la Commissione sta ultimando la revisione del regolamento sullo stop alle auto con motori a emissioni di CO2 dal 2035. La revisione è attesa nei prossimi giorni. Anche se la data inizialmente prevista, quella del 10 dicembre, potrebbe slittare.

Spagna leader Ue dell’auto elettrica: 1,3 miliardi tra incentivi e rete di ricarica

Una posizione ben diversa da quanto sostengono invece, Francia e Spagna. Con quest’ultima che ha appena annunciato un piano da 1,3 miliardi di investimenti destinato a sostenere lo sviluppo dell’auto elettrica. Destinati sia alla produzione che agli incentivi all’acquisto così come alla rete di ricarica. Tutto questo mentre Tesla annuncia l’arrivo anche in Europa del suo modello meno costoso di sempre. E i marchi cinesi commercializzati nella Ue salgono a 26, pronti a massicce campagne commerciali per l’anno che verrà. Spingendo ovviamente sull’elettrico.

In tutta risposta, Meloni e gli altri premier guardano invece all’indietro e non al futuro. E sostengono “anche dopo il 2035, il ruolo dei veicoli elettrici ibridi plug-in (Phev) e della tecnologia delle celle a combustibile e introduca il riconoscimento dei veicoli elettrici con range extender (Erv). Nonché di altre tecnologie future che potrebbero contribuire all’obiettivo di riduzione delle emissioni.

Non solo, la proposta dei sei Paesi riguarda anche “il ruolo dei combustibili a zero emissioni, a basse emissioni di carbonio e rinnovabili nella decarbonizzazione dei trasporti, compresi quelli stradali. Classificando anche i biocarburanti (combustibili rinnovabili) come “combustibili a emissioni zero”, come previsto dal considerando 11 del regolamento 2023/851, anche prima del 2035“.

Ma non è finita. la lettera prende in considerazione anche il tema delle flotte aziendali. “L‘introduzione di ulteriori obblighi o quote minime di veicoli a emissioni zero per le flotte aziendali a qualsiasi livello comporterebbe una duplicazione normativa e un aumento della burocrazia. In contrasto con l’obiettivo di semplificazione perseguito a livello dell’Ue”.

La Cina padrona dell’auto mondiale (38%). E con le elettriche al 51,6%

“Pertanto – prosegue la lettera – la proposta della Commissione dovrebbe concentrarsi principalmente sulle buone pratiche, sugli incentivi fiscali e sui programmi di sostegno e riflettere un approccio tecnologicamente neutro nella promozione della transizione verso veicoli a basse emissioni e a emissioni zero. Inoltre, limitare le flotte aziendali esclusivamente ai veicoli a emissioni zero comprometterebbe la competitività delle imprese, in particolare delle piccole e medie imprese, e introdurrebbe nuovi oneri economici e amministrativi“, sottolineano i sei leader.

Con tutta probabilità, una parte delle proposte verrà accolta. Tenendo conto che anche la Germania ha le stesso posizioni sulle ibride. Ma non sui biocarburanti, visto il suo appoggio agli e-fuel. Se questo sarà il compresso, la Ue si assume la responsabilità di ritardare il passaggio all’auto elettrica, proprio mentre le industria dell’auto cinese corre in direzione opposta. Con modelli tendenzialemnte più economici di quelli europei.

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